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    In riferimento alla terapeutica ermetica, farei alcune considerazioni sulla terapeutica ‘ufficiale’ verso malattie per le quali si utilizzano oggi sostituti sintetici ormonali o enzimatici.
    Diabete mellito e ipotiroidismo, patologie frequenti nella popolazione, si curano con successo grazie alla somministrazione di ormoni di sintesi. Si tratta di strutture molecolari complesse, che, prodotte in laboratorio, ricalcano la struttura dell’ormone naturale e ne riproducono l’attività, sopperendo, nell’organismo affetto, alla carenza dell’ormone naturale.
    Esistono anche patologie rare e gravemente invalidanti, causate dalla carenza o assenza congenita di un enzima, verso alcune delle quali sono disponibili oggi enzimi di sintesi. Ad es., recentemente, grazie alla somministrazione precoce dell’enzima di sintesi in un bimbo affetto da Mucopolisaccaridosi I, si sta ottenendo assenza dei sintomi della malattia a 5 anni dalla nascita.
    Un enzima è una proteina, cioè una molecola complessa, la cui funzione è accelerare i processi biochimici ai quali è deputata: senza questa velocizzazione, l’attività di utilizzo del substrato rallenta a tal punto che il processo biochimico stesso diviene inefficiente, con blocco della funzione cui era predisposto, accumulo del substrato inutilizzato, danno cellulare e d’organo, quindi malattia.
    Ogni enzima naturale ha una propria attività intrinseca: l’enzima, a contatto coi substrati, coi quali è deputato a interagire, manifesta di per sé la propria attività = sa cosa deve fare. Possiamo dire sia dotato d’intelligenza. Intelligenza che è insita nella sua stessa struttura.
    Ove sia riprodotta in laboratorio una molecola con struttura analoga alla molecola enzimatica naturale, si osserva come anche l’enzima sintetizzato ‘artificialmente’ abbia in sé la stessa capacità di svolgere quella funzione. Il che significa che è proprio quella struttura ad avere in sé l’intelligenza che consente l’azione (idem per ormoni di sintesi).
    Quando la materia si dispone, quindi, secondo una determinata struttura, non può non esprimere l’attività mentale correlata, che appare insita nella struttura stessa. Ciò in linea a quanto conosciamo dalla medicina ermetica: unità inscindibile di materia e mente.
    L’altra considerazione che ne discende è che la struttura è in sé viva. Ed è viva sia quando espressa da un organismo vivente, sia quando prodotta in laboratorio, ancorché presentata in forma ‘inanimata’, solida (compresse) o liquida (fiale). A conferma del principio ermetico che riconosce la vita in ogni anche più piccola parte della materia. Materia che, anche quando considerata ‘artificiale’, è sempre inequivocabilmente Natura, in qualsiasi forma essa si dispieghi.

    Buteo
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    in risposta a: Equinozio d’Autunno #7363

    Herms-Mikael osserva i piatti della bilancia falsati dalla prospettiva.
    Osserva le 2 forze opposte insite nella Natura? L’una tendente al basso / l’altra all’alto? Alla carne / allo spirito? Al demonio / al dio? Al male / al bene? E quanto giudicare c’è da parte della mia mente nel voler discernere ciò che in Natura è bene da ciò che in Natura è male, ciò che è buono da ciò che è cattivo, ciò che è di dio da ciò che è del diavolo? Oh sì, relativizzando tutto al mio piccolo e separato essere, io giudico. Dalla visione parziale e scotomica del mio occhio io separo con inappellabile giudizio ciò che è bene da ciò che è male, accusando la Natura di essere qui buona e là cattiva, qui divina e là demoniaca. Alla Natura che considero ‘non me’. E così facendo rifuggo da ciò che giudico demoniaco e ambisco a ciò che giudico divino. Perpetuando in me il gioco della separazione degli opposti di cui la mia mente è vittima.
    Eppure, come riporta ‘fulva11’, Kremmerz ammonisce “Se vi ho detto che Ermete nella Tavola di Smeraldo ha pronunziata l’eguaglianza di tutto ciò che è infero e sommo, se vi ho detto che l’universo è Uno e che l’uomo è inseparabile, come qualunque molecola terrestre, dal globo, voi non potete gridare la vostra indipendenza dalle forze generatrici e nutrici dell’Universo.” Forze di distruzione e generazione, di morte e di vita, di destrudo e di libido.. Forze pari e contrarie, inseparabili fin a quella che si vuol considerare la più infinitesimale particella di materia.. Come diventar consapevole che queste Forze sono in me, che sono me, essendo io Materia, io Natura..? Come essere l’Hermes che armonizza le 2 serpi in spirale d’Amore?

