27 ottobre 2010
Il sistema nervoso dell’organismo umano (materia lunare) è il delicato intermedio tra la intelligenza (materia mercuriale) e il mondo esteriore per mezzo del quale le manifestazioni verbali, foniche, scritte, disegnate sono possibili. (D,194) – Il nostro sistema nervoso, che è il limite tra il corpo saturniano e la sua sublimazione lunare, é uno scheletro della nostra sensibilità psichica, che costituisce il passaggio in trincea tra le impressioni esterne e il cervello, e tra il cervello e il mondo esterno. Un filtro a diramazioni e prolungamenti che prende tutto l’uomo dal capo ai piedi. Se date uno sguardo a un disegno anatomico del corpo umano, tutto il sistema nervoso, dall’encefalo alla punta dei piedi, assume l’aspetto di un fiume che si dirama in fiumicelli, in ruscelli, in rigagnoli, e che prende tutto l’insieme dell’organismo, in modo da darvi l’impressione che questo sia stato costruito per sostenere e difendere i nervi nella loro unità centrale fino ai più estremi punti della periferia. Tutta la parte essenziale dell’uomo è là, nella sensibilità di questa materia lunare e premercuriale che costituisce noi stessi. È un filtro delle influenze delle energie della natura. È un crivello sottile che, cernendo le impressioni delle forze esterne, le porta al cervello, modificandole. Tutta la vita umana e il suo mistero è là. Recidete le braccia e le gambe ad un uomo, accecatelo, tagliategli il naso e orecchie, la vita non è finita se gli resta un lembo della sua sensibilità. Le influenze delle forze naturali cosmiche, come tutte le impressioni morali, sono accolte e portate al centro attraverso questo distillatore attenuatore che propizia il discreto ricevimento di esse ai centri, addolcendole. Bisognerebbe ben stabilire, prima di emettere una conclusione sintetica e vera, se tutta la meccanica del corpo umano abbia come unica modificatrice la sensibilità del sistema nervoso, per poi abbordare la comprensione della maggiore giustificazione dell’Ermetismo come razionalità di un’arte guaritiva unica e supremamente efficace. Anche i più scemi sanno che una scossa nervosa per improvviso spavento si ripercuote sulla circolazione e sugli intestini, alterandone le funzioni; che una collera intensa altera l’attività epatica e via dicendo. Ma possiamo noi dire con precisione che altre impressioni, come quelle prodotte dal mutamento di azione delle forze cosmiche, in balia delle quali noi viviamo, non hanno per conseguenza un importante influsso sulla circolazione, sulla respirazione, sulla digestione, sull’economia generale dell’organismo umano?…L’analogia tra l’unità umana e la Grande Unità del Creato è generata dal consenso di due fattori comuni: di intelligenza e volontà sul corpo astrale e sul saturniano, e di due fattori fisici: le forze cosmiche invadenti e il ricettore umano che non obbedisce costantemente alla reazione delle influenze e delle forze…Tutto il cosmo ha intelletto, sensazioni, volontà, come l’uomo possiede. Non vi ho altra volta accennato che gli avvenimenti umani si ripercuotono, come in un’eco amplificata a ripercussione continua, in tutto il creato? …Le forze cosmiche sono omologhe al sistema nervoso dell’organismo umano: percepiscono le sensazioni delle masse e si sentono potenzialmente sensibili alla corrente emessa dai ricettori sui quali imperiosamente hanno azione completa. Parrebbe che in qualità e in quantità gli uomini, in equilibrio delle loro forze e funzioni, avessero il diritto, in tempi normali, di disporre delle forze cosmiche nella proporzione che loro occorrono… Per poco che le vibrazioni eteree (diciamo eteree per prendere a prestito dal linguaggio scientifico una maniera convenzionale e balorda di esprimerci) per poco che le vibrazioni conduttrici del magnetismo e della elettricità terrestri aumentassero, noi saremmo dei recipiendari commossi e febbricitanti e con altro umore morale faremmo una conversazione diversa da questa…La sostanza di cui è costituito tutto il sistema nervoso è materia