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  • holvi49
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    Sì, nell’aria sono contenute numerosissime molecole d’acqua, e tra l’altro sono quelle originatesi dalla evaporazione, processo per cui l’acqua si “purifica” nel vero senso della parola, acquisendo proprietà affatto particolari. Queste molecole assorbono l’energia elettromagnetica, sia sotto forma di luce visibile, ultravioletta e raggi infrarossi, quest’ultima probabilmente la più potente per modificare la struttura dell’acqua portandola alla “quarta fase”, secondo le ultime ricerche. Questa fase non è più a formula H2O ma H3O2, con caratteristiche molto peculiari in quanto sarebbe quella preposta alla memoria dell’acqua, ed è anche quella che è presente nelle cellule del corpo e di tutti i tessuti. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un mezzo di trasmissione che è presente ovunque e dall’inizio dei tempi è la base della vita stessa. Il gatto, quindi, attinge ad una rete informativa naturale, che registra ogni accadimento, sia esso di origine fonica, gestuale, mentale e quant’altro.
    Un caro saluto

    holvi49
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    Non ho la competenza per parlare di “principio vitale” né di “trasmissione da vita a vita” come giustamente ha sottolineato Cerere6012. Quindi provo solo a descrivere per analogia quello che potrebbe essere un certo “meccanismo” mi si passi il termine, con cui l’aiuto terapeutico si possa manifestare nell’organismo che ne necessita. Catulla parlava del fuoco, e credo che l’immagine ben si presti allo scopo. Premesso che non penso si possa trasferire qualcosa, dal momento che questo qualcosa è già insito in ognuno: infatti nel modulo è specificato che il nostro aiuto mira ” a risvegliare, nel principio vitale insito in tutti gli organismi viventi,…”; per cui si deve per forza di cose ammettere che noi non trasferiamo niente di nostro, almeno questo è quanto al momento ho realizzato. Allora vediamo che cosa è il fuoco o fiamma, senza entrare nella chimico-fisica del fenomeno, ma osservando come esso venga trasferito da corpo a corpo. La fiamma non viene “appiccicata”, non ho detto appiccata, proprio per rendere l’idea di una aggiunta che presuppone una sottrazione da un elemento urente, ad un altro che prima ne fosse mancante. La fiamma attiva nel corpo con cui viene a contatto uno stato che è “affine” alla fiamma stessa ma è latente, allo stato potenziale e che può essere portato a liberare la sua qualità di fuoco per poco che venga “attivato” da una condizione di livello energetico appropriato. Quindi non è mancante la possibilità di esprimere fuoco in una sostanza, ma è solo mancante quella energia che può farle fare il salto di qualità. Allora, è possibile che l’aiuto terapeutico segua questa stessa modalità di espressione? E’ possibile che chi opera per la Terapeutica possa, coll’impiego degli strumenti a disposizione e ponendosi in uno stato di equilibrio (quindi senza passioni) e in “tensione fermentativa” far sì che il “principio vitale” ( di cui non conosco l’identità) sia attivato con un'”infiammazione” e quindi possa rimettersi energeticamente a posto?
    Un caro saluto

