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in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #19425
Carissimi tutti, l’avvento dell’Epifania, etimologicamente ‘manifestazione del divino’, ci induce a riflettere sulla infinita lunghezza del percorso che porta alla manifestazione del divino in noi. Eppure, nonostante la sua imperscrutabile proiezione nel tempo, è un percorso che ‘dobbiamo’ fare fino in fondo, con pazienza, ma anche con costanza e determinazione. L’alternativa è lo stare immobili ma, non appartenendo l’immobilita’ all’universo nel quale viviamo, l’alternativa si trasformerebbe inesorabilmente nella partecipazione alla dinamica del disordine entropico, ossia privo di ogni finalità intelligente. Dunque, attrezziamoci.
Io ho già predisposto la calza. E voi?in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #19350Mi associo agli auguri alla Direzione e a tutti i frequentatori del sito per un luminoso 2020, a proposito del quale, all’avvento della mezzanotte, ho fatto la stessa riflessione di tanaquilla…
Sarà frutto dell’essere connessi?
Ancora un sereno e propizio Nuovo Anno a tutti!in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #19213In piena atmosfera di vigilia mi piace trovare un momento per me stesso, un momento da dedicare però a tutti gli utenti del sito, a quelli abituali e a quelli occasionali, ai naviganti “navigati” e ai naviganti da diporto: a tutti, ma proprio a tutti, l’augurio di Festività serene, mentre alla Direzione del sito va un gigantesco grazie per l’ospitalità offerta da questo spazio telematico e per l’opportunità di dialogo costruttivo che intreccia con accortezza la trama e l’ordito del nostro porgersi all’altro; opportunità che valorizza oltre l’immaginabile una modalità tecnologica che altrimenti resterebbe confinata nell’arida meccanica del mondo di relazione, per altro, specie quello telematico appunto, non sempre incline all’estetica del linguaggio.
A tutti una buona serata e ancora tanti auguri.in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #18754Buona sera a tutti! Entro nel salotto (adotto la stessa immagine di Mercurius per questo spazio) in punta di piedi per non far rumore: magari qualcuno si è appisolato e non vorrei svegliarlo! D’altra parte, il tempo uggioso (almeno alle mie latitudini) di questo autunno inoltrato, invita molto al raccoglimento e al silenzio discreto, se non fosse che il mumble mumble di ciascuno di noi, che più o meno spesso è transitato e transita da queste parti, lo si può percepire come un vociare allegro, gioioso, che giunge fino a qui per chissà quale misterioso canale e nel quale ogni voce cerca quella a lei familiare. È la ricerca del contatto, così mi pare di percepire… o forse è solo una mia suggestione, indotta dal titolo del thread, che sembra un cartello appeso alla porta del salotto per ricordarci lo stato d’animo che impregna l’ambiente.
Ecco, ho fatto capolino e ho dato forma al mio mumble. E mi pare che l’autunno sia diventato un po’ meno uggioso e anche meno malinconico. Anzi, mi sento in compagnia! In gioconda e fraterna compagnia!
Buona serata e una gioiosa domenica a tutti.in risposta a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA #18663Voglio condividere una notizia appena appresa: un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Candiolo in Piemonte, da tempo impegnati nella ricerca sul cancro, ha pubblicato sulla rivista Science un articolo nel quale si afferma che, analogamente ai batteri che sono in grado di sviluppare resistenze agli antibiotici, anche le cellule tumorali, per effetto della stessa terapia, che mira a impedirne la riproduzione incontrollata, evolvono modificando il proprio corredo genetico così da sfuggire all’azione delle terapie e riproporre la propria aggressività come avviene nel caso delle recidive.
Questa condizione, chiamata “mutagenesi adattativa”, starebbe a dimostrare, una volta di più, che DNA cellulare e ambiente, in questo caso l’ambiente stesso della cellula, sono in stretta interazione e che il DNA è in grado di autoriprogrammarsi per opporre resistenza all’ambiente diventato ostile alla sua sopravvivenza e riproduzione.
L’articolo mi ha fatto riflettere sulla tendenza innata della vita a difendere sé stessa e la propria capacità di riprodursi, indipendentemente dalla direzione in cui questo avviene. Nel caso della cellula tumorale la vita appare tutta e soltanto confinata nell’ambito della stessa cellula, avulsa cioè dalla sintesi vitale e unitaria dell’organismo preso nel suo insieme: perduta la coscienza del tutto, il fenomeno vitale si riduce e si esaurisce nella sfera circoscritta della realtà individuale, dunque sciolta dal principio ordinatore e funzionale che tiene insieme, compenetrandole, tutte le cellule dell’organismo. In definitiva si tratta, così mi pare, della perdita da parte della cellula tumorale, dell’equilibrio e della finalizzazione insita nel principio vitale dell’organismo di appartenenza e col quale, evidentemente, non è più in relazione. A questo punto, però, mi resta la domanda: perché la cellula a un certo punto perde tale contatto? E come fare per riportare la cellula all’equilibrio primigenio? La Terapeutica Ermetica va ad agire proprio in questa direzione?
