Originariamente postato da segezia810
Il 13 Agosto 2012 alle ore 22:40
In questi giorni è abbastanza comune legare un desiderio alla scia di una stella cadente, meteora fulgida che segna il cielo notturno raccogliendo sogni. Così, viene da pensare al perché sia nata questa usanza che tanto riecheggia le parole sentite all’Evento di Astra on-line: “… cogliere la propria buona stella”.
Cosa succede a quella scia di luce? Ebbene, assorbita dal buco nero delle pupille viene raccolta dalla retina il cui compito è quello di trasformare in impulsi elettrici le informazioni ricevute dalle reazioni fotochimiche che vengono attivate dalla radiazione luminosa. Però, se a quella reazione foto chimica uniamo la chimica della nostra emozione utilizziamo la ‘spinta’ della luce per veicolare in noi l’intenzione che è del nostro desiderio e che diventa in-formazione per il sistema nervoso. In pratica, utilizziamo la scarica di energia luminosa perché ciò che era semplice ‘desiderio’ diventi memoria delle nostre cellule e, quindi, per ‘dare corpo’ al sogno.
Shakespeare, ne “La tempesta” (recentemente ripresa e storpiata da una nota pubblicità a scopo meramente commerciale) fa dire al mago Prospero che “siamo anche fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
L’ermetico autore voleva significare che, alla fin fine, noi siamo il nostro sogno, siamo quello che sogniamo di essere e, in ultimo, siamo proprio quello che desideriamo. Il che mi ricorda una fiaba, di quelle che si ascoltano da bambini, in cui una vecchia Fata diceva all’eroe giunto fino a Lei: “Bisogna fare attenzione a desiderare”- E il giovane di rimando: “A causa della nostra ambizione?” – “No,…” – rintuzzava la Donna in modo sibillino – “…a causa della stupidità. Perché i desideri, poi, si avverano. Sempre.”
A tutti, Buon Ferragosto e Buone Notti di mezz’estate!