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  • ippogrifo11
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    Buon pomeriggio a tutti! Allora, visto che siamo in regime di domicilio coatto, che ne direste di utilizzare questa costrizione come una opportunità, l’opportunità di liberare il tempo delle nostre giornate dai vincoli e dai ritmi che gli abbiamo imposto per necessità di quotidiano tran tran? Per esempio, potremmo dedicarci di più alla frequentazione del sito, che di argomenti è ricchissimo ed è traboccante di spunti. Potremmo provare a intensificare i nostri scambi, la condivisione delle nostre riflessioni. Insomma, potremmo provare a utilizzare questo spazio, che tra l’altro garantisce il “distanziamento sociale”, come un punto di ritrovo per il quale non sono previste sanzioni in caso di sovraffollamento. Avremmo una incredibile varietà di argomenti sui quali confrontarci e comunque proveremmo a dare una connotazione positiva, propositiva, costruttiva a una condizione che invece per tanti è vissuta con insofferenza. Del resto, non è forse nella nostra natura di miriamici tentare di trasformare in bene qualsiasi situazione con la quale entriamo in contatto? Bene, abbiamo un’ottima occasione per provarci, perciò, proviamoci!
    A tutti un abbraccio “non contagioso”, come mi è stato espresso da un più che caro e comune Amico.

    ippogrifo11
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    La visione del video suggerito da Buteo indurrebbe a riflettere su più di un versante. Difatti, l’avvincente rassegna sulle peculiarità del nostro Paese, che ne fanno un condensato di biodiversità, oltre che di testimonianze culturali, che non ha eguali sulla superficie del pianeta sarebbe già di per sé bastevole per una discussione di ampio respiro. Tuttavia, ciò che più cattura l’attenzione è l’argomento che verosimilmente ha spinto Buteo a pubblicare post e video: la “fortuna “ – nel video si ricorre a un termine di bassa anatomia (nel senso di posizione e non di giudizio) – di essere nati in questo unicum biologico, climatico e storico-culturale. Quella stessa fortuna che Buteo, per intuibile parallelismo, trasferisce alla condizione di noi iscritti praticanti della Schola, ossia l’essersi ritrovati nel Contenitore miriamico. Al riguardo, sempre Buteo alla fortuna, cioè al caso, dice di preferire la possibilità che questa condizione vada attribuita all’acquisizione di “meriti” precedenti, ossia a una legge di causa-effetto. Che sia vera l’una cosa o l’altra – e anche qui la Tradizione ci dà indicazioni chiare – a me pare che su un aspetto bisognerebbe davvero riflettere, indipendentemente dal fatto che la “fortuna” riguardi il dominio del sociale o quello della Fratellanza di Miriam: la “fortuna”, comunque ci abbia toccati, non è, come detto nel video, una colpa della quale farsi perdonare, ma piuttosto una opportunità da cogliere. Avere di più, di qualunque cosa si tratti, qualunque sia il dono che la Natura, per condizione di nascita ci ha elargito, o che ci elargisce strada facendo, si tratti di genialità, di creatività, di iniziativa, di conoscenza, o più semplicemente di sensibilità o di esperienze da condividere, è una splendida occasione per mettere la nostra “ricchezza”, la nosta diversità al servizio della comunità della quale siamo parte integrante. Così facendo, ci si rende tramiti attivi tra il “più” e il “meno” e, tendendo una mano a chi è stato meno “fortunato” di noi, partecipiamo a un processo di miglioramento collettivo che è evoluzione. È in questo senso che noi miriamici intendiamo il “Do ut des”, avendolo compreso innanzi tutto quando riferito a noi stessi: se ho ricevuto di più è perché possa dare di più. Ed ecco che gli “anelli” si inanellano e la catena diventa Catena fraterna, fruitrice e produttrice di Bene.

