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    Come si sviluppano le funzioni che consentiranno a un nuovo essere, a un bambino, di vivere integrato nell’ambiente?
    È uno dei più affascinanti misteri della natura. La scienza studia, sperimenta, formula ipotesi e cerca conferme, teorizza… I Maestri ci dicono di estrapolare la teoria dalla pratica, di stare coi piedi a terra. Guardiamo allora agli eventi, come rilevati dall’osservazione scientifica.
    Due gameti generati in due organismi ‘separati’, uomo e donna, due cellule particolari perché hanno un nucleo dimezzato rispetto a tutte le altre cellule dell’organismo, con 23 cromosomi fra loro corrispondenti, ad eccezione di un unico cromosoma a forma di X, nell’uovo o femmina, e a forma di Y, nello spermatozoo o maschio, si cercano, si attraggono per fondersi in un’unica cellula completa e totipotente. Quali i salmoni, che il Maestro ha citato ad esempio di percorso controcorrente, gli spermatozoi dalla vagina sono risaliti attraverso il canale cervicale, hanno attraversato tutta la cavità uterina, imboccato e ripercorso la tuba fino al suo terzo esterno, dove finalmente si realizza, come per i salmoni, il loro fine nel luogo in cui è stata l’origine. Le due ‘mezze’ cellule si sono riunite nell’uomo sferico di Platone? È il matrimonio mistico nel microcosmo? Noi sappiamo che nelle due cellule, fuse insieme, c’è tutto l’essere in potenza.
    Dalla tuba, in fecondo e indissolubile abbraccio, percorrono come in viaggio nuziale la tuba verso l’utero, dove giungeranno in forma di proliferante morula per aggrapparsi e incistarsi nella parete uterina a nutrire l’opera verso cui inesorabilmente procedono. Qual è il primum movens ovvero come è possibile che ciò avvenga? Non lo sappiamo. Possiamo assistere a ciò che accade all’interno della cellula, alla ricostruzione del corredo diploide (46 cromosomi) al susseguirsi di separazione e duplicazione cromosomica, ai processi molecolari, alla creazione di membrane, organuli e organelli, alla proliferazione e differenziazione delle cellule, all’assemblaggio in strutture sempre più specializzate… Tutto ciò si realizza perché ogni molecola, ogni componente cellulare sa quello che deve fare, compie la propria funzione perché la sua struttura materica è in sé la funzione stessa. La sua forma, cioè la materia, è la funzione: ‘spirito e carne sono una cosa sola’ (Kremmerz).
    Come un gruppo di ricamatrici esegue di concerto il ricamo per quanto a ognuna compete con le stoffe e i filati di cui dispone, seguendo il disegno che è nella loro mente e che si realizza nelle loro mani, così agiscono le molecole utilizzando i sostrati che sono a loro disposizione. E il paragone è con le ricamatrici e non con le macchine per ricamare, perché, per fattore intelligente, le ricamatrici adeguano la propria opera al mutare di stoffe e filati. Così è in natura: se mancano o se si modificano i sostrati, le molecole proseguono nella loro funzione utilizzando ciò che è diventato disponibile, comportasse anche uno svantaggio al programma finale, ignoto alle singole molecole. Ogni molecola sa e fa solo ciò che compete alla sua struttura (materia). E così accadrà che tessuti o organi presentino quello che noi interpretiamo difetto o malformazione, ma che in realtà è una delle possibili realizzazioni, anche quando il risultato sia incompatibile con la vita dell’essere in formazione. In nessun caso il lavoro molecolare si ferma.
    Dalla ‘totipotenza’ iniziale della blastocisti, per successive mitosi, le cellule vanno differenziandosi nelle cellule costituenti i tre foglietti embrionali ectoderma, endoderma, mesoderma, riducendo la potenzialità a ‘multipotenza’, per la capacità di differenziarsi ora in tutti gli organi e apparati, ma non più di dare origine a un organismo a sé. Completata la struttura di organi e apparati, le cellule staminali avranno solo il carattere di ‘oligopotenza’, quindi in grado di generare alcuni tipi di cellula, rigorosamente nella linea del foglietto embrionale da cui derivano, o, più facilmente, di ‘unipotenza’, capaci di differenziarsi nel solo tipo di cellula del tessuto di appartenenza. (v. Bell, post 08/12)
    Tutto il processo di generazione del bimbo ci svela che madre e padre hanno insieme la funzione di fornire ciascuno la metà di un seme, il quale assemblatosi in seme intero diventa ‘vivo’, ovvero avvia in sé il processo di evoluzione e crescita, servendosi del corpo della madre solo per trarre tutte le sostanze nutritive che gli occorrono in un contenitore sicuro e, possibilmente, amorevole. Il nuovo essere forma se stesso da sé.
    Completata la formazione dell’organismo a un livello compatibile con l’ambiente fuori dall’utero, il bimbo nascerà alla vita con un insieme di organi e apparati, che matureranno verso un’autonomia funzionale, e totalmente rivestito da un apparato sensitivo atto a interagire con l’ambiente perché si avviino i processi di cui parla Bell nel post del 12 dicembre. Ma la funzione di madre quale contenitore sicuro, nutrimento e filtro del mondo esterno, non si esaurisce qui.

