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A volte questa canzone sembra proprio lo specchio del nostro vivere in un mondo che ci delude. Ma noi abbiamo l’opportunità di sapere che al di là di ogni bruttura ed artificio, di ogni falsità ed inganno noi siano nella Miriam, diretti verso l’idealità più nobile cui l’uomo possa aspirare, e che Lei non ci abbandonerà mai se ci manteniamo almeno coerenti… Nonostante il mondo sembri andare, a volte, da un’altra parte….
Anche le emozioni, lungo un cammino ermeticamente inteso, sono un modo di ap-prendere, di imparare e impadronirsi di un sapere. La testa recepisce e si ciba di letture, visioni, ascolti, sapori, odori. La gioia ma, anche e purtroppo soprattutto, il dolore, sono il modo di studiare del cuore.
Quello che sono riuscito a capire, a proposito delle emozioni, è che esse sono l’aggancio dei ricordi. Mi spiego: tutte, o quasi tutte, le cose che non ricordiamo sono quelle esperienze che non hanno suscitato, all’atto della manifestazione, alcuna emozione che coinvolgesse il nostro essere; ne ho avuto prova ultimamente, quando sono stato contattato da una persona con cui sono stato in contatto più di trent’anni fa. Di lei, e del contesto a cui si faceva riferimento, non ricordavo nulla nonostante mi fossero riferite frasi dette e momenti di socializzazione.poi ho capito il perché. Lei ricordava tutto e ha confessato di essersi invaghito, mentre da parte mia non v’era alcun interesse ( mi si perdoni l’espressione). Così ho capito che di tutti i momenti vissuti nella fratellanza alcuni( tanti) non sono stati vissuti con piena partecipazione, tale da suscitare una emozione che avrebbe accompagnato l’esistenza a seguire. Questo non significa che sono andati persi, perché, come è stato sapientemente ribadito dall’amato Delegato Generale, i semi restano, e daranno frutto quando le condizioni saranno favorevoli: quando una limpidezza di coscienza permetterà l’aggancio alle verità che essi racchiudono, e allora un altro piccolo passo nel Bene sarà compiuto in ottemperanza alla Legge del Do ut des e per amore della Miriam.
D’accordissimo Holvi sulla elaborazione dei vissuti emotivi. Più le emozioni sono forti, e più restano impresse nella memoria cosciente, a volte con traccia indelebile, dipende credo dall’intensità, tanto nel bene quanto nel male. In tutta sincerità, nel vissuto quotidiano, sempre più spesso mi accade di ricordare fatti e persone di cui apparentemente non conservo memoria costante, data per così dire, la tenuità del ricordo. In determinati momenti, o per rievocazione spontanea, o perché per qualche motivo ricerco il ricordo, mi tornano alla mente situazioni quasi comiche, ad esempio ripensando a vecchi compagni di classe di oltre quarant’anni fa, affiora senza ombra di dubbio il nome dei genitori, il numero di telefono di casa di allora, magari fatto una sola volta per chissà quale motivo. Vero, tutto si stocca ad un livello più sottile, lungi da riconoscerne il percorso, ma tutto torna, e sulla scorta di quanto ci ha ricordato Holvi, nei molti, tanti momenti vissuti negli incontri della Schola, mai potrò dimenticare anche solo di un pizzico, quella Bellissima cittadina di altura al confine tra Umbria e Lazio nota come Leonessa, e quel Favoloso Monte Frumentario. Ricordo il tempo che faceva, come ero vestito, la strada fatta, il letto del Fiume visitato sulla via del ritorno mentre si faceva sera, decisamente fresca, era il primo maggio, tutti i presenti, le foto e molto altro che ci venne elargito in quella stupenda giornata.
Un caro saluto a tutti ed una buona serataGarrulo, premesso che hai una memoria prodigiosa, devo dire che anche se la mia è molto più labile, certe esperienze come quella del monte Frumentario sono scritte nella mia carne e come tali crescono (qualcuno che, povero lui, nn sa cosa intendo, direbbe invecchiano) con me
Buona domenica a tutte/iSalve a tutti! In effetti trovo i meccanismi della memoria molto stimolanti, perché se si pensa a quanti “segni” vengono lasciati o incamerati dal nostro cervello, è davvero impressionante! La selettività della mente, poi, lo è ancora di più! Alcune cose si fissano nei nostri sensi, in modo indelebile, al punto che basta richiamare dinnanzi agli occhi un’immagine, perché essa si tiri dietro il ricordo degli altri sensi coinvolti. Ad esempio, mi capita spesso di richiamare alla memoria un’immagine visiva e automaticamente sento l’odore, il rumore,il sapore, il pensiero che mi ha attraversato la mente in quel preciso momento…Parrebbe essere che la memoria sia un senso 3D che racchiude tutti gli altri!Ma non è un senso, forse è più la sintesi di un’esperienza che coinvolge, sempre e comunque, tutto il nostro essere, anche quando ci sembra limitata ad uno solo dei 5 sensi. Ha a che fare senz’altro con momenti emotivamente pregnanti, ma non solo! Tante volte si ricordano informazioni di sicuro insignificanti!
