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garrulo1
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Leggendo alcuni post che fanno riferimento a quanto sperimentato e conosciuto sulla comunicazione che si sviluppa su piani anche differenti da quelli ordinari, per prima cosa su base empatica, ma molto vi è da dire su questo argomento, voglio però fare una riflessione estremamente sintetica sullo spunto di quanto scritto da Catulla sulla interconnessione tipica del regno vegetale: con una certa probabilità di azzeccarla, credo esista una struttura reticolare operante nell’Universo, che permette la sintonia nella comunicazione tra gli esseri: innanzitutto tra quelli della stessa specie, ma non solo. Molti ricercatori hanno appurato sul campo che gruppi di acacie, quando attaccate da un lato da giraffe intente a divorarne il fogliame, sviluppano quasi istantaneamente tossine repellenti che bloccano lo stimolo dell’aggressore di modo che, da un certo punto in poi, le piante non vengono più toccate. Ricordo le conclusioni di un’altra ricerca, qui mi pare vi entrasse la fisica quantistica per spiegarne la dinamica, ma la sostanza è che nei gruppi di primati superiori geneticamente più vicini a noi, scimpanzé e bonobo (oltre 98% di patrimonio genetico in comune), quando uno di questi gruppi scopriva una funzione comportamentale nuova (un modo più veloce utilizzando diversamente un utensile o usandone uno nuovo per rompere ad esempio la frutta con guscio), in una determinata area territoriale, i conspecifici di altri gruppi di stanza a centinaia di chilometri, da lì a poco si appropriavano a loro volta della scoperta. Quindi, in un sistema che mi viene da definire di immanente interconnessione, la tensione, la ricerca verso l’idea nuova, intuitiva, dovrebbe diventare, anche se costa un po’ di fatica, una costante della vita ordinaria.
Un caro saluto

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