    holvi49
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    Mi permetto di riportare una sintesi del pensiero di un egittologo, John Anthony West, circa il modo di intendere l’arte. In molti non saranno d’accordo, però è interessante questa visione oltre il convenzionale. -Lo scopo di ogni esistenza umana consiste nel tornare all’origine: questo è il messaggio veicolato da tutte le tradizioni iniziatiche, inclusa quella egizia. Siamo al mondo per impegnarci a recuperare uno stato di coscienza superiore che ci appartiene per diritto di nascita. Qualunque cosa che contribuisce a farci attingere a questo stato di coscienza è buona e vantaggiosa. Questo era il senso dato all’arte dagli egizi. Nel nostro mondo la parola “arte” significa cose diverse per diverse persone: c’è chi la ritiene un’espressione del tutto individuale, chi la descrizione dei rapporti sociali, chi una disciplina autonoma ( la cosiddetta “arte per l’arte”), chi un mezzo per influenzare le masse o uno strumento per offrire piacere estetico. In breve, per noi l’arte è molto raramente ciò che dovrebbe essere e quello che è sempre stata in tutte le grandi civiltà: : un mezzo per incentivare la conoscenza, per condurre gli uomini a un’esperienza della realtà superiore a quella a cui potevano attingere individualmente. L’arte non serve a divertire, ma a illuminare. Dal periodo del Rinascimento, che fu una “rinascita” come l’Illuminismo fu un’ “illuminazione”, non vi è mai stata vera arte nel senso tradizionale. Solo pochi individui di genio, in seguito a enormi sforzi personali, sono riusciti a infrangere la barriera e a raggiungere la trascendenza. Le loro opere eguagliano in intensità, ma non in grandezza, il Taj Mahal, la Cattedrale di Chartres e i monumenti di Luxor. Tuttavia, mentre i più semplici contadini e artigiani percepiscono l’impatto provocato da quelle antiche strutture, le più grandi opere dell’arte occidentale moderna sono incomprensibili per le grandi masse ( e, a giudicare dalle spiegazioni degli ” autorevoli critici d’arte”, sono inaccessibili anche agli specialisti). Non tutti sono in grado di capire un romanzo di Dostoevskij. E’ possibile ascoltare attentamente uno degli ultimi quartetti di Beethoven per ore e ore senza mai percepire altro che vigorosi stridii finchè un giorno “scatta” qualcosa e ci si accorge di essere nel bel mezzo di una tensione drammatica in cui si contrappongono inesorabili forze cosmiche. Il resto dell’arte occidentale non tocca mai tali vertici, del resto non pretende neanche di farlo. Nei casi migliori, si tratta di un’onesta riproduzione di acute osservazioni, proprio la glorificazione di quegli aspetti di vita quotidiana che, secondo tutti gli insegnamenti iniziatici, vale la pena osservare solo per riconoscere che sono ostacoli da superare. Nei casi peggiori, che sono preponderanti, l’arte occidentale non è altro che esaltazione dell’ego o nevrosi individuale, o entrambe le cose. –
    Ecco, secondo quanto esposto sopra, l’arte dovrebbe mirare alla crescita dell’individuo, alle sua evoluzione; dovrebbe tendere a innescare in lui dei processi che lo portino a superare i propri limiti e dovrebbe parlare il linguaggio dell’eternità. Posso ritenere, allora, che tutta l’Opera del Kremmerz , e le realizzazioni fin’ora attuate dalla Delegazione Generale, rispondono a queste premesse? Si può riconoscere l’Arte in tutto ciò?
    Un caro saluto

    holvi49
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    Stasera su Voyager trasmettevano un servizio sulla memoria. In particolare lo studio condotto sulla capacità di uno studente inglese che ricordava tutto del suo passato con riferimenti al giorno della settimana, sulle condizioni del tempo ad esso associate e ad eventi in esso accaduti. Un premio nobel per la neurobiologia cercava di illustrare lo stato dell’arte attuale sulla comprensione dei meccanismi della memoria e le aree del cervello probabilmente preposte alla ritenzione delle informazioni . Una studiosa italiana, invece, sottoponendo il giovane ad una tac, evidenziava che durante la fase di ricordo, nel cervello venivano attivate aree preposte alla visione. Una donna, con una capacità analoga e forse ancor più completa, ricordava la sua vita e gli avvenimenti connessi vivendone l’esperienza come un incubo. Mi sono venuti in mente gli studi che stanno portando avanti gli scienziati di frontiera secondo cui la memoria non è un fenomeno correlato a strutture definite dell’encefalo quindi localizzabili in particolari aree, ma è un fenomeno non locale, inerente la fisica quantistica, per cui la memoria è diffusa in quello che viene chiamato vuoto quantistico o campo di punto zero, cui l’essere umano è intimamente connesso secondo gli ultimi dettami dei moderni ricercatori. E’ probabile che i due soggetti del servizio, a loro insaputa, come del resto dichiarato, per una particolare condizione strutturale, si “colleghino” a questa zona vivendo come in una visione gli avvenimenti che hanno caratterizzato i loro istanti passati.
    Ricordo che anni fa, ebbi a parlare con una persona che aveva vissuto una esperienza particolare di cui, però, aveva un ricordo che per lui era qualcosa che andava oltre la considerazione traumatica dell’evento. Da ragazzino era precipitato da un terzo piano giungendo al suolo miracolosamente illeso. Mi raccontò che durante la caduta aveva vissuto la sua pur breve vita “al contrario”, con gli avvenimenti che si susseguivano, ma non velocemente : “io andavo dal calzolaio e impiegavo il tempo necessario a percorrere la strada”. Tutto questo in si e no un paio di secondi. Un argomento analogo lo si trova nel film “Contact”. Credo sia importante, a questo proposito, rileggere gli scritti del Maestro Kremmerz alla “Parola al Maestro”- La memoria e il campo astrale-, che così comincia:” L’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione dei psichisti. Questo campo che è in noi e fuor di noi è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici. E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere,…
    Un caro saluto

