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  • holvi49
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    Oltre a condividere l’ambiente esterno, aria, luce, acqua, minerali, con altre specie viventi, poiché fanno parte della nostra struttura organica, possiamo trovare la prova di una solida parentela con altre specie viventi proprio in quella che viene definita molecola della vita, cioè il DNA. Dagli esseri umani ai pesci, dalle piante ai più piccoli virus e batteri, utilizziamo tutti lo stesso sistema per trasmettere le informazioni genetiche e lo si legge con la stessa corrispondenza tra DNA e proteine. Questo fenomeno viene chiamato universalità del codice genetico. Quello di cui attualmente sono a conoscenza è che lo studio collegato al progetto Human Genome , cioè la mappatura del DNA umano, è arrivato alla conclusione che l’uomo condivide una percentuale del DNA con altre specie viventi con variazioni proprie di ogni singola specie. Questa percentuale di sequenza condivisa è un’eredità in gran parte comune a tutte le specie animali e vegetali e può essere fatta risalire a circa 1,5 milioni di anni fa all’inizio della differenziazione della vita sulla terra, almeno secondo quanto sostenuto dagli studiosi .
    Cosicchè vediamo che condividiamo il 30% con Saccharomyces cerevisiae ( il lievito di birra), il 50% con le piante, il 90% con i topi, il 50% con le banane, il 90% con un gatto, il 60 % col piccolo e insignificante moscerino della frutta.
    Uno studio sugli oltre 1300 geni del corallo australiano, l’Acropora millepora, poi, ha evidenziato che il 90% di questi geni sono presenti anche nell’uomo.
    Per il momento è bene mettere da parte un po’d’orgoglio nel considerarsi “specie eletta” vista la enorme condivisione con specie leggermente “inferiori”, riflettendo sul fatto che, evidentemente, quello che fa la differenza potrebbero essere numerose altre cause.
    Un caro saluto a tutti.

    holvi49
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    Perfettamente d’accordo con Ippogrifo11 e non c’è alcuna motivazione per volergliene. Ancor più considerando che le esposizioni di cui ai post, lungi dal ” rischio di farsi invischiare in una sorta di mentalismo controproducente, lontano, anzi antitetico, rispetto al pragmatismo del metodo ermetico”, almeno per quanto mi concerne, erano solo tese ad illustrare l’approccio nuovo e sicuramente fuori dal’ordinario, con cui la moderna scienza affronta problematiche fin’ora considerate “eretiche” dall’establishment scientifico ufficiale.
    Ma più che un interesse specifico per quanto contenuto nelle trattazioni, è invece da sottolineare, e qui è da porre, credo, l’attenzione, quanto tutte le teorie, ipotesi ,pseudo acquisizioni fondate su più o meno convalidate sperimentazioni, siano soltanto approssimazioni di ciò che è il fondamento della Scienza Sacra tramandata dalla Tradizione. Ringrazio Ippogrifo per la dovuta e necessaria puntualizzazione e sarebbe gradita, per tutti, credo, una delucidazione su quanto espresso nell’ultima parte di questo post.
    Un caro saluto

