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Riascoltando il video della Tavola di Smeraldo mi è venuta la pelle d’oca esattamente come la sera della prima alla Madonna di Costantinopoli. Suggestiva nei colori che richiamano il cielo stellato di quella indimenticabile notte la presenza di Ermete Trismegisto.
Wiva il potere universalizzante della musica, del canto e del ritmo poetico della parola ispirata.
GRAZIEPoiché sul blog non si riesce ancora a postare bene, rispondo qui ad una domanda di Corolla che, ad ogni buon fine, riproduco: “…un saluto cordiale a tutto il blog e un augurio per le prossime lunazioni. Colgo l’occasione per chiedere … a proposito di tavola smeraldina … ho sentito parlare di tavola di rubino… qualcuno sa dirmi cos’è?”.
Non ho mai sentito parlare della tavola di rubino nella tradizione ermetica kremmerziana ma solo di quella di Smeraldo. La sua attribuzione a Ermete Trismegisto è senza fondamento e pare che il primo a pubblicarne una versione fu un certo Gastone Ventura, il quale – riprendo dal web – fu “Gran Maestro dell’Ordine Martinista e Sovrano Gran Ierofante Generale del Santuario Adriatico dei Riti di Misraim e Memphis”. Personalmente non ho mai letto alcunché di suo. Ma esiste uno scritto del Ventura nominato “La donna e la sua posizione nell’Ordine Martinista” in cui egli non solo definisce la “femmina” niente più che un “mezzo” ben noto per le operazioni magiche di ogni genere, ma sostiene fermamente che la donna, fin dalle più remote antichità, non poteva trasmettere i “poteri iniziatici” concludendo che nell’Ordine Martinista, all’epoca da lui presieduto “può essere iniziata ma non può iniziare. Come iniziata è pari all’uomo, ma sorella, e dà all’ordine tutti i frutti della sua sensibilità, della sua istintiva chiaroveggenza ed è strumento efficacissimo e indispensabile per determinate operazioni (se si fanno); come iniziatore non potrebbe portare che male: ogni rito da lei diretto sarebbe un sacrilegio”.
Ora, mettendo da parte il mio disgusto come donna e come miriamica e considerato il fatto che qualunque storico delle religioni e dei culti antichi potrebbe sconfessare quanto da questi sostenuto, successivamente alla sua morte (1981) l’Ordine Martinista, dopo varie vicissitudini, iniziò un dialogo sul femminile che si concluse con la ratifica, nel 1992, da parte della maggioranza del collegio martinista degli iniziatori, di estendere alle donne la facoltà di trasmettere l’iniziazione, tant’è che venne elaborato un nuovo statuto dell’ordine che vide cambiato (di necessità, virtù!) il nome dell’ordine stesso in Ordine Martinista Universale. Dopo di che furono nominate nel suddetto ordine varie donne iniziatrici.
Alla luce quindi di questa breve e incompleta sintesi sulla supposta origine “venturiana” della tavola di rubino va fatto notare che la sua compilazione, anche a detta di alcuni studiosi, è molto più recente rispetto a quella della smeraldina, dato ad es. che, fra gli altri dati storico-scientifici incompatibili, il pianeta Urano ivi menzionato non era conosciuto dagli antichi, ed entra nella letteratura col suo attuale nome solo nella prima metà dell’800. Come pure, la frase “Osiride è un dio nero” che appare per la prima volta in “La Storia della Magia”di Eliphas Levi, risale al 1860, benché Osiride fosse già qualificato nero nei Testi delle Piramidi.
Non mi fa più meraviglia perciò, data l’incompatibilità del Materialismo sacro kremmerziano e della Matriarchia di Miriam, col testo intriso del più retrivo “Cristianesimo Gnostico-Cabalistico ottocentesco” evidentemente caro al Ventura, che il Kremmerz, supposto che la conoscesse, non ne abbia fatto parola e la lasci al di fuori della nostra Tradizione ortodossa.
Ma mi domando: quante altre versioni strumentali e tese a esercitare potere sulla donna, come quella del Ventura e del suo martinismo, esistono nella letteratura esoterica? E quante di queste potrebbero aver contribuito alle violenze sulla donna e, nella società, alla ingiustizia in tutti i campi dell’azione umana? E quante ancora hanno ispirato e a tutt’oggi ispirano il pervertimento e lo stravolgimento di idee, teorie e pratiche in ambito iniziatico?Come non essere d’accordo con sannitica… e non rispondere in modo affermativo alle domande che pone a conclusione del suo commento!
