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Originariamente postato da sannitica2011
Il 06 Luglio 2012 alle ore 16:08

Grazie a segezia per l’informazione, Ma sono stata fortunata e ieri sera ho visto il documentario di Herzog sulla Grotta di Chauvet, in 3D al cinema. Sembrava davvero di essere nella grotta. Ebbene i dipinti sono fantastici e raffinati, gli animali sembrano vivi e muoversi, correre, galoppare… anche perché gli artisti del paleolitico Superiore di 32.000 anni fa sapientemente coniugarono le asperità delle pareti della grotta al tratto a carbone del disegno, sì da ottenere un effetto non solo realistico e dinamico, ma quasi cinematografico. Cavalli, bisonti, rinoceronti, leoni delle caverne, mammuth ed altri (pare siano circa 500 animali) si rincorrono sulle pareti, ma non solo, perché molti crani ed ossa di animali paleolitici si trovano sparsi al suolo. Nessuna traccia di uomini, a parte i dipinti murali e alcune pietre raccolte vicine e simili ad altari. Chauvet (di circa 400 mt) non era abitata da essere umani i quali la frequentavano solo per scopi rituali, forse per riti d’incubazione. Infatti l’atrio della caverna, una volta illuminato dal sole (oggi non più per il crollo della volta), non era affrescato. I disegni si trovano solo nelle zone più oscure ove rimangono le tracce delle fiaccole e di piccoli pezzi di carbone. Altra testimonianza di questi uomini del lontanissimo passato sono i palmi delle mani in rosso fissati in diversi punti delle pareti: su una parete gli archeologi ritengono che la gran quantità di impronte siano da riferirsi allo stesso individuo che aveva un mignolo piegato: un uomo da 1 mt e 80 di altezza!!! Nella sala più interna della grotta su un grosso pendente roccioso di forma conica (fallica) è disegnato un grosso bisonte che pare abbracciare un triangolo pubico femminile con le due cosce che finiscono senza piedi. Gli archeologi lo spiegano come l’archetipo – a quanto pare primordiale ed eterno – del femminile legato al toro; il triangolo pubico con le gambe richiama la celebre Venere di Willendorf ed altre Veneri paleolitiche. Molti scienziati che studiano la grotta ne hanno parlato: uno di questi sintetizzava la concezione mentale dell’uomo del tempo come fluida e permeabile perché non poneva barriere tra il mondo conosciuto e l’altro, perché non v’erano confini tra i regni della Natura, perché una parete disegnata poteva parlarti, perché tutto era essenzialmente vivo. Altri hanno messo in relazione quei bellissimi disegni con l’arte murale degli Aborigeni australiani, e spiegato che per quest’ultimi non è la mano che dipinge, ma è lo “spirito” che si manifesta. Alta concezione dell’Arte! Che testimonianze ci hanno lasciato! Ed è commovente e anche confortante pensare ai nostri lontanissimi antenati che dedicavano il loro tempo o parte del loro tempo alla integrazione della realtà, all’unità di “spirito” e “materia”, e che in questa stessa grotta altri artisti, anche dopo 5000 anni, abbiano continuato a fissarvi delle immagini. E’ l’eterna ricerca dell’essere umano…non è un sogno.

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