Rispondi a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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wiwa70
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Interessante lo spunto fornito da Buteo che induce a pensare su come impieghiamo metà della Vita a costruirci un’identità necessaria e quindi con essa, ahimè, una serie di sovrastrutture allegate, finchè un giorno,per caso(si fa per dire!), generalmente “nel mezzo del cammino”, c’è la possibilità di incontrare un Maestro e una Schola,in cui ci viene suggerito con parole sapienti, che dobbiamo tornare alla nostra Sorgente Primordiale e quindi destrutturarci, smontando gradualmente tutte le impalcature e le corazze che ci si era laboriosamente costruiti e in più ti aiutano a capire che in tutta questa necessità, che ci circonda e in cui siamo immersi, esiste un ambito di Libertà e quindi di Amore, incondizionato e puro, in cui poter intervenire per andare a trasformare e integrare ciò che si può,con la pratica costante e attiva e gli strumenti virtualizzati allo scopo. Che sollievo! Difatti,lo stato di necessità comincia col primo respiro e fino a nove anni, la pedagogia e psicologia evolutiva dicono, che i genitori sono tutto per noi, poi, fortunatamente, cominciamo a vedere il mondo con occhi diversi, cercando un aggancio, in modo embrionale, con quella scintilla divina che abbiamo dentro. L’adolescente poi arriva persino ad esasperare questa ricerca, chiedendo agli altri, tutto ciò che lui non si spiega, per testare la onestà intellettuale di chi li circonda….guai a fallire diventano implacabili, ma chiedono in fondo semplicemente sincerità e trasparenza! Per portare un esempio: in seguito a collaborazione in un progetto scolastico di arte grafica, bisognava trovare un titolo ad una bella immagine in cui due mani grandi porgono un germoglio in dono a due mani più piccole sottostanti, il tema era la Reciprocità, che aveva fatto sorgere subito una domanda: “Ma quando dài solo per ricevere qualcosa in cambio, si può ancora parlare di reciprocità o diventa manipolazione utilitaristica dell’altro?” Il gruppo di lavoro si arrovellava da un po’,quando è balenato il concetto del “Do ut Des” (Do affinchè tu dia)…dopo un attimo,si sono illuminati, esclamando: “Eureka!Geniale, grazie!” Ho risposto:”Lo è nel vero senso della parola”mentre ringraziavo la Miriam..forse aiutando a migliorare se stessi si può riuscire a volte persino ad aiutare gli altri in modo più consapevole? Questa credo sia la forma di Amore più grande che abbia mai incontrato! Grazie ai nostri Maestri che ci aiutano ad affrancarci dalle mere necessità dell’esistenza e alla Miriam che ci dona a piene mani una Vera opportunità di Bene. Un caro saluto a tutti

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