    Buteo
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    L’ipotesi di una ‘base femminile’ può essere avvalorata anche osservando le fasi dello sviluppo dei caratteri sessuali nell’embrione.
    Come sappiamo, se il cariotipo è 46,XX avremo un soggetto femmina, viceversa con cariotipo 46,XY un soggetto maschio. Nell’embrione, fino alla sesta settimana lo sviluppo è indifferente nei due sessi.
    Da qui in poi, l’evoluzione dell’apparato genitale femminile avverrà ‘spontaneamente’, senza necessità di intervento di ormoni femminili di origine ovarica.
    Nell’embrione con cariotipo 46,XY, invece, lo sviluppo in senso maschile può compiersi solo in presenza degli ormoni androgeni, prodotti dalla gonade(testicolo) dell’embrione stesso. Si avranno regressione degli abbozzi dei caratteri primari femminili e progressione verso i caratteri sessuali maschili. Viceversa, in assenza di ormoni androgeni, alla nascita i genitali saranno femminili, come ottenuto sperimentalmente castrando embrioni di topi maschi.
    I soggetti affetti da Sindrome di Morris (rara) hanno cariotipo 46,XY maschile e aspetto (fenotipo) femminile. Per un difetto genetico i tessuti non sono sensibili agli effetti degli ormoni androgeni. Di conseguenza lo sviluppo dell’embrione non può procedere in senso maschile. L’apparato genitale esterno può solo proseguire la sua spontanea evoluzione in senso femminile.

    Buteo
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    In un agosto per me di dolore, sul divano di fronte alla vetrata spalancata sugli alberi, ho imparato da merli colombacci gazze cornacchie tortore tordi passere.. Come vivono e sopravvivono loro così apparentemente piccoli e indifesi? E così li ho visti vivere il freddo avendo freddo, la fame avendo fame, la gioia provando gioia, il cibo gustando cibo.. Una tortora è volata via troppo presto dal nido e un mio cane la tiene in bocca: ora è paura e dolore. Un’ala è spezzata, lesioni all’interno del suo corpicino.. L’indomani solo piume..
    Allora io posso vivere il dolore avendo dolore..
    Sono gli esseri che, liberi in natura, si concedono alla mia vista nei tratti che percorro quotidianamente in auto. E così oggi tre stormi di piccioni correvano in cielo a larghe ondate di gioia, intrecciandosi, ricomponendosi, di nuovo separandosi per poi posarsi sui più alti rami dei pioppi, a simularne il fogliame.
    L’airone bianco è immobile su una ripa, il cinerino vola calmo nel suo ampio e lento battito d’ali. Due germani battono le ali all’unisono e poi scendono in volo sincrono, un corpo solo. La poiana è appollaiata su un ramo basso del pioppo. Quando il calore del sole genererà correnti ascensionali, la vedrò protendersi dal ramo dispiegando le grandi ali in elegante battito prendere quota finché, catturata nella corrente, volteggerà regale, impassibile, sempre più in alto fin là dove gli altri uccelli non osano e non possono arrivare. E ancora la cornacchia nel tentativo vano di seguirne il volo, gracchiando cederà arrendendosi all’inadeguatezza delle proprie ali, ma a me apparirà splendida nel volo parallelo alla mia auto che va.. come volassi anch’io…
    Grazie Maestro per l’augurio tramite l’immagine del pettirosso: il pettirosso mi rimanda a ricordi infantili ed emozioni sopite, legate forse a quella colata rossa, proprio lì, dove sta il cuore..

