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Dai mirati digiuni periodici alle luculliane Agapi della Schola corredate dai numerosi brindisi inneggianti alla Luce e alla Salute, c’è tutto un mondo che tenta di comprendere scientificamente i meccanismi della nutrizione controllati dalla psiche o, sarebbe meglio dire, psichicamente controllati e veicolati… Un tema d’attualità che suscita numerosi interrogativi ai quali qualche esperto cerca di rispondere, come fa il professor Charles Spence che, dopo una sperimentazione ventennale, ha pubblicato le sue teorie nel libro “Gastrophysics” non ancora reperibile in lingua italiana. Perché non cercare di affrontare l’argomento anche noi di kremmerz.it, magari da altre angolature, prendendo spunto da un articolo uscito su R.it di cui si trascrive di seguito il link?
Buona discussione a TUTTI.Molto interessante e voglio continuare a rifletterci. Ma al momento l’articolo mi ha fatto venire in mente, proprio in ragione del concorso di tutti i sensi nell’atto del mangiare, ad esempio, perché a distanza anche di decine di anni si ricorda come squisito e mai più gustato allo stesso modo un cibo cucinato, che poi a rifletterci bene non era così tanto speciale. Buona serata a tutti e a presto
E si è proprio vero, quello del cibo oggi è tra gli argomenti che desta maggiore interesse. La maggior parte delle persone è attenta a ciò che mangia, spesso il mangiare è diventato una vera filosofia di vita, o addirittura in alcuni casi, quasi una fissazione….ci sono i vegetariani, i vegani, chi compra solo prodotti bio…..Tutto ciò di base è giusto, però quello che noto è che spesso certe scelte, non sono il frutto di una reale consapevolezza dell’importanza del cibo in quanto “nutrimento” del nostro organismo, piuttosto lo si fa per moda, per uniformarsi a un pensiero di massa. Così si comprano verdure al supermercato con la scritta”BIO” che ci rassicura, poi non facciamo caso, che nonostante la garanzia del prodotto bio, non sono di stagione!!!!
Nell’articolo postato dalla Direzione sugli studi del professor Charles Spence, ci sono due aspetti che mi colpiscono: il primo la fondamentale importanza e partecipazione di tutti i sensi al nutrimento, il secondo che questi studi scientifici principalmente vengono utilizzati a scopo di marketing, quindi per indurre e influenzare le persone a consumare un determinato cibo.
L’aspetto a mio avviso più interessante è quello della partecipazione di tutti i sensi al nutrimento, ad esempio lo stimolo dato da un certo colore o da un profumo particolare contribuiscono a produrre determinati effetti.Nelle pratiche della Schola, volte alla salute e all’evoluzione dell’essere, si sperimenta ci si allena e il nutrimento è finalizzato a innescare alcuni meccanismi nel nostro organismo di cui gradualmente si acquisisce consapevolezza, pertanto è interessante riflettere su questi argomenti.
Ringrazio la Direzione per i continui spunti di riflessione
Un saluto a tutti i navigantiLe “innovative” scoperte del Prof. Spence mi lasciano un tantino perplesso. Se non sbaglio, ai bambini si tappava il naso per far loro mandar giù una medicina amara, cosa che attesta, da tempi memorabili, la conoscenza della interazione tra i sensi, in questo caso attinente solo al gusto e all’olfatto. Per quanto concerne i piatti tondi, mi chiedo se in passato, su un tornio a pedale, sarebbe stato possibile ottenere un piatto quadrangolare; una posata che non si pieghi, ed è successo, deve essere di ottimo metallo o lega ed avere buona consistenza che si può tradurre in un certo peso…Avrò il Nobel per questo?
Penso sia proprio il caso di guardare la questione dal punto di vista di noi di Kremmerz.it. Buona giornata a tutti.Come ben dice holvi49 per noi di kremmerz.it la scoperta che nell’atto del mangiare siano coinvolti tutti i sensi non è una novità. Semmai… lo è il cibo finalizzato all’evoluzione, come nelle Agapi ad esempio.
