A proposito delle ali di farfalla, ad un certo punto nel paragrafo 4 compaiono più riferimenti all’ermetica unione tra Amore e Psiche, e da tale unione nasce una divinità femminile, guarda caso, la figliola Voluptas, dalla straordinaria bellezza e parimenti attrazione. Si ritrova nel libro, un riferimento in calce al significato di tale simbologia per gli Epicurei, per i quali è tale figliola divina che muove gli esseri umani verso il bene supremo. Mi viene spontanea una riflessione: Voluptas ha la stessa etimologia di Voluntas cioè Volontà: ermeticamente intesa, questa Volontà credo corrisponda ad un vero e proprio Agente trasmutatorio, e, se scientemente diretta, regola tutto il lavorio di combustione e conseguente eliminazione delle immondizie dalla materia corporea (con procedimento alchemico come si evidenzia da più parti nel libro), ed a tutti gli effetti, dirigendo la trasmutazione della materia grave, presiede anche al perfezionamento delle modalità di espressione dello Spirito che man mano viene a disporre, quale veicolo di contatto con l’ambiente circostante, proprio della materia maggiormente sublimata.
Infatti, in Natura è proprio il calore (Igne Natura) che tutto perfeziona e pertanto rinnova, ed a questo proposito viene in aiuto il Simbolo della Fenice, l’Uccello IBI che procede elevandosi dal fuoco.
Tale Volonta’, credo abbia anche presa diretta sulla circolazione del fluido vitale nell’essere umano (Magnetismo Cosmico Individuato),come su tutte quelle parti della Natura soggette a modificazioni progressive mediante l’utilizzo dell’intelligenza. La Volontà, però, va determinata nella sua finalità, proprio perchè, come precisa il Maestro Kremmerz, “la più potente forza è la volontà dell’uomo che sa quello che vuole”. Tento di proseguire in questa disamina del Fattore Volontà, in quanto ho intravisto altri collegamenti nel successivo paragrafo 5 dedicato all’analisi del “seno sinistro indicato dalla mano sinistra”. Infatti a pagina 53, compare quanto segue :” L’allattamento era per queste culture (italico/egizie ed ellenico/mesopotamiche dal 700 A.C. in poi) il simbolo concreto dell’unione tra mondo divino e umano, proprio come tra madre e figlio, e della relazione diretta tra l’essere e la dea della natura universa, che venerata, cioè compenetrata dalla umana volontà, concentrata e fissata in uno stato d’amore, si concedeva”. A questo punto, l’iconografia del Timbro mi pare proprio presenti una prima concreta indicazione e tento di spiegarla. L’atteggiamento invitante, insito nella posizione tenuta dalla figura femminile, ed il velo che potrebbe anche essere tolto, fungono da stimolo a trascendere attivamente la propria individualità al fine di penetrare i segreti di natura, ma parimenti, la tensione verso uno stato di amore, sintetizzato in questo caso nell’offerta di allattamento dalla Nutrice (Mater Naturae) all’infante (figliola/figliolo umano), il quale, se armato di potente volontà direzionata, può muovere i primi passi nel mondo delle cause. D’altronde, “l’atto di Amore” va inteso come una clavicola di natura compenetrativa verso chi o cosa si ama, e più volte il Maestro Kremmerz ha scritto che per procedere alla conoscenza di una tale cosa, occorre diventare la cosa stessa. Forse questo rimanda al significato di convibrare, quindi pare di intendere che il percorso magico sia proiettato in una progressiva identificazione con la Realtà Circostante, realizzabile esclusivamente mediante un cammino di conoscenza esperienziale, da oggettivare gerarchicamente, che poi risulta essere uno dei fondamenti del Metodo Ermetico.
Un caro saluto.