    holvi49
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    Condivido quanto scritto da Tanaquilla9. Prescindendo dal fatto che sembra ormai diventata di acquisizione generale l’idea che la “spiritualità” abbia matrici orientali senza che di questo termine si cerchi di indagarne il significato, è evidente che si trovi molto più facile lasciarsi cullare da fantasticherie che prospettano il raggiungimento di stati inusuali e superumani dove è di casa la “fusione col tutto” o l’affrancamento dalle umane passioni, che percorrere una via dove è richiesto un impegno costante e lavorìo scevro da illusioni, dove non sono difficili i passi falsi che fanno ricominciare daccapo; dove ogni sperimentazione deve avere la sua oggettivazione perché non sia il frutto di una mera congettura.
    Ho sentito molte persone esprimersi in termini di “illuminazione”, ” stato di grazia” o “unione col Sé divino”. Ma queste , come detto da Tanaquilla, sono belle parole di cui non so se sia ben chiaro il significato. L’unica illuminazione che conosco, sono le luci di casa mia, quando sono accese, naturalmente.
    Un caro saluto.

    holvi49
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    La lettura del post dell’accademia Sebezia mi ha fatto venire in mente alcune considerazioni in riferimento all’argomento dei rimedi terapeutici relativi all’acqua. E’ detto, infatti, ” L’acqua, scorrendo lungo la superficie della statua, solitamente coperta di formule magiche per accrescerne ancor più l’efficacia, ne acquisiva magicamente il potere curativo, divenendone veicolo…”
    E’ da ritenere che molti secoli fa, la Sapienza Sacerdotale fosse a conoscenza di una Scienza della Natura che oggi a malapena se ne comincia l’indagine, con enorme coraggio e molta circospezione.
    Da molti anni vengono condotte ricerche sulle proprietà dell’acqua e si riconosce che” la struttura dell’acqua è molto più importante della composizione chimica. La struttura dell’acqua è nel come sono organizzate le sue molecole. Vediamo come le molecole dell’acqua si riuniscono in gruppi, questi gruppi si chiamano cluster, gli scienziati hanno compreso che i cluster sono una forma di cellula di memoria nelle quali l’acqua scrive come su un mangianastri, tutto ciò che vede ascolta e percepisce”. E ancora: “le immagini mostrano, come l’acqua sia come un nastro magnetico liquido in grado di registrare in modo molto sensibile le informazioni energetiche che riceve dall’ambiente”. Diversi ricercatori (Korotkov , Voejkov, Emoto) hanno condotto esperimenti dove viene evidenziata la particolarità dell’acqua di modificare la propria struttura cristallina quando è sottoposta a messaggi verbali, musicali ma anche a messaggi grafici. La parola è vibrazione, quindi frequenza, che può interagire con la frequenza vibratoria dell’acqua modificandone quindi la forma. La parola scritta :”è un simbolo visibile dei pensieri e dei sentimenti ed è perciò carica di vibrazione e informazione”. Allora è ragionevole pensare che l’acqua, scorrendo sulle “statue magiche” si caricasse della virtù insita nelle formule grafiche e parole scolpite su di esse impregnandosene e trasmettendone la virtù curativa ?
    Quale potere può avere una preghiera (anch’essa studiata nei suoi effetti dai ricercatori) sull’organismo; e su quale mezzo può agire, considerando che siamo composti dal 90% in peso, da acqua? Penso che un mare di considerazioni può sorgere in proposito.
    Un caro abbraccio a tutti