    Buteo
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    L’istinto ad alimentarsi secondo il proprio ‘desiderio’, aldilà di razionalizzazioni su numero di calorie e quali/quantità dei nutrienti, di cui parla seppiolina nel post del 3 dicembre, è presente nel bambino almeno fino alla prima infanzia, dopodiché fattori emotivi, relazionali o abitudinali potranno essere d’interferenza. In uno studio condotto da ricercatori dell’Università dell’Illinois, si è visto che bambini ai quali era offerta la possibilità di scegliere ai pasti fra i cibi, preparati per loro in modo sano, senza forzature per qualità o per quantità, finivano per assumere le calorie di cui avevano bisogno e, nell’arco di una settimana, tutti i nutrienti necessari, alimentandosi quindi spontaneamente in modo corretto.
    Ancor più questo vale per il lattante, il quale è assolutamente in grado di assumere la quantità di latte necessaria all’orario in cui gli occorre, non solo quando allattato al seno, ma anche quando gli si somministri latte formulato. Ogni lattante richiederà la giusta quantità di latte in base alla propria struttura corporea e alla potenzialità di crescita, grazie al perfetto sistema di feed-back di cui la natura ha fatto dono. E così sarà almeno per i primi due anni di vita, anche dopo che l’alimentazione sarà stata integrata con cibi solidi.

    Buteo
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    Rispondere alla domanda di gelsomino, ai molti dubbi di wiwa70 (entrambi post del 01/12/17) richiederebbe particolareggiata analisi della società in cui viviamo, delle opinioni che scorrono via web media e quant’altro, dei modi di funzionamento del pensiero umano e delle correnti cariche di luoghi comuni che si diramano e proliferano e che, serpeggiandoci intorno, ci inviluppano nella mentalità comune, quali un rampicante nell’attorcigliarsi al proprio sostegno lo nasconde.
    Nel post precedente avevo cercato di esporre dati e fatti come documentati, nella convinzione che fossero così eclatanti da non lasciare dubbi. Ritenendo non corretto dar voce solo alla mia opinione personale, farò ancora ricorso a dati estrapolati da organi ufficiali e dalla letteratura.
    Segnalo quindi, per chi avesse interesse, 2 link:
    Il primo in meno di 3 paginette riporta la spesa sanitaria per farmaci in relazione a quella per vaccini nell’anno 2015. Importante è il raffronto fra quanto si spende per la cura dell’epatite C, di cui ancora non disponiamo vaccino, e costo per la vaccinazione anti-epatite B:
    https://www.snop.it/attachments/article/686/Consumo-dei-farmaci-e-spesa-per-i-vaccini.pdf
    Il secondo, più divulgativo ma efficace, parla ‘senza peli sulla lingua’ del razionale che guida le case farmaceutiche, dei costi e dei guadagni relativi ai vaccini:
    http://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/16_gennaio_14/vaccini-chi-ci-guadagna-davvero-e0ee8098-bad9-11e5-8d36-042d88d67a9f.shtml
    L’inserto azzurro ‘Vaccini in Italia ecc..’ riporta, cliccando a sinistra una veloce, ma valida esposizione su vaccini e malattie prevenibili da vaccino. Cliccando a destra si accede alle risposte verso i dubbi più frequenti sulle vaccinazioni. L’articolo è del gennaio 2017, prima che fosse emanata la legge sull’obbligo vaccinale. (segnalo come refuso il grafico vaccino MPRV-morbillo rosolia parotite varicella- alla voce: pertosse e le diciture dei grafici relativi alle voci: morbillo rosolia e parotite).
    Ringrazio la direzione per il richiamo al nostro essere miriamici, all’etica e all’estetica sulle quali vogliamo formarci e che devono contraddistinguerci.
    E in linea a questo, essendo medico, ritengo mio dovere astenermi dall’esprimere opinioni non supportate da evidenza scientifica. Chi mi ascolta, non esperto del settore, difficilmente potrà distinguere quella che è una mia elaborazione mentale da quello che è un risultato oggettivato.
    Probabilmente si poteva fare meglio, si poteva fare di più nel corso degli anni, ma la sapienza umana attraverso i millenni qui ci ha portato.