elementare lunare. Non mi domandate se chimicamente è costituita di materia con elementi speciali o con i soliti comuni elementi costituenti le altre parti del nostro organismo, non è questo che occorre sapere. Forse è la disposizione atomica delle cellule nervose, dei gangli, dei filamenti: la delicatezza sensibile di queste parti materiali della nostra impressionabilità dipende dalla disposizione degli atomi costituenti i fili conduttori dall’esterno sul centro cerebrale nostro. Nell’Ermetismo in cui consideriamo la materia come unica, sempre, perché è cosmica, sia organica che inorganica, differente per tante varietà di aspetto, noi non intuiamo le differenze che per variazione dispositiva di atomi: cosa che con certi veli è stato detto da filosofi come Empedocle e Timeo di Locri. Così, a parte ogni esame anatomico, chimico e fisiologico, il cervello diventa per noi un nucleo dispositivo nei riflessi del magnetismo terrestre, della elettricità terrestre e atmosferica, e delle altre forze cosmiche (calore, luce, suono) che direttamente o per rimbalzo riceve. Da questo che accenno risulta che anche la materia cerebrale è atomicamente (cioè per disposizione di atomi) diversa dai nuclei nervosi e ganglionali. Il capo umano, erectum et audax, scatolo duro di ossa, è lo scrigno prezioso che racchiude tanto tesoro. Vi si arriva per mezzo dei sensi, e si perfeziona con la delicatezza comunicativa dell’ultrasensibile…La fisiologia, che studia profondamente il cervello nelle sue funzioni relative alla sensibilità e come centro di tutto il sistema nervoso, non vede con precisione come si pensa; e mentre, esaminandolo, il fisiologo ragiona e pensa, non sa perché ragiona e perché pensa, e ignora dove si elabora il suo pensiero e il modo preciso del suo travaglio. E se il ragionamento sia un vizio umano o una necessità delle sensazioni per analizzarle e prenderne il succo, e se il ragionare sia uno stato patologico del nostro organismo, causa di tutte le sventure dell’umanità, chi ce lo verrà a dimostrare, a confermare, a negare?…(D,132 a 139) – L’Ermetismo vi domanda: perché voi pensate e perché pensando credete fare opera secondo natura? Che cosa è il vostro pensiero elaborante idee percepite, di origine sensoria? E credete giusto ciò che pensate, vero o verosimile?…Il pensiero è di tre categorie: vi è quello dell’uomo, così come è, frutto del suo complesso essenziale storico, della educazione del suo spirito, del suo organismo, delle sue sensazioni precedenti riposte nel suo incosciente e d’idee rievocate. Poi, in una seconda maniera, il pensiero per scambio di idee, suggestione per ciò che si è sentito dire, risultato del nostro contatto con la folla. In ultimo vi è il pensiero elementare che potremmo chiamare divino, cioè dell’essenza-natura: il Nume che parla o lancia idee e forme di idee, parole articolate o idee complesse. Spiegare che cosa sia il pensiero, vorrebbe dire come e per quale meccanismo organico l’uomo formula le idee dopo aver ricevuto le sensazioni del mondo esteriore e dopo averle mutate e trasformate; ma che cosa sia il pensiero in una di queste tre categorie, volta per volta che si pensa, è ancora più difficile, perché l’analisi, per quanto profonda, non arriva ad anatomizzare un complesso di idee, le quali ad ogni minuto e sotto lo stimolo delle passioni, dell’interesse, o della necessità, ci inondano senza determinare la propria origine, perché anche le idee antiche, che sono state nostre in altre vite nostre, subiscono le leggi trasformatrici dell’adattamento alla vita attuale, e ci sembrano naturalmente moderne. (D,144 a 146) – Nel mio dire non dovete intravedere nessuna intenzione di far paura: io voglio esporvi perché lo sospettiate almeno, che gli sforzi umani per la conquista della verità ultima, che è la disamina del pensiero umano e la coscienza della sua essenza, non hanno raggiunto il loro scopo e non accennano neanche a sfiorarlo. Sapete voi che il pensiero è l’essere, cioè tutto ciò che è, che fu, che sarà? Tutto il