PRIMA PARTE
J.M. KREMM – ERZ, semplificato in GIULIANO KREMMERZ, il più italiano, o meglio italico, dei Maestri di ermetismo dell’ultimo secolo, fu filosofo, terapeuta, taumaturgo e fondatore della S.P.H.C.I. (Schola Philosophica Hermetica Classica Italica ) Fr+ Tm+ (Fratellanza Terapeutico-Magica) di MIRIAM, caratterizzata da finalità esclusivamente terapeutiche e filantropiche e tuttora operante. Nato a Portici presso Napoli l’8 Aprile 1861, Ciro Formisano, questo il nome anagrafico, venne a trovarsi a diretto contatto con un un anziano e dotto misantropo, Pasquale De Servis, meglio conosciuto dagli ermetisti del tempo come IZAR. Questi si ispirava a quella tradizione iniziatica di matrice italica rifiorita, già prima dell’avvento del Cristianesimo, nella Magna Grecia con il ripristino nelle terre meridionali e partenopee di culti isiaci (lunari) e osiridei (solari) reimportati dall’Egitto e che avevano anche dato vita alla Scuola Pitagorica. Rimasta virtualmente sepolta per secoli sotto le ceneri e i lapilli dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. in cui fu distrutta anche Pompei, questa tradizione ha sempre tentato di riemergere nel tempo sotto svariate forme, sebbene ostacolata da alterne vicende e celandosi nelle opere e nel pensiero di alcuni grandi: da Dante e i Fedeli d’Amore a Cecco d’Ascoli, a Pico della Mirandola, a Marsilio Ficino, Giordano Bruno, Cornelio Agrippa, Paracelso, ecc. coagulandosi nel movimento culturale rosacruciano del Seicento. Giunta poi nel Settecento fino a Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero e al Conte di Cagliostro, attraversò successivamente la branca esoterico-occultistica degli ambienti risorgimentali italiani. Stando a quanto lo stesso Kremmerz tramanda, fu proprio il De Servis (che potrebbe identificarsi con un omonimo signore morto a Portici nello stesso stabile in via della Parrocchia in cui abitavano i Formisano, nell’1/03/1893) a trasmettere al giovane Ciro, unitamente al suo patrimonio sapienziale, l’iniziazione ai misteri della Scienza Sacra. Infatti questi, pur intrattenendo rapporti diretti con i più illustri protagonisti della scena socio-politica e culturale del tempo, fu proprio nel giovane Formisano che riconobbe le peculiarità strutturali di un futuro maestro d’ermetismo, coniugate a un sorprendente spirito umanitario tinteggiato di bonaria tolleranza e prorompente generosità. La formazione culturale del Formisano, addottoratosi in Lettere all’Università di Napoli, passata attraverso le brevi esperienze dell’insegnamento al Ginnasio di Alvito (CE) e dell’attività giornalistica (come redattore dell’allora nascente Mattino grazie all’amicizia con Scarfoglio), si completò soprattutto negli anni dal 1888 al 1893, cioè in quel quinquennio coincidente con un suo misterioso soggiorno all’estero. In effetti nel Dicembre dell’88 salpò con una nave diretta a Montevideo e con una nave di medesima provenienza rientrò nel porto partenopeo nel Maggio del ’93. Tranne alcune opinabili notizie su presunte attività imprenditoriali, non esiste documentazione che attesti cosa Egli fece, iniziaticamente, in quel periodo, in gran parte rimasto ignoto anche ai suoi stessi familiari e di molto enfatizzato da postumi aneddoti. E’ invece facile supporre, deducendolo dall’attenta analisi dei suoi numerosi scritti, che in quel frangente egli sia entrato in contatto sia con le culture sciamaniche dell’America Latina (e ciò anche per la presenza in alcune pratiche interne, trasferite nella sua Schola, di modalità nel contatto panico con le forze della natura accostabili a certe tecniche sciamaniche), sia con gli ambienti scientifici, artistico-letterari e spiritualistico-esoterici europei, già a quei tempi movimentati da flussi e riflussi orientaleggianti. Ciò di certo per appagare la sua sete di conoscenza e la sua indole di sperimentatore ma anche e soprattutto per recuperare quel bagaglio di cultura e tradizioni di cui il cuore della Penisola, e ancor più il Meridione d’Italia, sin dai tempi più remoti, furono tra i principali centri emanatori. E’ pertanto legittimo sospettare che dietro la parentesi esterofila di Formisano ci fosse lo zampino del buon De Servis che, apparentemente chiuso nel suo anonimato di saggio bonario, muoveva in realtà le fila non solo della vita del suo prediletto discepolo ma anche di gran parte della tradizione ermetica Italica e Neoegizia del tempo (ancor oggi nota agli estimatori della Napoli esoterica sotto la denominazione gergale di “partenopeo nilense” e facente capo, secondo alcuni, a una gerarchia di maestri incogniti ) di cui Kremmerz divenne di lì a breve principale protagonista. Coincide perciò col rientro in Italia e con la scomparsa di Pasquale De Servis l’emergere nel trentatreenne Formisano della complessa personalità che lo renderà unico come uomo e come Maestro.
