Reply To: LA PIETRA ANGOLARE MIRIAMICA – Alle stampe il I Volume della Trilogia

admin Kremmerz
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Separare l’Idea da Chi l’ha incarnata e l’incarna – come il letto di un fiume dalle acque che lo scorrono – per poi riproporle congiunte: questa l’impressione che mi deriva dall’indice dell’Opera.
“Dall’Idea alla Missione”…. Ciò che non si è mai voluto (saputo, potuto) capire.
In proposito giova ricordare quanto già specificato a suo tempo – anche in questo stesso sito web -in merito alla S.P.H.C.I. e alla fratellanza di Miriam: “Come vi è gerarchia di classi (Circolo esterno e Circolo interno) vi è gerarchia di organizzazioni. La Miriam non è un’organizzazione chiusa in sé stessa, ma collegata alla Catena iniziatica di cui fa naturalmente parte tramite la Delegazione Generale.”
Mi pare inoltre che l’evidenziazione, già emergente dai titoli, della differenza tra Formisano e Kremmerz, tra l’uomo e la solare Intelligenza cui si era integrato, contribuisca non poco a far intendere che la continuità della Schola prescinde dai suoi dipendenti nonostante la Gerarchia non se ne estranei: sola DOMINA-ANTE più che mai appare matri-arché di una Tradizione sempre uguale a sé stessa eppure modulata e modulabile a seconda delle epoche.
Così acquista anche senso quanto scritto dallo stesso Giuliano Kremmerz (La Scienza dei Magi, Vol. 2, pag. 240): “Io sono in te e per te. Non sono te (…) ma non sono cosa estranea a te. Sono in te e per ragion tua, e non sono te”.
E mi pare che se ancora oggi la Delegazione Generale, con sforzo costante e volontà indomita, porta avanti la testimonianza ortodossa della Verità, sia in pro di chi, presente o futuro, cerca l’aggancio NON A UN UOMO O ALL’ALTRO, ma a un’IDEA: scientifica, magica, evolutiva, terapeutica, che prescinde dai tempi e dalla storia eppure li permea con virtù infinita.
Non si è iscritti, discepoli, praticanti al seguito di una personalità, più o meno magnetica o aristocratica, che dal proprio scranno impartisce preziosi insegnamenti stile IPSE DIXIT nell’adorazione-venerazione della propria corte.
Non si è fedeli di una religione, pecore guidate da pastori.
Si è liberi, eminentemente liberi: di provare, cercare, chiedere e sperimentare, sbagliare e riprovare nella certezza che non la benevolenza di un essere umano ma la Scienza viene piano piano acquisita in ragione del proprio impegno e del proprio lavoro, e resiste alla prova e agli anni, senza pretese miracolistiche né vanaglorie istrioniche.
Dice bene Diogenonn, un DONO. Dice bene Ippogrifo, distinguere i fatti dalle opinioni.
Al loro GRAZIE mi unisco dal profondo del cuore.
Original author: sal

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