“In un mondo che
Non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu….”, Miriam, Regina Eterna ed Eterna Rosa.E se il nostro mondo, circoscritto alle nostre personali esperienze e nel quale siamo responsabilizzati, non ci vuole e non capisce, nonostante lo sforzo amorevole per coinvolgerlo con noi verso il Bene, forse, sottolineo forse, è il segno che stiamo camminando nella direzione giusta, controcorrente X quel nosce te ipsum e quel visita interiora terra che conduce inevitabilmente e concretamente nella materia interiore…
Camminare si può e si deve x quella coerenza ermetica che giustamente invochi, cara Sorella…ma fuori dalla retorica stucchevole di un buonismo che promuove pseudo valori etici ed estetici massificanti, alla ricerca di approvazione e consensi.E a proposito di tradizioni, oggi Ognissanti ricorre l’uso nella tradizione contadina toscana della “mortesecca”, ovvero la zucca scavata come un teschio (la morte appunto) dentro la quale la notte del 31 e del 2 novembre si accende una candela, secondo la tradizione pagana dello scongiurare e propiziare la rigenerazione primaverile.
…Dolcetto o scherzetto?
Nel quartiere di Forcella a Napoli, possiamo imbatterci in un reperto interessante e suggestivo, lo stemma del Sedile in pietra, rappresentato da una “Y” incisa su uno scudo, la famosa “Y” Pitagorica. È incredibile pensare che la Scuola Pitagorica avesse sede proprio qui, tra i vicoli dei Decumani e che da questo segno grafico che la zona prende nome. La strada principale biforcandosi assume a Forcella l’aspetto di una Y, inserita successivamente nell’alfabeto latino proprio da Pitagora. La Y indicava la perfezione assoluta nell’ambito del sapere egizio. A Napoli si era stabilita una fusione tra misteri egizi e sapere pitagorico. Pensiamo che a Forcella si trova una chiesa dedicata a Santa Maria Egiziaca, una monaca egiziana considerata santa dalla chiesa cattolica e ricordiamo ancora tante tracce tangibili lasciate in zona dal culto di Iside. Neapolis – la città nuova – venne fondata in un clima fiorente di nuovi studi e nuove scoperte sulla geometria, la matematica, l’astronomia e l’armonia musicale. Per questo il nucleo originale della città riflette una precisa ripartizione geometrica dello spazio. La tesi che alla base della sua fondazione, 2500 anni or sono, sussista un’ispirazione pitagorica appassiona tuttora studiosi, architetti e urbanisti. Tra coloro che hanno dato maggior contributo allo sviluppo di queste ricerche citiamo l’architetto Teresa Tauro (di natali pugliesi e studi universitari federiciani). Questa operazione geometrica di ripartizione degli spazi si basa sulle figure del cerchio e del quadrato, ma soprattutto sul principio della sezione aurea e della proporzione divina. Il quadrato urbano, con al centro il tempio dei Dioscuri è, infatti, inscritto in un cerchio reale, corrispondente all’antica cinta muraria. Cinta di cui restano sparse numerose tracce, come quelle ancora visibili presso le rampe Maria Longo, dietro piazza Cavour. (Articolo completo su “Il Mattino”). Per lo studioso Renato Palmieri, Forcella si rivela come una consacrazione al divino ordine matematico. Analizzando un frammento degli scritti di Dicearco da Messina, pressoché testualmente, dice… – Se al mattino del solstizio d’inverno guardiamo il sorgere del sole dalla certosa di San Martino, il primo raggio che poco dopo le 7 e 1/2 tracima dai monti Lattari forma un angolo di 36° con l’est astronomico. Chi osserva quel fenomeno, si trova ad ammirare la chiave unica del progetto urbanistico della antica Neapolis. […] La furca pythagorica rappresenta la sintesi della perfezione: la Y è composta da un’asse centrale che si dirama in due braccia. La somma di questi elementi è il numero tre e, aggiungendo il numero di intersezione si compone la formula magica della tetraktys: 1+2+3+4=10, il numero perfetto che, non a caso, è alla base della scacchiera urbanistica di Neapolis, ideata dall’architetto pitagorico Ippodamo da Mileto. -Nella biforcazione di Forcella si palesa il magico sigillo della lettera Y, dal forte significato esoterico. Simbolo di iniziazione e dualismo, indica il bivio tra gli opposti sentieri iniziatici. Nel ramo d’oro rinvenuto da Enea nell’Eneide la biforcazione mostra due vie, la via di destra rivolta ai Campi Elisi, e quella di sinistra, rivolta al Tartaro. È grazie ad esso che Enea effettua la discesa nell’oltretomba. La forma del Ramo d’oro tra correnti ermetiche, cabalistiche e neoplatoniche, giunse poi fino a Dante Alighieri.Come Enea (grazie alla Sibilla Cumana) raggiunse la via per l’Averno, così Dante grazie a un ramo d’oro compì il suo rito d’ingresso al monte del Purgatorio.