visibile, l’invisibile, l’immaginabile e se volete, anche l’inimmaginabile? … in ogni modo lasciando la parola pensiero senza definirla, è ovvio che si pensa in base a immagini sensorie, a sensazioni di ogni genere collegate, seguite e messe a confronto e paragonate. Ora se le impressioni variano in due apparecchi meccanici, le differenze sono più sensibili e più profonde da uomo a uomo quando, per mezzo dell’udito, del tatto, della vista o dell’odorato, portano al cervello una determinata impressine. L’uomo non ha mai la neutralità necessaria nel giudicare le sensazioni al loro giusto e preciso valore….Le sensazioni pervengono al nostro cervello non solo modificate dal nostro interesse, filtrate attraverso le piccole passioni del momento, secondo la nostra coscienza e le abitudini delle cose sentite, ma anche attraverso i ricordi del nostro individuo storico (il nucleo pensante nostro che si è forgiato a caratteri spiccati e specifici in un modello eternamente resistente alle influenze che non combaciano con le nostre abitudini, coi nostri pensieri e con le nostre simpatie)…Così le sensazioni vengono apprezzate o percepite da noi secondo il nostro essere pensante, secondo il nostro insieme, quali noi siamo per natura e come il momento ci suggerisce…Per quanto io possa paragonare il meccanismo cerebrale ad una macchina fotografica, l’immagine, e quindi ogni sensazione integra e nella sua nudità percepita, è accettata e commentata nell’uomo in modo diverso da quello che possa fare un apparecchio ottico. Lo stesso per tutti gli altri sensi…così pel tatto, per l’odorato e per tutto il resto.Il principio modificatore che è in noi, è parte essenziale del complesso dei valori di una qualunque sensazione o immagine mentale della sensazione stessa. Chi secerne e caratterizza una impressione sensoria è il corpo lunare, mobile, variabile, caratterizzante ogni forma di percettività. La sensazione, per concludere, prende essenza attraversando il filtro delle simpatie e antipatie dell’uomo storico ed assume immagine concreta con linee modificate dagli ostacoli o rifrazioni che ne hanno alterata forma e originalità. (D,140 a 143) – Tutto ciò che agisce sensibilmente su di noi (intendi sul nostro corpo) agisce di conseguenza su di lui (corpo lunare) perché le impressioni prima di giungere allo spirito, si arrestano incise su lui. Diciamo incise per indicare la perpetuità della memoria delle cose che risulta da queste proprietà sue. Ma non si intenda che le impressioni sensorie, che si arrestano a lui e su di lui si incidono, con la morte del corpo fisico si cancellino. Esse impressioni perdurano inalterate per molte esistenze successive e si ripresentano a volta a volta come ricordo e come impulso. (Corpus) – Invito chi si occupa di filosofia naturale a riflettere sulla influenza delle sensazioni fisiche sulla memoria nell’uomo vivo: si può constatare nei più semplici fatti che ogni sensazione fisica cancella le precedenti, e che appartiene al solo apparato psichico (sistema cerebrale-animico) il potere di evocarle e ravvivarle alla memoria. I moderni fisiologi materialisti fanno risiedere la memoria nel cervello perché hanno osservato che qualunque disordine organico che tocca i lobi cerebrali produce perdita di memoria fino all’afasia, la quale è la mancanza del ricordo delle parole esprimenti le cose e le idee comuni; però questo se è esatto nello sperimentalismo sensista, non è vero secondo la teoria animista e le scienze occulte: la percettibilità materiale dei sensi è interrotta; la esplicazione della memoria nell’atto fisico è cessata, ma non la potenzialità dell’anima di ritenere le prime impressioni. (SM,II,278-279)
continua
“…idee, le quali ad ogni minuto e sotto lo stimolo delle passioni, dell’interesse, o della necessità, ci inondano senza determinare la propria origine, perché anche le idee antiche, che sono state nostre in altre vite nostre, subiscono le leggi trasformatrici dell’adattamento alla vita attuale, e ci sembrano naturalmente moderne”.