    Buteo
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    in risposta a: S.P.H.C.I. #8357

    8 marzo 2013 Corriere della Sera (p.35): “.. Norvegia e Svezia assicurano ai loro neonati rispettivamente 100 e 68 settimane di congedo per maternità” .. “ divisibili fra madre e padre” .
    9 marzo 13 Corriere della Sera (p.28): Marco Del Corona ‘La paternità impossibile’ : “..generosa disponibilità di padri .. pronti a chiedere il congedo di paternità” che “fa bene a tutti” .. “perché la coppia va fatta sopravvivere allo sconquasso di un bimbo che arriva e si installa in casa, vorace di cura” (è così che vivono i neogenitori italiani la nascita del loro figlio?). Padri “sfavoriti dal penalizzante accordo retributivo” che inoltre “pagano diffidenza e stupore. Quasi che la cura dei figli fosse poco virile”.
    ‘La cura dei figli’, e qui si parla del bimbo piccolo, non è ‘poco virile’. Non è compito del padre: la cura del bimbo piccolo, il maternage, non è in Natura affidato al maschio.
    Ogni mammifero si accresce nell’utero materno. L’embrione, poi feto è nutrito dai metaboliti prodotti dalle cellule materne. Quando nasce, ogni mammifero è nutrito dal latte e il latte è prodotto dalle cellule della madre: vuol dire che il mammifero, una volta nato, non può sopravvivere senza il corpo della madre, che è fonte del suo nutrimento e della sua protezione. Il lattante (animale o umano che sia), entra in simbiosi col corpo della madre, o di una femmina che gli faccia da madre, per un periodo di tempo, differente per ogni specie, stabilito dalla legge naturale. E la madre accompagna i suoi cuccioli fino al raggiungimento di quell’autonomia, che consente loro di essere individui capaci di provvedere a sé. La madre è in Natura colei che trasmette al figlio quel bagaglio di conoscenze, indispensabili per la vita.
    Mi si dica, per favore, perché la società spinge le donne, uniche femmine, in questo mondo a noi conosciuto, a chiedere di derogare a questa legge, che è la legge che le qualifica tali? E perché ciò è espresso con tale vigore proprio l’8 marzo, giornata dedicata alla donna?
    Perché la società vuole delegare al maschio la funzione che a lui non appartiene? E perché il maschio umano vuole appropriarsene? Perché la donna è spinta a rinunciare alla procreazione? Procreazione che non si esaurisce nell’atto della messa al modo: un neonato lasciato a sé muore. Gli occorre il corpo della mamma o un corpo femminile che gli faccia da mamma per sopravvivere prima e per vivere dopo.
    Rivediamo, se volete, il film ‘Profumo di donna. Storia di un assassino’ cercando di resistere fino alla fine. Lì è magistralmente espresso cosa succede a un individuo che riesce a sopravvivere nell’assenza totale di amore della madre e guardiamo di cosa va in cerca alla fine e, poi, come finisce. Lì è racchiusa la chiave di lettura di efferati omicidi, che tali non sono nella mente di un essere a cui il mondo non si dischiuso attraverso gli occhi e il cuore della madre.
    Poi, per cortesia, se volete, fatemi sapere.