    holvi49
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    Trovo interessante quanto dichiarato, in una intervista, dal fisico quantistico John Hagelin, a proposito della teoria delle super-stringhe che apre la possibilità ad una sfera del pensiero chiamata “materia di settore nascosta”.
    In sostanza egli dice che le teorie delle super-stringhe prevedono tutte la presenza della materia di settore nascosta, che può essere simile alla materia familiare, e per altri aspetti può essere diversa. Ciò che rende nascosta la materia di settore nascosta, è che, almeno nell’interpretazione comune, interagisce con la materia di settore osservabile, o materia comune, solo attraverso la sua influenza gravitazionale. Ma se fosse veramente così, essa assumerebbe poca importanza per il mondo di materia ordinaria, in quanto l’interazione sarebbe troppo debole. Essa diventa invece veramente interessante quando si riconosce che può avere su di noi una debole influenza elettromagnetica. Tale materia è interessante per il mondo del pensiero per le sue dettagliate possibilità, e perché c’è bisogno di qualcosa per connettere il cervello fisico con il campo unificato di consapevolezza. E il campo unificato della consapevolezza esiste alla dimensione di 10 alla meno 33 cm che è molto al di sotto della dimensione nucleare, cioè la scala di Planck; e se questa è la sfera della consapevolezza, e sono sempre più innumerevoli ricerche a suggerire l’idea che realmente lo sia, si tratta del campo unificato, la scala di Planck. C’è bisogno di un qualcosa che connetta la consapevolezza al cervello fisico e ai neuroni per fornire una connessione tra quello che è un organo molto macroscopico, il cervello e persino i neuroni, e il DNA dentro ai neuroni, con la microscopica scala di Planck. La connessione di cui si parla, richiederebbe una scala di forze molto corte, caratteristica che è propria della materia di settore nascosta. La consapevolezza è intimamente connessa con la percezione sensoriale, i nostri organi di movimento e l’attività del cervello umano. Però, fondamentalmente, la consapevolezza non è creata dal cervello. Un numero sempre crescente di prove dà supporto al ruolo fondamentale della consapevolezza nell’universo fisico. Ora che si è arrivati a comprenderla come campo unificato, bisognerà comprendere la mente, il pensiero, che è il vero collegamento tra la pura e astratta consapevolezza e il cervello fisico. La materia di settore nascosta ha delle meravigliose proprietà che si prestano a fornire il collegamento tra la piccolissima sfera della consapevolezza e la macroscopica sfera del cervello. Una delle chiavi di tale proprietà si chiama invariabilità di dimensione, che significa in pratica che la grandezza non conta. Questo, però, non è valido nella fisica comune, cioè, nel mondo della materia ordinaria, qualsiasi cosa fatta di materia ordinaria non ha una invariabilità di dimensione ( se si ingrandisse un essere umano di 10 volte la sua altezza, 10 la sua larghezza e 10 la sua profondità, esso collasserebbe sotto il suo stesso peso, poiché il nostro peso cresce al cubo della nostra altezza; la resistenza delle nostre ossa, però, cresce solo al quadrato della lunghezza e della larghezza dell’osso). Le cose hanno una misura o dimensione naturale nel nostro mondo di grandi dimensioni giganti. Il fatto che la dimensione non conta, significa che si potrebbe avere un meccanismo o un fenomeno ne mondo nascosto che interagisce con il cervello, e potrebbe essere della grandezza del cervello o di un neurone. Lo stesso meccanismo potrebbe assumere la dimensione di un unto e fornire questa specie di ponte di invariabilità di dimensione tra la fisica delle grandi dimensioni nel cervello e la fisica microscopica della scala di Planck. Un’altra cosa, sperimentata dai meditatori e altri, è che noi abbiamo una speciale fisiologia sottile; talvolta è definita corpo mentale, talvolta corpo sottile, o corpo astrale. Abbiamo un veicolo fisico più sottile legato a noi che, in certe circostanze, si può muovere indipendentemente dal corpo. E quel veicolo contiene la nostra consapevolezza. C’è un corpo più sottile di quello che chiamiamo “corpo fisico” ed è intimamente associato con quello che chiamiamo pensiero, o mente. E nel momento in cui lo si sperimenta bisogna chiedersi << di cosa è fatto?>> Non è luce, benchè sia in un certo senso, luminoso e traslucido. La luce , però, non resta unita. Non si può avere una palla di luce appiccicosa. Non è certo gravità né forza nucleare debole o forte, perché quelle sono forze a raggio limitatissimo. Alla fine bisogna riconoscere che si tratta di una materia non convenzionale. E allora la fisica limita le possibilità a una. Quella possibilità è la materia di settore nascosta. Poiché la materia di settore nascosta è elettricamente carica, benchè debolmente, qualcosa come un millesimo della carica di un protone o di un elettrone, si attaccherà elettrostaticamente alla materia comune.
    Respiriamo e ci nutriamo di materia organica. Questa stessa materia organica avrà probabilmente attaccate a sé piccole quantità di materia di settore nascosta. Così il corpo potrebbe accumulare materia di settore nascosta , accumulandola perfino in specifiche parti del corpo, compreso il cervello. E se abbiamo materia di settore nascosta incrostata sul nostro cervello, allora quella può scrutare direttamente nel mondo di settore attraverso il fotone di quel settore che può vedere nel “mondo nascosto”. Avendo corpi di settore nascosto semplicemente attaccati ai nostri corpi fisici attraverso un legame elettrostatico, quel legame si potrebbe facilmente interrompere e i corpi muoversi indipendentemente e certamente riattaccarsi. Si potrebbe essenzialmente portare via la mente e riportarla indietro.
    Queste sono idee ancora in evoluzione, consistenti con quello che si sa della fisica e del regno del pensiero. Di base si tratta della mancanza di una comprensione alternativa su ciò che il pensiero è. Alla fine, cercare di capire come possiamo avere un contenitore che trasporta la nostra soggettività e consapevolezza e che si può muovere separatamente dal corpo fisico, un’esperienza, questa, riportata in ogni regione e in ogni cultura del mondo.
    Ci sarebbero diverse considerazioni da fare, vero?
    Un caro saluto

