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tanaquilla9
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Ho riletto con gran piacere il nostro buon fratello Giacomo Catinella (1876-1943?) che, come riportano gli Editori, fu “profondo studioso ed estimatore di Classici e Mitologia”, discepolo del Kremmerz e membro della S.P.H.C.I., dipendente dall’Accademia Pitagora di Bari. Abbiamo più saggi ermeneutici di Catinella in Biblioteca. Il Liber Mutus alchemico (La sala capitolare della Certosa di S.Marino in Napoli) è ricchissimo di spunti e offre una panoramica eccezionale sui significati ermetici ed alchemici presenti nelle favole mitologiche, su cui davvero si potrebbero aprire molte discussioni. Ovviamente Egli fa sempre capo al Maestro Kremmerz, alla Tradizione Ermetica e al cammino evolutivo dell’essere, indicato dalla nostra Schola e dalla Pragmatica Fondamentale. Ad esempio mi sembra chiaro quanto scrive sul concetto di immortalità che “non va inteso quale annientamento della morte, bensì qual metodo di elevazione della pietra come simbolo di stabile individualità attraverso le innumerevoli personalità che, sulla terra, l’individuo viene a vivere”, o sull’androginia possibile da realizzare solo “nell’Iniziazione femminile”.
Catinella spazia dalla disamina delle divinità – come Minerva – ai vegetali e agli animali simbolici. Fra questi alcuni uccelli, citati anche nelle pratiche rituarie, il pellicano, il passero solitario.
Fra l’altro ho notato che nelle sue note cita spesso l’avv. Giustiniano Lebano, quale studioso e classicista, come aveva suggerito il Kremmerz che consigliava di leggere le sue opere, tipo il “Cielo urbico”. Ma si capisce benissimo che lo cita come studioso, un avvocato studioso contemporaneo, come cita tanti altri quali Fabre d’Olivet, e Pernety. Non certo come maestro ermetico, come vorrebbero invece alcuni poco affidabili autori moderni.

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