Cingallegra

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    @ippogrifo11 Che poesia soave ci hai fatto leggere! Davvero qui il sole comincia a scaldare un po’ di più, la luce sembra più forte e,da qualche parte, in borsa, ho buttato dentro gli occhiali da sole!
    “Perché la primavera non lo sapeva ed insegno’ a tutti la forza della vita”, in frase che mi entra nella carne. Che fa rifiorire il sorriso la’ dove qualche sorriso lo abbiamo perso.
    Ricordo una cosa che mi disse una mia cara amica fioraia anni fa; era fine febbraio, di uno di quegli inverni grigi, in cui pioveva sempre e rientrando verso casa mi fermai a vedere le primule in fiore che cominciavano a fiorire. La mia fioraia mi disse: “vedi che belle le primule? Anche se sembra Natale, la natura lo sa che sta per arrivare la primavera. La natura lo percepisce.”
    Nel leggere questa ode alla vita, ho ripensato a quel momento, alle primule.
    Un bacio a tutti

    Cingallegra
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    Eccomi anche qui.
    Ieri guardando il Tg, in particolare ascoltando la posizione inglese nei confronti del problema, mi è venuto un quesito. Loro non prenderanno (pare) misure contenitive, perché vogliono immunizzare la popolazione, sulla base del principio “che i più forti sopravvivranno”. Avevo però capito che questo virus fosse altamente mutogeno…quindi non capisco la loro posizione se non per fini economici (non perdere il primato produttivo perché con la brexit non avrebbero diritto a nessun sostegno). Voi che ne pensate?

    Cingallegra
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    @Tanaquilla che bello quell’inno a Venere, non lo avevo mai letto! Ti porta agli occhi davvero il verde, la natura, i suoni dell’acqua e il fruscio delle foglie! Inno bellissimo,
    Grazie!

    Cingallegra
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    Riprendo il post di Guglielmo Tell e condivido parzialmente la questione dei media; nel senso che non è una novità che ci bombardino di informazioni, ma nel tempo abbiamo imparato a selezionarle, a farci un’idea critica sulle cose, anche a selezionarle…
    E’ che, secondo me, in momenti come questo forse, dico forse… viene fuori quello che siamo; quello che quotidianamente sovrastrutturiamo e adeguiamo alla società, chi vorremmo diventare professionalmente, a come vorremmo essere giudicati in famiglia, in questi momenti tutte le vesti cadono e rimaniamo un po’ nudi: chi siamo davvero. Comunque c’è da dire che in mezzo al volgo siamo in grado di riconoscerci, come attirati da lanterne che indicano la strada; sarà che pian piano, anche senza saperlo, ci siamo affinati per questo (e ringrazio di continuo per ciò che sono diventata e che ancora mi viene donato), sarà che questo “unum” è composto di particelle che inesorabilmente tendono ad attrarsi, sarà che tutto quello che ci è stato dato ha il profumo della rosa e in noi attiva chissà quali slot in remoto (per usare una terminologia tecnologica). Di una cosa sono certa, l’amore miriamico non ha limiti di spazio né di tempo, si insinua nelle cose più piccole, anche quelle che non vediamo e non conosciamo, piccole come un può essere piccolo un virus, le muta e le trasforma.
    Una volta, una sorella mi ha dato un consiglio, mi ha detto che ero troppo granitica. Credo, nell’arco del tempo, di aver messo su qualche scudo per sopperire a quei dolori di umane vicende che a volte capitano nella vita di ognuno di noi. Credo anche di aver indurito quella mia parte marziale fino a renderla un po’ troppo spessa. Ora lavoro per usare quella parte più dura al servizio della Miriam, perché ogni pezzo di noi unisce e fortifica, “in una catena di affetto e di solidarietà grande”.
    Un caro abbraccio