    holvi49
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    Una rana conosce il mondo dell’acqua e conosce quello dell’aria, dove anche vive e ne fa l’esperienza. Un pesce conosce solo il mondo dell’acqua, di cui è parte e la esperisce. Quando la rana incontra il pesce e gli parla del mondo dell’aria, che essa vive e di cui porta testimonianza, il pesce, che per sua struttura non riesce neanche a concepire l’esistenza di una realtà altra, risponde che quelle della rana sono supposizioni, come del resto possono essere le sue, e quindi restano tali; come se la realtà, da res, cioè cosa concreta, reale, possa essere opinabile . Ancora un Augurio a un fraterno abbraccio a tutti .

    holvi49
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    Grazie a Ippogrifo11 per il riferimento alla concretezza e all’essenzialita’. Formulo anch’io auguri a tutti i partecipanti per per una crescita nel Bene.

    holvi49
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    in risposta a: Il Silenzio #11735

    Potrebbe anche essere riferito al silenzio, questo post, se per silenzio si può intendere un acquietarsi, un assopirsi, o, nella migliore delle ipotesi, una eliminazione di quelle ripetitività dei pensieri, quella ciclicità che si manifesta a nostra insaputa e, spesso, senza nessun concorso di volontà: automatica, quindi. Credo che tutti avranno fatto esperienza di come, ripetendo alcuni gesti, si ripresenti lo stesso pensiero, sempre uguale, nel momento in cui si ripete, appunto, il gesto che lo richiama. E, viceversa, pensieri ricorrenti, portano a compiere gesti o azioni ripetitive. Un circolo vizioso, stagnante, che non porta da nessuna parte, come un trenino che percorre sempre lo stesso circuito finchè non ci si decida ad aprire il binario e…finalmente, disastro!
    I circuiti neuronali si cristallizzano con le stesse, immutabili stazioni sinaptiche. Non v’è cambiamento, nessuna crescita, nessuna apertura al nuovo. La radio riceve sempre le stesse frequenze e la “musica” non cambia.
    Si può ovviare a tutto ciò? Credo di si; Si può cominciare a sostituire le parti della radio con elementi diversi, più consoni a ricevere segnali più “raffinati”, quindi con frequenze molto più alte, direi più “pulite”. Potremo parlare di eliminare scorie? Primo ma reiterato lavoro. Modificare comportamenti? Senz’altro, se come detto prima, gesti nuovi non richiameranno pensieri ammuffiti. Apertura del binario? Si, rottura del circolo vizioso e immersione nel nuovo. Ma c’è ancora dell’altro, come ci viene insegnato da chi nel cammino ne ha già sperimentato la modalità: la Tensione. Con tutto ciò che ad Essa è associato. Allora è possibile l’inversione di rotta, con serenità e consapevolezza del nostro essere in itinere, come mi è stato detto con amorevolezza.
    Un caro abbraccio

    holvi49
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    in risposta a: Il Silenzio #11685

    Silenzio. Se mi trovo in una stanza e da fuori provengono rumori di ogni genere, posso chiudere tutte le finestre e così garantirmi un po’ di pace( e questo mi consta per esperienza diretta). Ma se i rumori sono nella mia camera? Ancora, posso eliminare tutto ciò che è sorgente di molestie, semprechè mi è data facoltà di intervenire. Ma non basta. C’è un altro tipo di disturbo, più subdolo e persistente, perché proviene dall’interno: è la ridda di pensieri che ci attraversano nostro malgrado; è un flusso continuo di ricordi, considerazioni , giudizi, pregiudizi, motivi e parole sentite. e’ il nostro cinema interiore, una radiotrasmittente che potrebbe essere lei quella designata per essere spenta, come raccomandato dal Maestro Harael. Ma come fare? Ho io un dispositivo “on” “off” da far scattare alla bisogna? Forse no; però mi viene in aiuto la Schola con le sue pratiche. La recitazione di un salmo o di una rituaria impegna la mente focalizzando l’attenzione su qualcosa di diverso, che ha una sua essenza prestabilita e finalizzata; è come un flusso d’acqua che spazza via scorie sul suo cammino creando un canale “preferenziale”, oserei dire , dove finalmente non v’è più posto per le trasmissioni “locali” pregne di quotidiana insulsaggine. Può essere questo un sistema?
    E’ un po’ che non sento Cozza.
    Abbracci fraterni a tutti

