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Anonimo
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Originariamente postato da segezia810
Il 03 Giugno 2012 alle ore 18:05

Ho sperimentato quanto indicato dalle Lunazioni del III ciclo.
A giorni di distanza ripenso a quella lucerna-di-creta e mi dico che già nelle tre parole sta l’idea di una materia adatta a coagularsi per umidità (Adamo non era di argilla?) e modularsi per tenere-trattenere il combustibile, uno stoppino e la fiamma.
E lo stoppino? “lucignolo di cotone lana e seta” (a proposito: non pareva un serpente?) …
Cotone…: è il filo vegetale.
Lana…: è il filo di un animale.
Seta…: è il filo della metamorfosi, del mutamento di stato, del passaggio ad ‘altro’.
Nell’accendere quella lucerna siamo tutti diventati creatori di un particolare lume.
Poi, mi dico che l’olio, a differenza dell’alcolico vino, è un combustibile dolce, che non si dilegua nella vampata di un momento ma si consuma in un ardore dolce, adatto a nutrire la fiamma ma anche a lasciare il tempo di significarla con la preghiera.
Non so a quale intento gli antichi magi legassero i salmi 148 e 112 ma il primo mi è sembrato un inno all’Uno che tutto in sé contiene e per cui si richiamano tutte le forze del creato mentre il secondo, ritagliato sull’essere umano, pare discendere dall’Immenso al Relativo, dal Creatore alla Creatura.
Questa sperimentazione, dunque, mi ha lasciato un senso di impalpabile maestosità nel cuore, come se la Vita, in me, scorresse fino alle dita che richiamavano il fuoco, lo trasmettevano allo stoppino, alle parole, alla vibrazione luminosa e sonora insieme…: fino all’infinito.
Quando la lucerna si è spenta le parole erano silenzio e l’intenzione era compiuta.
In fondo, un po’ come nascere: una luce, il filo che le è offerto, la carne che lo avvolge: e, in un istante, si passa ad altra dimensione. Chissà quale preghiera ci ha causato?

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