    Buteo
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    L’esondazione di notizie varie e contrastanti sul tema delle vaccinazioni ci disorienta particolarmente perché il vaccino è agito su quegli esserini indifesi e amati, i bambini, che assolutamente vogliamo proteggere.
    Per non rimaner travolti dall’ondata, penso che dobbiamo innanzi tutto guardare ai fatti. Cercherò di fare una cronistoria degli sforzi messi in atto per arginare una patologia drammatica quale la poliomielite. E mi scuso perché il discorso si dilungherà in date, numeri ed elencazioni. Segnalerò alcuni link per chi avesse desiderio di approfondimento, sperando che il tutto sia il più chiaro possibile.
    Ricordo che l’unica patologia che a oggi siamo riusciti a debellare è il vaiolo: dopo almeno 2000 anni di tentativi per sconfiggere la malattia, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ne dichiara l’eradicazione nel 1979, 2 anni dopo l’ultimo caso diagnosticato in Somalia del 26/10/1977. In Italia, la vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981.
    Questo successo aveva fatto sperare in una relativamente veloce eradicazione delle altre patologie sensibili alla vaccinazione, ma così non è.
    Diamo uno sguardo a come stavano le cose.
    Non sono in grado di inserire la vignetta che avrei voluto mostrare (che invito a vedere in google -non trovo un link per la sola immagine- con le parole: Pulitzer poliomielite 1957): è disegnato un bambino di spalle che si sostiene con stampelle su gambe contenute in tutori, intento a guardare compagnetti giocare correre azzuffarsi..
    La didascalia sottostante recita:
    “Vorrei sapere perché i miei genitori non mi hanno somministrato il vaccino Salk?”
    Siamo negli anni ’50, siamo in America. Questa vignetta vince il premio Pulitzer nel 1957.
    Se la mostrassimo ai genitori di oggi, verosimilmente nessuno saprebbe dire a cosa si riferisce.
    Così non era fino a 40 anni fa, cioè fino a quando i genitori avevano ben presenti negli occhi le immagini di questi bambini, e ben sapevano degli ospedali in cui bimbi e adulti paralizzati dalla poliomielite dovevano essere tenuti nel polmone d’acciaio per continuare a respirare.
    In quegli anni la poliomielite imperversava. Questa vignetta è stata di forte impatto emotivo.
    Un dato per renderci conto dell’entità del problema: fra il 1951 e il 1955 in Europa la poliomielite paralizzava ogni anno circa 28.500 bambini.
    Ma ai genitori di oggi, che sono nati dagli anni ’70 in poi, questa vignetta non dice più nulla.
    I genitori di oggi non conoscono la malattia. Non ne hanno la percezione della gravità semplicemente perché, proprio grazie all’impegno profuso dagli Stati nel vaccinare la popolazione, gli effetti della poliomielite non si vedono più.
    Negli USA si inizia a vaccinare nel ’54, utilizzando il vaccino Salk, il primo disponibile. Nel 1957 si passa al vaccino orale Sabin, più̀ facile da somministrare, meno costoso del precedente e più efficace.
    L’Italia inizia a vaccinare con vaccino Salk nel 1958; nella primavera 1964 si avvia la vaccinazione di massa con il Sabin.
    L’effetto è impressionante: già nel II semestre dello stesso anno i casi dichiarati di poliomielite in Italia scendono, dai 1800 e 2300 dello stesso periodo degli anni precedenti, a 212 casi!
    Quando nel 1966 scatterà l’obbligatorietà della vaccinazione, la maggior parte della popolazione infantile già è vaccinata e già si è registrato il crollo dei nuovi casi.
    Grazie alle campagne condotte a livello mondiale, la trasmissione del virus della Poliomielite si riduce drasticamente negli anni ’80.
    Nel 1988 (29 anni fa) i casi di Polio registrati in tutto il mondo erano 350.000 in oltre 125 paesi. La poliomielite è ancora endemica in tutta l’Africa, in tutta l’Asia, nell’America centrale e meridionale e in parte dell’Europa.
    In quell’anno l’OMS lancia il programma di eradicazione globale della poliomielite. Si vuole l’eradicazione del poliovirus a livello mondiale, come è stato per il vaiolo.
    Nel 2002 (14 anni dopo) la poliomielite rimane endemica in soli 10 paesi fra Asia e Africa. Sono quindi libere da poliomielite l’ America, l’Europa, l’Asia centro nord, compresa la Cina, l’Australia.
    Nello stesso anno anche l’Italia è dichiarata polio-free. Si potrà proseguire la campagna vaccinale con il vaccino Salk, meno efficace del Sabin, ma più sicuro e sufficiente a mantenere l’immunità dove il virus non circoli e dove le condizioni igieniche e di salute della popolazione siano buone.
    Il problema sembra insormontabile in India, così densamente popolata, con grave denutrizione infantile e scarsissima igiene. La campagna del governo indiano per combattere la poliomielite, iniziata nel 1995, è costata quasi 2 miliardi di dollari, più altri fondi provenienti da privati, come il Rotary e la fondazione di Bill Gates. Invito alla lettura del link sottostante, dove è sintetizzato come il risultato sia stato reso possibile grazie all’intuizione della necessità di vaccini specifici e di un maggior numero di dosi/bambino, associato all’intenso sforzo umano per raggiungere possibilmente tutti i bambini… prima del virus.
    http://www.lescienze.it/news/2012/01/14/news/poliomielite_eradicazione_india_polio_pain_oms-790872/?refresh_ce
    Sacche di resistenza nella popolazione musulmana per opposizione dei leader religiosi si sono risolte quando gli stessi sono diventati convinti sostenitori, costituendo importante fattore di successo della campagna: durante la preghiera del venerdì, ricordavano agli indiani musulmani di portare i loro bambini a vaccinarsi.
    Se in India nel 2009 i casi di poliomielite erano stati 741, quasi la metà di tutti i casi del mondo, l’anno successivo erano scesi a 42. L’ultimo caso di polio è del 13 gennaio 2011 e ha riguardato una bambina di due anni del Bengala Occidentale, paralizzata dalla malattia.
    Da allora anche l’India è polio-free.
    Rimangono 3 paesi in cui la polio è ancora endemica: Nigeria, Afghanistan, Pakistan.
    Il poliovirus può sconfinare dalle regioni in cui è ancora endemico in regioni con copertura vaccinale insufficiente, trasportato da cibo o più facilmente da persone infette, portatori sani, provocando focolai di malattia.
    Come in Tajikistan nel 2010, per virus importato dall’India. Epidemia responsabile di oltre 600 casi di poliomielite in bambini e adulti, a causa delle gravi lacune nei programmi vaccinali in questo paese.
    http://www.epicentro.iss.it/problemi/polio/tajikistanGiugno2010.asp
    Nel 2011 la Cina perde la certificazione di paese polio-free, per sconfinamento di poliovirus dal Pakistan, con focolaio di poliomielite scoppiato fra luglio e settembre, che esita in 2 decessi e paralisi in 10 bambini e 11 giovani. La pronta risposta con campagna vaccinale, partita alla fine di settembre, coinvolge quasi cinque milioni di persone e consente di bloccare l’epidemia entro il mese di ottobre.
    Nel 2013 a preoccupare è il focolaio di poliomielite in atto in Siria, dove a causa della guerra civile, il tasso di copertura vaccinale è crollato nel 2012 dal 91% del 2010 al 68%, causando, dal 2013 al 2015, 36 casi di paralisi flaccida, per poliovirus importato dal Pakistan.
    http://www.epicentro.iss.it/problemi/polio/2013.asp
    L’OMS, attraverso campagne di vaccinazione straordinaria in Siria e nei paesi dell’area mediorientale riesce a controllare l’epidemia.
    Sempre nel 2013, altro motivo di preoccupazione è il ritrovamento del poliovirus selvaggio nelle acque reflue in Israele, il che significa che il virus sta circolando in un paese certificato polio-free, in cui si vaccina col Salk (come in Italia), con rischio di malattia nei soggetti non vaccinati. (stesso link di cui sopra)
    Per questi motivi nel maggio 2014 l’OMS dichiara ‘la diffusione del poliovirus un rischio per la Sanità pubblica e un’emergenza internazionale’ e stila una serie di raccomandazioni, tra cui la verifica delle coperture vaccinali.
    È la prima volta, dopo l’influenza suina del 2009, che l’OMS lancia un simile allarme.
    La preoccupazione sta nel fatto che al 2013, in Europa il numero di non vaccinati, di età < ai 30 anni, è di 11 milioni e ½ di persone. (pop eu 2013= 742,5 milioni)
    Ed è certo che più scendiamo sotto al 95% di copertura, più aumenta il rischio di diffusione della malattia, anche nei paesi in cui era stata eliminata e ad alto livello socio-economico.
    La conferma che la poliomielite possa diffondersi in un paese occidentale, per copertura vaccinale insufficiente, si era già avuta nel 1992 quando scoppiò in Olanda un’epidemia di poliomielite fra i membri di una piccola comunità religiosa che rifiutano di vaccinare i propri figli. Si registrarono 72 casi di poliomielite, la maggior parte bambini, dei quali 2 morirono e 59 restarono paralizzati per sempre. Il poliovirus responsabile dell’epidemia olandese fu introdotto o da portatori con infezioni asintomatiche o da alimenti, provenienti da Paesi dove la polio era endemica (probabilmente l’India).
    Il risultato che l’OMS si era prefisso di eradicazione del poliovirus ad oggi non è ancora raggiunto.
    L’assenza di segnalazione di nuovi casi in Nigeria (ultima infezione segnalata: luglio 2014) ci aveva illuso di aver sconfitto la malattia anche in quest’ultimo paese africano. Illusione crollata per i nuovi casi segnalati nel 2016. Invito alla lettura di tutto l’articolo nel link sottostante:
    http://www.nationalgeographic.it/scienza/medicina/2016/08/16/news/poliomelite_in_nigeria-3200123/
    e del link http://m.famigliacristiana.it/articolo/nigeria_521.htm per farsi un’idea di cosa accada nei paesi sedi di integralismo islamico.
    Nonostante l’impegno di risorse economiche e umane profuso, la poliomielite persiste endemica nei 3 paesi: Nigeria, Afghanistan, Pakistan, dai quali si diffonde in focolai nei paesi limitrofi, e, per l’importante flusso migratorio, grande è il rischio di contagio nella popolazione occidentale non vaccinata.
    In occasione del World Polio Day, celebrata il 24 ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ricorda che non c’è cura, che la malattia colpisce principalmente bambini di età inferiore ai 5 anni e che 1 su 200 infezioni porta alla paralisi irreversibile (tra questi, il 5%-10% muore quando i muscoli respiratori si immobilizzano) e che l’unica strada per evitare potenziali conseguenze è la prevenzione tramite vaccinazione. Inoltre, nonostante i casi di polio siano diminuiti di oltre il 99% dal 1988 (da 350 000 casi stimati a 37 casi segnalati nel 2016), finché un solo bambino sarà infetto, tutti quelli degli altri Paesi rimarranno a rischio di contrarre la malattia. (Epicentro)
    Non facciamo che anche un solo bambino debba trovarsi oggi nella condizione di porre ai suoi genitori la domanda: ‘Perché non mi avete somministrato il vaccino Salk?’