    ippogrifo11
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    Le sovrastrutture, caro G_B, non sono più o meno radicate e più o meno condizionanti a seconda della matrice cui possono essere ascritte; le sovrastrutture sono tutte di origine “culturale”, includendo in questo termine anche gli schemi educativi, le consuetudini e i modi di pensare, spesso infarciti di luoghi comuni, trasmessi per tradizione familiare. Anche le paure in qualche modo ne sono figlie e traducono in atteggiamenti comportamentali il modo, del tutto individuale, in cui abbiamo elaborato o ancora elaboriamo i messaggi assorbiti dal mondo esterno. Gli accadimenti attuali offrono esempi quotidiani di quanto la paura abbia via facile nel venire in superficie e la cosa non deve sorprenderci: in fin dei conti, si tratta del riemergere di quell’istinto di sopravvivenza cui accennava anche Buteo. Noi di questo dobbiamo essere consapevoli; noi sappiamo che le malattie, qualunque ne sia l’origine, si manifestano con dinamiche disfunzionali e per questo, così come il metodo ermetico ci insegna, a loro ci opponiamo con l’adozione di un principio guida inamovibile: riportare l’equilibrio là dove l’equilibrio appare compromesso, e lo facciamo a cominciare dal modo di affrontare le crisi, nel nostro privato come nel pubblico, con equilibrio, con serietà, con prudenza, ma con determinazione. Noi non ci chiudiamo nella convinzione illusoria quanto mistica di essere invulnerabili ma, armati del senso di umana solidarietà verso chiunque soffra e dei mezzi affidatici dalla Tradizione millenaria, con sano pragmatismo ci apprestiamo all’azione. Per come sappiamo e possiamo.

    ippogrifo11
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    Ringrazio anche io Buteo per le informazioni puntuali e asettiche, ricordando che la Schola ha con insistenza richiamato la nostra attenzione sulla necessità della prevenzione, imprescindibile dalla corretta applicazione del metodo ermetico che, fra le altre cose, ci invita a non allentare la consapevolezza nei nostri atti, ossia, nel caso specifico, ci richiama all’importanza dell’essere permanentemente vigili. Pertanto, il rispetto delle regole di buon senso che vengono indicate dagli organi competenti, unitamente a una sana prudenza, che dovrebbe sempre e comunque caratterizzare l’operato dell’ermetista, sono elementi concorrenti alla preservazione nostra e di chi ci sta intorno.
    Un saluto a tutti.

    ippogrifo11
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    Un caro saluto a tutti. Esco un momento dall’argomento di forte attualità che sta impegnando l’attenzione dei frequentatori del sito per condividere con voi tutti quanto ho appena appreso nel corso della lettura di un libro nel quale l’autore cerca di trovare i possibili fondamenti scientifici che presiedono alle più diffuse credenze sul magico. Nel caso specifico, l’autore si pone il quesito se all’origine del mito dell’Eden e del frutto dell’albero proibito non vi fosse l’azione, e i relativi effetti, di una qualche sostanza allucinogena, magari tratta da funghi consumati per scopi rituali. Nel caso specifico, l’autore fa riferimento alla psilocibina e su di essa riporta quanto ne dice il prof. David Nichols, esperto di biochimica medica della Purdue University, dell’Indiana, secondo il quale né lui né nessun altro sa con certezza cosa faccia il cervello quando viene esposto alla psilocibina. Trascrivo il brano per intero:
    «Nel funzionamento del cervello avviene un mutamento fondamentale. La corteccia comincia a elaborare informazioni a una velocità folle, ma riteniamo che non elabori gli stimoli esterni, dato che gli individui che si trovano in questo stato non rispondono se li si colpisce o si urla al loro indirizzo. È come se si trovassero in un’altra realtà». L’autore continua dicendo che Nichols e colleghi ipotizzano che il cervello venga indotto a interagire con le sue regioni primordiali; più precisamente, il prof. Nichols suppone che «queste droghe inducano la corteccia a lavorare con regioni del cervello che esistevano addirittura prima che gli esseri umani divenissero umani».
    A questo punto mi sono chiesto cosa accadrebbe se il nostro cervello riuscisse a connettersi con tutte le parti che lo compongono, quanta storia, quanta esperienza recupererebbe dall’abisso insondabile che la materia vivente ha trasmesso di generazione in generazione, di millennio in millennio.
    Abbraccio i naviganti, con l’augurio di tenersi alla larga dagli scogli perigliosi e infidi della Covid-19.

    ippogrifo11
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    in risposta a: Il Carnevale #20220

