“La materia vivente è irritabile perché risponde a certe eccitazioni da cui, agendo sui sensi, si converte in immagini e pensiero”. Questo assunto di Giuliano Kremmerz è incontrovertibile e – a mio parere – costituisce il cuore del bellissimo intervento del Taumaturgo riproposto dal sito web della Schola a proposito del binomio terapeutica ermetica / medicina ufficiale.
C’è da chiedersi, anzitutto a partire da sé stessi, quante volte al giorno siamo influenzati da ciò che pensano gli altri, anche senza parlare e solo per il fatto di stare loro accanto: su un autobus, in un negozio, al lavoro, in una strada trafficata… Là, in mezzo alla gente, respiriamo inconsapevoli le molecole della loro ansia, tristezza, paura, rabbia, e le digeriamo in lunghi sussulti di malumore che non sappiamo dove abbiano tratto origine e che magari motiviamo con le ragioni più disparate.
E così accade pure con gli affetti, le amicizie, le frequentazioni che avviciniamo ‘per rilassarci’ in completo abbandono e nella convinzione di stare meglio: senza accorgerci che – del tutto inconsapevolmente e lungi dal costituire un sollievo -spesso appesantiscono un cuore già pesante… Non per colpa loro. Tutti noi cerchiamo sollievo benché si finisca spesso con lo scambiarsi solamente la parte più grave dell’anima.
Forse davvero dovremmo fare attenzione a essere ‘positivi e carichi’ quando ci avviciniamo agli altri e imparare a riparare alle nostre debolezze aggrappandoci alla parte più intima e luminosa di noi stessi: se ne gioverebbe pure il prossimo che non riceverebbe il peggio della nostra giornata in nome dell’amore che ci porta o dell’affetto che ci lega.
E non c’è da stupirsi che anche il medico – essere umano esposto alla sofferenza per definizione – a lungo andare sia costretto a crearsi una corazza che lo estranea dai pazienti che va a curare. Scrive il Maestro: “A questo sacerdote, fatto e preparato nelle scuole esperimentali, manca in mille momenti, mille volte in un giorno, l’anima di sentirsi in possesso di uno spirito vivificante e creatore, eminentemente ermetico, che possa ridare la salute a un organismo che si sfacela. La scienza umana è imperfetta. Dove arriva la clinica, l’esame chimico e microscopico, non arriva il potere terapico…”.
In sovrappiù nel medico non si ha fiducia (diceva Kremmerz: “l’umanità è ancora superstiziosa…”). Ma il medico ha comunque studiato quello che la scienza di tanto tempo ha costruito e che – vivificata da un’apertura alla Luce – può tradurre nel concreto quel ‘fare bene’ di vaga aspirazione. Un po’ spetta anche al malato il cercare la Luce nel medico di là dal medico stesso. E poi, certo, con i mezzi che la Schola generosamente e gratuitamente offre a tutti…
Ma non è facile accettare l’idea non già che il Dio si è fatto uomo bensì che a farsi Uomo è l’animale in quanto attratto, incantato e – alla fine, magari dopo secoli di lavoro – integrato al Dio
Original author: coralreef