Rispondi a: I Luoghi del Sacro, della Magia e della Tradizione ermetica

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tanaquilla9
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Molti di noi in questa caldissima estate hanno cercato il fresco dei boschi, magari di alta montagna.
L’eredità che il mondo italico e romano ci ha lasciato sui boschi è preziosa.
A Spoleto è stato ritrovata la più antica testimonianza sulla regolamentazione dei boschi sacri, la Lex Luci Spoletina.
Va premesso che il Nemus era il bosco con molti alberi; la Silva era diffusa e incolta; il Lucus era il bosco integrato dalla “religo”, cioè il bosco sacro. Il Lucus era differente dagli altri boschi perché una volta riconosciuto e sanzionato il suo carattere sacro, in quanto dimora di una o più divinità e sede due suoi prodigi, esso non doveva essere coltivato, era soggetto a molte regole e restrizioni ed manteneva uno scopo esclusivamente religioso. Cioè nel Nemus venivano effettuati riti e sacrifici. Nel mondo italico e romano ve ne erano moltissimi. Non occorreva che fosse grande, poteva anche avere pochissimi alberi. Fra le regole: nulla si poteva asportare dal lucus; la potatura, la rimozione dei rami secchi e il taglio di parti vecchie si faceva una volta l’anno in concomitanza coi riti annuali.
Chissà se qualcuno di noi ha riconosciuto un bosco sacro nelle sue passeggiate. A me ha fatto venire in mente il nostro Ninfeo che pure aveva alberi e che ho rivisitato da poco. Sebbene privo di acqua, quel torrentello infatti era del tutto asciutto, mancavano le farfalline-ninfe azzurre, sembrava insomma abbandonato e depauperato, tuttavia un circolo di alberi che non ricordavo ha attratto l’attenzione.

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