Taggato: ippogrifo11
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Nel corso dell’ultima riunione dell’Accademia Sebezia è emerso un concetto che mi ha molto colpito:
Il farmaco come veicolo della volontà di guarigione.
Credo che le implicazioni di questa idea siano molte, tutte ugualmente potenti, e relative ad una sempre più stretta vicinanza tra gli insegnamenti di medicina ermetica e quelli della odierna scienza.
Riassumo sinteticamente le idee che il concetto mi richiama:
1) Il farmaco viene “sacralizzato”, nel senso che da mero composto chimico diviene un ricettacolo di forze più ampie;
2) La Volontà viene “attualizzata” e potenziata;
In questo contatto risiede una celebrazione dell’ingegno umano, capace di creare strumenti sempre più potenti e di avvalersene. Questi strumenti, uniti ad un principio vitalizzante che noi possiamo attivare appunto a VOLONTA’ possono creare una guarigione integrale, non solo dei sintomi o dei malanni, ma dell’organismo completo inteso non solo sul piano fisico.P.S. Chiedo scusa se la terminologia adoperata non rispecchia completamente gli standard della nostra Scuola, ma ci sto lavorando …. 😉
P.P.S. Io mi ritengo una persona semplice e vorrei condividere con voi una immagine che mi è venuta in mente pensando a questo concetto… “Se fossi un asino, una bestia da soma insomma, preferirei portare un re e non un carico qualunque…”Mi limito ad una osservazione al tuo interessante PPS con un altro esempio:
se fossi un semplice portatore d’acqua per la costruzione di un edificio vorrei farlo al servizio dell’architetto che progettò la piramide di Cheope e vedermela crescere tutti i giorni; si sa, chi va al mulino s’infarina ed è certo meglio infarinarsi a contatto di un Artista con la A maiuscola o un Re se per Re intendi un’essere realizzato nella sua integrazione. Perché no piacerebbe a tutti.
Nel nostro caso questo si verifica, l’abbiamo più volte sottolineato, poiché in questo momento storico l’arte, come dice il Maestro Kremmerz, la si può imparare due volte “rubandola” ad un Maestro spadaro. Sì, poiché abbiamo attualmente la fortuna di avere il Delegato Generale della Schola, manifesto (del grande vantaggio del Suo essere Donna ci ha ben ricordato Ippogrifo in un post) nei continui atti e fatti operati in favore della crescita di tutti i numeri della Catena. Una fortuna di cui a volte non ci rendiamo conto appieno…
C’è anche da sottolineare però, nella legge del do ut des, che per noi così fortunati sia doveroso restituire tanta “grazia”, impersonalmente tramiti di Luce e Salute, a chiunque ne abbia per legge di giustizia diritto al di la di qualsivoglia considerazione strettamente personale.
Un caro salutoIl post di Nikola richiede un cenno sulla questione del principio vitale nella terapeutica ermetica. Giustissimo, il farmaco, secondo quanto affermato nel post, diventa luogo in cui vengono concentrate forze finalizzate all’azione terapeutica, con un potenziale enorme, ossia la virtù di compensazione delle energie vitali carenti nell’organismo della persona sofferente. Credo, che in ossequio ad una legge di mutuo scambio, il terapeuta, in particolare se in stato di empatia e disposizione amorevole nei confronti dell’altra persona, compia un piccolo o grande “miracolo” che dir si voglia, donando parte del proprio principio vitale, coagulandolo, appiccicandolo, non importa il termine, nel rimedio in questione, di qualunque natura esso sia, trasmutandolo in un veicolo compensatore. Con tale modalità di azione, penso quindi stimolando nel profondo il principio di auto guarigione che in quel momento il malato non riesce ad utilizzare appieno, in quanto, come precisato dal Maestro Kremmerz e pubblicato nel Sito sotto la Voce:”La Parola al Taumaturgo”, “Il Principio Vitale e la Terapeutica Ermetica”, è proprio la deficienza di tale principio vitale a determinare un qualunque stato morboso.