In questo periodo di rinascita della Natura ciascuno di noi spera di fare altrettanto conservando – come Lei fa nei semi – l’esperienza nella memoria.
Un paio di anni fa, uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience da un gruppo di scienziati della Emory University di Atlanta, forniva evidenza del fenomeno della cosiddetta “eredità epigenetica transgenerazionale” per cui i ricordi si trasmetterebbero dai genitori ai figli “imprimendosi nel Dna” e influenzando lo sviluppo cerebrale e i comportamenti delle generazioni successive.
La scoperta poteva dar ragione del perché – ad esempio – un evento traumatico che ha toccato un antenato continua a influenzare la famiglia anche dopo molte generazioni successive. Dimostrava infatti che una condizione in cui l’ambiente esterno influenza la genetica di un individuo (ne modifica il Dna) rende il cambiamento ereditabile.
Di nuovo sul rapporto tra DNA e memoria, nell’autunno dello scorso 2014 giunse notizia che il bioingegnere Timothy Lu del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge aveva realizzato un nuovo registratore che permette di creare colture di cellule in grado di rilevare le informazioni nel loro ambiente e conservarle per un uso successivo. “Costruire circuiti genetici richiede non solo il calcolo e la logica, ma un modo per memorizzare le informazioni,” – disse -“Il DNA fornisce una forma stabile di memoria e ci permetterà di fare più complesse attività di elaborazione.” Nel loro studio, Lu e il suo collega Fahim Farzadfard descrivono come si possano registrare molti tipi di dati contemporaneamente, e come le informazioni memorizzate possano essere lette dalla sequenza di DNA proprio come il contachilometri di una macchina registra i chilometri. “È una bella aggiunta alla cassetta degli attrezzi che potrebbe integrare altre tecniche di memorizzazione” – afferma Jérôme Bonnet, bioingegnere al Centro di Biochimica strutturale a Montpellier, in Francia, pur non avendo partecipato alla ricerca. “C’è spazio per diversi tipi di memoria in biologia sintetica – asserisce – come i computer hanno il disco rigido e la RAM”. La memoria informa tutta la cultura, non solo in una parte. Farzadfard e Lu hanno pure dimostrato che tale memoria cellulare collettiva può essere invertita e riscritta e che, inserendo proteine fotosensibili nel circuito genetico, questo può anche essere attivato dalla luce. Inoltre, i bioingegneri sono stati in grado di utilizzare le cellule per registrare due variabili in una sola volta e pensano che la loro tecnica potrebbe essere facilmente scalata fino a eseguire compiti più complessi. Questa tecnica potrebbe inoltre investire altri ambiti oltre la biologia sintetica. Danwei Huangfu, biologo di cellule staminali al Memorial Sloan Kettering Institute di New York, prevede di sfruttarla per regolare l’espressione genica in cellule trapiantate che vengono utilizzate per il trattamento del diabete o per effettuare precise variazioni genetiche (per esempio nel tessuto pancreatico lasciando intatte le cellule del fegato).
Dopo tutto ciò mi domando: ma noi, popolo di Miriam, recheremo impressa la memoria di questo nutrimento grande? La trasmetteremo ai nostri figli e ai loro figli? E i nostri discendenti, magari leggendo La Pietra Angolare fra cent’anni, ne verranno risvegliati dal profumo?
“…perché anche le idee antiche, che sono state nostre in altre vite nostre, subiscono le leggi trasformatrici dell’adattamento alla vita attuale, e ci sembrano naturalmente moderne”.
“Dopo tutto ciò mi domando: ma noi, popolo di Miriam, recheremo impressa la memoria di questo nutrimento grande? La trasmetteremo ai nostri figli e ai loro figli? E i nostri discendenti, magari leggendo La Pietra Angolare fra cent’anni, ne verranno risvegliati dal profumo?”
