Subreply To: LA PIETRA ANGOLARE MIRIAMICA – Alle stampe il I Volume della Trilogia

ippogrifo11
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Mi collego alle considerazioni di Garrulo e alla sintesi lapidaria di Sannitica per tentare un contributo ulteriore.
La consapevolezza intelligente della materia vivente individuata può essere vista come manifestazione, ossia come epifenomeno, della stessa materia vivente, nel senso che da essa emerge. Sotto questo punto di vista, mi parrebbe una sorta di tautologia pensare di poterne direzionare il processo evolutivo, pur attraverso le “modificazioni progressive sotto l’azione del primo fattore” cui fa riferimento Garrulo. Tento di spiegarmi meglio.
Il grado di consapevolezza dell’essere, per come esso si manifesta, è direttamente correlato alle caratteristiche evolutive intrinseche alla materia individuata. Allora, come potrebbe essere possibile, in queste condizioni e per conseguenza di un mero processo mentale, che è esso stesso prodotto dalla materia vivente che gli fa da sostegno, conferire una direttrice di sviluppo ulteriore? E poi, secondo quale direzione, dati i limiti stessi connessi con quel particolare stato individuato della materia vivente? Sarebbe un po’ come voler venire fuori da un pozzo tirandosi su per i capelli (nell’ipotesi che questi siano sufficienti e sufficientemente robusti per consentire un’operazione di tal genere). Ecco allora che interviene la Schola con i suoi strumenti rituali e ortodossi e, con essa, il lievito promanante dal Centro cui si è magicamente collegati. Infatti, è quel lievito che è in grado di produrre il fermento nuovo in grado di attivare e nutrire il processo evolutivo ulteriore; in grado quindi di introdurre nella materia vivente individuata quel “quid” trasmutativo senza il quale la materia resterebbe esattamente com’è. Del resto, come diceva il Maestro J.M. Kremm-Erz, il segreto della pratica è praticare; la quale pratica, per altro, non può pensarsi avulsa da un meccanismo di garanzia che ne assicuri efficacia e soprattutto allineamento rispetto alla finalità cui aspira il praticante. Ed ecco che di nuovo interviene la Schola, garante e custode “per Patto” dell’ortodossia di pratiche e metodi.

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