Circoscrizione Centro-Nord

Accademia Giuliana di Torino

Sulla base degli input della Del+ Gen+ abbiamo iniziato coll’esaminare la dicitura esterna del Timbro S.P.H.C.I. partendo dal termine “Schola”. Dopo avere scartato la ricerca etimologica della parola che rischiava di portarci fuori strada con interpretazioni non supportate da documentazione o da referenti accreditati, ci si è concentrati sulle caratteristiche che qualificano tale termine e lo differenziano dal moderno concetto di ‘scuola’. È quindi emerso che una ‘schola’ non prescinde mai dal territorio da cui si origina (ad esempio la Schola di Atene, la Schola di Alessandria, ecc.). Inoltre una Schola detiene un patrimonio codificato di conoscenze tradizionali, ha una omogeneità di metodo e uno scopo comune.

Successivamente, e con l’aiuto del Maestro M. A. Iah-Hel anche per i rimandi al Commentarium (vedasi Vol. I, p. 165), la riflessione sul nome e i quattro qualificativi che compongono l’acronimo caratterizzante la nostra Schola ci ha portati a mettere a fuoco:

– come la S.P.H.C.I. sia unione sincretica di più tradizioni legate al territorio italico;

– come sia filosofica in senso classico in quanto ricava la teoria dalla pratica;

– come sia ermetica in senso imprescindibile dalla terapeutica in quanto il percorso evolutivo implica il risanamento molecola per molecola, atomo per atomo della materia individuata la quale solo in virtù di tale ritrovata condizione di salute (e quindi di sacralizzazione) può arrivare a manifestare l’Essere, il Nume, l’Intelligenza arcana che ha originato l’individualità stessa e che di quella individualità è principio causale e intelligente.

È pure stato osservato che, sebbene il territorio italico cui è ancorata la nostra Schola sia stato crogiuolo di antichissimi patrimoni sapienziali e di svariate civiltà, nondimeno può unificarsi (habitare fratres in unum) allorché vi sia concordanza negli scopi e un comune metodo per realizzarli.

Siamo così giunti alla seguente riflessione analogica: come sono state utilizzate dal Kremmerz per la strutturazione della Schola modalità sincretiche nella trasmissione della Conoscenza, forse attraverso le medesime modalità potrebbe essere che, nel territorio di Torino, le popolazioni Taurine (dalla radicale ‘taur’= monte in aramaico) abbiano accolto, integrandole, popolazioni della Gallia e della Bavaria e Tirreni Italici probabilmente provenienti dal Sannio per effetto di un ver sacrum.

Inoltre, l’importanza dell’acqua quale veicolo e magnete per gli insediamenti di genti e di culti, già emersa in altre ricerche e in altre sedi accademiali, ci ha portato a considerare anche il fiume Po che attraversa Torino, come il Tevere e il Sebeto per Roma e Napoli, fondamentale nelle varie epoche per il coagularsi di un aggregato abitativo e della sua religiosità. E infatti la Taurasia si stanziò proprio lungo questo fiume dove già erano presenti poco lontano, nella città di Industria  in età pre e post imperiale, il culto di Iside e la pratica della Medicina Sacerdotale all’insegna di Serapide. Negli anni  dal 50 – 60 d. C., Torino si circoscrisse come spazio sacro all’interno di un’apposita cinta muraria con 4 ingressi, simbolicamente marcanti la separazione dalla profanità (etimologicamente intesa).

Ecco perché è nostro intento approfondire le origini di Torino e, parallelamente, sulla base dei nuovi input provenienti dal Centro, muoverci entro le seguenti coordinate:

  1. il territorio in cui l’individuo è immerso: perché può fungere da cassa di risonanza di ciò che l’individuo va cercando dentro di sé e nella storia della propria materia vivente. E per territorio deve intendersi non solo quello fisico in cui si abita concretamente con la propria persona e nell’interazione quotidiana, ma anche quello spazio in cui si abita con l’attenzione del pensiero e la disposizione d’animo, ciò che, dati i moderni mezzi di comunicazione, è facile ravvisare pure in un forum collegato alla Rete;
  2. la scienza odierna che, con lo studio dell’epigenetica, va dimostrando quanto il DNA sia la sintesi di ciò che siamo e trasmettiamo, e    come non sia attivabile solo per via genetica, ma pure per mezzo dell’ambiente in cui si vive, specie laddove tale ambiente presenta rispondenza di elementi consoni al quid latente nell’individuo: così com’è, del resto, per le patologie da una parte e per le virtù dall’altra.