Mi aggancio a queste interessanti riflessioni di Sal: nella rosa delle possibilità perché escludere la più possibile?
Noi ne avremo memoria, perché anche la scienza non fa che affermare che tutto nella biologia ha memoria. Una memoria che diventa un punto di forza: quando non è un passivo vivere di ricordi, è il bagaglio di geni, semi del futuro.
La memoria è una rendicontazione, un’annotazione infinitesimale del tutto che è entrato in contatto con noi, ed è stato parte di noi. Come i figli appunto, che mettiamo sotto il protettivo manto della Miriam affinché li preservi, talvolta da loro stessi e che ereditano il nostro dna.
Ma a questo proposito la parola eredità quale significato può avere in seno all’ottica hermetica evolutiva, se il dare e l’avere, ante e post mortem, è direttamente se non esclusivamente collegato all’io, a quel sé attore e fattore dell’aggancio alla vita dalla quale viene, attraverso l’opera iniziatica, reso cosciente? Un Io (non l’ego) che si attiva per produrre un lento e graduale ritorno all’autonomia, quando sarà finalmente contributore e non parassita del principio vita.
Il primo figlio cui siamo responsabili è in noi stessi e l’eredità del Vero conquistato la lasciamo a lui. E chi sono i figli dei figli, se non gli effetti a catena del nostro fare miriamico, in cui scientificamente la genetica umana, squilibrata e fallace, è rigenerata dalla Genetica Iniziatica, alla quale rimane agganciata e performata da una tintura di Amore indelebile e integrante. I Maestri lasciano in eredità Semi che Essi stessi mettono a frutto in modo tale che sbocciati in fiore irradino aulente e aurata Luce risanante.
La Pietra Angolare Miriamica degli anni novanta, come la Pietra di oggi è la Rosa che sbocciando nella coppa di Miriam, irradia, attrae, mette in fermento le coscienze, quale cassa di risonanza risana, evolve, perché la teoria racchiusa in questi volumi cartacei è cavata da una pratica di millenaria sperimentazione e realizzazione iniziatica (vedi Pragmatica Fondamentale).
Noi, siamo i testimoni dell’attrazione e dell’attivazione che può suscitare un libro in chi lo legge, se il libro è il contenitore di un ‘essenza Bella e Vera. Mi riferisco anche al Mondo Secreto – Avviamento alla Scienza dei Magi del Kremmerz con i Riti di Novembre e di Ariete ivi contenuti. Essi libri funsero da richiamo all’Opera, per me, ma posso dire anche noi, che un bel momento ci siamo più o meno in-coscientemente ricordati di essere già stati con Loro, i Seminatori, Sorelle e Fratelli di questa I-Dea di Bene. Infine ben venga la memoria purificata e rigenerata dall’Hermes che nell’oblio delle brutture ritrova la bellezza della vera Vita in Miriam.
Auguri a tutte/i.
” Un Io (non l’ego) che si attiva per produrre un lento e graduale ritorno all’autonomia, quando sarà finalmente contributore e non parassita del principio vita.” Queste parole di fulva fanno venire i brividi ….allora ecco un motivo più che valido per fare un percorso d’evoluzione…anzi vale bene spendere una Vita per questo….non è forse questo quello che grida forte il nostro Io dalle nostre profondità della Storia e della Genetica Umana ?Poter diventare e realizzare ciò che Egli è in Nuce!
Non è forse questa la più bella definizione di AMORE?
Un infinito grazie a MIRIAM(la cui radice MIR significa= profumo)perché mai ci faccia mancare quella possibilità di sentire quel SUO profumo eccelso(da MIR-abile ovvero Abile ad Essere Cosa Straordinariamente Bella e Vera!)