    holvi49
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    A proposito di Amore
    Kremmerz dice: ” E’ materia come il calore,il magnete, l’elettricità, la radioattività; più forte di tutti questi esponenti della materia nel moto, la materia amore sarà lo stato di essenza del moto verso l’enigma della creazione e della distruzione. L’enigma è una legge. E ancora. ” in che modo si può magneticamente influire su di un ammalato e rendere, nelle proporzioni del possibile, un contributo alla sua sanità? – Lo dissi: amandolo…basta volergli bene, compatendolo nel significato etimologico della parola…Compatire è patire insieme; path è la radicale del pati latino, che vuol dire sofferenza…Parlando o non parlando, se lo stato dell’anima nostra è compassionevole, la irradiazione magnetica diventa sanatrice.
    m_rosa domanda se la nuova fisica ha trovato qualche forza che si possa assimilare allo stato di amore.
    Ma noi, intanto, sappiamo che cosa è l’amore? Possiamo definirlo? Immaginarlo? Forse possiamo cercare di approssimarci a quello di cui parla il Kremmerz, ma non possiamo, poi, dargli una identità, né sapere, supposto che tale stato sia raggiunto, cosa effettivamente stiamo muovendo. La nuova fisica ci insegna che ciò che non vediamo è molto più “esistente” di quello che riusciamo a percepire con i sensi nel mondo del macroscopico; vi è tutta una serie di manifestazioni, supportate da sperimentazione, che avvengono addirittura col concorso della coscienza dell’operatore, che traggono origine da una zona oscura, “nera”, che gli antichi chiamavano etere e che i fisici moderni, quelli di frontiera, riscoprendola, le hanno attribuito il nome di “campo di punto zero”, “vuoto quantistico” , “mare di Planck”. Non cambia la sostanza ma l’approccio derivato da una apertura a nuovi paradigmi dove finalmente all’essere umano è riconosciuta la natura stessa della manifestazione universale divenendo co-creatore della realtà.
    Quanto amore si può riscontrare in un bicchiere di cristallo? Non credo si possa essere tacciati di eresia per una simile affermazione, poiché “Amor che move il sole e l’altre stelle” non credo abbia una connotazione ben definita.
    Un caro saluto

