ECCE QUAM BONUM ET QUAM IUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM

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  • tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    La conoscenza e la disamina di ciò che ci circonda è però fondamentale, cara Mercurius3, fermo restando quanto sia “jucundum habitare fratres in unum”.

    Mercurius3
    Partecipante
    Post totali: 191

    Certo Tanaquilla, non intendevo chiudersi in una gabbia dorata…Assolutamete! Ma la disamina della realtà, dopo una scelta totalizzante come la nostra, è togliersi i paraocchi della profanità, e come diceva il mio amico Andrea, quando si è miriamici lo si è totalmente, quando si mangia, quando si respira… per cui la realtà viene, inevitabilmente osservata e analizzata, ma alla fine, fortunatamente, vista alla luce di questa scelta di vita che ha un senso percorrerla, anzi ri-percorrerla.
    Grazie comunque, dell’attento lavoro di attenzione, cosi come dicevi che i piu’ pronti devono trainare amorevolmente chi necessita

    ippogrifo11
    Partecipante
    Post totali: 165

    Hai ragione, carissima Mercurius3, l’essere Miriamici è una condizione, un modo di essere permanentemente disponibile a crescere, a rendersi permeabile al senso dell’etica, della giustizia, del bene disinteressato. Si tratta di una condizione che, per il nostro essere in itinere, è essenzialmente un anelito, una tensione costante verso un Ideale che tuttavia ci chiede riscontri e verifiche quotidiane, oltre all’esercizio di quella terapeutica ermetica la cui sperimentazione è vincolata alla più assoluta mancanza di aspettative di ritorno sul piano personale, se non la consapevolezza di agire per il Bene… Come è lontano tutto questo dai vagheggiamenti e dalle suggestioni di un occultismo rancido e torbido, tutto e soltanto volto ad alimentare ego ipertrofici e smanie ossessive di apparire ciò che non si è. Chissà se chi viene a visitare il nostro sito, leggendoci e non facendo parte della Miriam Ortodossa, riesce a percepire l’essenza autentica dell’Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum! Chissà se si pone domande e quali domande si pone! Chissà quali pensieri gli attraversano la mente: pensieri forse rapidi e fuggevoli come è forse rapido e fuggevole il suo sostare fra noi? Chissà quali sono i timori, o magari le prevenzioni, che gli impediscono di interagire con noi in un dialogo franco, aperto, anche per solo amore di contraddittorio!
    Purtroppo, non avendo per ora risposte, non possiamo che proseguire nel nostro dialogo con lo stesso approccio col quale ci accingiamo all’esercizio della terapeutica ermetica: la consapevolezza di agire per il bene, anche se talvolta può apparire che ci si muova all’interno di una gabbia dorata. Che dorata non è affatto… e tanto meno è gabbia!
    Un caro saluto a tutti i naviganti, a quelli con bussola e a quelli che ne sono privi e che guardano alle stelle per cercare l’orientamento giusto!

    Alef2006
    Partecipante
    Post totali: 222

    mi associo ai ringraziamenti di Mercurius3 per le preziose puntualizzazioni di Tanaquilla.

    m_rosa
    Partecipante
    Post totali: 574

    A proposito dello scorrere del tempo, di cui parlava Alef, forse, come suggerivano mercurius e ippogrifo e come, in effetti, tendiamo a fare tutti noi Miriamici, non si tratta tanto di imprimere una spinta più o meno forte al “tempo” ma di renderlo Sacro attraverso la nostra ritualità antica di millenni che conosce il segreto per trasformare un tempo anonimo, passivo, neutro e incolore, in in tempo attivo, creativo, connaturato ai ritmi della natura dalla quale, ricordiamocelo, non possiamo mai derogare. Questo non vuol dire certo che dobbiamo andare a dormire al tramonto e svegliarci all’alba per sintonizzarci al ritmi solari!!! (Sono sicura che se mettessimo in rete un’idea del genere magari associata a qualche altra amenità riguardante la luna -tipo che al novilunio bisogna andare in giro con gli occhiali neri, e chi più ne ha più ne metta!- avremmo i nostri seguaci!!!)

