Grazie Nicolò Parisotto per il pdf. Mi colpisce in particolare che per la Dea Retia vi erano santuari non monumentali, ma semplici, dagli interni lignei e spesso le cerimonie avvenivano all’aperto. Sempre lontani dai centri cittadini, invece ben collocati in luoghi strategici nei passaggi chiave della geomorfologia del luogo.
Capisco adesso, anche dal nome, Pora, (dalla radice del latino paro-pario/partorisco, o del greco poros/ passaggio) e dall’epiteto Reitia, (dalla radice *rekt-/raddrizzare o *rei-/ scorrere) l’importanza di questo culto femminile a questo punto logicamente legato anche alla scrittura. Tutto torna…