Per esperienza diretta posso aggiungere che la nostra Schola Hermetica ortodossa, non solo non è fin dalle sue origini mai stata discriminante in senso lato, ma è l’unica che consente alle donne la trasmissione iniziatica, da bocca a orecchio, di quelle istruzioni necessarie per il loro processo alchemico-trasmutatorio. Trasmissione misterica che, MAI codificata, al contrario di quella riguardante il processo maschile, non può essere stata profanate né manipolata, nè strumentalizzata da pseudo-maestrini maschi di vecchia e nuova generazione.
E, piaccia o no a tutti costoro, il dato reale che un Maestro iniziatore, nonché Delegato Generale della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam, sia in questo delicato momento storico una donna, costituisce un’ulteriore garanzia di giustizia, bene e salute per tutti coloro che sinceramente aspirano all’ascenso, oltre a rappresentare concretamente quel primo passo indispensabile per l’affrancamento delle future generazioni di iniziati alla sacra Scienza della Vita, dalla cultura della violenza, della prevaricazione e della morte.
Original author: cerere6012Ammetto che, quando mi è accaduto di constatare l’enorme mole di storpiature costruite sul nulla – storpiature che hanno dato origine a tanta letteratura strapazzata e conseguenti falegnamerie mentali – sono rimasta a bocca aperta per l’incredulità. Eppure è accaduto che decine e centinaia di generazioni di umanità-uomo abbiano deciso cosa sente una donna, cosa pensa una donna, cosa può fare dire essere diventare e tramandare una donna fino a che larghissima parte dell’umanità muliebre, ormai completamente plagiata, si è adeguata a cotanto ‘dio’, storpiandosi per corrispondere a modelli storpiati. E l’outlet è divenuto marchio millenario.
Non fatico a credere che la tradizione misterica femminile, mai codificata, sia stata il nemico più grande per un disegno tanto innaturale: non si può pensare infatti che una Donna illuminata, restituita a sé stessa e alla sua matrice profonda, continuasse – allora come oggi – a cullarsi fra le sbarre di una gabbia assurda.
Jambe ride… ride… ride… E nella risata della vecchia Baubo rifiorisce la risata di Demetra e con la Natura tutta… La stessa risata segna la fine della rigida protervia di una tradizione: fallica ma non virile, pomposa ma non potente.
Con buona pace di Martino e della sua cappa.Buongiorno. Sono un umanista, convinto che il sapere tradizionale accolga sia le radici sia i germi per i futuri sviluppi. In tal senso sono un sincero ammiratore della figura di Giuliano Kremmerz. Vi seguo da un po’ e mi complimento per il nuovo sito che offre una possibilità di dialogo ulteriore. Ma, senza indugi, se mi è consentito, chiedendo venia sin da ora per la prolissità che mi contraddistingue, voglio inserirmi in questa interessante interpretazione del “Femminile”. Devo ammettere che, a parte gli studi ormai datati di Uberto Pestalozza, di Erich Neumann, questi ultimi più rivolti alla sfera psicologica, e la pubblicazione delle indagini archeologiche della Jimbutas, la concezione del Femminile kremmerziana, pragmatizzata oltretutto in un articolo dello Statuto della Vs. Schola, (che avete gentilmente pubblicato sul sito) è non solo sorprendentemente all’avanguardia ma la più integra e completa io abbia mai trovato. In particolare mi soffermo sull’art. 57, ove fra l’altro è citata la “bellezza nella forma”. In un intervista Stefano Zecchi, professore ordinario di Filosofia Estetica, afferma che la Bellezza (come la Verità e il Bene) è una forza progettuale, utopica, non regressiva, non nichilista. Essa ci fa interrogare sul significato e sulla funzione delle cose. L’identificazione di ciò che è bello è sempre frutto di lavorio, di studio, di impegno e l’educazione estetica è educazione del gusto, pertanto, mi sia consentito aggiungere, dei sensi che necessita di un percorso specifico. La Bellezza non ha soggettività, non è ciò che piace, è conoscenza. Ma, a mio modesto avviso, conoscenza non teorica, arida, intellettuale, bensì vissuta in tutta l’ampiezza del proprio organismo. E’ partecipativa, immediata, sintetica, trasmissibile, adattabile, tendente all’affratellamento nella tensione migliorativa. Oggi, purtroppo, si cercano scorciatoie, si massifica e si snatura, anche la bellezza è strumentalizzata per scopi mediocri e…forse, si dovrebbe concludere che oggi non si concepisce più il bello. Grato se vorrete prendere in considerazione le mie semplici idee, mi farete cosa davvero gradita nel commentarle.
