Rispondi a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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andy60
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Il post di mens.libera ha toccato l’argomento delle nuove tecnologie utilizzate in chirurgia per ridurre l’invasività degli interventi e quindi, essendo proprio questa la mia specialità, colgo volentieri l’occasione di sintetizzare qualcosa. La chirurgia ha iniziato il suo vertiginoso sviluppo da quando alla fine dell’ottocento si sono perfezionate le tecniche anestesiologiche al punto da consentire di aprire un addome o un torace in relativa sicurezza. Da allora un numero crescente di patologie ha potuto beneficiare di un trattamento chirurgico che nel corso del secolo passato si è progressivamente evoluto verso operazioni tecnicamente sempre più complesse, soprattutto nel campo della chirurgia dei tumori e della chirurgia pediatrica arrivando così ad esempio all’asportazione o al trapianto di più organi contemporaneamente. A questa entusiastica e crescente tendenza demolitiva che ha caratterizzato le ricerche e le esperienze chirurgiche della prima metà del novecento, si è pian piano affiancata l’evidenza dell’importanza di preservare il più possibile gli organi, i tessuti e l’equilibrio generale del malato. Su queste basi e grazie anche al progredire delle terapie mediche o delle tecnologie ingegneristiche, molti interventi oggi provocano un trauma enormemente inferiore rispetto a quanto accadeva solo pochi decenni fa. Senza entrare troppo in dettagli, fanno da esempio il trattamento di quasi tutti i tipi di tumori come mammella, intestino, esofago, stomaco, rene, prostata, utero, fegato, pancreas che oggi viene effettuato con procedure chirurgiche decisamente meno invasive e invalidanti. Va detto però che il successo della chirurgia laparoscopica e di questo approccio mininvasivo in generale non è limitato agli intuibili vantaggi in termini estetici o di minor sofferenza ma soprattutto alla minore alterazione degli equilibri dell’organismo, sia in termini di ‘omeostasi’ intraoperatoria che di perturbazioni a distanza dall’intervento. Sempre più infatti il mondo scientifico si sta accorgendo dell’importanza dell’interrelazione tra i vari organi, tessuti, strutture, sostanze e composti vari del corpo umano e la conseguente necessità di alterare il meno possibile un apparato che di giorno in giorno si scopre determinare importanti riflessi sugli altri. Dalla visione per singoli apparati si è prima iniziato a parlare di ‘assi’ di comunicazione per arrivare poi oggi a parlare di ‘reti’. La visione frammentata della molteplicità si innalza passo dopo passo verso una visione unitaria e integrata e come non vedere allora una sintonia con il percorso della nostra scuola teso a riportare tutto all’Uno? O come non notare come la scienza si stia dirigendo verso una visione integrata del corpo umano e delle sue patologie? Sono innumerevoli i filoni che si stanno portando avanti in questa direzione, basti ad esempio pensare a quanto sta emergendo sull’importanza della flora batterica intestinale, il cosiddetto microbiota, e quindi dell’alimentazione per una serie estremamente articolata di connessioni e influenze più o meno patologiche a livello di tutti gli altri distretti corporei, nessuno escluso. Adesso mi fermo ma su questo ne riparleremo!

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