    holvi49
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    La teoria della relatività afferma che niente può raggiungere la velocità della luce, ma si riferisce a particelle “materiali”, dotate di massa positiva (i fotoni hanno massa nulla e non trasportano nessuna carica elettrica, per cui anche l’idea che possano viaggiare oltre la velocità della luce non viola la teoria della relatività).La teoria della relatività, quindi, non esclude il fatto che una particella con massa pari o inferiore a zero possa nascere a una velocità superiore a quella della luce.
    Se è vero che noi siamo fatti di energia cosmica, di luce trasformata, di vibrazione incarnata, siamo anche ciò che è la natura dei nostri pensieri.
    E non percepiamo la realtà soltanto attraverso i nostri apparati sensoriali, ma sintonizzandoci a livello vibratorio con tutto il creato. I nostri apparati sensoriali sono specializzati a captare determinate frequenze e trasformano in impulsi sensoriali le sole frequenze vibratorie che riescono a cogliere. Questo fa sì che ci si possa trovare in situazioni che la scienza ufficiale non riesce tutt’ora a spiegare etichettandole come fenomeni “PSI” che non trovano dimostrazione a livello empirico.
    Ora, queste frequenze vibratorie possono essere in sintonia con altre creando un accordo “per simpatia” e, convibrando con esse, creano una sorta di unione che può determinare un nuovo stato energetico. Per i pensieri avviene in modo analogo: nel momento in cui si è incentrati in uno stato negativo, si entrerà in risonanza con tutte le frequenze generate da situazioni negative o, viceversa, in stati di vibrazione positiva, si entrerà in sintonia con un campo vibrazionale positivo, poiché il nostro pensiero in movimento si propaga velocemente nell’intero campo vibrazionale andando a sintonizzarsi con onde della stessa polarità. Quando pensiamo intensamente a una persona, ci siamo posti a livello vibratorio sulla sua stessa frequenza mentale e che la nostra energia, in uno scambio armonioso, si sta accordando alle vibrazioni di pensiero di chi in quel momento stiamo pensando. Posso riportare una esperienza vissuta: mi trovavo in casa con una persona in due camere separate, quando l’ho vista attraversare la stanza dov’ero, recandosi verso il bagno. Con mia grande sorpresa, entrando nella stanza dove si trovava, era lì, seduta. Ho chiesto se non si fosse alzata per andare nel bagno. Mi ha risposto: ” l’ho solo pensato”.
    Mi piace ricordare una frase del libro ” Il gabbiano Jonathan Livingston” in cui Fletcher Lynd, discepolo di Jonathan, si rivolge ai suoi allievi dicendo: ” il vostro corpo, da una punta dell’ala a quell’altra, altro non è che un grumo di pensiero.”
    Un caro saluto