Baubo si alza la gonna e ride… come dire “non c’è storia!”. Purtroppo molte volte noi donne ci lasciamo convincere di essere il “sesso debole”, dimenticando l’immenso potenziale di vita che abbiamo, e dimenticando che se una soluzione c’è, le donne la possono trovare (Demetra insegna! Come ci ricorda Catulla) sempre che si siano riappropriate della loro natura più profonda.
Original author: m_rosaAhhh…un sospiro di sollievo per le importantissime precisazioni di cerere6012!
Anch’io come sannitica mi chiedevo che prevaricazioni in ambito iniziatico potevano essere successe per determinare tutta questa violenza sulla femminile. E rassicura che la chiave di accesso sia nelle mani di una Donna con la “D” maiuscola, disinteressate e neutrale per legge di Natura.p.s.Mai simbolo è stato più adatto del rubino.
Quei “signori” fomentatori di manipolazione e violenza sul femminile potevano mai scegliere qualcosa di diverso dal “rubino” simbolo associato al sangue, al dolore e al patimento?Bello il tuo post, ulisse, traspare ricerca dialogica sincera fra maschile e femminile.
Spero di non sbagliarmi in questi tempi così separatori fra i generi!
Ora, nel tuo definirti umanista è delineata la consecutio della mia riflessione.
Quale fu, diciamo così, l’epilogo di quel grande processo creativo di rinnovamento iniziato o meglio manifestatosi con l’Umanesimo e culminato nel Rinascimento?
Fu il Manierismo, trionfo e sintesi dell’artificio di una bellezza che, lungi dall’essere espressione della natura, diventò costruita artificialmente a immagine e somiglianza delle voglie personalistiche e delle forzature secondo la moda e gli interessi sociali di potere. L’artista, divenuto mediatore e servo del potere stesso, smise di essere sintonizzato all’energia vitale creativa e finì col rimestare nei ricordi dello splendore del tempo che fu: dal mondo delle idee, al mondo della copia! Dalle stelle alle…stalle! Sia pur valutate assai.
E fu proprio in quella decadenza che prese corpo l’oltraggio della caccia alle streghe, cioè alla donna, leggittimatosi nella Santa Inquisizione!
E oggi, se troviamo somiglianze, credo che si possano aprire due scenari possibili:
subiamo i corsi e ricorsi storici?
Oppure, attivi e propositivi, che “qui siamo sempre gli stessi e raccogliamo, soffrendo e godendo, quello che abbiamo seminato e seminiamo” (dalla Prag. Fond. Art.33) e quindi come tu dici, se “l’educazione estetica è educazione del gusto, pertanto, mi sia consentito aggiungere, dei sensi che necessita di un percorso specifico”, aggiungo serio soggettivo e oggettivato nei risultati SOLO da CHI lo può fare, ci rimbocchiamo le maniche e rimettiamo le cose a posto una volta per tutte?AnonimoInattivo10 Dicembre 2012 alle 23:03Post totali: 8“E’ questa una società in cui l’assoluto non è concepito né nell’espressione artistica del Bello, né nell’immagine del Vero nell’enigma delle prime cause …” Con queste parole il Maestro Kremmerz stigmatizzava i tempi odierni in cui la tensione verso il “bello” sembrava già allora non aver più diritto di cittadinanza nella mente e nel cuore della società civile. Attualmente, ad un secolo da quelle parole profetiche, il cattivo gusto rischia di divenire una condizione dell’animo ed il nostro territorio urbano e non, ne è un esempio tragico e lampante la dove costringe i residenti a cambiamenti di vita tali da creare sofferenza e profondo disagio. Una sofferenza che la bellezza divenendo terapia e medicina è in grado di curare, come oggi affermano le menti più illuminate. Una sofferenza, riprendendo il pensiero di Ercoli, che solo l’estetica può curare divenendo così etica. “È questo il rapporto fra morale, impegno civico e bello. … Educare alla bellezza è un compito della società e della scuola”. Tuttavia nelle nobili intenzioni di Ercoli mi permetto di scorgere i prodromi di quanto rischioso sia un percorso animato da un’esclusiva e tanto più soggettiva presa di coscienza. Nella Fratellanza il processo di continua incessante oggettivazione è la miglior garanzia verso la vera etica ed estetica frutto di un processo di purificazione ed integrazione del nostro mono mentale e corporale liberandolo via via dalle pulsioni egoiche e personalistiche.