Un caro saluto ed una buona serata a tutti.Che mistero questo principio vitale! Afferrare la fiamma della vita…impadronirsene…dirigerla… Questo resta nei sogni della ricerca scientifica e…dei miliardari moderni! Ma credo, molto più semplicemente, che il meccanismo si riferisca a dei costituenti che tutti conoscono. Uno slancio nel petto, quel trasporto per qualcuno che si ama, e la condizione attizza un fuoco che proviene dalla nostra carne vivente. Insomma, l’amore ha lo stesso effetto della benzina sul fuoco, lo fa divampare. Così, più che dare il principio vitale all’infermo che ne manca, credo che la terapeutica ermetica contagi il principio vitale dell’infermo e lo induca a divampare, similmente a come si trasmette la fiamma e senza impoverire nessuno. Insomma, non si tratterebbe di donazione ma di risonanza. E aggiungo che questo stato, molto simile a quello degli innamorati per cui si ferma il tempo e si dilata lo spazio, darebbe l’accesso a un campo energetico diverso, e per tale ragione il terapeuta ermetico funzionerebbe quale ricetrasmittente di energia… Da cui l’equivoco dell’apparente cessione. Va detto però che senza un percorso che educhi a tale condizione e senza un Maestro che la incarna, non credo sia possibile raggiungerla, salvo il caso fortunato, quanto fortuito, di un accesso inconsapevole allo stato etereo, ciò che comunque non ne potrebbe garantire il controllo, la direzione o la ripetizione.
- Questa risposta è stata modificata 6 anni, 11 mesi fa da catulla2008.
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Anche per l’antico Egitto il farmaco era veicolo di una volontà guaritiva. Lo dimostra il papiro di Ebers che risale al 1550 a.C., pur sembrando essere la copia di un documento più antico. Comincia con incantesimi da recitarsi prima del trattamento per accrescere la virtù dei rimedi e aumentare l’efficacia del farmaco. Questa la traduzione di un incantesimo:
“Da dire bevendo un rimedio: Vieni rimedio! Vieni a scacciare le cose (cattive) dal mio stomaco e dalle mie membra! La formula magica è potente sul rimedio. Ripetila! (…) Realmente eccellente, (provato) numerose volte”.
Il papiro è un vero trattato medico, illustrando trattamenti per varie malattie e contenendo informazioni di natura anatomica, fisiologica e patologica (malattie interne, degli occhi, della pelle, delle estremità, della testa, delle donne).in riferimento al post di Garrulo1 riguardo all’ipotesi che al farmaco valorizzato venga trasferito parte del principio vitale del tramite che in quel caso
opera per l’ammalato, sinceramente non mi trova molto d’accordo; considerando che l’Energia sanatrice proviene dal Centro ma soprattutto perchè non sarebbe
sempre e comunque come una trasfusione di un essere ad un altro essere, anche se più sano, come l’imposizione delle mani o una trasfusione di sangue? non perchè le 2 cose siano negative ma perchè si tratta di un altra cosa.L’idea che mi sono fatto del meccanismo della Terapeutica Ermetica è più quella della trasmissione di energia ,dove il Numero della Catena funge unicamente da ponte , tra il Centro emanatore e il richiedente. Ed in questa funzione , più si riesce a tenere a bada il proprio ego e le proprie aspettative,più si favorirà il libero fluire di questa Energia sanatrice.
Seguo il concetto di Gelsomino. Forse Alchemilla voleva riferirsi al tramite, allo stato di tramite ortodosso, che nella terapeutica ermetica è figurativamente come un tubo che tanto più è disostruito tanto più consente il libero scorrere dell’acqua, cioè dell’energia vitale che proviene dal Centro, dalla Sorgente Unica. In tal senso, si può capire come quel principio vitale di cui parla Garrulo debba prima di tutto riequilibrarsi, purificarsi per divenire elemento efficace. In tal senso, appunto perché si parla di principio vitale e quindi integrale, il perfezionamento del farmaco avviene attraverso gli strumenti che la Schola fornisce per ogni bisogno, per ogni male. Non so se il terapeuta appiccica o da qualcosa di se. Bisogna aver realizzato quello stato di essere, credo, per sapere cosa significhi esserlo. Comunque è certo che ognuno secondo il patto pro salute populi deve essere disponibile ogni volta che qualcuno chiede perché è il Nume che glielo manda e gli dà la possibilità di curarlo o sanarlo, in ciò basta anche una parola o se non si può far altro basta anche un pensiero. Bisogna anche tener presente che l’ammalato che ti chiede aiuto anche solo raccontandoti il suo malessere, giunge non solo a te, ma a tutta la Catena che si attiva attraverso di te che ne sei il tramite. O no?
- Questa risposta è stata modificata 6 anni, 11 mesi fa da mandragola11.