 

Accademia Vergiliana di Roma/Centro Italia

I Fratelli tutti hanno accolto con molto entusiasmo il nuovo programma di studio voluto dalle Superiori Gerarchie, come pure hanno preso atto delle indicazioni ricevute dalla Del+ Gen+ che ci ha invitato a considerare la fondamentale diversità, non solo iconografica, del timbro della Schola rispetto a quelli delle Accademie.

C’è stato fatto notare che il Maestro Kremmerz concepì quel timbro sintetizzando graficamente in esso l’irradiarsi della Schola, al di là del tempo e dello spazio, come organismo iniziatico unitario, ma animato da un meccanismo centrifugo e centripeto insieme, atto a modularne il respiro e a istillare vitalità in ogni cellula che lo compone.

Entusiasmati da quest’input magistrale, abbiamo così preso ad affrontare l’analisi del Timbro iniziando dall’acronimo S.P.H.C.I. inscritto nel primo cerchio per darci conto del sostantivo “Schola” e dei suoi attributi: “Philosophica” “Ermetica”, “Classica” “Italica”. Ma prima di ricercarne il senso etimologico e semantico, o quello ermeneutico, ci siamo impegnati a reperire in tutti gli scritti del Kremmerz il significato attribuitovi dal Maestro, dividendo fra tutti la consultazione delle Sue svariate opere.

Le SR+ e i FR+ tutti della Vergiliana hanno così cominciato a orientare i loro sforzi innanzitutto sui termini di “Schola“ e di “Italica“, in quanto entrambi in stretta correlazione con il territorio (compreso quello del Centro-Italia la cui particolarità è già a suo tempo emersa nell’analisi del Timbro accademiale) e, allo stato dei lavori, sono in procinto di tirare le somme di questa prima fase esplorativa, per poi passare ad esaminare gli altri attributi, sempre tenendo come riferimento primario quello che il MAESTRO J. M. Kremm-Erz ha scritto nelle sue opere.

 

Circoscrizione Sud

Accademia Sebezia di Napoli

I primi risultati dello studio sul Timbro della Schola, sono frutto dello scambio e confronto di idee sui testi e sulle fonti dei siti web durante le sedute dell’Accademia.

Partendo dal cerchio più esterno del timbro, la Sorella n. 90 ha considerato per prima la croce patente rappresentata, formata da bracci di uguale lunghezza, che partendo dal centro si allargano verso le estremità.

Simbolo antichissimo, conosciuta anche come croce greca, fu in seguito adottata dai Templari. In alchimia simboleggia il crogiolo ove la materia compie la sua trasformazione. Senza addentrarci nell’alchimia, abbiamo pensato alla similitudine con quanto tendiamo a fare nella Schola per migliorarci e trasformarci, inoltre l’immagine della croce patente, che dal centro si espande verso la periferia ha richiamato alla mente il Capitolo Operante irradiante dal Centro.

Il significato del termine patente deriva dal latino patens: aperto, libero, senza ostacoli, manifesto, palese. Tutti attributi che riteniamo della Schola, in quanto è aperta a tutti gli uomini di buona volontà, l’accesso è libero senza ostacoli, la finalità è chiara, manifesta, palese.

Dopo la croce, la prima parola presa in esame è stata Schola. Sul termine latino Schola, la Sorella n. 171 e il Fratello n. 269 hanno notato che il significato di luogo, in cui si incontrano docenti e discepoli è relativamente moderno, mentre, l’originario, risale alla parola greca sxolè: ozio, riposo, tempo libero. Per i Latini l’otium era il tempo sottratto agli affari economici, agli impegni quotidiani, per dedicarsi a sé stessi. L’ozio per gli antichi serviva allo studio e al ritrovarsi. Per tali radici etimologiche è apparsa chiara la scelta della parola Schola invece di scuola, in quanto più aderente al suo significato originario, per esprimere quanto pratichiamo, e altresì che non vi sono docenti che impartiscono lezioni. Riscontro è stato anche ritrovato negli articoli della Pragmatica Fondamentale.

Ognuno si è riconosciuto nello sforzo di trovare degli spazi, del tempo da dedicare a questo ideale. Inoltre, è emerso che nel mondo romano la parola Schola ha avuto il suo più largo utilizzo in connessione alle corporazioni, religiose e civili, tanto da divenire sinonimo di collegium. Ciò ha fatto supporre che nella scelta della parola Schola, ci sia stata anche l’intenzione di indicare tale aspetto. Quindi Schola come luogo ove dedicarsi al proprio essere occulto, Schola come confraternita laica, il cui cuore è un Sinedrio.

Da quanto finora esaminato abbiamo avuto l’ennesima conferma che nell’ambito della Tradizione Iniziatica non ci sono parole usate a caso, ma ogni termine è scientemente utilizzato per la trasmissione del voluto messaggio, e che è demandato a chi legge lo sforzo di comprendere per penetrarne il significato profondo.

