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tanaquilla9
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“Sarà una combinazione ma ogni volta che vedo sirene su Rai1 mi assale la voglia di scrivere sul forum. Non so perché”. Scrive Cozza ed io lo capisco e lo condivido perché la sirena incarna da sempre l’anelito di conoscenza, ma in particolar modo la conoscenza di se stessi. Il celebre nosce te ipsum della tradizione. E lo fa ancor oggi grazie alla sua figura ibrida (diviene nel medioevo donna-pesce, ma inizialmente è donna-uccello) che, parimenti alle altre dell’arcaicità, ad esempio la Sfinge, indicano sempre un confine che è possibile superare, sebbene con non poche difficoltà.
Come ha già ricordato Wiwa nel quaderno della Sebezia se ne parla diffusamente: “Le Sirene travalicando, con la loro stessa natura biologica e morfologica, i confini del noto, sospese tra due mondi, consentivano all’uomo di esplorare territori ignoti. E ciò mediante l’azione ritmica di un canto incantevole, irresistibile, ipnotico, omnisciente, poiché tali creature furono dal mito dotate di virtù che gli uccelli possiedono in maniera eccezionale” (pag. 66). La Sirena del timbro dell’Accademia Sebezia di Napoli suggerisce una tradizione sapienziale orale, antichissima, al femminile, reale e concreta, tramandata da persone fisiche, tanto che ancor oggi si parla dell’esistenza di un santuario alle Sirene a Punta della Campanella, precedente quello di Minerva, nel medesimo luogo, di cui esistono le testimonianze.
Ma ci sarebbe molto altro da dire al proposito …

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