    holvi49
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    Materia e antimateria…
    Riporto, facendone una stringata sintesi, quelle che sono le argomentazioni di un fisico teorico e di una psichiatra circa l’argomento dell’antimateria, argomento di non certo facile approccio come giustamente sottolineava Tanaquilla9, cercando di fare, per quanto possibile, una riduzione alla portata di tutti compreso chi scrive.
    Il primo a postulare, a livello teorico, l’esistenza dell’antimateria fu, nel 1928, il fisico Paul Dirac, come possibile soluzione della sua equazione che descrive il comportamento quanto-relativistico delle particelle caratterizzate da spin (momento angolare) uguale a 1/2 (quindi una grandezza). Prima che si scoprisse tale equazione nessuno sospettava la possibile esistenza dell’antimateria. Nell’equazione di Dirac sono previsti stati caratterizzati da valori di energia negativa che imponevano la risoluzione di un problema, ovvero, del “mare di Dirac”. Bisognava ridefinire sia lo stato di vuoto fisico e il conseguente livello zero dell’energia delle particelle isolate, che la possibilità, per una particella con livello iniziale di energia positiva, potesse scivolare spontaneamente in uno stato di energia negativa cedendo la propria energia rendendo così instabile tutta la materia di cui siamo fatti e quella che ci circonda. Tuttavia la materia appare sostanzialmente stabile. Nella teoria di Dirac il vuoto non è considerato propriamente vuoto ma come una sorta di contenitore contenente un numero infinito di possibili stati quantici di energia negativa. La superficie del “mare di di Dirac” corrisponde, in tale rappresentazione, al livello zero dell’energia e se si suppone che tutti i possibili stati a energia negativa siano occupati, ad esempio, da elettroni, per il principio di Pauli nessun altro elettrone, dotato di energia negativa, potrebbe “scivolare” nel mare stesso andando così a occupare un livello energetico negativo. Ciò assicurerebbe, in tal modo, la stabilità della materia osservata nel mondo macroscopico. Però, nell’interpretazione di Dirac, tale mare non è statico,ma dinamico e se si fornisce sufficiente energia, ad esempio attraverso della radiazione elettromagnetica di sufficiente frequenza, si potrebbe far saltare un elettrone da uno stato di energia negativa a uno di energia positiva, generando, così, un “buco” nel mare di Dirac cioè una lacuna. Questa lacuna, ovvero la mancanza di una particella con carica negativa ed energia negativa, verrebbe interpretata, nella teoria, come la “materializzazione”, a partire dal vuoto fisico, di una particella avente carica positiva ed energia positiva, ovvero di ciò che è denominato positrone( elettrone positivo) che rappresenta così l’antielettrone. E’ proprio attraverso tale meccanismo che Dirac teorizza l’esistenza dell’antimateria, ossia, per ogni particella di materia, della corrispondente antiparticella, avente massa uguale alla prima, ma carica elettrica uguale e di segno opposto. Secondo questo schema il rapporto tra materia e antimateria è caratterizzato da una completa simmetria tra i membri di una coppia particella-antiparticella. Ma si osserva l’assoluta prevalenza, almeno limitatamente all’universo osservabile, della quantità di materia osservata rispetto all’antimateria, cioè una asimmetria che rappresenta uno dei più profondi e irrisolti enigmi della scienza moderna. Una probabile risposta potrebbero darla i neutrini, oggetto di importanti risultati sperimentali ottenuti recentemente.
    I tachioni sono particelle prive di massa che possono viaggiare a velocità superiore a quella della luce . Se si potesse superare la velocità della luce il tempo comincerebbe a scorrere al contrario.
    La fisica quantistica si può riassumere in tre principi secondo i quali:
    1- la realtà è fatta di quanti, unità elementari di energia, in un campo nel quale interagiscono costantemente;
    2- in questo campo, l’osservatore ha un ruolo attivo nel determinare il manifestarsi di una possibilità piuttosto che un’altra (collasso della funzione d’onda);
    3- l’interazione è regolata da leggi di non località come l’entanglement per il quale ciò che accade in un luogo può influire istantaneamente su ciò che accade in un altro.
    La biologia quantistica spiega prodigi come la fotosintesi, grazie al fenomeno per cui le particelle subatomiche coinvolte si trovano contemporaneamente in due parti distinte. Le reazioni enzimatiche, alla base del nostro essere in vita, devono la loro perfezione al tunneling, per il quale alcune particelle sembrano “svanire” da un punto per “materializzarsi” istantaneamente da un’altra parte. In questo scenario anche il paradigma medico sembrerebbe mutare notevolmente, poiché decade il principio classico di causa ed effetto nella salute e nella malattia. Le azioni passate, gli eventi accaduti non sono davvero la causa : è il giudizio che emettiamo su di essi la causa del loro effetto. I nostri ensieri funzionano per flussi tachionici, secondo una inversione del tempo, dal futuro al passato: la nostra mente è focalizzata sull’effetto e “deve” cercare una causa che troverà in eventi del passato, propriamente quelli che non ha accettato, che giudica e poiché sono osservati, collassano nel campo creando una realtà.
    Una delle caratteristiche più intriganti e affascinanti dell’antimateria è stata messa in evidenza da R. Feynman il quale, riprendendo l’originaria idea del fisico svizzero Stueckelberg, ha avanzato l’ipotesi secondo cui un’antiparticella potesse essere considerata effettivamente come la corrispondente particella che si sposta “all’indietro nel tempo”. Secondo questa ipotesi l’antimateria appare dunque essere caratterizzata da proprietà ancor più esotiche di quelle derivanti dalla teoria di Dirac, dal momento che, ad esempio, osservare il moto di un positrone equivarrebbe ad osservare un elettrone proveniente dal futuro.
    Che dire? Il Maestro Kremmerz ha affermato, nei suoi scritti, che “nelle operazioni della mente il tempo non esiste”. Come funziona la mente? Con quali stati quantici potrebbe reagire, o meglio, in quale modalità quantica potrebbe “volontariamente” operare? Mi viene di pensare alle premonizioni, o alle visioni del futuro, quelle manifestate da veggenti, almeno secondo quanto riportato da una certa letteratura, che lascerebbe ipotizzare una visione del mondo in una modalità totalmente diversa da ogni possibilità conosciuta.
    Giordano Bruno diceva:
    che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nel’illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi: Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi. Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia.
    Un caro saluto a tutti