    Buteo
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    In riferimento al dubbio espresso da guglielmo tell sull’effetto gregge indotto dalla vaccinazione ‘di massa’, ritengo che, qualora avessimo la sfortuna di finire in siti spazzatura e, non essendo specialisti, non avessimo gli strumenti per capire dove stia il vero, nel caso delle malattie prevenibili da vaccinazione, invito tutti noi a guardarci attorno e a contare quanti sono oggi i bambini affetti da ognuna di queste patologie e, con un poco del buon senso italico, a trarre le conclusioni.
    Il dubbio invece sull’ipotesi di ‘prevaricazione’ nella somministrazione di vaccini, necessita chiarezza.
    Un breve escursus: nel 1959 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta la ‘Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo’ (1924) che, pur non vincolante per gli Stati firmatari, ha alto valore morale per la tutela dei diritti del bambino.
    Al Principio quarto declama: “il fanciullo …deve poter crescere e svilupparsi in modo sano…. devono essere assicurate, a lui e alla madre, le cure mediche e le protezioni sociali adeguate …. ha diritto ad una alimentazione, ad un alloggio, a svaghi e a cure mediche adeguate.”
    La Costituzione italiana sancisce all’art.32 ‘la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’. Lo Stato Italiano ha sottoscritto e ratificato Dichiarazioni e Convenzioni Internazionali, stilato norme in cui soprattutto s’impegna a tutelare il diritto alla vita e alla salute del fanciullo.
    E sarebbe importante che si continuasse a chiamarlo ancora così, fanciullo, dal latino ‘in-fante’: in=non fante da fari=parlare = non parlante, perché così è: colui che non ha voce, che non può decidere per se stesso.
    La definizione in sé chiarisce l’assenza di prevaricazione. L’adulto ha il dovere di provvedere al bambino e alla tutela della sua salute, proprio perché il minore è incapace di farlo.
    Il ruolo fondamentale che i genitori hanno è indirizzare al meglio la vita del figlio. Essi sono responsabili delle decisioni a lui inerenti e responsabili nel momento in cui tali decisioni contrastino col suo interesse. E lo Stato Italiano, all’art. 316 del nuovo CC, riconosce ai genitori non il libero esercizio di un potere, ma la piena assunzione di quella che è definita responsabilità genitoriale.
    Si è passati dal concetto di potestà, a quello di responsabilità.
    Ricordiamo: se in base al diritto romano, il padre, detentore della patria potestà, aveva qualunque diritto e potere sul figlio, compreso quello di vita o di morte, così non è, e non è mai stato, nel nostro CC.
    I genitori non hanno pertanto la libertà di optare per soluzioni che possano essere di danno o di pericolo per il bambino.
    Così, se la mancata vaccinazione di uno o più bambini, non solo comportasse danno/malattia agli stessi, ma causasse danno/malattia ad altri bambini, che per vari motivi non avessero copertura vaccinale adeguata, qualcuno ne sarà pur responsabile. E chi? Il genitore che ha omesso di vaccinare il bambino o lo Stato che non ha vigilato a tutela della salute di quello o di quei bambini, come si è invece obbligato a fare?
    E la scelta del genitore di non vaccinare il figlio, essendo la scelta di non assicurarsi per evitare le conseguenze derivanti dalla malattia, è da leggersi come l’esercizio di una libertà, o come l’assunzione personale di un rischio?
    Rischio che ricadrebbe sull’infante, ovvero su colui che non è in grado di decidere per il proprio bene. E questa sì, è prevaricazione.

