Rispondi a: NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA

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catulla2008
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Pensare per immagini: dunque la scienza sta arrivando a questa conclusione sulla base, com’è ovvio, delle ultime evidenze. A questo proposito, e riallacciandomi a quanto appena scritto da Wiwa, ho sempre pensato che il biblico ‘e diede un nome a tutte le cose’ attribuito ad Adamo nascondesse proprio questo salto compiuto dall’umanità nel momento in cui il cervello si strutturò in modo da ‘separare’ e ‘ordinare’ le informazioni. Dare un nome, infatti, signiica richiamare alla mente una entità, sia esso cosa o persona. E se prendiamo a guida il percorso che fa il cervello infantile nel suo sviluppo, dalla figurazione nominata (appunto di cose o persone) il passo successivo è probabile sia stato quello della rappresentazione di sentimenti.
Quando cose e persone si legano in sequenze specifiche noi li chiamiamo fatti: e sono i ‘fatti’ che il cervello umano, sempre prendendo a modello le tappe del bambino, si fa capace di de-costruire e ri-costruire a misura che cresce e si sviluppa. Così, a seconda dell’ordine preso dagli eventi, il cervello diventa capace di astrarre e identificare, e quindi di dare ‘nome’, all’energia che li ha caratterizzati. In breve, dopo il nome, che definisce l’entità, e l’aggettivo, che ne specifica contorni e relazioni, arriva il VERBO.
Questo meccanismo, una volta afferrato, diventa autogeneratore e tende a moltiplicarsi all’infinito.
Osservo ad esempio gli EMOTICON, le famose ‘faccine’, le quali rapidamente diventano linguaggio in una sorta di futuro remoto. Le faccine sono oggi per la massa umana quello che sono i cartoni animati per i bambini: un modo internazionale, sovralinguistico e comune a tutti gli esseri umani, di comunicare sentimenti, emozioni, ma anche intenzioni e, alla fine, di dare ‘nome’: ancora una volta per immagini.

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