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Originariamente postato da catulla2008
Il 14 Marzo 2012 alle ore 00:27

Purtroppo gli impegni di famiglia mi hanno impedito di seguire questo Convegno come invece avrei voluto fare e, quindi, stavolta non ho avuto modo di sentire l’intervento della dott.ssa Piscitelli. Mi rendo conto, tuttavia, che ogni sostanza ha una sua precisa configurazione che porta la memoria di sé nell’organismo di cui diventa parte. L’effetto che chimicamente ha sull’organismo un uovo non è evidentemente il medesimo che ha una foglia di insalata né una bistecca al sangue. E non si tratta solo di componenti minerali o proteiche o vitaminiche. Ad esempio, già nel 2002 gli studi e gli esperimenti del Dott. Joseph Hibbeln, del “National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism” di Bethesda negli USA, avevano provato lo stretto rapporto fra cibo e sviluppo neurologico mentre il dottor Bernard Gesh, filosofo dell’Università di Oxford in Inghilterra, mediante una sperimentazione su 231 carcerati, fra i 18 e i 21 anni, aveva fornito evidenza della correlazione tra cibo e comportamento, tra alimenti e livello di aggressività. Quindi è accertato che il cibo influenza il nostro fare e, di conseguenza, anche il nostro “pensare”.
Scegliere cosa mangiare porterebbe dunque a deliberare cosa vogliamo essere…e ad autodeterminarsi nelle varie necessità della vita. Più ancora va poi considerato, come diceva il Maestro Kremmerz nel I volume de LA SCIENZA DEI MAGI p.156, che: “il corpo umano si nutrisce in tutti i modi e non è il tubo ingerente l’unica via della nutrizione…”. (Vedi da parte scientifica moderna LeDoux J., Il Sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo, Cortina, Milano, 2003).
La scoperta (o riscoperta?) di una scienza dell’alimentazione – via esofago-stomaco e cerebrale – è dunque quanto mai necessaria. La S.P.H.C.I. da sempre lavora in tal senso e ricordo ancora con profonda gratitudine i seminari tenutisi a questo proposito in quel di Montemonaco quando l’Italia ancora non brulicava di iniziative culturali… eco moderna di studi anglosassoni.
Di fatto, la tradizione della Schola dimostrava, già allora, di essere sempre un passo avanti (o ciclicamente precorritrice?) nella propria capacità di considerare l’unità uomo come parte integrante e in via di integrazione all’unità universa.

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