    Buteo
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    Secondo il “Rapporto Italia 2017” dell’Eurispes, vegetariani e vegani rappresentano il 7,6% della popolazione (8% nel 2016). In particolare, il 4,6% (-2,5% rispetto al 2016) degli italiani si dichiara vegetariano e il 3% (+2%) vegano.
    Nel 2016 (dati Eurispes) la maggior parte di chi ha risposto di essere vegetariano o vegano lo è per ragioni salutistiche: il 46,7%. Il 30%, invece, per sensibilità nei confronti degli animali e poco più del 12% deve la sua scelta alla sensibilità per la tutela ambientale.
    I bambini, figli di genitori vegetariani o vegani, sono spesso sottoposti a medesimo regime alimentare.
    Se è accertato che una corretta dieta ovo-latteo-vegetariana fornisce tutti i nutrienti necessari a una crescita adeguata, così non è per la dieta vegana, essendo carente di sostanze indispensabili all’organismo, di esclusiva provenienza animale.
    Poiché quasi il 50% di chi è vegetariano o vegano lo è per ragioni salutistiche, allego un link a un pensiero di Umberto Galimberti, riguardo al quale riterrei interessante aprire uno scambio di idee, riservandomi di intavolare un discorso sull’educazione alimentare nell’infanzia a un prossimo post.
    https://pensierinidellabuonanotte.wordpress.com/tag/salutismo/

    Buteo
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    I risultati dei recenti studi sulla patogenesi del glaucoma, esposti da Bell, mi portano a considerare limitante la suddivisione anatomica in organi (quale appunto è l’occhio) e apparati come ‘strutture a sé’. Nell’embriogenesi, che è la fase di ‘costruzione’ in utero del nascituro, ogni organo e ogni apparato si struttura per il sequenziale amalgamarsi dei tessuti derivati dai tre foglietti embrionali (ectoderma, mesoderma, endoderma) generatisi dalla fusione dei due gameti (spermatozoo e uovo), fino a ‘fabbricare’ un organismo umano completo.
    Quanto esposto sul glaucoma ci evidenzia come una patologia insorta in un distretto, in realtà non vi rimanga circoscritta, ma possa rappresentare la prima manifestazione di un processo patologico che finirà per coinvolgere cellule aventi medesima origine.
    È da più parti auspicato che, pur mantenendo la necessaria specificità d’interesse, in medicina si guardi all’uomo non come a un corpo costituito di parti assemblabili, ma come a unità organica, la quale noi sappiamo avere in sé quel principio vitale, senza la cui attivazione a nessun farmaco sarà concesso dare salute.