    decla
    Partecipante
    Post totali: 57

    Eheheh, infatti m_rosa, proprio così…..ma la cosa bellissima, e che credo sia evidente a tutti quelli che ci leggono (iscritti e non) in questo scambio di esperienze, riflessioni, pensieri, è che non fa parte dei fondamenti di questa Schola cercare seguaci o acquisire proseliti…. solo che a volte penso con un po’ di dispiacere che sia un peccato che tanti (perchè sono sicura che in questa umanità ce ne siano tanti che stanno cercando) perdano una occasione di sperimentare praticando solo per paura, sfiducia, pigrizia, insicurezza e quindi ci si lascia scivolare tra le dita la possibilità di “vivere” veramente questo tempo e, come dici tu, ….”di renderlo Sacro attraverso la nostra ritualità antica di millenni che conosce il segreto per trasformare un tempo anonimo, passivo, neutro e incolore in un tempo attivo, creativo… “ aggiungerei intraprendendo una strada di Amore, senza misticismo, ma quale Unica Forza generatrice di trasformazione “ di ogni dolore dei mali umani” …. E la cosa ancora più bella è che per decidere di fare questa scelta di vita, per cominciare questo percorso non serve una laurea, non serve possedere un patrimonio….. è gratis ed è per TUTTI…..

    garrulo1
    Partecipante
    Post totali: 458

    Verissimo quanto scrive Alef, il tempo, questo vorace Dio Kronos che tutto divora, digerisce e poi ribalta fuori riveduto e corretto secondo cronologia appunto, di causa-effetto che a sua volta diventa effetto causa e via all’infinito di questo passo, dove il folle volo non è neanche pensabile se non si comprende l’equazione di cui sopra, e quindi non ci si armonizza per quanto soggettivamente ma progressivamente possibile, ai ritmi della natura, che il tempo, appunto, presiedono. Saturno, dal canto suo, la falce ce l’ha e la utilizza secondo giustizia, d’accordo mi pare proprio con le Parche che il Refe della Vita comandano. Questo preambolo più o meno azzeccato, per dire che la Realtà dell’Universo sta al di sopra di tutto, ogni essere in cammino la percepisce e parzializza secondo il proprio grado di evoluzione, ma, come ci ricorda m_rosa, con gli strumenti a nostra disposizione, diventa possibile rendere Sacro questo benedetto tempo, adattandolo, ripeto fin dove possibile in modo soggettivo, ad un progetto finalizzato altrimenti inimmaginabile.
    Un caro saluto ed una buona serata a tutti.

    Alef2006
    Partecipante
    Post totali: 222

    Mi ricollego all’ultimo post di m_rosa e decla: è vero che per intraprendere questa Via altro non serve che la Volontà, ma come scrive il Maestro Kremmerz “Volere e saper volere è un gran secreto”. Chi oggi voglia intraprendere la Via si trova parate dinnanzi moltissime presunte accademie/schole/ordini/ecc… Saper resistere alla tentazione di provarne una più o meno a caso in attesa di avere la certezza di conoscere quella giusta richiede una Volontà inflessibile per non essere tentati dal canto delle… “murene”.