    holvi49
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    Ho letto un articolo apparso su “la Repubblica ” del 13 ottobre 2017 dal titolo : il virtuoso delle piante, che riporta una intervista ad un musicista siciliano che ha applicato un dispositivo alle piante per poter tradurre in musica il segnale elettrico emesso dalle stesse. Il risultato è davvero interessante, a riprova del fatto che ogni essere si esprime con un linguaggio suo proprio, di cui noi umani ancora non riusciamo a concepirne l’esistenza. Riporto, per chi fosse interessato, il link ( sperando sia valido), oppure cercando su google : Il virtuoso delle piante – la Repubblica.it

    holvi49
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    Come la materia informe che gira vorticosa sull’asse del tornio per il vaso. L’asse è immutabile, e la materia che vi sta intorno non potrà essere modellata se prima non viene messa “in asse”; se essa,cioè, non è in armonia con la DIRETTIVA PORTANTE. Solo allora comincerà a prendere la forma che risponderà alla idea ben diretta dalle mani dell’operatore. Quanto ho scritto è scaturito dalle parole di Ippogrifo che mi ha riportato ad una lettura che feci anni addietro e che adesso credo di aver chiarito a me stesso, intravedendone il senso reale riportato al nostro cammino nell’ambito della Schola.

    holvi49
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    Colgo l’occasione per formulare il mio augurio di luce a tutti i fratelli delle accademie miriamiche. Che ognuno possa sentire sempre più la tensione per porsi al servizio di quest’opera magnifica per la quale andare orgogliosi.

    holvi49
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    Mi viene in mente il film ” Ricomincio da tre” di Massimo Troisi, dove Gaetano , parlando dei miracoli con il parroco, da proposito della ricrescita dell’avambraccio mancante al padre, diceva:” Gesù ridava la vista ai ciechi, ma quelli gli occhi li tenevano! Faceva camminare gli storpi, ma le gambe le avevano!” Quindi, come poteva un arto inesistente riapparire dal nulla? Per cui il presunto miracolo prospettato dal parroco non poteva essere sostenuto. Non veniva messa in discussione, da Gaetano, la possibilità, sebbene sconosciuta fosse la spiegazione, che qualcosa potesse avvenire nella materia, probabilmente per effetto di conoscenze di leggi di natura non ancora comprese, e qui mi riallaccio a Decla. Però non so fino a che punto queste leggi non possano permettere ulteriori possibilità tanto da far esclamare al parroco:”E quello perciò si chiama miracolo!”
    Così, per sorridere un po’.
    Cari saluti

    holvi49
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    Ho riletto quanto riportato nei link segnalati da Diogenonn che ringrazio. E’ vero, l’immacolata concezione è il punto di partenza, senza il quale, secondo quanto scrive il Maestro Kremmerz, non è possibile alcun cammino verso la nascita del Sole. Ma è anche il punto di arrivo, coronamento di tutto il lavoro, durissimo, in verità, da compiere su noi stessi. E non è retorica. L’abbandono, per “sublimazione”, di ciò che ha caratterizzato e caratterizza tutto ciò cui abbiamo sempre dato privilegio considerandolo la nostra personalità, è un lavoro davvero immane e richiede indiscutibilmente l’aiuto amorevole delle Gerarchie. Quindi l’augurio per questi momenti astronomici, concordanti con i nostri momenti in analogia, credo sia la cosa più bella ed una partecipazione d’amore che mi sento di condividere con tutti.
    Un fraterno abbraccio

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