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    Noi, come i leoni e tutti i carnivori, per nutrirci uccidiamo animali e, se proviamo un sentimento di pena per la gazzella che sta per essere sbranata, altrettanta pena dovremmo provare per il vitello che arriverà in bistecca sulla nostra tavola. Facile l’empatia verso esseri che percepiamo simili a noi, assolutamente non immediata verso esseri da noi così differenti come i vegetali, ma forse anche verso uccelli, pesci, insetti.
    Ci siamo mai chiesti se la pianta d’insalata prova dolore quando è sradicata, se soffrono le sue foglie, vive mentre sono masticate, e i chicchi di grano sotto la macina?… Troppo differenti da noi, per poterci immedesimare.
    Ora emerge, lo leggiamo nei post di guglielmo tell (14 nov.) e holvi49 (15 nov.), che la scienza può dimostrare la sensibilità delle cellule vegetali e che tutto in Natura è interconnesso e vivo, cosa di cui la nostra tradizione ha sempre avuto consapevolezza.
    Come risolvere il problema sollevato da Holvi49: ‘a chi si può far del male e a chi no?’, quando è legge di Natura cibarsi di esseri vivi, e quando, proprio perché legge, non è permesso sottrarvisi? Penso che sia opportuna una riflessione.
    È solo degli ultimi 40 anni avere a disposizione cibo in grande quantità. È prodotto in eccesso, pescato, macellato in eccesso, portato sulle nostre tavole in eccesso e buttato. Ed è usanza tutta nuova nella storia dell’uomo e che non ci fa onore. Si lascia nel piatto la mezza bistecca, la crosta della pizza quasi non fosse commestibile, l’olio considerato condimento anziché alimento e tutto quanto è stato messo di troppo nel piatto. Se fino al dopo guerra sarebbe stato un sacrilegio buttare anche un pezzo di pane, ora buttare il cibo è la norma, senza considerare che ciò che ora è cibo per noi, prima era vita, vita animale o vita vegetale, comunque vita. Non solo, la nostra tradizione ci trasmette che tutta la materia ha inscindibile in sé il principio divino: non esiste quindi materia inferiore che l’uomo, anch’egli materia, possa manipolare a proprio piacimento, non esistono, per Natura, esseri ‘da macello’. La Natura tutta si rinnova e rigenera in continuazione cibandosi di se stessa. Saremo anche noi a nostra volta cibo, nella decomposizione post mortem.
    La tradizione ermetica kremmerziana non ci costringe a un regime vegetariano o a regimi alimentari particolari (fatto salvo quanto previsto nei rituali), ci dice di nutrirci di tutto in modo parco, di allenarci a prendere e a non prendere per educare il nostro ‘saturno’. Penso che non parli del macellare o pescare animali a piacimento, del raccogliere frutta verdura e cereali oltre le nostre esigenze, come di una prevaricazione verso la Natura, semplicemente perché a quei tempi ciò non era ipotizzabile, buttar via il cibo impensabile. L’animale macellato o le verdure raccolte erano consumate e utilizzate in ogni loro parte. A quei tempi perché il cibo era prezioso in quanto scarso, oggi così deve essere per il doveroso rispetto verso tutto ciò che vive (la materia tutta) e per gratitudine verso ogni forma vivente sacrificata, per noi ‘sacra’ perché immolata per la nostra vita.

    Buteo
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    ‘A che serve una scienza che non fa progredire il popolo? A che serve una casta che si chiude in se stessa a godere dei propri benefici e non favorisce, ma anzi ostacola l’evoluzione degli altri?’
    Questa è la domanda di Kremmerz che mi risuona vedendo ‘Agorà’, il film proiettato nella riunione dell’Accademia Giuliana e, probabilmente conosciuto da molti ascritti alla Schola.
    Tale, infatti, appare la ‘scienza’ contenuta negli oltre 700.000 papiri del Serapeo di Alessandria, tale la casta dei pagani, che, arroccata sui propri privilegi, è cieca (‘non sapevo fossero così tanti’) verso l’orda dei derelitti, affamati sporchi e violenti, che è andata accalcandosi e che ora preme dalle scalinate sotto il vessillo cristiano alla promessa sì, forse, di una salvezza eterna, ma soprattutto del risanamento delle proprie condizioni di vita e dell’appropriarsi di ricchezze e di benefici, di cui ignora anche la portata.
    Se assimiliamo la biblioteca di Alessandria al contenitore dello scibile umano e della sapienza iniziatica, quale è la nostra Schola, abbiamo a mio avviso uno spaccato su ‘La ragione vera che portò i Vertici del Grande Ordine Egiziano o Egizio a concepire e a mettere in gestazione l’Idea della Fratellanza di Miriam…’ ‘esauriti tutti i tentativi operati nel corso dei secoli di veicolare la Scienza Sacra in svariate strutture…’ ‘vollero la costituzione di un contenitore forgiato, circoscritto e indi blindato nella finalità terapeutica di Bene…’ (dal Sito).
    Lungo gli oltre 6000 anni di tradizione della nostra Schola, si sono verosimilmente susseguite situazioni assimilabili a questa, fino alla decisione dei vertici di ‘operare un “travaso” del patrimonio sapienziale, iniziatico, tradizionale e ortodosso dell’Ordine, in un “serbatoio” atto allo scopo.’ E nel timbro della Schola, nella seconda corona, è specificata la finalità della Fratellanza: ‘pro salute populi’. Allora, verosimilmente, ciò che nella Schola si compie, non è a beneficio personale o meglio, non solo, perché, dice Kremmerz, se è bene che ognuno pensi a se stesso, è altrettanto bene, nonché doveroso, che ciò che ognuno ha avuto, sia rimesso in circolo, ovvero restituito all’Opera perché si diffonda a tutta l’umanità e non sia trattenuto a vantaggio dei singoli.
    Voce dissonante e inascoltata nel film è di Ipazia (ma anche del padre): con sillogismo aristotelico rende manifesta agli allievi l’uguaglianza fra le persone, e, direi, con spirito di Fratellanza, dispensa insegnamenti a chiunque abbia desiderio e volontà di conoscere, indipendentemente dalla comunità di appartenenza (pagana o cristiana, nonché ebrea, se interessata) o dalla casta (schiavi). Purtroppo vano sarà il suo tentativo di fermare lo scontro sanguinario tra uomini che sa essere fratelli.