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Se l’immagine dell’elicoide è ricorrente nella nostra Schola, di più difficile comprensione è per me la relazione tempo /alte e basse velocità riportata da Alef2006.
    Tema dibattuto nei secoli, quello di spazio e tempo, cui si lega il concetto di percezione della realtà, meglio direi della materia. Numerosi i filosofi che, avendone fatto oggetto d’indagine, definiscono spazio e tempo fattori non ‘reali’ ma mentali, in quanto proiezioni di processi che si svolgono nella nostra mente. Evenienza di cui possiamo renderci conto ponendo un certo grado di attenzione e di concentrazione.
    Una parziale comprensione del processo può venirci osservando i malati di Alzheimer: in loro il progressivo deteriorarsi della memoria conduce drammaticamente a una altrettanto progressiva incapacità di riconoscimento dell’ambiente, sia di cose sia di persone, nonché di se stessi, e alla perdita della percezione del tempo e dello spazio.
    Cerchiamo ora di immaginare noi stessi a ‘memoria zero’: occorre un certo sforzo, ma si può fare.
    Se ho e ho sempre avuto ‘memoria zero’ io percepisco (vedo, sento, odoro, tocco) solo adesso e adesso e adesso e non posso trattenere il ricordo di quanto ora accade e or ora è accaduto. Per lo stesso motivo io sono qui e sono qui e sono qui..: senza il ricordo della posizione appena precedente non posso vedere né il mio né l’altrui movimento. Di conseguenza non posso avere l’idea del tempo, in quanto la percezione di tempo e spazio si ha in relazione al movimento nostro e di ciò che è nell’ambiente. Potremmo allora immaginare di trovarci in ‘fotogrammi’ come è delle pellicole cinematografiche, fotogramma dopo fotogramma. Tuttavia, se io ho da sempre ‘memoria zero’, forse percepisco il qui e ora, ma, non avendo e non avendo mai avuto ricordi, né per questo nanosecondo né per i precedenti, non ho avuto e non ho la possibilità di conoscere le forme. Non avendo le forme mentali che mi consentano di percepire le immagini, ovviamente non vedo i fotogrammi.
    Infatti noi cogliamo ‘la realtà’ che ci circonda grazie all’interazione fra stimoli provenienti dalla materia e sensori che rivestono integralmente la superficie di tutto il corpo. Da qui i segnali giungono a quelle strutture cerebrali le quali, grazie alla funzione memoria, possono mantenere ed elaborare il ricordo di ciò che i sensi hanno percepito e percepiscono istante per istante, permettendo la costruzione del puzzle che dà forma mentale agli oggetti. In questo modo si creano le immagini che vediamo, e che riconosciamo, in quella che definiamo realtà. Senza i sensori degli organi di senso e senza memoria non è percepibile nessun tratto della materia. Ed è un processo questo che accomuna le menti di qualsiasi essere, non solo degli umani.
    Con l’inibizione completa della costruzione mentale delle forme, non percependo né l’ambiente, ovvero la realtà come comunemente intesa, né noi stessi quali individui separati, grazie al contorno/ contenitore in cui ci includono i nostri sensori, saremmo immersi e fusi in un magma indistinto, in cui non c’è spazio e non c’è tempo e.. tutto è veramente un’unica cosa. Né esisterebbe l’individuo con una coscienza di sé e tutta la materia sarebbe fusa nell’unica coscienza.
    Ora, se la ‘realtà’ si crea nella mente in virtù dell’interazione fra materia sensori e memoria e se il tempo è una funzione mentale, non riesco a comprendere né a farmi un’idea di cosa significhi “distinguere la nostra percezione (illusoria) del tempo da quella reale’, né delle alte e basse velocità rispetto alla ‘vera natura del tempo” e mi piacerebbe avere contributi e maggiori delucidazioni riguardo all’argomento, che trovo davvero interessante.