    Cingallegra
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    Caro Buteo,
    innanzitutto grazie per le scientifiche delucidazioni sul virus; calibrate e corrette. Dico calibrate e corrette, perché i grandi Mass Media hanno fornito informazioni di massa (e alle masse…) dando per scontato che gli Italiani avessero un background medico tale da decodificare le informazioni; il primo risultato è stato, infatti, un allarmismo incontrollato che ha impedito di comportarsi individualmente, in maniera lucida. il secondo step è stato, poi, fare retromarcia per sminuire l’epidemia, al punto che ora vige lo slogan: “è una banale influenza”.
    Sul lavoro, in queste ultime settimane, ho lavorato in una sorta di terra di mezzo, dividendomi tra mamme impaurite (con latenti tendenze razziste) a scuola, e un menefreghismo totale nel settore turistico (senza attenersi alle minime ordinanze di prevenzione) che ha come unico obiettivo far tornare i turisti nel territorio. Mai come in questo periodo, mi sono sentita fuori tempo e fuori luogo. Sono una piccola miriamica che mette l’ortodossia e i principi dei “preliminari di pace” in ogni singola giornata, in ogni scelta e in ogni emozione. Spesso ho lamentato la mancanza, tra quelli della mia età, di riuscire a fare una conversazione stimolante sui “nostri” argomenti, ma in questo momento storico mi sono resa conto ancor più di come, più si facciano passi avanti verso una evoluzione personale, allargando e amplificando il modo di vedere le cose, preservando salute ed energie con lungimiranza, e più il volgo sembra una bandierina senza identità. Prevendendo anticipatamente che i miei contratti di lavoro, nel turismo, sarebbero comunque saltati, ho preceduto di una settimana i tempi e ho interrotto l’attività lavorativa turistica, ritenendo folle ciò che ad altri sembra ovvio, proteggendomi da ciò che i colleghi ritengono stupido.
    In questo, le indicazioni ministeriali non aiutano, perché chiudere scuole ed eventi sportivi in una città e aprire in un’altra della stessa Regione temo risulti fallace. Credo, infine, nella “Forza combattiva che vince, pugnando invitta”, che si tratti del sistema immunitario, come di una paura, perché affinando i nostri sensi, i timori siano sonagli che suonano attivandoci a proteggerci. E per questa “palestra” non smetterò mai di essere grata.
    Un caro abbraccio

    Cingallegra
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    Che bellezza il video di De Filippo e la Vitti!
    Non lo conoscevo!

    Cingallegra
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    Ciao a tutti
    Volevo segnalare una mostra fotografica che si è inaugurata qualche giorno fa a Polignano, al Museo Pino Pascale. La mostra fotografica collettiva di chiama “Viandanti a Sud”, in cui vengono mostrati i percorsi visivi si snodavano lungo la costa adriatica verso Matera, il Salento e il Gargano in particolare sulla “via dell’Angelo” con riferimento ai santuari rupestri.

    Cingallegra
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    Quando a scuola affronto la prima lezione di sociologia, di solito, la definisco come lo studio delle scienze umane condotto con un metodo scientifico, per lo più di tipo statistico; questo perché, nell’analizzare le scienze umane, intervengono altri meccanismi e altri processi di cambiamento che portano all’innovazione, all’autoregolazione, alla conservazione e all’autoconservazione, in qualsiasi struttura sociale, di ogni ordine e grado, di ogni civiltà e di ogni epoca. Proprio come nelle attuali e “innovative” considerazioni di Kremmerz, la ricerca sociologica di un cammino comune in questo connubio individuo/umanità, spesso si avvale di altre discipline come la filosofia sociale, la psicologia, l’antropologia culturale, la scienza, il diritto e, ovviamente, la storia; ma ciò che accomuna tutte queste discipline è l’idea di fondo che l’uomo sia una sorta di animale indefinito, caratterizzato da una serie di mancanze, tra cui un bagaglio istintivo sottosviluppato, (per via delle numerose sovrastrutture), rispetto agli altri animali, che lo rende volubile e vulnerabile da un lato, e dotato di una particolare apertura al mondo, dall’altro. Quest’ultima caratteristica si è rivelata, tuttavia, estremamente utile e duttile, riuscendo a compensare e a superare difficoltà che gli altri animali non sono stati in grado di affrontare. Quindi, nei secoli, sono state ideate serie di ordini culturali e simbolici per compensare le umane mancanze biologiche. E qual è il risultato di questi studi e di queste teorie? Che l’uomo, spinto da un naturale e basico istinto di sopravvivenza ha nel tempo plasmato la propria struttura biologica, a seconda dei variabili fattori ambientali; grazie alla sua “apertura al mondo”, ha maturato una specie di mainframe, in cui il sistema genetico ha elaborato dati e input neuro-ambientali, spinto da un’unica finalità: evoluzione e sopravvivenza, con tutti gli errori e gli orrori storici e attuali che ne sono derivati. Perché evoluzione e sopravvivenza, volendo assumere un atteggiamento antropologico, non sono legati né al bene, né al male, come gli anticorpi che combattono un virus, sono solo due forze che collimano, la vittoria dell’uno o dell’altro, la decidiamo noi, secondo la nostra memoria storico – genetica e la nostra propensione (reale e materiale) alla guarigione. Perché se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi anni, sociologia a parte, è che Amore non è una volontà statica, ma la propensione dinamica frutto di obiettivi raggiunti precedentemente e proiettati a traguardi futuri. Quindi se la società progredirà attraverso l’invenzione di una nuova cura o la rielaborazione di una vecchia o solo sperimentando come i fattori socio ambientali incidano sulla nostra salute, il nostro neuro – mainframe lo saprà. E le prossime generazioni avranno una cartella genetica in più da consultare. Sperando che la sappiano aprire.