SECONDA PARTE
Nell 1897 usando lo pseudonimo di Giuliano Kremmerz introdusse con L’Appello agli aspiranti alla luce sulla rivista “Il Mondo Secreto” la divulgazione delle dottrine di magia naturale e divina. Parallelamente, mentre disquisiva di filosofia occulta confrontandosi con gli scritti di alcuni esoteristi quali Papus, Eliphas Levi, Stanislao De Guaita nonché di Madame Blavatsky e della Besant, gettava le basi per la riattivazione della S.P.H.C.I., concludendo quasi bruscamente la pubblicazione della rivista, non senza aver dirottato buona parte di discepoli e sostenitori verso un primo esperimento di “resurrezione della Fraternità Rosacruciana”. “Il Mondo Secreto non sparisce – Egli scrive nel Dicembre del 1899 – si trasforma nella realizzazione delle teorie nebulose e comincia l’esposizione della scienza della medicina ermetica, rivelazione della sintesi terapeutica della Rosa Mistica”. Nel primo fascicoletto della Medicina Ermetica fu pubblicato, riassunto in sette articoli, il patto fondamentale di costituzione della sua Schola ormai delineata sia nella forma che nella sostanza, poi pragmatizzato in 60 commi e che costituisce ancor oggi, dal 1909, la Pragmatica Fondamentale della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam. E fu così che Giuliano Kremmerz venne allo scoperto in veste di terapeuta e taumaturgo, col mandato di traghettare nel nuovo secolo la tradizione ereditata, cerimoniali compresi e addirittura, come nemmeno le più imponenti figure femminili del tempo (es: Blavatsky ) avevano saputo o potuto fare, per restituirla alla Matriarchia di un archetipo primordiale sotto l’apparente allegoria mistica di un nome di donna: MIRIAM da Lui definita “la prima e la più eccelsa delle Maghe, un ricettacolo, un tesoro profondo di amore”. Gli anni che seguirono videro sempre più accrescersi la popolarità del Kremmerz soprattutto come benefattore e taumaturgo. Molti gli aneddoti su ambi, terni e quaterne al gioco del Lotto elargiti a persone bisognose e ancor più numerose le notizie delle sorprendenti guarigioni operate: dalla ricostruzione di un polmone alla sconfitta della poliomielite senza vaccino, per citare solo due esempi fra i più eclatanti. La sua Schola per lo spirito umanitario che l’animava, attirava un sempre maggior numero di adepti, uomini e donne che, insoddisfatti del monopolio dogmatico delle religioni, stanchi delle teorie filosofeggianti e delle fenomenologie spiritiche più alla moda, cercavano verifiche e concrete applicazioni di quei poteri latenti dell’uomo negati dal materialismo scientifico ma tanto conclamati dalla letteratura occultistica e, fin lì, esclusivo patrimonio di soli Mistici e Santi canonizzati. Il Kremmerz, pioniere dell’interpretazione olistica dei fenomeni vitali e di un nuovo Rinascimento filosofico, scientifico e artistico, dovrà faticare non poco per propagandare la sua terapeutica ermetica intrinsecamente connessa alla trasmissione della tradizione ereditata dal De Servis! Egli istituì Accademie Miriamiche a Napoli, Bari, Roma, Taranto, la Spezia e autorizzò vari circoli ad esse collegati, riunendo numerosi aderenti ai quali gli ammalati, di loro iniziativa, potevano rivolgersi per aiuti terapeutici gratuiti operati attraverso l’attivazione, a distanza, delle energie vitali degli stessi richiedenti, mediante preghiere rituali (per lo più Salmi) e tecniche di visualizzazione delle parti malate. Naturalmente per attendere alla terapeutica ermetica in pro degli ammalati, gli iscritti alla Fratellanza di Miriam dovevano aderire a pratiche purificatorie e preparatorie indispensabili per il loro equilibrio psicofisico e propedeutiche allo sviluppo evolutivo del loro “mono corporale e mentale”, attinte dal Kremmerz alla tradizione iniziatica sapienziale trasferitagli dal De Servis, ed elargite a piene mani pro-salute populi. Queste elargizioni sollevarono però aspre polemiche da parte di una folta schiera di conservatori e tradizionalisti che, ancorati a concezioni più elitarie, templari e aristocratiche sulla sapienza antica e la sua trasmissione, presero ad osteggiare la sua opera di divulgazione. In realtà Egli, tramite il De Servis, si era collegato a quella tradizione misterica coniugata al femminile che pur sottesa nei tempi, celandosi sotto forme simboliche, e adombrata dalle tradizioni patristiche (come Arca dell’Alleanza ebraica, Adda Nari Indù, Pietra Nera della Mecca, Iside Egizia e Vergine Maria dei Cristiani), conduce per via diretta al “Secreto” della vita e di ogni trasmutazione. Sono numerose le tracce di questo collegamento nei suoi scritti, ma maggior conferma si può trovare in alcune istruzioni interne, mai pubblicate, e nella tradizione orale della sua Schola. Nella “Matriarchia di Miriam” codificata nella Pragmatica Fondamentale e nel “programma di Amore” attuato attraverso la pratica della terapeutica ermetica, il Kremmerz fissò la resurrezione e la prima manifestazione sperimentabile a tutti di questa primigenia tradizione. Ma questa volgarizzazione, sebbene mediata da un’accurata ri-velazione nonché dalla graduale e misurata trasmissione, per lo più orale, delle relative pratiche riservate esclusivamente a rarissimi discepoli, era troppo all’avanguardia per quei tempi. Nel 1907, lasciata la sua bella Napoli con la famiglia si trasferì a Ventimiglia, indi a Camogli, per infine nel 1912 varcare la frontiera e stabilirsi definitivamente a Beausoleil, nel Principato di Monaco. Continuò comunque a occuparsi come Delegato Generale dell’andamento della Fratellanza, dirigendone le fila attraverso la Segreteria Generale e i suoi più diretti discepoli, preposti alle due Circoscrizioni e a sovrintendere alle Accademie e ai circoli ad esse collegati. Concluse la sua vita terrena nel 1930 a Beausoleil e, non potendo a sua volta “delegare” un suo successore, lasciò la Schola sotto la responsabilità del Segretario Generale della stessa Domenico Lombardi (Benno).