Anch’io come Tanaquilla ho il ricordo di cibi particolarmente buoni e sapori mai più ritrovati. Ho pensato che in alcuni casi potesse essere la scoperta di un nuovo sapore , ma il più delle volte quello che ci rende particolarmente gradito un alimento è il valore affettivo che a questo è stato legato da chi lo ha preparato. La scienza ha sviscerato tutte le motivazioni affettive legate al cibo ed al nutrimento , non so se ha anche preso in considerazione quel quid che aggiunge l’amore che vi infonde l’artefice mentre prepara un piatto per le persone che ama.
Parlare di cibo è sempre parlare di qualcosa che ti entra dentro, proprio come un suono, un colore, un’impressione. Anche i fissati della nutrizione, quelli che guardano la filiera di produzione, il vasellame di cucina, i tempi di cottura al secondo, per non parlare dell’ “impiattamento” (vocabolo orrendo per quanto ormai comune!), ebbene anche questi non sono immuni dai loro ricordi, dall’associazione affettivo-sentimentale che è impronta di un tempo e di un luogo differenti dal ‘qui e ora’.
Niente di assoluto dunque.
E niente di vero se non il dato oggettivo della cosa-cibo per quello che è e del fatto che siamo animali che la modernità ha imparato – e si sta perfezionando – ad addomesticare.
L’idea è quella di SATURARE. Non va lasciato nessun canale libero di andarsi a creare o ricercare la propria sensazione, mentre invece tutti quanti i canali nostri devono trovare modulazione come da programma. Sia mai che sentiamo un sapore e basta: no! Tutto studiato. Spray per suggerire l’odore, musiche per forgiare lo stato d’animo, forme e colori per informare il cervello su COSA deve elaborare, e via dicendo.
La scienza dell’alimentazione di cui Kremmerz parlava (carboidrati se devi fare lunghi lavori pesanti e del non ingozzarsi di roast-beef se non c’è energia fisica da spendere) oggi appare comune e banale affollata com’è da centomila manuali della “ dieta-per”: dimagrire/irrobustirsi/abbronzarsi/ringiovanirsi/tonificarsi/blablabla.
Eppoi… quei benedetti alimenti ‘scelti con cura’ chissà come son fatti in fondo! (il contadino in certi posti avvelena più dell’industria), e se vale la pena spenderci ore e ore di lavoro per pagarteli quando poi tutti i pasti finiscono in…gloria.
Ecco che allora siamo a parlare di ALTRO cibo: di musica, di colori, di forme che si legano ai ricordi, partoriscono memorie e forse, dico FORSE, porteranno alla formulazione di una diversa idea di “bontà”: non più (o non solo) basata sul sapore ma (anche e soprattutto) sull’umore che avranno generato o fissato, sulla capacità sovrana dell’uomo di completare istintivamente alcune linee casuali con la sostanza completa di un preciso passato e, insomma, sull’ ASSIMILARE etimologicamente inteso.E’ vero ciò che dici, Tanaquilla9; se esiste di per sè una finalizzazione naturale nel cibo che ingeriamo, perchè diventerà nostra essenza, è anche vero che una ulteriore e più “raffinata” finalizzazione caratterizza il cibo ingerito nelle Agapi. E’ vero quanto dice Gelsomino e credo di poterlo sostenere per esperienza: anche se nessun laboratorio lo proverà mai: se il cibo viene preparato con Amore avrà un sapore ben diverso da quello preparato solo per apparecchiare qualcosa.E non c’è bisogno di essere grandi Chef.
“Dimmi come mangi e ti diro’ chi sei” , dice un proverbio.
In realtà un collegamento strettissimo esiste tra il cervello (sede della ricezione dei 5 sensi come da tread) e lo stomaco, ritenuto il secondo cervello umano. Non a caso, infatti, le cellule dell’intestino producono la serotonina, trasmettitrice del benessere, e a livello gastrico esiste un cervello chiamato enterico che comunica col cervello centrale
Quindi, tutto interessante cio’ che avete scritto amici.