Credo che sia il caso di fare una distinzione fra la terapeutica ermetica praticata dai circoli esterni di Miriam attraverso gli strumenti trasferiti al neofita già all’atto della sua iscrizione alla Schola e la Taumaturgia propria dei Maestri Terapeuti… non vi pare? Nell’antico Egitto poi, erano i Sacerdoti all’interno del Tempio, spesso dedicato a specifiche Divinità, a valorizzare i medicamenti guaritivi per gli ammalati o a trasferire agli stessi formule e orazioni propedeutiche alla loro guarigione, così come anche il papiro di Ebers testimonia.
Credo inoltre che prima di parlare di trasmissione di “principio vitale” (o di “trasmissione di vita a vita” come scrive il Kremmerz),bisognerebbe capire cosa è questo Principio e come entrare in contatto col proprio… diversamente si sta disquisendo di aria fritta!Ringrazio Cerere6012 per le importanti precisazioni. E a proposito del papiro di Ebers, grazie anche per le interessanti informazioni che ci arrivano dai lavori dell’Accademia Sebezia sulla terapeutica nell’antico Egitto. Mentre leggevo l’incantesimo riportato mi dicevo che é meraviglioso che ci sia data la possibilità, grazie all’Opera della delegazione, di sperimentarla oggi questa Tradizione Millenaria per il Bene e la Salute.
Non ho la competenza per parlare di “principio vitale” né di “trasmissione da vita a vita” come giustamente ha sottolineato Cerere6012. Quindi provo solo a descrivere per analogia quello che potrebbe essere un certo “meccanismo” mi si passi il termine, con cui l’aiuto terapeutico si possa manifestare nell’organismo che ne necessita. Catulla parlava del fuoco, e credo che l’immagine ben si presti allo scopo. Premesso che non penso si possa trasferire qualcosa, dal momento che questo qualcosa è già insito in ognuno: infatti nel modulo è specificato che il nostro aiuto mira ” a risvegliare, nel principio vitale insito in tutti gli organismi viventi,…”; per cui si deve per forza di cose ammettere che noi non trasferiamo niente di nostro, almeno questo è quanto al momento ho realizzato. Allora vediamo che cosa è il fuoco o fiamma, senza entrare nella chimico-fisica del fenomeno, ma osservando come esso venga trasferito da corpo a corpo. La fiamma non viene “appiccicata”, non ho detto appiccata, proprio per rendere l’idea di una aggiunta che presuppone una sottrazione da un elemento urente, ad un altro che prima ne fosse mancante. La fiamma attiva nel corpo con cui viene a contatto uno stato che è “affine” alla fiamma stessa ma è latente, allo stato potenziale e che può essere portato a liberare la sua qualità di fuoco per poco che venga “attivato” da una condizione di livello energetico appropriato. Quindi non è mancante la possibilità di esprimere fuoco in una sostanza, ma è solo mancante quella energia che può farle fare il salto di qualità. Allora, è possibile che l’aiuto terapeutico segua questa stessa modalità di espressione? E’ possibile che chi opera per la Terapeutica possa, coll’impiego degli strumenti a disposizione e ponendosi in uno stato di equilibrio (quindi senza passioni) e in “tensione fermentativa” far sì che il “principio vitale” ( di cui non conosco l’identità) sia attivato con un'”infiammazione” e quindi possa rimettersi energeticamente a posto?
Un caro salutoAlla domanda di Holvi sul fatto che, il “principio vitale” sia attivabile mediante un’infiammazione e quindi possa rimettersi energeticamente a posto, partendo dal presupposto che un principio urente sia trasferibile da corpo a corpo, come in pratica fa il fuoco o la fiamma, mi diventa difficile tentare una risposta. Nella Parola al Taumaturgo, in materia di Principio Vitale, il Maestro Kremmerz ci ricorda che, le Scienze investigative sulla Biologia umana, giungono fin dove un elemento misterioso lo permette, ma si fermano dove tale elemento, a sua volta si arresta. Quindi, ignorando la legge di funzione del principio vitale, si giunge alla necessità di creare un dio, al quale affidare, al cospetto di leggi sconosciute, il destino di tale questione. Osserviamo semplicemente, scrive il Maestro che: “ Il principio vita si manifesta sinteticamente nella sintesi di ciò che ci circonda, uomini, piante, animali, minerali e presiede a tutte le combinazioni (e forse qui è presente l’elemento comburente) e a tutti i fenomeni chimici e fisici”. Proseguendo, così puntualizza “Noi dobbiamo dare agli infermi una forza interiore nostra…noi possiamo dare alla vita indebolita, sofferente di un uomo, un principio vitale che tutti quanti noi, come in genere tutti gli uomini, possediamo e che sotto determinate leggi possiamo trasmettere o aggiungere alla forza vitale dell’individuo che ne manca. Come una trasfusione del sangue, la nostra è una trasfusione di fluido della vita animale e psichica……”. Chiaro, ognuno di noi è un tramite, come ci precisa Alchemilla con riferimento ad uno stato di tramite ortodosso, che nella terapeutica ermetica può effettivamente assumere l’immagine di un tubo che fa fluire tanta più energia vitale proveniente dal Centro Erogatore o Sorgente per quanto più è libero da incrostazioni (sovrastrutture), che per loro natura, tendono in qualche modo a comprimere, ma non impedire il passaggio di tale energia vitale, agente direttamente sul principio vitale di chi ha richiesto l’aiuto terapeutico, e perché no, anche su tutto l’equilibrio psico-fisico, quindi salutare sotto tutti i punti di vista, di colui/colei che in quel preciso frangente funge da tramite.