 

Accademie Pitagora e Porfiriana

Dopo la pausa estiva e la partecipazione all’evento di La Spezia di presentazione dei quaderni sui timbri delle Accademie, i lavori dell’Accademia Pitagora e Porfiriana sono ripresi focalizzando l’attenzione sul timbro generale della Schola di cui si è delineata in primis l’analisi dell’iconografia qui di seguito sintetizzata e avviata seguendo la guida del metodo ermetico.

Cinque cerchi concentrici, all’interno dei quali scorrono lungo la circonferenza scritte intervallate da simboli ad esclusione del circolo più interno che si configura in un volto stilizzato. Il cerchio più esterno reca l’iscrizione SCHOLA PhILOSOPHICA ERMETICA CLASSICA ITALICA, che inizia e termina con una croce, di cui è stata esaminata la grafica, posta allo zenit del timbro.

Nel circolo subito più interno si legge in senso orario FR Tm di MIRIAM, separate da una croce identica alla precedente, nel semicerchio superiore e nel semicerchio inferiore, in senso antiorario, la frase PRO SALUTE POPULI: le due parti sono separate da un simbolo grafico che assomiglia al profilo esterno di una croce ma ne suggerisce piuttosto la valenza dinamica nello spazio.

Ancora più internamente si leggono le parole CIRCULUS ANIMARUM ORANTIUM disposte in modo che l’iscrizione sia preceduta e conclusa con una croce identica a quella del primo cerchio seppur posta al nadir del timbro.

Il quarto cerchio contiene, in alto, la frase “QUIS UT DEUS?” in senso orario e, quasi fosse la risposta al quesito, “MIKAEL” in basso e in senso antiorario.

La parola MIKAEL sembra identificare l’immagine che costituisce il quinto cerchio e che raffigura sinteticamente un volto umano, da cui si diparte un ordine di tre raggi per ciascuna delle quattro direzioni dello spazio.

Parallelamente, la relazione della Sor+ 20 ha esaminato la differenza tra sigla, acronimo e acrostico, per meglio definire, dal punto di vista puramente letterale, l’iscrizione contenuta nel timbro. Il termine sigla deriva dal latino e significa abbreviazione: contrazione di “singula signa”, unica parola; l’acronimo è un termine, invece, di derivazione greca che compone “estremità e nome”.L’acronimo, in etimologia, rientra nella categoria delle sigle, quindi è una successione di lettere maiuscole relative a termini italiani o stranieri; ma mentre le sigle generalmente vengono lette lettera per lettera, l’acronimo viene inteso come un vero e proprio termine e pertanto, letto come una sola parola, tanto da aver acquisito nel tempo, un proprio significato, non più composto di varie parti (come invece per le sigle), percepito come un’espressione definita, indipendentemente dalle specificazioni originarie[1] (come per laser o radar)[2].Sigle e acronimi vengono usati sia come sostantivi che come aggettivi. Oltre ad essi esiste un’altra tipologia di abbreviazione, di tipo poetico, in cui le lettere iniziali o sillabe compongono una parola o un nome proprio: si tratta dell’acrostico, che si scrive sempre con le iniziali in maiuscolo per non essere confuso con nomi comuni (si ricordi il “VIVA VERDI” del Risorgimento).

Nel nostro caso abbiamo dedotto che può trattarsi di una sigla che ha acquisito nel tempo le caratteristiche, unitariamente significanti, di un acronimo: nel linguaggio corrente, specie parlato, diciamo infatti, parlando della nostra Schola, la SPHCI.

Nell’analizzare una sigla si tiene conto di un sistema di classificazione da cui si possono ricavare informazioni fondamentali e nel caso di S.P.H.C.I. occorre considerarne ben tre: il testo punteggiato, la sua forma estesa (Schola Philosophica Hermetica Classica Italica) e la lingua di appartenenza. Le sigle ebbero grande diffusione e fortuna nel mondo cristiano per il loro significato augurale, originario dell’Oriente greco sin dal III sec. d. C.

Nel caso di questo timbro, allo stato dei lavori, si è optato per partire dall’analisi di una forma linguistica estesa e concentrica, notando che prende rilievo la spazialità generata dalla disposizione delle lettere e l’andamento delle stesse rispetto al centro e alla periferia della grafica. Infatti, nelle rappresentazioni archetipali, il moto dal tutto all’unità e viceversa prende a prestito l’immagine della rosa composta da petali concentrici (come per l’appunto la Mistica Rosa di Miriam), delle sezioni dei mandala, dei cerchi concentrici nell’acqua.

[1] Perini E. Scrivere bene (o quasi), Giunti editore, Milano, 2010 , pagg. 187 -189

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Acronimo