Reply To: AUTOFAGIA? Nihil sub sole novi!

admin Kremmerz
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Riceviamo da un altro Fratello medico dell’Accademia Vergiliana:

Ho avuto il piacere di conoscere direttamente il Prof. Bergamini in quanto è stato il mio professore di Patologia Generale e nelle sue lezioni Universitarie affrontava il tema dei meccanismi dell’invecchiamento cellulare e formulava le prime ipotesi sulla rigenerazione cellulare.
I suoi studi sui benefici per la salute e la longevità, legati alla riduzione delle calorie della dieta ed al rapporto tra il tempo di introduzione degli alimenti ed il digiuno seguente, risultano intimamente collegati al fenomeno della Autofagia Cellulare presente in tutte le cellule eucariote comprese le nostre.
Questo meccanismo di Autofagia, e per la precisione di Macroautofagia, si oppone all’azione dei radicali liberi, chimicamente instabili ed altamente reattivi, che sono sostanze prodotte inevitabilmente in seguito al normale metabolismo cellulare, alle infiammazioni, allo stress, all’inquinamento ecc. e risultano in grado di attaccare e danneggiare seriamente, se non efficacemente contrastati, le strutture stesse della cellula (come le macromolecole e gli organelli).
La cellula, nei casi possibili, può evitare di soccombere accelerando il suo sistema di divisione (riproduzione), ma giungerà così più rapidamente alla condizione di senescenza (il numero di divisioni possibili è limitato) e quindi alla morte prematura.
La Macroautofagia risulta un sistema di salvataggio per la cellula in cui dalle proteine danneggiate, tramite la proteolisi autofagica acida, si riciclano molti materiali da costruzione a scopo energetico o ricostruttivo e quindi le cellule, avendo riparato i danni ed essendo rinnovate nelle loro strutture fondamentali, possono rallentare il ritmo di divisione e vivere più a lungo.
Il Professore ha sperimentato, su ratti gemelli, che quelli tenuti in restrizione calorica del 40% vivono molto più a lungo e sono più protetti dai tumori. Interessante è che questi ratti consumano tuto il cibo in meno di cinque ore per poi digiunare le seguenti 19 ore prima del nuovo pasto; in queste 19 ore attivano l’autofagia mentre nelle 5 ore di ipernutrizione ripianano le perdite.
Le conclusioni di questi studi portano a diverse considerazioni e domande fra le quali:
1)è l’alternarsi nel tempo di fasi di digiuno e di ipernutrizione che accelera il ricambio e favorisce il rinnovo cellulare e può essere aiutato da una scelta ottimale degli alimenti.(?)
2)con un’alimentazione a piacere al termine della crescita i ratti divengono sempre meno sensibili all’attivazione dell’autofagia. (?)
3)verrebbero meno le basi su cui poggiano alcune diete che prevedono piccoli pasti frequenti nelle 24h. (?)
Stando al Professore, il “Peccato Originale” della specie umana è che si è evoluta badando soprattutto a crescere numericamente (ai suoi albori solo 1 individuo su 4 giungeva a riprodursi con successo) più che a mantenersi perfetta degradando e sostituendo le parti che via via si ammalavano; in altre parole, il dover raggiungere al più presto l’età della procreazione ha favorito il sottodimensionamento delle funzioni di un importante meccanismo degradativo e riparativo attivato dal digiuno: l’autofagia.

In conclusione posso dire che questa stimolazione da parte delle Gerarchie della Schola ad approfondire il significato dell’Autofagia e del Digiuno partendo dai dati scientifici mi ha aiutato molto a comprendere la reale portata del Digiuno Lunare che compiamo ogni mese; inoltre ho trovato conferme a tutta una serie di osservazioni sperimentali sulla mia fisicità, e non solo, osservate nel corso degli anni.
Un fraterno saluto a tutti. Sergius

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