    holvi49
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    Concordo pienamente con Tanaquila9. Non poteva essere meglio descritto il significato dei miti e delle figure che li caratterizzano. Il solo riconoscere la valenza reale di attribuzione umana delle vicende tramandate nei miti, porta ad una concezione più ampia e profonda dell’esistenza, poi con il concorso del cammino intrapreso nella Schola, è possibile che si riscontrino in sé stessi gli stati evidenziati ma attribuiti al regno della fantasia nel mondo profano. Grazie.
    Un caro saluto.

    holvi49
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    Purtroppo il mondo della cultura segue degli stereotipi che affondano le radici in secoli di visione e vissuto del mondo inteso al maschile. Eppure nessuna condizione di espressione vitale, in nessuna epoca , ha mai supportato questa visione. In ogni epoca, tutte le culture, in ogni angolo del mondo (anche se il mondo è tondo), hanno sempre celebrato una divinità intesa al femminile ad immagine della Natura che genera. Senza essere archeologi o studiosi di specifiche discipline, si può dire che tutti i reperti riferentisi a delle divinità, hanno sempre denotato una natura femminile ( difficile scambiare una figura con mammelle e ampi fianchi per una rappresentazione mascolina, solo per fare qualche esempio). Tra l’altro, e questo rattrista molto, gran parte degli studiosi è molto ostica, direi, ottusa, a non voler aprirsi ad una visione del mondo che sia unitaria nell’osservazione dei fenomeni che non possono essere disgiunti gli uni dagli altri come purtroppo avviene in un approccio di tipo cartesiano, e considerare che se tutta la generazione, in ogni sua espressione, ha matrice femminile, allora per estensione, dal momento che la legge manifestativa sembra essere Una, l’universo intero potrebbe essere inteso al femminile.
    Un caro saluto