Io sarei portata all’attrazione dei colori (in linea di massima mangio tutto cio’ che è chiaro e non sopporto i cibi scuri, senza scandalizzarvi odio proprio il cioccolato!), mi piace il sottofondo, ma meglio ancora il silenzio e leggere conversazioni, circa l’odorato mi da piacere il cibo nè troppo dolciastro, nè troppo intenso, se devo o posso toccarlo mi attrae il croccante.
Ma c’è molto di piu’. La digestione!
Eh si ne vengo fuori da un percorso interessante, che come tutti i percorsi “parla esotericamente” , se si hanno orecchie aperte a quell’ascolto!.
Il cibo elabora i pensieri ed i pensieri trasformano il cibo. Noi mangiamo alimenti e li mastichiamo e li digeriamo, a seconda di quanto “amore” abbiamo nel cervello, la loro trasmutazione è il segreto della salute.
Credo…mai nulla per definito e non aperto a riflessioni..
Questa è la bellezza di questo Forum d’eccellenza.
Per cui, ho iniziato con un proverbio e concludo con un altro
“Non si puo’ mangiare amaro e sputare dolce”!
Ma non volendo concludere con lo sputo (!!!), lasciate che vi abbracci tutti con tutto l’Amore che possoSi, certo, cercare (che non vuol dire riuscire) di essere temperanti e equilibrati nell’alimentazione, come nella vita, è sempre una buona regola per stare in salute. Forse ancor di più conoscersi bene senza preconcetti. Ma per ritornare ai ns. pranzi delle Agapi, o al contrario a momentanei digiuni come in questo periodo, devono necessariamente esserci altri elementi, come, fra gli altri, quelli astronomici, che influenzano una “sublimazione” del cibo. Anche le preziose Lunazioni del M. Kremmerz consigliano alcuni cibi in una luna e altri diversi in un’altra e ci sarebbe molto da dire. Ricambio l’abbraccio fraterno.
Tempo addietro mi ero dedicato alle letture sull’alimentazione nella storia ed uno degli autori che mi avevano colpito è stato Massimo Montanari.
Fra le tante storie che riferisce ve ne riporto una sul “cucinare”:
“Cucinare non è una pratica minore, ma stimola l’intelligenza. Lo sostenne anche una celebre donna del Seicento, suor Juana Ines de la Cruz, la maggiore poetessa messicana dell’Età barocca, che nella sua orgogliosa affermazione del ruolo femminile (che le procurò non pochi disagi nella società maschilista del tempo) rivendicò la dimensione intellettuale del lavoro in cucina, paragonandolo alla riflessione filosofica e anzi dichiarandone la superiorità.
“Che cosa potrei raccontarvi, scrive suor Juana dei segreti naturali che ho scoperto mentre cucinavo? Vedo un uovo che si rapprende e frigge nel burro o nell’olio, e al contrario si spezza nello sciroppo; vedo che affinché lo zucchero si conservi fluido, basta aggiungervi una piccolissima parte d’acqua in cui sia stata messa una cotogna ecc ecc (continua …)
Osservazioni assai più profonde di quanto all’aapparenza non sembrino, sicché conclude provocatoriamente suor Juana-si può benissimo filosofare mentre si prepara la cena e io dico che se Aristotele avesse cucinato, avrebbe scritto molto di più.”
Un femminile a cui la storia, sempre secondo Montanari, restituisce una so0rta di “priorità”:
infatti “già nel linguaggio di Omero e dei greci antichi, “mangiatori di pane” è sinonimo di “uomini”, ma già nel Poema di Gilgamesch, un testo sumerico del del secondo millennio a.C. la civilizzazione dell’uomo selvatico viene fatta coicidere con il momento in cui egli non si limita più a consumare cibi e bevande disponibili in natura, come le erbe selvatiche, l’acqua o il latte, ma comincia a mangiare pane e a bere vino, prodotti “artificiali” di cui si viene a conoscenza grazie a una donna che gliene fa dono: il mito riconosce dunque al sesso femminile una priorità nel processo d’invenzione dell’agricoltura, della cottura e – in ultima anlisi – della cucina”
Seguendo il ragionamento di Montanari viene da chiedersi quale salto qualitativo avrà compiuto la dimensione sensoriale del genere umano grazie ad un “femminile” dedito a preparare, far gustare e digerire questi suoi doni?