Hai parlato, ulisse, di tensione verso la bellezza tendente all’affratellamento. Mi sento di condividere totalmente quanto affermi, e per ricordare quanto impellente fosse già nell’Ottocento questo bisogno, concludo (quasi un’iperbole) con le parole di Dostoevskij: “Sappiate che l’umanità può fare a meno degli Inglesi, che può fare a meno della Germania, che niente è più facile per lei che fare a meno dei Russi, che per vivere non ha bisogno né di scienza né di pane, ma che soltanto la bellezza le è indispensabile, perché senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo! Qui è tutto il segreto, tutta la storia è qui!”.
Voglio solo aggiungere che la tensione verso la percezione “della bellezza nella forma e della delicatezza nell’essenza muliebre”, concreto appannaggio del Femminile, è un’invocazione costante verso la Miriam vera ed unica salus infirmorum …
Veramente grazie ulisse per le domande che hai posto, alle quali certo non ho dato che una piccola risposta, ma il tema è così interessante che ci ritroveremo a parlarne. Ed un benvenuto tra noi.Condivido appieno le riflessioni di Ulisse. La visione del Femminile – e della Donna – in Giuliano Kremmerz è indubbiamente proiettata oltre la dimensione del tempo. Se consideriamo che tale concezione, “pragmatizzata oltretutto in un articolo dello statuto della Schola”, come rileva il cortese estimatore del nostro Maestro, viene proposta nel primo decennio del Novecento, non si può fare a meno di registrare la grandezza delle idee scaturite dalla fonte alla quale attingeva l’Intelligenza Ermetica di J.M. Kremm-Erz . Vale forse la pena far notare che nel periodo in cui veniva redatta la Pragmatica Fondamentale il ruolo sociale della donna era ancora agganciato ai pregiudizi, concettuali e strumentali, alimentati dalla cultura dominante espressa da un potere maschile pervicace e prevaricante. Basti pensare che il diritto di voto alla donna verrà riconosciuto circa dieci anni dopo e solo negli Stati Uniti e in Inghilterra, mentre in Italia, patria del diritto romano, si dovrà attendere la fine della seconda guerra mondiale per vedere finalmente relegata nel passato una discriminazione civile tanto assurda quanto ingiustificata. Purtroppo non sempre alle conquiste sul piano del diritto civile fa seguito un parallelo sviluppo etico e, anzi, parrebbe che periodicamente l’orizzonte etico finisca invece col restringersi, in uno con i processi di disgregazione sociale conseguenti a un’aberrante visione individualistica della vita, separante e separata. Accade anche, allora, che l’utile, o meglio il supposto utile, abbia il sopravvento sul Bello e così anche la Bellezza viene asservita all’utile e se non interviene un ribaltamento di prospettiva il rischio di tornare alla “formula matematica arida e inesorabile della filosofia maschia” si fa di nuovo incombente. Forse non è un caso che, proprio per i tempi che corrono, il Delegato Generale della Fr+ Tm+ di Miriam, regolare e ortodossa, sia una Donna. Probabilmente per propiziare, oltre che per indicare, quel ribaltamento di prospettiva oggi più che mai indispensabile.
Mi sento onorato di condividere con tutti Voi pensieri ed esperienze, in questo Vs. sito che ho imparato a stimare, sempre più, animato da misura e serietà. Fu Platone inizialmente ad ispirarmi l’idea che Bellezza avesse funzione manifestativa , ha infatti il privilegio di essere visibile mediante i sensi; direi che Bellezza è la forma che riveste l’Idea. Nel “Simposio” è Diotima che relaziona i Misteri d’Amore alla Bellezza, iniziandovi il saggio Socrate. E’ l’unica che possa farlo. E’ l’unica deputata, persino in una società ormai già patriarcale. Perché? spesso me lo chiedo. Ho cercato risposte e ancora le cerco. Convengo con quanto scrivete, senza tema di errore: oggi solo la Donna, consapevole del Mistero che in Lei si cela, può aiutare l’umanità a rigenerarsi. E non solo perché da lei partono i frutti che si proiettano nel futuro. Ma mi pare di scorgere che, analogamente, sua è anche la realizzazione di ogni idea attiva e la sua nutrizione. Ahimè, però, noi uomini siamo intossicati dalla prepotenza del possesso e, in ciò ravvedo un grande ostacolo : nessuna verità e nessun dialogo possono essere garantiti da un metodo che mira al possesso. Bisogna educare le menti ed i sensi…la mia sincera ammirazione per il lavoro che la Vs. Schola compie.