    holvi49
    Partecipante
    Post totali: 112

    Ho sempre ( quasi sempre) pensato al tempo in termini di trasformazione. Il tempo, cioè, è ciò che viene messo in evidenza, se così possiamo dire, quando la materia tutta è interessata da modificazioni che ne alterano o modificano la struttura, la composizione o la finalizzazione: e questo, ovviamente avviene in maniera incessante e continuativa nel piccolo e nel grande, nell’infinitamente semplice e nel più complesso, sia esso per ordine di grandezza che di struttura, appunto, finalizzata. Questo significa che, ad esempio, in un organismo infinitamente piccolo, o anche non tanto, i processi di trasformazione, chimica, fisica, elettromagnetica ed altro, avvengono in “tempi che sono percepiti” in funzione della dimensione del contesto in cui esso processo si sta verificando: in una cellula , ad esempio, i processi biologici (senza entrare in particolari) avvengono in tempi che se venissero effettuati in un comune laboratorio, richiederebbero intere ore; lì, invece è sufficiente qualche frazione di secondo: secondo i nostri orologi! Ma in quel contesto, la nostra percezione del tempo non ha più valore. Chi può dire quale sia il tempo di quelle trasformazioni? E se per assurdo ( ma non so fino a che punto), le strutture sub-molecolari stiano vivendo, alla loro maniera, il nostro stesso tempo? Ciò significherebbe che un nanosecondo (tanto per usare una misura) equivarrebbe ad una nostra ora? Qual è ad esempio il tempo percepito da un baco che si trasforma in farfalla? E se poi alla fine tutto collimasse, e cioè che il tempo è davvero uno stato di essere, una percezione a seconda dello stato vibratorio che caratterizza ogni struttura esistente? Perché il Maestro Kremmerz diceva che “nelle operazioni della mente il tempo non esiste”? Buona serata a tutti.

    Alef2006
    Partecipante
    Post totali: 222

    Ciao Buteo, il mio post era criptico e miscelava in modo inestricabile concetti di fisica relativistica e quantistica con ipotesi sulla percezione mentale del tempo. Volevo dire che i fisici hanno già dimostrato che il tempo inteso non è un contenitore pre-esistente agli eventi materiali che osserviamo. La modellazione del tempo come contenitore che esiste a prescindere, anche in assenza di eventi, vale solo in un mondo che si muove a bassa velocità. Quando le velocità (sarebbe meglio dire energie) in ballo sono elevate, il tempo e lo spazio si fondono. In aggiunta, se si lavora su scale molto piccole entrano in gioco effetti quantistici che neanche la relatività generale di Einstein è in grado di catturare. Questo è il motivo per cui i fisici sono a caccia di una teoria in grado di unificare relatività ed effetti quantistici. Mediaticamente questa teoria si chiama “teoria del tutto”. Ora senza entrare nei dettagli (molto complessi e non alla mia portata) l’idea che proponevo si basa sull’analogia. Se è vero che il tempo sul piano sensibile/materiale è una entità che cambia la sua natura a seconda della velocità degli eventi in gioco allora sarà vero (per analogia) che la percezione mentale del tempo si modifichi in funzione della velocità dei nostri processi mentali. Non sono uno psicologo/neurologo ma la mia esperienza personale mi dice (per banalizzare) che se trascorro una giornata a far nulla la giornata non trascorre mai e viceversa se sono iper-impegnato. Quindi la percezione mentale del tempo dipende dalle attività mentali diventando quindi l’effetto di un processo mentale. Il concetto di tempo inteso come effetto dei nostri pensieri più che come entità immutabile esistente a prescindere è un soggetto di riflessione che mi ha sempre affascinato ed ho ritenuto utile condividerlo con Voi. Inoltre ipotizzavo nel precedente post che la vita vorticosa di questa nostro “tempo” è una sfida per l’umanità e potrebbe centrifugare via una parte dei nostri simili creando un fronte di esseri umani all’avanguardia che procede lungo l’elicoide mentre la parte restante perde il treno evolutivo rischiando di involvere. Per questo è molto importante che i più forti intendano l’evoluzione a beneficio dei più deboli, affinché l’umanità possa procedere (seppur in modo eterogeneo) ma senza strappi nel percorso evolutivo. Preciso che le mie affermazioni sono solo ipotesi che scaturiscono da riflessioni personali (e qualche lettura) e quindi potrebbero essere completamente errate.