E di metafore la storia sarà piena… anche se ad oggi molti sembrano dimenticarlo!Mercurius3 fa notare che siamo ciò che mangiamo e non potrebbe essere altrimenti visto che il cibo consente di costruire il nostro corpo, di svilupparlo e di manutenerlo nel tempo. Mi vorrei concentrare in particolare su come il cibo ci può curare portando una mia personale esperienza. Da un pò di tempo soffro di stipsi, non ho nessun problema specifico individuabile da ecografie dell’addome o da colonscopie o analisi del sangue. La medicina ufficiale ad eccezione di farmaci che aiutano l’intestino a lavorare meglio, non sembra offrire particolari aiuti. Allora, oltre ai vari strumenti che la Schola mette a disposizione di tutti noi ammalati, mi sono voluto concentrare a sperimentare i cibi che mi possono aiutare da quelli che non mi fanno alcun effetto. Così ho scoperto che, ad esempio, le pere o le verdure cotte o lo yogurth non mi fanno alcun effetto mentre le lenticchie e le spezie si. Per cui ho cominciato a preparare ogni tanto un piatto indiano/cingalese che si chiama dahl (o dal o daal) che è fatto da un tipo di curry composto da un trito di cannella, chiodi di garofano, curcuma, semi di finocchio, ecc…con cui cuocio le lenticchie rosse. Tra l’altro noto che mi piace moltissimo il sapore speziato. Questo mi porta anche a pensare che ci possa essere una connessione tra ciò che ci piace e ciò che ci fa bene e che tale connessione sia maggiore quanto meno siano sovrastrutture di cui siamo prigionieri. Nel senso che per chi è un uno stato di maggiore evoluzione, oltre ad una generale temperanza, ipotizzo che vi possa essere una maggior rispondenza tra necessità del proprio corpo e cose mangiate (sempre con piacere nel mangiarle), mentre se ad una persona – ad esempio – piace tanto il dolce forse è per carenza di affetto o necessità di gratificazione (secondo la vulgata comune) ma non perchè il corpo abbia generalmente bisogno di tante cose dolci.
Come dice anche mercuriale2011, forse più che andare dietro alle mode del momento in fatto di cibi, converrebbe ascoltare il proprio corpo e provare a sentire il messaggio che ci comunica, invece di caricarci altre sovrastrutture addosso oltre a quelle che già abbiamo. Anche in questo si ritorna al famoso detto “conosci te stesso”, perchè se conosciamo ciò che ci migliora anche il cibo può essere una importante medicina e veicolo di salute e di bene.
Un’ultimo pensiero, in questo particolare periodo dell’anno, che mi sento di condividere con voi consiste nelle occasioni che la vita ci offre per cominciare a smontare qualche sovrastruttura inutile. Ne avrò perse tantissime, ma se poche volte sono riuscito a diventare consapevole che mi si presentava un’occasione e ho avuto il coraggio di prenderne spunto per cambiare qualcosa, ne ho tratto un giovamento molto superiore ai “sacrifici” fatti per le prime resistenze e le relative sofferenze. E anche la stipsi può essere un’occasione utile per conoscersi e mettere qualcosa in discussione!
Un abbraccio a tutti voiBuonasera
La Direzione nel thread, dopo i 5 sensi, ci mette tre puntimi…e scrive sublimato dal sesto senso.
E qui la riflessione è tosta, perchè entra nel vivo e meraviglioso momento della evoluzione, delle sue possibilità, delle sue inesorabili funzioni di Bene di Salute e di Grande Trasmutazione.
