In questa pagina sono riassunte le attività, in linea di massima aperte al pubblico, che la S.P.H.C.I. ha svolto nel tempo col supporto organizztivo, a livello locale, dall’Accademia.

Saranno segnalati, inoltre, tutti i nuovi eventi d’interesse pubblico collegati alla vita associativa, nonché diramate informazioni di carattere generale sull’Accademia.

IL PRIMO “QUADERNO” DELL’ACCADEMIA SEBEZIA

Col patrocinio e con l’augurio della Delegazione Generale, siamo lieti di presentare l’esito del lavoro di ricerca svolto all’interno della nostra Accademia napoletana in relazione al Timbro della stessa, riportando di seguito l’Indice delle 120 pagine finite di stampare in concomitanza del Solstizio d’Estate.

Indice

Capitolo I

Il timbro nella storia e nella Schola

  1. Breve introduzione all’uso del timbro e alla sua funzione
  2. Storia del sigillo e del suo utilizzo
  3. Dal sigillo al timbro
  4. I timbri nella Schola

Capitolo II

Le Accademie miriamiche

  1. Il Numen delle Accademie
  2. L’esperienza del lavoro collettivo
  3. L’operatività delle Accademie

Capitolo III

Presentazione e contestualizzazione epocale del timbro

dell’Accademia Sebezia

Capitolo IV

Storia, Iconografia e Simbologia dei singoli elementi

  1. Donna ignuda, svelata e sdraiata in posa venera
  2. Velificatio
  3. Nuvola
  4. Ali da farfalla
  5. Seno sinistro indicato dalla mano sinistra
  6. Conclusioni

Appendice al Capitolo IV: Sebezia-Sebetide… Ninfe e Sirene… Evidenze archeologiche e geografia del mito

Capitolo V

Analisi scientifica ed ermeneutico-analogica

  1. Analisi scientifica
  2. Analisi ermeneutica ed analogica

Capitolo VI

Il timbro della “Sebezia” nelle analogie con i rituali della schola

  1. Introduzione su rito e timbro
  2. Il rito e la parola
  3. Il rito come purificazione
  4. Il rito come educazione allo stato di neutralità ermetica
  5. Il rito come educazione alla volontà ermetica
  6. Il rito come collegamento al Centro Operante
  7. Il rito come nutrimento

TAVOLE

Conclusioni

Bibliografia Generale

 

Yele-Elea-Velia

Condividiamo con la Fratellanza intera immagini relative ad Elea, notizie-flash sul sistema di pensiero che lì si sviluppò, e alcuni versi tratti dal proemio del poema “Sulla Natura” di Parmenide.  Questi elementi rientrano nell’ambito delle ricerche condotte dalla Sebezia nel territorio campano sul connubio tra la tradizione egizia e la primigenia italica.

A Yele- Elea-Velia, antica polis della Magna Grecia, nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, i Focei, provenienti dall’Anatolia,  acquistarono terre dagli abitanti autoctoni e diedero vita all’importante cittadina.  Qui Parmenide (seconda metà VI secolo-metà V secolo), il primo filosofo a parlare dell’Unità dell’Essere, e dell’identità Essere-Pensiero, aveva fondato una scuola medico-filosofica. Come  a Cos vi erano gli Asclepiadi, ad Elea esisteva un’associazione di medici operanti alla stessa maniera: gli Ouliadei, consacrati ad Apollo Oulios. Di questi abbiamo notizia grazie al rinvenimento di una serie di statue marmoree con iscrizioni indicanti la qualifica di medici (ouliades) e di caposcuola con funzioni sacerdotali (pholarkos). Molto probabilmente Ouliade indicava infatti l’iniziato vate e taumaturgo di Apollo “Oulios”, il quale, sembra certo, fosse originario dell’Asia Minore, già prima della colonizzazione greca della Ionia. L’iscrizione, poi, sul busto di Parmenide “Uliade fisico”, potrebbe indicarlo – abbiamo ipotizzato –  come Taumaturgo e Maestro della Scienza dell’Essere poiché uno dei significati di Oulios (parola di etimologia incerta ma non di matrice greca) è interezza, integrità, e il termine phusicos in Magna Grecia indicava azione magica e terapeutica, così come l’astrologia e l’alchimia erano definite fisica applicata in Grecia. Cosicché gli studiosi congetturano ad Elea l’esistenza di una tradizione teurgico-templare pre-asclepiaca  e pre-ellenica, precedente l’XI-X secolo a.c., che si tramandava di generazione in generazione e che i Focei avrebbero portato con sé, forse frutto della loro navigazione in Egitto in quanto assidui del porto-emporio di Naucrati sul delta del Nilo. Il tutto all’insegna dell’importantissimo culto femminile a Persefone di cui si poteva fare esperienza ma non parlare; a Velia era infatti semplicemente la Dea e le sue sacerdotesse erano richiamate a Roma per custodirne il tempio.

 

Il poema, che abbiamo letto all’ombra di un grande albero di Elea, tratta di una esperienza iniziatica di Parmenide-kouros, certamente fuori dall’orbita della religione statale, e inerente invece l’ambito delle iniziazioni e dei misteri diffusi nell’Italia meridionale, che sintetizza il suo pensiero sull’Unità dell’Essere e sulla Verità come manifestazione della Dea:

… E la Dea di buon animo mi accolse, e con la sua mano la mia mano destra prese, e incominciò a parlare così e mi disse: “O giovane, tu che, compagno di immortali guidatrici, con le cavalle che ti portano giungi alla nostra dimora, rallegrati, poiché non un’infausta sorte ti ha condotto a percorrere questo cammino – infatti esso è fuori dalla via battuta dagli uomini -, ma legge divina e giustizia. Bisogna che tu tutto apprenda: e il solido cuore della Verità ben rotonda e le opinioni dei mortali, nelle quali non c’è una vera certezza. Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso”.

I Fratelli e le Sorelle

 

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