    Cingallegra
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    Post totali: 26

    Festeggio raggiante il sole bambino
    bevendo la luce di primo mattino:
    in punta di piedi danzo la fine del girotondo
    poichè desta ormai son dal sonno profondo.
    Calda l’aria, sulla mia pelle, respira e risana
    che sembra quasi fotosintesi clorifilliana.
    Infine, brindo alla conclusione di questo percorso
    certa che l’anno a venire ne berrò un altro sorso!
    Ansia e incertezza le lascio nella loro palude
    perchè serena sorrido augurando luce e salute!

    Cingallegra
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    Post totali: 26

    In un vecchio film con John Travolta, l’attore – nell’ennesima parte da incantatore cattivo – diceva: “Ciò che l’occhio vede, la mente crede!” e via sgommando in barba ai detective! Quella frase mi colpì molto, perchè mi resi conto che anche io, pur senza volerlo, a volte finivo per limitarmi a osservare senza guardare; d’altronde, forse, ci vuole un pò più di – sano – allenamento – per riuscire a tenersi “stretti con amore intorno al punto criticissimo della ricerca per la scienza più umana che l’uomo sia mai audacemente pervenuto a possedere”… Di questi tempi, la mia generazione, come quelle ancor dopo la mia, crescono all’insegna del fantasy, del sogno, della metafantascienza, del vintage e del recupero del passato, e malgrado un costante senso di nostalgia appiccicato addosso ci segua come l’ombra di Peter Pan, mi ritrovo nelle parole di Segezia, quando dice che le nuove generazioni sono molto meno ‘scisse’ e tendono più delle precedenti a considerare l’essere come ‘uno’”. Perché, anche come dice il Maestro, “… a convertire le anime gentili e le menti elette e ardite che amano la scienza per la scienza, il bene per il bene e la verità di sopra a tutte le cose visibili ed invisibili, note ed ignote”, non è poi lontano da quello che i giovani cercano: quanti slogan per salvare il pianeta, dall’adotta un albero della foresta amazzonica, a petizioni per l’ambiente, alla raccolta differenziata; il punto è che il bagaglio culturale che ci portiamo dietro non è così essenziale come nei voli low cost e nel trolley ci finiscono incessanti sensi di colpa pseudocattolici, vizi comportamentali, e defezioni più o meno indotte dalla società. Gli obiettivi ermetici citati di Coltivare la propria mente “perché in alto giunga a percepire prima, a conoscere poi le leggi della Natura spirituale e fisica di noi stessi”; perfezionare se stessi, entrare in rapporto con gli esseri invisibili, “penetrare le leggi che regolano ogni realizzazione terrena e giovarcene e correre con esse – quando si può ed è giusto il volerlo – in aiuto dei nostri simili”; “preparare il progresso spirituale dell’umanità con tutte le nostre forze”; “saldare i vincoli di fraternità tra gli uomini e risolvere col problema delle anime il problema sociale dei popoli”; sono quindi obiettivi vicini ad intendersi per le nuove generazioni, già iniziate a ragionare in termini “magico ermetici”, perchè intrinseci alla nostra formazione, alla nostra cultura, alla nostra sensibilità, ma manca un elemento fondamentale: tempo e pazienza non fanno parte del bagaglio culturale made in XXI secolo! Proprio come ho letto in altri post, la comunicazione è diventata super veloce, la rete non è un modus: è uno status! E il network ci mette in contatto, esattamente come in real, non sempre con anime gentili. Come dico sempre, anche internet, come tutti i mezzi di comunicazione, dipende dall’uso che se fa! E quanti anche solo a parole e face to face finiscono per arrecare più danno che non con un modesto e umile silenzio? Internet è un mezzo veloce, ma non sempre efficace: e la velocità, spesso è amica dell’ignoranza, della pigrizia. Faccio un esempio: quando ero piccola, per cambiare canale in tv, dovevo alzarmi e pigiare il bottone sul televisore; ora con un click prenoto un hotel a Barcellona! Questo mi ha reso più colta? No, mi ha solo ridotto i tempi, tempi di cui dovremmo, come in natura, reimparare a decifrarne i ritmi, per ben seminare e per ben raccogliere, perchè, “la certezza del proprio potere nasce a poco a poco: prima si opera il piccolo miracolo e poi il grande. La certezza è simile alla fede religiosa che è dovuta allo sbrigliarsi della immaginazione…”

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