Ancora una buona domenicaRileggendo alcuni passi contenuti nella Porta Ermetica, voglio aggiungere un elemento di riflessione all’ultimo post del 28 gennaio sul principio vitale. Alla fine del Capo VI, compare la frase seguente: “ La mente umana deve disporre del corpo fisico e non lasciarsi soggiogare da esso, senza riparo e per fatalità, e il primo potere che sviluppa la mentalità è quello di comandare, alle forze che prevaricano, di arrestarsi”. E ancora poche righe dopo: “Invece, per l’uomo che vuol evolvere dallo stato animale allo stato integrale, il potere inibitorio della mente sui sensi deve essere reale non apparente”. La domanda che sorge spontanea, è se mente umana e principio vitale siano la stessa cosa. Sicuramente enfusi nell’organismo umano, credo in ogni singola cellula appunto dotata di intelligenza intrinseca, facente capo a sua volta ad un organo e relativa funzione. Ma l’enorme potenziale di comando, quando raggiunto il corrispondente livello di coscienza, è quello di dirigere “le operazioni” appunto “cum scientia”, a favore di uno stato di equilibrio psichico e fisico, che mi pare prepari ad una visione più sintetica della realtà che ci circonda. Le forze prevaricanti di cui sopra, che possano essere di natura sensoriale (gli appetiti dei sensi), di natura invasiva, (batteriologica/virulenta), finanche alla genetica “ostile”, ma, in tutti i casi, mente e/o principio vitale, credo in rapporto di diretta proporzione con il percorso progressivo di destrutturazione o purificazione, diventano man mano più capaci diciamo così a porre in essere le più adeguate operazioni di contrasto su tutti i fronti, visto che la vita è sì terreno di scontro, ma anche e soprattutto palestra per trarre dalla lotta le opportune conoscenze esperienziali.
Un caro saluto ed una buona domenica a tutti.Ti ricordo, caro Garrulo, l’intervento di Cerere6012 del 18 gennaio scorso che scriveva: “… bisognerebbe capire cosa è questo Principio e come entrare in contatto col proprio… diversamente si sta disquisendo di aria fritta!”. Non siamo filosofi parolai. Inoltre estrapolare frasi dagli scritti del Maestro Kremmerz non ci aiuta perché bisogna sempre guardare il contesto completo in cui esplica il suo pensiero. Ad esempio nella Parola al Maestro o al Taumaturgo, presenti sul sito, vi è sempre il riferimento del brano, per poterlo leggere per intero. Certamente nella Schola siamo educati mano a mano alla neutralità e all’equilibrio. Quindi a non farci condizionare da stati di bisogno ma a saperli dominare, praticamente e in ogni circostanza della nostra vita.
Per quanto ne so io, il corpo vitale è parte integrante di tutto ciò che vive e cresce :uomo , animali e vegetali.
Compenetra il corpo fisico e ne è compenetrato a sua volta.Ma il regno minerale non possiede corpo vitale. Per cui , secondo me ,se il farmaco in questione è composto solo da minerali , credo sia difficile trasferire parte del nostro corpo vitale sul minerale, perché non ci sarebbe compenetrazione .Diversamente se nel farmaco ci fosse una componente vegetale allora forse i due vitali potrebbero mischiarsi. In ogni caso bisogna saperlo fare , ma per sapere come fare abbiamo bisogno di qualcuno che ce lo insegni e bisogna anche che noi si sia pronti per questo insegnamento.
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