Scusate, avevo detto una domanda e in realtà me ne sono ritrovato tre.
Una buona serata a tutti.- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 4 mesi fa da ippogrifo11.
in risposta a: Farmaco come veicolo di volontà #18528Benvenuto nel sito G_B! Augurandoti una serena e interessante navigazione, ci auguriamo anche di leggerti spesso.
Sono totalmente digiuno circa le pratiche tibetane o buddiste sulla preparazione dei farmaci, ma, da quel che dici, parrebbe che presso quelle culture tale preparazione non sia disgiunta dall’esercizio di pratiche rituali. Ebbene, come certamente sai, il processo che porta alla realizzazione di un farmaco nell’industrializzato mondo occidentale è molto lontano da quel tipo di pratiche, sia per approccio culturale sia per modalità di realizzazione, e perciò l’immagine alla quale ricorri, quella dell’essere vivente, si porrebbe, a mio parere, solo nei termini di un’analogia molto astratta, per quanto suggestiva. Semmai, restando nell’ambito di quanto è nella prassi della scienza farmacologica, che non bisogna dimenticarlo propizia innegabili benefici nella cura delle patologie, la questione sta nel come, se possibile, aggiungere al risultato finale dell’approccio meccanicistico che presiede alla realizzazione di un farmaco (a partire dalla sua “ideazione” fino alla sperimentazione conclusiva), un “quid” che potenzi l’azione del farmaco stesso, nel senso di moltiplicarne l’efficacia ed eliminarne, o quanto meno ridurne, la nocività degli effetti collaterali quasi mai assenti. La Scienza Ermetica dispone di strumenti tradizionali che vanno in questa direzione e il cui uso è strettamente connesso con la volontà dell’operatore che vi fa ricorso, volontà che per patto imprescindibile è votata esclusivamente al Bene. E’ in questo senso, allora, che si può parlare appunto di farmaco come “veicolo” di volontà, in quanto portatore di quel quid aggiuntivo “donatogli” dall’azione dell’operatore ermetico.
Buona giornata a te e a tutti i naviganti.in risposta a: Farmaco come veicolo di volontà #18156Scusa, Greg Pelikan, ma immagino che tu intenda riferirti al “principio vitale”. Non è per pedanteria, ma anche il lessico è importante per evitare ambiguità di significato e incomprensioni, soprattutto quando sappiamo che non di rado la parola finisce per tradire, piuttosto che tradurre, quelle idee che, dati i nostri limiti umani, non sono di immediata comprensione. Ora, “corpo” indica qualcosa di funzionalmente strutturato, mentre il “principio”, ancor più se si tratta di “principio vitale”, dà l’idea di una forza, di un dinamismo potenziale in grado di operare a 360 gradi e perciò anche nei minerali, seppure limitatamente alle semplici funzioni di questi e che si circoscrivono essenzialmente ad attività chimico-fisiche. Allora, se opportunamente “potenziati” con un principio vitale intelligente e finalizzato, questi minerali, farmaci compresi, potrebbero, in ipotesi, diventare essi stessi veicolo di quel medesimo principio. Ma qui hai ragione tu: “bisognerebbe saperlo fare, ma per sapere come fare abbiamo bisogno di qualcuno che ce lo insegni e bisogna anche che noi si sia pronti per questo insegnamento”.
Comunque, grazie per lo stimolo e buona navigazione.in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #18072Benvenuto nel sito, Greg Pelikan!
Il titolo del thread è preso dall’inizio del Salmo 133 e tradotto letteralmente vuol dire: “Ecco come è bello e come è gioioso abitare insieme da fratelli.”
Attendiamo di rileggerti presto… e buona navigazione tra le acque rassicuranti del nostro sito!in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #17856Interessante riflessione, Sal, ma mi resta una curiosità: quanto dura il rosso di quel semaforo?
in risposta a: La foto del secolo: il buco nero #15570Molto pragmaticamente e per restare con i piedi ben piantati per terra, anche se mi rendo conto di quanto sia calamitante il fascino che accompagna le suggestioni del pensiero, in particolare quelle sospinte dalle incursioni ardite della scienza di frontiera, suggerirei di focalizzare l’attenzione sul tempo della quotidianità e di provare a dilatare gli intervalli di consapevolezza della nostra condizione di miriamici. L’ideale sarebbe far coincidere tali intervalli con l’intero periodo di veglia, e magari non solo quello.
