Continuando la rilettura della Pietra Angolare, mi è venuto spontaneo soffermarmi sulla questione dell’esoterismo occidentale e del suo “vizio radicato”, ampiamente trattato nei Capitoli I e II della prima parte del Volume. Il vizio in questione è relativo all’aspettativa sovradimensionata sia soggettiva che culturalmente accettata, che tendeva e tende a proiettare la dimensione magica in piena favola, senza alcuna considerazione scientifica circa i limiti sigillati dalle Leggi di Natura. Fondamentale in questa ottica, è la legge di progressività nella manifestazione dei fenomeni e nella penetrazione degli elementi causali che vi presiedono, utile a spazzare ogni iperaspettativa di conquista di fantomatici “superpoteri deliranti”, che, come menzionato al paragrafo 6, questo vizio era diffuso “ieri come oggi”. Proprio partendo da questo presupposto alterato, è possibile che si siano registrate, tra fine ottocento ed i primi del novecento, istanze di ingresso nella Schola provenienti con ogni probabilità anche da una frangia di soggetti “delusi” da logge massoniche o martiniste, o da seguaci di dottrine teosofiche e/o orientaleggianti. La rivisitazione di questo fenomeno, mi ha fatto tornare in mente il fatto che proprio su questo “vizio radicato” si basava la prefazione della Porta Ermetica, in quanto tutta quest’opera magistrale rimbalza tra le delusioni dei 3 amici riunitisi a Villa Speranza in San Remo (Caio Buddi, Mevio Mefisto e Sempronio Cristiano), e le fondamenta inossidabili che il Maestro Kremmerz (che mi pare che nell’opera così si qualifichi “ … propagatore di magia in fine del secolo XIX – coraggio di apostolo in ritardo… ed in Italia dove nessun uomo crede negli apostolati ideali”), pone alla Magia Isiaca ed Osiridea, intesa, forse così chiaramente per la prima volta nel corso dei secoli, quale Scienza Sacra e chiave di lettura progressiva dei fenomeni naturali sotto l’aspetto causale.
Un saluto a tutti, al prox post.