    Buteo
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    L’evento di divulgazione dei quaderni delle 5 Accademie, importante e corposo, ricco di spunti e di grande suggestione nelle interrelazioni emerse fra arte e scienza, fra antico e contemporaneo, proprio per come ideato e strutturato sul piano formale, ha reso tangibile quanto le stesse, pur dislocate nel territorio nazionale, siano in perfetta corrispondenza fra loro.
    A identica metodologia di lavoro e nel rispetto degli input della Delegazione Generale, si sono diramati in ogni Accademia percorsi di studio in rapporto alla particolarità dei segni grafici e relativa simbologia espressa in ogni timbro.
    Se in ogni quaderno leggiamo ciò che è emerso dal lavoro svolto dai fratelli di quel distretto, la presentazione corale effettuata dai rappresentanti di ciascuna Accademia, i cui passaggi espositivi dei lavori eseguiti nelle diverse sedi si sono intercalati senza soluzione di continuità, ha reso esplicito a noi e al pubblico che la veste grafica di ogni timbro, nelle sue differenze, veicola lo stesso messaggio. E che a ogni timbro, ovvero a ogni Accademia, è sottesa l’omogeneità d’intenti verso l’unico fine, specifico della SPHCI.

    Buteo
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    Fresca, pulita, essenziale la grafica del sito. E, nelle immagini storiche del filmato, si respira un rinnovato entusiasmo verso conoscenze antiche, sepolte per i più, ma vive.
    Grazie per l’impegno e per la forte volontà della Delegazione Generale e delle Superiori Gerarchie a diffondere e a rendere usufruibili scienza e sapienza millenarie, che, appannaggio di pochi eletti, possono diventare ora accessibili a tutti coloro che vogliano conoscere il Vero. Auguro a me e a tutti la costanza, la forza, la dirittura morale, l’amore per entrare a pieno nel percorso che Esse dipanano dinanzi a noi.

    Buteo
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    L’approccio ai racconti mitici è sconcertante se, leggendo, non si ha la possibilità di andare oltre all’interpretazione letterale. I miti non sono stati scritti per gossip (anche se, occasionalmente, gustosi). Immagino che i contemporanei non avessero le difficoltà che incontriamo noi, con la nostra mente imbrigliata, fin dal tempo in cui eravamo in fasce, dalla lettura letterale delle sacre scritture, delle quali anche la maggior parte degli addetti (classe sacerdotale) ignora il significato.
    La lettura dei miti prevede una preparazione che non ci possiamo inventare. Occorre essere ‘accompagnati’ a un nuovo livello di apertura per accedere a una nuova possibilità d’interpretazione.
    Per me, e penso che ciò sia condiviso, è non interessante, è affascinante che la schola offra questa possibilità di crescita, grazie ai metodi e agli strumenti adeguati in suo possesso.

    Buteo
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    Risale agli anni ’50 la scoperta, nella cellula eucariote, di “organuli cellulari” (lisosomi), la cui attività consiste nell’inglobare e trasportare materiale sia extracellulare, situato cioè fuori dalla cellula, sia di pertinenza della cellula stessa, destinato alla degradazione e trasformazione. La scoperta è valsa il premio Nobel per la Medicina nel 1974 a Christian de Duve. È lo stesso scienziato a coniare il termine “autofagia”, quando il processo coinvolga porzioni della cellula stessa e “autofagosomi” gli organuli a questa funzione deputati.
    Alla fine degli anni ‘80 Y.Ōsumi concentra la propria ricerca sul lievito Saccharomyces, noto fin dall’antichità per la panificazione e la produzione di birra e di vino. Appartenente al regno dei funghi, è uno dei microrganismi unicellulari più utilizzati in biologia perché facilmente coltivabile in vitro e perché, essendo cellula eucariote, come lo sono le cellule di piante e di animali, fornisce un ottimo modello nello studio della cellula umana. Se riuscirà a dimostrare, nella cellula di Saccharomyces, la presenza di autofagosomi, non visibili ai microscopi in uso, avrà a disposizione il materiale ideale su cui avviare la successiva ricerca genetica.
    E Osumi riesce nell’impresa, evidenziando in primis la loro presenza nella cellula del lievito, e ottenendo, successivamente, di identificare e caratterizzare i geni coinvolti nel processo di autofagocitosi.
    L’importanza della scoperta consiste proprio nell’aver dimostrato che l’attività autofagica è geneticamente controllata, e che si attiva o per la necessità della cellula di ‘riaggiustare’ il proprio materiale strutturale/enzimatico o perché virus o batteri, o parti di essi, sono stati inglobati nella cellula e devono essere demoliti, o quando occorra produrre energia per mancato apporto di sostanze ‘nutritive’ dall’esterno.
    Egli dimostra che l’autofagia s’innesca con l’attivazione sequenziale delle proteine atte allo scopo e si arresta se i geni coinvolti nel processo sono inattivati. In questo caso, il materiale intracellulare ‘deteriorato’ non può essere riparato e il materiale autofagocitato, che non può essere demolito né per il riutilizzo, né per la produzione di energia, si accumula all’interno della cellula. Se, in un organismo pluricellulare, la situazione di blocco si protrae per un tempo sufficiente e coinvolge un numero sufficiente di cellule, si manifestano malattie cosiddette da accumulo (genetiche o degenerative), diabete, tumori, patologie dell’invecchiamento.
    La scoperta di Osumi ha aperto la strada alle ricerche per produrre farmaci che possano intervenire sui processi di autofagia e sulle conseguenti patologie correlate. Quanto tempo occorrerà non è dato sapere, ma verosimilmente la strada sarà lunga, laddove la medicina ermetica agisce da tempo immemore, proprio perché ha la facoltà di intervenire nel ripristino di quelle funzioni, che ora, poco a poco e con studi lunghi e impegnativi, la scienza medica ci viene svelando.