    Buteo
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    La scienza medica indaga il sonno: le onde elettriche che si producono, i metaboliti che favoriscono stato di sonno/veglia, l’interconnessione delle strutture encefaliche durante queste fasi. Ma sfugge il nocciolo centrale. Perché si dorme? E perché, come dimostrato in animali da esperimento, la totale privazione di sonno, che sia sonno REM o di altro tipo, conduce a deperimento e quindi a morte dell’animale? Come pure perché, nell’animale da esperimento, il sonno è necessario per certe forme di apprendimento ?
    Ad oggi la scienza non dispone dei mezzi che dimostrino ciò che probabilmente intuisce, e che il Maestro esprime: “Esaurita la riserva di magnetismo.. nasce il bisogno di rifornimento” che avviene per una “sua meccanica di auto nutrizione”. E come? Grazie “ad un centro, nodulo o cellula magnetica costituente l’essere, e in relazione di ripercussione e di riferimento con un centro magnetico terrestre che a sua volta si rapporta al centro magnetico dei mondi planetari e stellari e dell’universo intero” … “Unico centro di energia – unico magnetismo. Non unità delle forze, ma unica forza centrale di vita di cui tutte le espressioni non sono che stati di essere”. Centro magnetico che gli antichi raffiguravano nella Grande Madre? Allora è il sonno un ritorno alla Grande Madre? La mente separata cede.. si arrende.. dorme. Può avvenire la ricongiunzione.. indispensabile ricarica di vita (privati del sonno si muore).
    Unica forza, unica legge. Nell’infinito numero di reazioni e di attività che avvengono nella materia, quelli che noi definiamo errori sono statisticamente previsti nella legge. Ed è la nostra ridotta e parziale visione della realtà a mostrarceli tali. Può esistere ‘errore’? Potremmo mai definire errore l’esplosione di una stella? E come può esistere malattia? Non c’è forse nella materia continuo passaggio dalla vita alla morte, dalla morte alla vita? Non è vero ciò per particelle, molecole, cellule, organi, ‘esseri viventi’?
    Se la legge è una, come può esistere qualcosa al di fuori della legge? Se così fosse, non dovrebbe ciò sottostare a un’altra legge, una legge che presiede alla ‘disarmonia’? E se ‘la malattia’ fosse espressione di questo, sarebbe possibile all’uomo integrato, che agisce perché conosce la legge una, modificarne il decorso?
    Una cosa è indubbia: esiste sofferenza. Malattia e sofferenza non sono sinonimi, potremmo avere ‘malattia’ senza sofferenza. Ma l’uomo soffre. Non so se sia così anche per il resto della materia. Sicuramente riesco a leggere la sofferenza negli esseri più simili a noi umani, gli animali. Ci accomunano simili atteggiamenti. Eppure, proprio perché esiste, anche la sofferenza non può che essere insita nella legge. E se tutto è in analogia, così nel piccolo così nel grande, così in basso così in alto, allora tutta la materia soffre? E se così fosse, perché?

    Buteo
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    Sappiamo che cellule, organuli cellulari, strutture molecolari vanno incontro a rotture, distruzioni o ‘morte’ di parti o dell’intero sistema. Sappiamo che altre strutture provvedono a riparare, ricostruire o rigenerare le parti lese.
    E’ materia intelligente perché è essa stessa ciò che deve fare: l’essenza e l’azione sono la stessa cosa, inscindibili. Dalle particelle infinitesimali, subatomiche, all’organismo più ‘evoluto’. La materia è quindi materia viva (in qualunque regno la incaselliamo, animale vegetale minerale), inseparabile com’è dall’intelligenza.
    Nulla si perde. Una cellula deteriorata è fagocitata/digerita da un’altra cellula, che ne riutilizza le parti in un processo di continua distruzione e ricostruzione, morte e rinascita.
    Ogni organismo, ogni molecola, per essere e per riprodursi, si nutre di materia, che è materia viva. Si nutre quindi di vita. La Natura fagocita e rigenera se stessa: è questa la Grande Madre che è in sé amore e terrore, che partorisce e divora, divora e partorisce, in un ciclo senza fine?
    La legge è unica, insegna l’ermetismo.
    L’individuo umano soggiace a questa legge. In lui avvengono continui processi di distruzione e di ricostruzione, di morte e di rinascita, dei quali non è consapevole.
    Come un errore può danneggiare una molecola, così un insieme di errori può danneggiare un organo, da cui una possibile malattia.
    E io mi chiedo: questi, che noi leggiamo ‘errori’ perché causano quello che noi leggiamo ‘malattia’, sono davvero errori?
    Non è forse questa la legge, insita nella materia, a cui nessuna parte della materia stessa sfugge, come le arcaiche terrifiche figure matriarcali ben rappresentavano?
    Allora se ciò che noi diciamo ‘errore’ è insito nella legge, è la ‘conoscenza’ della legge a consentire all’essere conoscitore (integrato) ‘l’azione’ contro quella che è definita malattia? E cosa giustifica l’azione? Il lenire il dolore che prova l’essere, non solo umano, qualsiasi essere e di qualunque forma e dimensione esso sia, che stia soffrendo sulla faccia della terra?
    Non solo, come può la medicina ufficiale e non, che, nell’ignoranza della legge universale, interviene solo sui ‘particolari’, agire sulla malattia anche con successo?

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