    holvi49
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    A proposito di musica e piante…
    I ricercatori di Damanhur( gli sviluppatori del dispositivo U1 per la musica delle piante) hanno scoperto, nei loro 40 anni di studio: che dopo un certo tempo di esposizione ai loro stessi suoni, le piante sembrano divenire consapevoli che il suono origina da loro, ed iniziano a modularlo intenzionalmente.
    Diciamo che il dispositivo U1serve a misurare la variazione di resistenza elettrica e, nel caso delle piante, la resistenza elettrica è quella dei tessuti viventi delle stesse. Gli studi scientifici hanno potuto constatare che le piante hanno le loro capacità sensoriali. Alcune di queste possono essere paragonate ai cinque sensi dell’uomo, più altri quindici sensi, che sono esclusivi del mondo vegetale; per esempio, le piante “possono percepire la gravità ed i campi magnetici( che influenzano la loro crescita), e possono riconoscere numerosi gradienti chimici nell’aria o nel terreno”. L’idea che il modo di produrre musica delle piante cambi nel tempo quando vengono esposte, tramite il dispositivo U1, al suono che producono, può avere senso dal punto di vista scientifico. In effetti si sostiene che le piante abbiano un loro modo di percepire le vibrazioni sonore.
    Dagli studi condotti si rileva che c’è una stretta correlazione fra le onde sonore e la crescita delle piante. E’ stato dimostrato come onde sonore a specifiche frequenze ed intensità abbiano effetti significativi su una pluralità di attività biologiche, biochimiche e fisiologiche delle piante, inclusa l’espressione genica. “Sono stati registrati gli effetti positivi della musica sulla quantità e qualità del raccolto da piante di pomodori, orzo ed altri vegetali. Il contenuto di zuccheri solubili e proteine , e l’attività amilasica, sono aumentati significativamente nel crisantemo in risposta ad onde sonore con determinate intensità (100 db) e frequenze (1.000 Hz).
    Le radici delle piante sembrano essere sensibili a una gamma di frequenze più estesa rispetto alle parti non interrate.
    Se consideriamo l'”intelligenza” come l’abilità di risolvere problemi e di apprendere dall’esperienza, allora le piante sono certamente intelligenti.
    L’ambito di ricerca della Società di Neurobiologia Vegetale cerca di “comprendere come le piante percepiscono, ricordano e processano l’esperienza, coordinando risposte comportamentali attraverso reti di informazione integrate che comprendono forme di segnalazione molecolare, chimica ed elettrica”. La Neurobiologia Vegetale insegna che le piante hanno al loro interno un sistema di ordinamento di insiemi di comportamenti che è funzionalmente simile al sistema nervoso animale.
    Con gli esperimenti di Backster condotti a metà degli anni ’60 si osservarono per la prima volta le sorprendenti reazioni di vari tipi di piante all’esposizione a intenzioni e comportamenti minacciosi. Le piante “perdevano conoscenza”, ossia non davano più segno di quell’attività elettrica rilevata con specifici strumenti. Con quegli strumenti, Backster fu in grado di osservare il comportamento nelle piante, come rilevare le intenzioni delle persone nella stanza, rispondere ad intenti o comportamenti minacciosi, e persino reagire con un trauma quando veniva inflitta sofferenza ad un’altra forma di vita nelle vicinanze.
    E’ stata constatata la presenza nelle piante di neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina ed il glutammato, anche se la loro funzione non è ancora chiara. La presenza di lattosio e miosina, molecole che permettono il movimento delle cellule muscolari animali, stata riscontrata in una zona prossima alla punta delle radici che si ritiene essere il “cervello” delle piante.
    Non c’è quindi da stupirsi se le piante del viticoltore toscano abbiano prodotto un’uva migliore ascoltando la musica di Mozart: la musica è frequenze e intensità percepite, da quanto visto, dalle piante stesse che possono avere, perché no?, modulato le loro frequenze interagendo con le frequenze “mozartiane” esprimendo una diversa fisiologia .
    E sorge spontanea una considerazione, nel rispetto del modo di vivere vegetariano: come si può stabilire, nutrendosi, a chi si può “fare del male” e a chi no? (Tralasciando il discorso di una propensione ad una alimentazione prevalentemente vegetale e frugivora che potrebbe avere una sua precisa modalità di attuazione ).
    Un caro saluto

    holvi49
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    Un reperto archeologico può trovarsi rinchiuso o “nascosto” in condizioni che differiscono per stratificazione, profondità o inglobamenti di natura rocciosa tali che risulta molto difficoltosa la relativa denudazione. Si può togliere uno strato di roccia , ma se ne trova un altro di più consistente durezza e allora il lavoro di scalpellatura richiede uno sforzo maggiore e sempre più attenzione per non compromettere il risultato. L’Archeologo cerca, nelle stratificazioni o”sovrastrutture” formatesi nei millenni delle ere geologiche, il bandolo che lo aiuti a ricostruire un principio di evoluzione per comprendere sé stesso nell’ambito della Natura tutta.
    La maieutica, non solo, ma tutta la strutturazione della Schola e il suo metodo ermetico, offrono la possibilità di questa ricerca mirata alla rigenerazione dell’essere umano e la sua reintegrazione nella Natura universa.
    Ognuno è frutto del suo percorso evolutivo; quando si comincia a “scavare” non si sa quello che si può trovare. Certo, il fine è la ricerca del Principio, ma non sappiamo da che cosa è nascosto, quali concrezioni bisognerà eliminare ,(leggi quali sovrastrutture) possono aver determinato una manifestazione che addirittura può essere recepita “normale”. Allora bisogna essere onesti nel riconoscere che se si troverà qualcosa che non piace, non significa che non si aveva del “buono” dentro, ma solo che vi erano degli impedimenti, dei “nodi” che impedivano la manifestazione dell’essere in armonia con le leggi della Natura. Questo comporta di non farsi false illusioni sul proprio cammino, poiché questa è una via di crescita nel Bene, bene che non può essere collimante col nostro personale concetto di bene.
    Un caro saluto.