    Buteo
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    I progressi susseguitisi nel XX sec. in ambito medico sono ragguardevoli e innegabili.
    La scienza indaga le funzioni sempre più microscopiche della materia, rendendole vieppiù visibili e riproducibili in laboratorio, nella convinzione che, con quanta maggior accuratezza conosceremo i processi molecolari, con tanto maggiore precisione produrremo i farmaci adeguati a sopperire a una o più disfunzioni.
    Ne consegue che l’intervento del farmaco, proprio per il suo meccanismo d’azione mirato, non può che essere settoriale. Uno specifico farmaco è prodotto per sopperire a uno specifico ‘problema’ cellulare/molecolare: più ‘problemi’ si riscontreranno in un organismo, più farmaci saranno proposti: uno, appunto, per ciascun ‘problema’.
    Leggiamo che “I taumaturghi, i profeti, i rosacroce non trasportavano seco un milione di barattoli delle farmacie; l’olio, l’acqua, l’aceto…nelle loro mani acquistavano la virtù di purganti, di dissolventi, di purificanti…”. Non può essere che queste sostanze, di uso comune, abbiano lo stesso meccanismo di azione di un farmaco che è stato prodotto in modo specifico in seguito ad anni di studio e di sperimentazione, proprio per sopperire a quel ‘problema’.
    Un altro meccanismo deve essere in causa. Si può ipotizzare, allora, che il rimedio, nelle loro mani, si faccia vettore di una forza di guarigione che l’uomo perfetto riesce a convogliare verso l’uomo sofferente? Ci è detto: “…L’uomo perfetto dice: guarisci, la carne guarisce. Egli ha parlato all’anima della carne inferma e le ha dato la forza virtuosa di risanare.”
    E’ così quindi che una piuma, un po’ di zucchero, un chicco di grano, un preparato omeopatico, che di per sé non hanno alcun potere terapeutico, superino in potenza il più potente dei rimedi farmacologici?
    Eppure i farmaci utilizzati dalla medicina occidentale sono efficaci: è possibile verificarlo tutti i giorni, non occorrono esempi.
    Ma l’impressione è… quella di essere un bimbo la cui bambola rotta sia stata ricomposta dal genitore, che ha coperto le parti guaste sotto a un bel vestitino nuovo: bella e integra a guardarla, ma di nuovo fragile a prenderla in mano ..
    E così il medico può risolvere sintomi, in alcuni casi ottenere la guarigione di una malattia.
    In generale, però, la guarigione, quella vera, dell’organismo che si sta seriamente ammalando, probabilmente non avviene.
    Se è scritto che “Il medico ideale o ermetico è colui che ha rapito agli dei il segreto della vita, che alla sorgente della vita universale attinge la sua forza di terapeuta, che alla sublime scienza dell’eternità domanda il bene assoluto di un essere a lui simile e non evoluto..” non dobbiamo forse riflettere sul fatto che la medicina ermetica sia la medicina unica e vera?

    Buteo
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    “La riproduzione è una componente necessaria della vita di un organismo. Tutti gli animali appartenenti a specie che si riproducono sessualmente hanno avuto due genitori che si sono riprodotti con successo, poiché è questo l’unico sistema per passare da una generazione alla successiva. Tuttavia, il riprodursi con successo non implica necessariamente l’esistenza delle cure parentali. Molti animali, specialmente tra le specie marine, si limitano a diffondere i propri prodotti sessuali (uova e spermatozoi) nell’ambiente circostante, dove le uova fecondate potranno svilupparsi con maggiore o minore successo senza mai venirne a contatto con i propri genitori. Tale strategia è utilizzata, per esempio, dalle aringhe, e si situa a uno dei due estremi di un continuum che comprende una grande varietà di strategie riproduttive, che vanno dal rilascio di molti minuscoli prodotti sessuali senza alcun contatto tra genitori e prole al contatto protratto nel tempo in cui le cure parentali prolungate sono rivolte a pochi individui di grandi dimensioni. Quest’ultimo caso è tipico dei mammiferi, incluso l’uomo, e degli uccelli, ma è comune anche nei vertebrati inferiori e in alcuni invertebrati.”( Fritz Trillmich, Rudolf Diesel)
    Anche da parte mia nessun giudizio.
    Solo l’osservazione che l’uomo fa proprie modalità di comportamento di altre specie, in questo caso filogeneticamente lontane. Sì, nel caso umano la dispersione di gameti, fecondati o meno, non avviene in ambiente acquatico (dove la maggior parte dei prodotti sarà cibo per altre specie animali e solo in piccola percentuale supererà tutti gli stadi evolutivi fino a raggiungere la capacità di riprodursi) ma in contenitori ben protetti.
    E osservo che la società contemporanea pone grande attenzione alla tutela di ogni diritto, ove il diritto sia reclamato da un soggetto adulto in grado di esprimere e far valere i propri desiderata.
    Quale sia il diritto dei gameti, cioè di uovo e spermatozoo, che, se accoppiati ancorché ‘artificialmente’, daranno origine a un essere umano, e, quindi, quale sia il diritto di quell’essere umano che avrà vita, non pare d’interesse per la società. Esiste forte il diritto di una coppia sterile. Qualcuno si chiede se l’essere umano abbia il diritto di venire al mondo secondo le leggi naturali, considerando soprattutto il fatto che a venire al mondo sarà un bambino totalmente indifeso e totalmente dipendente? E, soprattutto, privo di strumenti che gli consentano di pensare un proprio diritto e di reclamarlo.

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