    Un saluto e Buon Carnevale a tutti!
    Dato il periodo, sono andato a rileggermi i post di questo thread pubblicato un anno fa di questi stessi tempi. Le maschere stavano per catturarmi di nuovo per catapultarmi nel vortice impetuoso del caos rigeneratore (così s’era detto allora), ma poi l’attenzione si è spostata su un argomento assai più triviale, evocato dal vassoio ben coperto dal cellofan che fa bella mostra della piacevole e invitante montagnola di sfoglie diversamente ricciolute. Mi è venuto in mente che, a seconda dei luoghi, questi dolci tipici del periodo si chiamano frappe, chiacchiere, cenci e anche bugie. Perbacco! – mi sono detto – in questi giorni mi sono nutrito di bugie! E forse a Carnevale, quando tutto è “maschera”, “finzione”, “inganno delle apparenze”, ci sta anche questo: serve a fare il richiamo di quel vaccino che ci immunizza dall’ingannevolezza delle non poche mascherate che la vita ci pone davanti. Ma, bando alla seriosita’ di certe considerazioni, mi è rimasta la curiosità dei nomi, e della loro diversità, dei dolci di carnevale. C’è chi ha qualche notizia in proposito?
    Un caro saluto a tutti.

    ippogrifo11
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    Esprimere con delicatezza, con discrezione, il proprio sentire non è un “fuori traccia”, ma un modo per confermare il voler sentirsi Uno con tutti. Un caro abbraccio a te, Decla, e un saluto a tutti.

    ippogrifo11
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    Post totali: 165

    Ed ecco, finalmente, questo spazio che prende a “informare” nella sua duplice accezione: ‘mettere al corrente’ – ossia condividere pensieri, sensazioni, stati d’animo – e ‘dare forma’, ossia rendere manifesto ciò che è latente, secondo le tipicità individuali, ma tutte accordate sull’armonia delle tre note fondamentali della tolleranza, del rispetto e della ricerca del Bene. Per sé e per gli altri. Chiunque voglia partecipare ad arricchire questa sinfonia a più voci con il contributo della propria è benvenuto, perché questa nostra casa comune è nata per accogliere, così che chiunque vi transiti e vi soggiorni, per poco o per tanto che sia, si senta a casa propria, in un ambiente che non ha limiti di spazio e perciò può ricevere tutti, ma proprio tutti. Ritrosia, timidezza, pigrizia non fanno parte dell’arredamento, mentre spontaneità e voglia di esserci, quelle sì!
    Un abbraccio a tutti.

    ippogrifo11
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    Post totali: 165

    Caro Angelo, l’unicità di questo sito, sulla quale non a caso si sofferma la tua attenzione, è inscindibile dalla Ragione che ne ha voluta la realizzazione e della quale porta l’impronta. Questo spazio, forse atipico per quel che si vede andando in giro per il web, è aperto alla massima libertà di espressione e al confronto sereno e costruttivo fra coloro che vogliono condividere opinioni, esperienze, notizie, o semplicemente portare testimonianza del bisogno di “esserci” ovvero della consapevolezza di non sentirsi soli, come ci ricorda m_rosa. Unico vincolo, come tu avrai già notato, e che poi vincolo non è affatto, è il rispetto reciproco, che non è un rispetto convenzionale, dettato da quel bon ton che pure non guasterebbe comunque, anche nel mondo del web, ma un rispetto che origina dalla consapevolezza che ciascuno è figlio della propria storia e del percorso fino a qui compiuto, e inoltre che sta percorrendo la propria traiettoria, forse unica per caratteristiche e per risvolti esperienziali. Ecco perché chiunque condivida questo elementare precetto di tollerante convivenza, da tenere come riferimento inamovibile anche in uno spazio telematico, è benvenuto; e il suo contributo, piccolo o grande che possa sembrare, viene raccolto da quell’invisibile crogiuolo che tutto fonde ed elabora, per poi restituire a ciascuno secondo quanto gli è più affine.
    Un caro saluto ai naviganti che, da quel che è dato di vedere, non procedono in sconsolata solitudine, ma connessi attraverso una rete di segnali che, una volta lanciati, sollecitano – e ottengono – altrettanti riscontri.

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    “Quante volte siamo ciechi all’aiuto perché non corrispondente alla testardaggine di una convinzione?”
    Da leggere, rileggere e leggere ancora. Per poi riconoscersi.
    Grazie, Mercurius3, per lo spunto ad ampia angolatura. Un caro saluto a te e ai naviganti tutti.