    holvi49
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    Un ringraziamento davvero sconfinato e mai commisurato, alle Superiori Gerarchie e alla Delegazione Generale, nonché al Circolo Interno, per il lavoro TITANICO svolto e presentato all’incontro di La Spezia. La sintesi e la fusione del messaggio trasmesso dai singoli Timbri delle 5 Accademie ottenuta mediante un percorso fluido e mai disarticolato, ha consentito ad ognuno di compiere quel cammino necessario dopo la lettura dei singoli quaderni. Sapevamo che tutti e cinque i Timbri sottendevano una idea che li accomunava, ma questa idea era come avvolta in una nebbia che non ne lasciava intravedere i contorni e la finalità ultima, e lascio ad ognuno la gioia di assaporare il ricordo di quanto ascoltato dal Delegato Generale. Non ho potuto partecipare al primo giorno di presentazione ma, dalla breve sintesi ascoltata, posso immaginare la portata di quanto esposto sulla attualità della comunicazione operata dalla Schola e suo intreccio con le modalità di espressione a livello planetario e cosmico. Un’ultima cosa, non certo un appunto ma solo una precisazione, sula Magia: non “scienza tra le scienze”, ma Scienza delle scienze . Ancora un sentito grazie ed un caro saluto a tutti.

    holvi49
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    Quando si risponde ai quesiti posti nella sezione “verifica” dei corsi, ci si ritrova un po’ come il pittore davanti alla tela bianca. Specie quando alcune domande richiedono una analisi di quella che abbiamo pensato potesse essere una visione corretta di intendere il nostro modo di vivere la Miriam, di diverse nostre convinzioni su quali, ad esempio, possano essere gli attributi di un’etica ed estetica miriamica; cosa rappresenti il numero o altre domande che, al di la di quanto si sia letto nel materiale informativo, ci fanno riflettere ed analizzare nostri atteggiamenti che sono il frutto di sovrastrutture di cui non ci rendiamo conto di avere talmente radicate da considerarle come la normale nostra modalità di espressione. E allora ci si rende conto che il rispondere ai quesiti non è fare il compitino ma è interagire con l’input generosamente offerto dalla Delegazione Generale che come sempre non si risparmia nel dispensare petali della mistica Rosa.
    Un carissimo saluto a tutti.

    holvi49
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    Magia dell’Agape in fraterna Armonia. Perle di riflessione nel messaggio augurale della Delegazione Generale e nei discorsi dei Presidi e del Sovrintendente: ancora una volta mirati al senso profondo di questo Rito che è comunione di macro e micro cosmo nell’Amore incondizionato ed eterno della Miriam. Così, in umiltà e silenzio interiore, si è accolto il cibo veicolante “…pura energia di mercurio vitale”…lievito mercuriale…e…oh, mamma mia!
    Un caldo(viste le temperature) saluto a tutti.

    holvi49
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    Condivido pienamente quanto detto da Ippogrifo e ribadisco che siamo anche “ospiti” in questa particolare assemblea, dove ognuno, nella sua dimensione, può partecipare della Magnifica Elargizione di questo evento. Auguro a tutti di vivere in piena consapevolezza questa Agape d’Amore.

    holvi49
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    Avevo già esternato la mia piacevole sorpresa nello scoprire la nuova veste del nostro sito: ora mi associo a tutti quelli che hanno esternato la loro gioia e il ringraziamento alla Direzione che sempre, con lungimiranza e magnanimità, elargisce doni di inestimabile contenuto per tutti coloro che hanno “sete di verità eterne”. Possano, tutti i fruitori del sito, nutrirsi a questa Fonte per il conseguimento, o quanto meno, la partecipazione a questa Opera di Bene voluta dal Maestro Kremmerz e continuata con Amore e abnegazione dal Delegato Generale pro Salute populi.

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