    tanaquilla9
    Partecipante
    Post totali: 782

    A me torna che mentre di solito abbiamo una coscienza “esterna” del tempo, cioè lo guardiamo dal di fuori come qualcosa di esterno a noi, in circostanze eccezionali è possibile che tale coscienza cambi radicalmente, e il tempo divenga parte integrata del nostro processo mentale e fisico. Credo che i filosofi di cui parla Buteo abbiano fatto delle esperienze prima di teorizzare e, magari, alcuni di loro, si trovavano su un camino iniziatico come il nostro e necessariamente hanno sperimentato la dimensione tempo. Per Parmenide, che mi ha sempre incuriosita, come per Einstein, il tempo è apparenza. E’ nella realtà legato alla dimensione dell’Essere, al tutt’insieme ora.
    Bella espressione – mi collego ad Alef2006 – quella del “canto delle murene” (predatori dal morso doloroso e infettivo che mangiano anche esemplari della stessa specie), che si contrappone al canto delle sirene. La volontà, che non è requisito comune e specie agli inizi di un cammino, dovrebbe essere preceduta dal buon senso, dal “cum grano salis” …

    Buteo
    Partecipante
    Post totali: 218

    Grazie Alef2006 e tanquilla9, sono concetti, almeno per me, di non immediata comprensione. Mi occorreranno tempo e studio..

    catulla2008
    Partecipante
    Post totali: 244

    Quando ero bambina, piccola, in età pre-scolare per intenderci, avevo spesso la sensazione che tutto intorno a me si muovesse con estrema – e a volte esasperante – lentezza: parole lente, gesti lenti, perfino i suoni sembravano a volte storpiati tanto erano lenti! Avevo spesso la sensazione di essere prigioniera di una dimensione sbagliata da cui solo il sognare dava sollievo consentendomi almeno la notte, di riprendere un ‘tempo’ che sentivo più affine.
    Certo allora non avevo le parole di adesso per descrivere quella sensazione ma oggi, in cui dispongo dell’artificio del linguaggio, pur conservando memoria nitida di quella condizione non riesco più a richiamarla se non alla mente: foglio di archivio.
    Conservo però la convinzione che la vita umana sia una sorta di ‘rallentamento’ in cui la velocità della vita (principio vitale?) ha modo di decelerarsi sino a diventare carne, solida e pesante, e tuttavia accessibile all’osservazione e alle modifiche via via che si sostanzia in forma completa (adulta?). Forse, senza questo ‘rallentamento’, sarebbe impossibile per noi intervenire sulle direzioni della mente così come è difficile catturare e rimodellare i pensieri fugaci, le onde emotive, la suscettibilità delle percezioni.
    Ecco, credo che il percorso in una vera SCHOLA dia questa enorme opportunità: osservare e rimodellare, così che quando saremo restituiti alla sintesi di un puntino infinitesimo (quello che la Tradizione Magica ci dà il privilegio di custodire fino a nuovo…’ordine’!) ebbene, quando saremo restituiti a quella sintesi ne avremo un poco migliorata la qualità.
    Insomma, vedo il tempo come un gomitolo e la vita umana quella che lo dipana e poi lo riavvolge, in filatura continua: come tanti Penelope. E nella speranza che, dopo tanta Odissea, il nostro interiore si faccia Re a sufficienza per comandare il veliero e ritornare ad olimpica PAX.
    O no?

    wiwa70
    Partecipante
    Post totali: 367

    A proposito di tempo, mi sono trovata per caso a leggere, nella “Pietra Angolare Miriamica” del 1989, la lettera che il Maestro HahaJah scrive al Maestro Harahel,a pag. 68, che mi ha colpito molto in quanto mi ha indotto a pensare,ed è continua fonte d’ispirazione;la lettera alla fine si conclude dicendo:”Il tempo è relativo alla durata delle vite; ciò che poco deve vivere rapidamente si evolve e declina. Ciò che deve durare a lungo, lentamente si sviluppa, lentamente si consuma. Ogni cosa ha un ciclo proprio, al quale corrisponde la sua manifestazione esteriore: la Miriam, ha un ciclo di cui non è possibile intravedere la curvatura,ma giungerà agli uomini di domani, coi quali ci ritroveremo, seguendo la sua proiezione nel tempo. E sarà una rivelazione, una benedizione, una emancipazione. Persevera. Seguila. Difendila. AMALA.”

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