Le parole si dicono, ma i fatti sono un’altra cosa. Anche se…nulla è impossibile agli uomini , E DONNE, di buona volontà, altrimenti non ci avrebbero stimolato a provare e riprovare, capire e riflettere. Mandare in basso il cibo, come ci aiuta a capire Tanaquilla, ricordando i momenti astrologici , calcolati nelle generose Lunazioni del M. Kremmerz è propizio alla Salute, dove in alto l’analogia del grande cosmo guarda con materno assenso il piccolo cosmo. E il cibo non è più un bel mangiare, ma diventa un viatico per Sanare. Sanare integrato.
Siamo da poco usciti da un digiuno “terapeutico”, atto a fuoriuscire tossine per inglobare purezze, ma ci attende con desiderio fraterno l’Agape 2019, col suo cibo sublimato che ci invita a sublimare.
Sono le 20,12 vado a preparare la cena, che qui tra due gatti e parenti che si danno il cambio, c è poco da postare, molto da Tostare.
Amici cari vi abbraccio caramenteDagli interessantissimi post di questo filone di discussione, mi vengono in mente alcuni particolari, li scrivo così come affiorano. Anni fa, nel Blog, si era aperto un link dedicato all’autofagia, affrontata in termini scientifici, con espressa menzione di studi ed esperimenti portati a termine da ricercatori anche di fama mondiale. Venne, in estrema sintesi, palesata una vigoria cellulare consistente in screening di autoeliminazione delle cellule indebolite, ad opera di quelle sane, particolarmente attiva lontano dai pasti. E’ un dato che ritengo sia bene conoscere, dopodiché ognuno lo gestisce per come si sente. Sul fatto che si possa ottimamente filosofare, latu sensi intendo, ognuno secondo la propria inclinazione filosofica, mentre si prepara o si gusta il cibo, mi torna in mente un passo del Maestro Kremmerz, scrivo come lo ricordo, ma se ricordo bene, argomenti di Ermetismo si possono affrontare anche assaporando proprio “le tagliatelle preparate (all’epoca) da Sora Felicetta”. Da qui, credo che ben si denoti l’importanza dello stato d’animo con cui ci si approccia al pasto. E su questo stato d’animo, accompagnato magari dalla conoscenza delle influenze siderali, dell’importanza autopoietica dei fattori nutrienti, affrontati in alcune conferenze organizzate dalla Direzione della Schola negli anni passati, e dall’importanza dell’impronta terapeutico-evolutiva presente nel cibo in determinati momenti astronomici, in primis nella Festa del Plenilunio di Solleone, si comprende bene quanta buona sostanza si celi dentro l’apparenza, senza nulla togliere mai ad una sana, genuina e buona apparenza.
Con l’augurio a tutti di una buona domenica.Seppiolina74Ospite7 Aprile 2019 alle 19:59Post totali: 112Ricordo di aver visto in tv diversi film che raccontavano lo stretto legame tra il cibo preparato da “mani sapienti e appassionate” e le relazioni e le atmosfere che si creavano tra i commensali invitati ad un banchetto. Ad esempio,” Come l’acqua per il cioccolato” o “Chocolat” e ancora ” Mangiare bere,uomo donna” e ” Il pranzo di Babette”.L’aspetto che dai registi veniva messo in luce, e che mi ha sempre affascinato, era che il cibo venisse visto come viatico, come canale attraverso cui non solo emergevano le emozioni più profonde e recondite delle persone,ma dava ad ognuno la libertà di fare delle scelte, di riflettere sulla propria condizione,come guardandosi dentro uno specchio.Condividere mangiando, aveva spesso il connotato di un viaggio onirico ed era dunque molto più che soddisfare un bisogno primordiale. Mi chiedo se anche il pasto rituale dell’Agape (o tutte le volte che fraternamente condividiamo del cibo), possa avere il valore di richiamare dentro e fuori di noi,la parte più vera e profonda del nostro essere.Un caro saluto a tutti!
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