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Buteo
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Qui, nel luogo ormai riconosciuto come il nostro salotto, voglio raccontare di un film, che ho visto ieri sera: ‘Lettere di uno sconosciuto’. È del regista cinese Zhāng Yìmóu, prodotto nel 2014 e ambientato ai tempi della Rivoluzione Culturale. C’è un filone di film orientali che mi piace molto. Hanno il movimento lento delle scene di vita nella loro quotidiana e apparente banalità, senza commenti, senza elucubrazioni mentali. Ognuno vi legge ciò che vede, forse nulla. Per me sono poesia: lasciandomi condurre da immagini e trama, posso giungere a sfumature e significati di arrendevole semplicità, eppure difficili da cogliere nel ristagno del gorgo dei pensieri abituali. Il film di ieri mi ha portato all’invisibile, a ciò che c’è, ma che non vedo. Tralasciando significati esoterici o sottili, che pur ci sono, mi chiedo quanto, proprio nel quotidiano, terra terra, quanto ‘desidero’ e ‘aspetto’ eppure è lì, e inesorabilmente io non vedo… E quanto invece vedo, e non esiste? Mi è tornata agli occhi la giraffa che Jep Gambardella vide tra le rovine delle Terme di Caracalla, ne ‘La grande bellezza’, e che altro non era che un trucco da illusionista. Eppure da sembrar reale… Così, mentre vedo giraffe là dove non ci sono, non vedo che, ciò che aspetto e che vorrei, è disponibile ed è proprio qui. Com’è stato per la protagonista in tutto il film e, ancora, nella scena finale, amara, se non fosse per la disarmante dolcezza.
Già. E poi, preso coscienza che non vedo, inizia il lavoro per ‘vedere’ ‘cosa’ non vedo…

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