A proposito di riscoperta e rivalutazione del femminile, ho trovato interessante la scoperta del più antico verso noto della letteratura italiana, della varietà italo-romanza, fatta da due studiosi Formentin dell’Università di Udine e Ciaralli dell’Università di Perugia, in un manoscritto dell’VIII sec. , tratto dalle Omelie di Origene, trovato a Wurzburg in Germania, trascritto da un monaco amanuense che costituisce l inizio di una Chanson de femme, una forma lirica, tutta al femminile e di molto precedente ai trovatori provenzali, nella quale a parlare è una giovane voce femminile in cui una figlia si rivolge a sua madre per essere rassicurata sui primi turbamenti amorosi(“Fui eo, madre, in civitate, vidi onesti iovene”); è stato spiegato essere un genere, molto importante nell’antica lirica romanza, sopravvissuto fino ad oggi nella poesia popolare moderna di tradizione orale, di cui però è molto difficile rintracciare le fonti, praticamente introvabili, anche a causa del fatto che le fonti cristiane trattandosi di genere popolare amoroso, condannarono questo tipo di poesia in quanto ritenuta immorale. Al momento, il verso rimane la più antica testimonianza poetica della nostra tradizione letteraria e mi ha fatto riflettere su quanto sia stato difficile far emergere nella storia le prerogative femminili e che lo squilibrio sul Femminile di cui parlavate, ha radici storiche antiche, presente in ogni strato o substrato culturale della società, rendendo la via verso l’equilibrio accidentata e ancora lunga fuori e dentro di noi. Un caro saluto a tutti