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    Benvenuto, Vitriol, e grazie per aver voluto condividere la tua esperienza. Da quello che dici pare di capire che tu stia muovendo dei primi e preliminari passi lungo il sentiero evolutivo indicato dalla Schola; se così è, allora la citazione di Seneca, che proponi alla nostra attenzione, è quanto mai appropriata e ben rende l’idea sulla differenza tra un procedere “direzionato”, come quello proprio di un percorso iniziatico autentico, e le dinamiche convulse e spesso vane del vivere profano, che, per quanto ti agiti, ti lasciano sempre al punto di partenza e sempre più “sballottato”.
    Dunque, a te l’augurio di buona “navigazione” e a noi quello di leggerti spesso.

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    Il “tempo perso”, carissima Mercurius3, non deve far rabbia: è il tempo necessario per maturare, coessenziale alla nostra struttura e alla nostra storia. L’evoluzione degli esseri è una crescita progressiva e naturale e dunque ha, deve avere, il suo tempo. Perciò non guardare indietro e soffermati invece sul presente della bella immagine che ci proponi: “sento l’odore dei viandanti fraterni, dei passi di chi è avanti e di chi segue”. In questa immagine c’è il respiro di chi non si sente solo: è il respiro dell’Ideale di Bene che ci affratella.

    ippogrifo11
    Partecipante
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    Confermo quanto asserito da Tanaquilla e aggiungo che nel video di presentazione, accessibile dalla Home page di questo sito, è detto testualmente che «Proprio in nome di quest’ultima (ossia dell’evoluzione umana), la Fratellanza di Miriam, nel rifiutare quell’atteggiamento oscurantista da sempre appannaggio di una élite autoreferenziale chiusa in sé stessa e ammantata di mistero opta per la trasparenza e per il rispetto di chi vi entra in contatto, permettendogli di conoscere più da vicino l’attività della Schola e la concretezza della sua dimensione iniziatica».
    Dunque, appare davvero irreale attribuire alla Schola una riservatezza fuori luogo quando è Essa stessa che si presenta al pubblico nella massima trasparenza, mentre appare invece comprensibile che chi a Essa si avvicina possa portarsi dietro qualche idea distorta, dovuta per lo più alla disinformazione, spesso diffusa ad arte, sulla sua realtà. Ma è anche per questo che è data l’opportunità, a chi ha deciso di frequentare i corsi propedeutici on line, di accedere a un tutor che lo segua nel percorso e al quale, magari, sottoporre qualsivoglia tipo di domanda, di dubbio o richiesta di chiarimento.

    ippogrifo11
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    Buonasera a tutti,
    ho trovato “per caso” l’interessantissimo articolo al quale vi rinvia il link sottostante. Sembra proprio che quando il “caso” ci mette mano vengano fuori scoperte che spalancano prospettive terapeutiche inimmaginabili. Ma lascio ai medici iscritti ogni commento, sicuramente più autorevole e attendibile rispetto alle “sensazioni” da me provate nel leggere l’articolo.
    Buona serata a tutti.
    https://www.lastampa.it/cronaca/2020/01/21/news/scoperta-per-caso-la-cellula-amica-nella-cura-dei-tumori-1.38362573

    ippogrifo11
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    Bella l’immagine della danza “per mezzo della quale si espande la vita nel suo campo evolutivo”. In effetti, la materia sembra proprio danzare nel dare corso alle sue infinite manifestazioni. È nella manifestazione individuata dell’essere umano che sembra di assistere il più delle volte non a una danza bensì a uno sballottamento. Da qui, allora, la necessità di perseguire quella neutralità cui accenna G_B, così da non diventare schiavi delle sfere, come ancora ci ricorda G_B citando il Corpus Hermeticum di Marsilio Ficino. Il punto è che, prima ancora che delle sfere, rischiamo di diventare schiavi delle nostre sovrastrutture e delle gabbie mentali che ci costruiamo nel tentativo di trovare delle spiegazioni a quanto ci sfugge; per fortuna ci viene in soccorso il percorso ermetico-tradizionale ortodosso, che ci spinge a procedere nella semplicità anche concettuale: è la materia – nel nostro caso, la materia vivente- che attraverso di noi si evolve, facendo nel contempo evolvere noi stessi. Ma la materia ha i suoi tempi, così come ogni danza ha il suo ritmo.
    Buona serata a tutti.

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