Ma, chissà, forse è proprio quello che voleva intendere il nostro Alef2006. O no?- Questa risposta è stata modificata 4 anni, 10 mesi fa da ippogrifo11.
in risposta a: ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM #15279Giusto! Quelli della sera e del nord, che fanno ancora più tardi!
in risposta a: Notizie dal web #14905Non so, cara Mandragola, se e fino a che punto i giovani che stanno manifestando in tutto il mondo contro lo scempio che si sta perpetrando verso il Pianeta siano strumentalizzati; resta tuttavia il fatto che dall’iniziativa individuale, tenace e determinata di una “ragazzina” sono nati e si sono diffusi a macchia d’olio una sensibilità e un impegno partecipativo sorprendenti e sono convinto che tu sia d’accordo con me se affermo che ai giovani e alle loro istanze, soprattutto se orientate al bene collettivo, la nostra fascia di età deve guardare con attenzione e con rispetto: sono loro l’umanità di domani.
Un caro saluto a te e ai frequentatori del sito.- Questa risposta è stata modificata 5 anni fa da ippogrifo11.
in risposta a: Notizie dal web #14814Ho letto con curiosità – e attenzione – l’articolo segnalato da guglielmo tell e ho provato a immaginare cosa sarebbe accaduto da noi in una situazione analoga… Meglio lasciar perdere!
Resta tuttavia la considerazione generale sulla diffusa e cieca insensibilità verso la natura e i suoi delicati equilibri. Il mondo delle fate, il mondo fantastico e magico delle tradizioni popolari è forse la proiezione dell’esigenza profonda, legata a una condizione solo apparentemente fanciullesca di innocente credulità, di stabilire rapporti più immediati e genuini con le forze, i ritmi e l’armonia della natura, di cui le fate sono la rappresentazione emblematica. E le fate, guarda caso, sono coniugate al femminile. Quel femminile che nella specie umana si incarna nella donna, della quale proprio ieri si è celebrata la giornata mondiale; quel femminile a cui Admin, in un altro spazio del sito, ha voluto rendere omaggio attraverso il linguaggio universale della poesia. Omaggio che ci vede solidali come lo sono i petali della stessa Rosa.
Un caro saluto ai naviganti in rotta verso la Primavera.in risposta a: UN THREAD SENZA TITOLO X UN “SOCIAL” SUI GENERIS #14673Buongiorno a te, M_rosa, e all’intero popolo di Miriam!
Sì, mettiamocela tutta! E tutti in uno sforzo solidale e unitario, oltre le difficoltà del quotidiano, oltre le asperità spigolose del carattere, oltre le resistenze dei personalismi, oltre le incomprensioni generate dalle gabbie mentali erette a illusoria protezione delle intime debolezze. Ognuno di noi, per scelta libera e per necessità di evoluzione, ha posto a dimora dentro di sé il seme del Bene, seme destinato inesorabilmente, fatalmente, a germogliare nel rigoglio della primavera della vita che non ha età. Riconosciamoci Uno nella tensione ideale, fusi insieme e fraternamente sostenendoci l’un l’altro, sentendo nostre le sofferenze e le difficoltà della Sorella e del Fratello e gioiendo per ogni conquista, seppure apparentemente piccola e insignificante, che si accenda per illuminare il cammino di qualcuno di noi. Che è il cammino di tutti noi.- Questa risposta è stata modificata 5 anni, 1 mese fa da ippogrifo11.
in risposta a: Uno, Zero, Pi greco e Numero di Nepero #14602L’equazione riportata da Alef2006, di per sé molto elegante, è il risultato della rappresentazione trigonometrica di un numero complesso che, come si sa, è formato da una parte reale e da una parte immaginaria (la sua rappresentazione tipica è: z = a + ib, dove z è il numero complesso, a la parte reale e ib la parte immaginaria, ossia l’unità immaginaria i moltiplicata per la quantità b).
Nella rappresentazione trigonometrica si ha a che fare con angoli, quindi con rotazioni, e quando la rotazione è completa, ossia di 360 gradi, accade che il numero complesso e il modulo che lo rappresenta graficamente coincidano in valore, da cui l’uguaglianza a 1 del loro rapporto. Infatti l’equazione generale è z = re^iθ, dove ancora una volta z è il numero complesso, r il suo modulo nella rappresentazione trigonometrica (ossia la distanza del punto rappresentato da z dall’origine O del sistema di riferimento), e il numero di Nepero e θ l’angolo che il segmento O-Z forma con l’asse di riferimento. Quando θ è di 360 gradi, ossia 2π, ecco che, per l’eguaglianza di z e r sopra detta, si ha l’equazione riportata da Aleph2006.
Detto questo a beneficio di chi non mastica molto di matematica (spero di essere stato sufficientemente chiaro, ma non ne sono sicuro), devo dire che l’interpretazione che ne dà Alef2006, anche se si sposta sul piano metafisico, resta intrigante e voglio aggiungere che ogni rotazione completa descrive immancabilmente un cerchio e ogni cerchio ha un Centro come punto di origine, così come ogni punto della circonferenza che racchiude il cerchio è una delle infinite proiezioni delle stesso Centro. Buon fine settimana a tutti i naviganti. -
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