A proposito di memoria,ho letto di uno studio scientifico, nato dalla domanda curiosa se la farfalla fosse in grado di ricordare la sua “vita precedente” di bruco e in seguito ad un esperimento di natura olfattiva( in cui il bruco avrebbe ricordato l odore di una particolare sostanza, reagendo ad essa, anche da farfalla)la risposta è stata affermativa! È sembrato incredibile che potesse accadere,vista la metamorfosi a 360 gradi che il DNA del bruco compie per diventare farfalla, tuttavia… sembra esistere una memoria, dunque, che non si perde neanche in seguito ad una trasformazione così radicale? Se così fosse, sarebbe proprio un bellissimo auspicio! Al nostro canto/volo libero contro corrente e al nostro ” anelito d Amore, di vero Amore” in Miriam. Un caro saluto a tutti
Interessante lo studio che citi e mi dispiace forse intaccare l’entusiasmo che esprimi, ma la farfalla, o meglio, il bruco, non muta il DNA nella metamorfosi da bruco a crisalide a farfalla.. I processi avvengono per attivazione/disattivazione epigenetica (a quanto oggi si conosce) e questo sì merita la nostra meraviglia! E’ da non credere come i processi di distruzione, costruzione e trasformazione s’intersechino in perfetta sincronia e sequenzialità nelle cellule del piccolo (relativamente alle nostre dimensioni) e complesso esserino. Così come in tutte le cellule in Natura. Il risultato dello studio è una conferma: il DNA ha memoria, eccome se ha memoria, forse non da intendersi nel senso comunemente attribuito al termine… Diventata ormai farfalla, depone le uova: se sarà stata fecondata, per corteggiamento e accoppiamento, ogni uovo conterrà DNA, nuovo DNA, per la successiva generazione di bruchi e, poi, farfalle. Nel mentre essa muore. Il suo ciclo vitale si conclude, il DNA delle sue cellule si ‘sgretola’, ma molecole o parti di esse e atomi non muoiono: si aggregheranno, nei tempi e nei processi necessari, in ‘vita nuova’.
Se si vuole, si può leggere al link divulgativo: http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=73554 “GENES, EPIGENES, ECOSYSTEM”Girovagando su You Toube ho trovato questo video che ha attirato la mia attenzione.
Il termine ” Cimatica” designa una teoria dovuta allo studioso svizzero Hans Jenny che nel 1967, riprendendo gli studi fatti precedentemente, tentò di dimostrare un effetto morfogenetico delle onde sonore. Il nome “cimatica” è stato coniato dallo stesso Jenny e deriva dal greco KYMATIKA che significa ” studio riguardante le onde”. In pratica, posizionando della sabbia su una lastra di metallo e sottoponendo la lastra ad una stimolazione di onde sonore a varie frequenze, sempre più alte, si formano campi energetici che danno origine materialmente a figure geometriche. Quindi, ogni suono ( ogni vocale, ogni parola, ad esempio) ha un suo preciso disegno. Una particolarità mi ha colpito: pare che, mentre è vero che ogni suono produce delle immagini, queste ultime non sono mai le stesse da persona a persona, cioè si differenziano ( forse perché il timbro di voce è unico per ognuno di noi?). Altra cosa: molte delle frequenze generano forme a stella fiore, a croce, a sfera…
Ps. Abbassate il volume!
Ps2.: chissà che immagini si formerebbero se a pronunziare la parola MIRIAM fosse un Maestro?Ho dimenticato di aggiungere questo link al precedente post sulla Cimatica:
Una buona serata a tutti i naviganti!
Che bello il video che hai postato, cara seppiolina, sembra proprio di vedere la riproduzione di una cellula! Mi ha colpito il fatto che c’è quell’unico punto centrale che rimane invariato, che assocerei alla forza del potere generativo, la nostra Luna delle Lune, che genera le cose le distrugge le rigenera, poi c’è la seconda forza, il Sole dei Soli, che cangia l’arena in diamante la terra in fiore la crisalide in farfalla e poi c’è la forma percepibile con i nostri sensi, il figlio. Qui mi fermo perché nn vorrei perdermi….
La modulazione della voce genera forme secondo le frequenze emesse:questo mostrano le immagini del video. E quelle forme erano soltanto il risultato di vocali. Cosa potrebbe succedere con parole sapientemente articolate e pronunciate, cioè frequenze mirate e con lunghezza d’onda particolare tale da interferire con le frequenze proprie della materia cui fossero dirette? Credo che il riferimento ci sia noto. Felice notte a tutti.
Davvero emozionante il video postato da Seppiolina! Non so se è attinente ma mi ha ricordato le parole del Maestro Kremmerz quando ha parlato dei segni grafici:”Bisogna considerare inoltre, che ogni parola è oltre che un suono, un’espressione grafica del suono se si ripercotessero le onde vibratorie del suono sugli apparecchi delicati che servono da ricettatori. Ho portato altrove l’esempio di un fonogramma sensibile di un fonografo dove il suono s incide spontaneamente. Considerando che la natura della psiche umana è mille volte più sensibile di un fonogramma, si può comprendere che la traduzione di ogni suono può essere fatta da segni grafici.”
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