Scusate se insisto su questo tasto iniziato sul blog.
Purtroppo la tensione verso il femminile genera anche la voglia di distruggerlo.
C’è la soppressione del corpo della donna, la volontà di eliminare forma e sostanza a prescindere.
Il femminicidio in atto richiede infatti interventi legislativi urgenti.
Speriamo finalmente efficaci!Speriamo in questi necessari provvedimenti. Ma, non essendo legislatori, possiamo concorrere alla eliminazione di questa brutale e assassina maniera di comportasi maschile, diffondendo intorno a noi i valori del rispetto e della dignità femminile. L’antropologa messicana Marcela Lagarde, teorica del femminicidio, sostiene che : “La cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanente di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza, siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio”. Ecco che si rende necessario cambiare i parametri culturali e comportamentali della società, nella quale pur essendovi state conquiste civili per le donne, non vi sono stati altrettanti cambiamenti da parte dell’uomo nel considerare la donna. Non si accetta ancora la donna non più oggetto di possesso, e dotata di autonomia e libertà. Bisognerebbe che la società prevenisse questi efferati crimini, ma che decidesse anche e soprattutto di modificare la propria cultura. E’ un enorme lavoro.
A proposito del discorso sull’arte che si sta sviluppando in questo periodo sul nostro sito, mi è capitato di leggere, ultimamente, delle notizie interessanti di un esperimento di neuro estetica che sintetizzo per gli amici utenti.
La neuro estetica è quella scienza che si interessa allo studio del meccanismo specchio in relazione all’arte partendo dall’assunto che la rappresentazione artistica comunica all’osservatore azione e movimento, sia nell’immagine sia nello stesso gesto creativo.
“La complessità della relazione che si instaura tra un’opera d’arte e il suo osservatore va ben al di là del cervello di catturare elementi percettivi essenziali dell’oggetto osservato” afferma la neuro scienziata Alessandra Umiltà che ha condotto in collaborazione con altri ricercatori e storici dell’arte, l’interessante esperimento svoltosi presso il Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma.
L’esperimento consisteva nel sottoporre alcuni volontari ad elettroencefalogafia mentre osservavano alcune opere dell’artista Lucio Fontana, i famosi “tagli su tela”, inframmezzate da riproduzioni grafiche delle medesime opere. L’esperimento ha dimostrato che in tutti i partecipanti si verificava un’attivazione corticale di programmi motori alla presentazione dell’originale ma non di fronte alle riproduzioni grafiche. Questo dimostra, secondo i ricercatori, che grazie ai neuroni specchio, quando vi è un segno sulla tela, che è frutto di un atto creativo, esso viene “simulato” dall’osservatore mediante un’attivazione motoria. La corteccia motoria ravvisa, nel segno astratto impresso sulla tela, la potenzialità del gesto che l’ha creato, anche in assenza del movimento. In tal modo è stata confermata la teoria di uno dei ricercatori secondo cui “il coinvolgimento del meccanismo specchio nella contemplazione delle opere d’arte visuale è un importante ingrediente del sentimento di empatia che si prova di fronte ad esse”.
E questo mi riporta al pensiero del nostro amato Maestro Kremmerz, quando diceva che tutto è materia e che ricercare le cause concrete, scientifiche in tutto ciò che accade è la via maestra per raggiungere la consapevolezza, mi affascina inoltre l’assenza di ogni misticismo e spiritualismo nell’esperienza estetica, il sentimento c’è ma il sentimento è qualcosa di estremamente concreto che ha come fine ultimo, a ben guardare, quello di metterci in contatto, in simpatia ed empatia con la Natura Creativa.
Original author: m_rosaSoprattutto terapeutico!
Questa finalità terapeutica “pro salute polpuli” scelta da Kremmerz fa molto bene da garante alla giustizia e al rispetto dei meccanismi vitali. Se vai contro a ciò che è giusto, ti autoespelli dalla catena vitale come un corpo estraneo e ti squilibri sempre di più. Certo che è un enorme lavoro, anche con le migliori intenzioni! ma l’importante sarebbe iniziare. Ad esempio, tornando all’argomento femminicidio, iniziando a non coprire più omertosamente certi atteggiamenti sottilmente e subliminalmente sbagliati, dei nostri figli, mariti, compagni, padri fratelli eccetera eccetera.. E questa, ammettiamolo che è cosa davvero dura da fare!
Original author: lina -
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