Un caro saluto a tutti
Se “il pensiero è l’essere, cioè tutto ciò che è, che fu, che sarà” allora nascere di sesso femminile o maschile significa anche sviluppare un tipo di pensiero che per integrarsi ha bisogno di ritrovare qualità complementari?
Meditavo su questo oggi dopo che, sul lavoro, mi ero ritrovata a disquisire sul diverso approccio nei confronti delle cose. (È risaputo che gli uomini sono più portati a concentrarsi su fatti isolati mentre le donne sono percentualmente più inclini a considerare anche l’ambiente intorno. L’esempio considerava l’andare a prendere i figli a pallacanestro dove i padri si informano sui punteggi, le azioni e i meccanismi del gioco mentre le madri si interessano anche ai commenti dei figli, dell’allenatore e dei compagni di squadra).
Riflettevo quindi che IL CONTESTO PUÒ CAMBIARE I FATTI ALMENO QUANTO UN DNA MITOCONDRIALE PUÒ CAMBIARE QUELLO DEL NUCLEO: favorendo o inibendo caratteristiche latenti nel medesimo.
La Natura ha specializzato il cervello della femmina e del maschio in modo diverso ma l’Una e l’Altro sono dentro ciascuno di noi nella sensibilità a convibrare col mondo e nella volontà a determinarne la forma. “Forse è la disposizione atomica delle cellule nervose, dei gangli, dei filamenti: la delicatezza sensibile di queste parti materiali della nostra impressionabilità dipende dalla disposizione degli atomi costituenti i fili conduttori dall’esterno sul centro cerebrale nostro”: così dice Kremmerz mentre a pag. 352 del I Volume della Scienza dei Magi sostiene che “La magia deve sviluppare la natura riposta, e portare a quell’ermafroditismo ideale cui gli antichi relegarono tutte le divinità maggiori del pantheon egizio e babilonese”.
Così, credo vada pure ricordata sotto questo aspetto quella frase del papiro del Louvre dove Iside dice di sé “Mi sono fatta maschio benché fossi una donna” (tratto da Giuliano Kremmerz – L’eredità isiaca e osiridea dell’Egitto sacerdotale – Editrice Miriamica, 2002 “ISIDE nella tradizione italica e mediterraneo-egizia” a cura della S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam).
A volte stare sui fatti aiuta a non farsi distrarre – dall’ambiente e dalle emozioni – da quanto siamo determinate a fare. E, viceversa, affinare la propria capacità di sintonia può dare un senso diverso a cose che altrimenti apparirebbero sempre uguali e meccaniche.
Mercurio, maschio o femmina a seconda del caso, aveva ali ai piedi e sulla testa…: nel suo simbolo, il pensiero diventa azione e il Verbo si fa Materia; nella nostra quotidianità, la sfida appare ermafrodita.
Colgo l’occasione del post di catulla per evidenziare quanto, secondo me, il tentativo di individuare le caratteristiche maschili e femminili è una delle cose che, capziosamente, più è stata oggetto di artifici, strumentalizzazioni e sovrastrutture, sia in rapporto al sociale, alla cultura, ai ruoli, sia in rapporto al campo esoterico e iniziatico. Infatti leggo sul web di passati svariati convegni sulla donna nella tradizione ermetica, tenuti da….maschi!…che spesso, per sembrare esperti, citano il Kremmerz e che evocano al proposito i misteri dell’androginia. D’altra parte questi conferenzieri si rendono conto che il rivolgersi solo al mondo maschile sarebbe ben misera e incompleta cosa ! Ma poi, in realtà, non vanno al di là del dato psicologico, o trasportano nell’ambito esoterico il ruolo che alla donna è stato affibbiato nel sociale. A mio parere sarebbero più credibili se tacessero, interpellando invece donne che ne possono sapere realmente qualcosa.
Sarebbe sicuramente più sensato ma purtroppo la realtà è quella che tutti possono constatare :per lo più si pontifica su cose che non si conoscono per esperienza diretta .Ma ritengo sia fondamentale fare una distinzione tra chi vuole affrontare questi temi sul piano prettamente intelletuale e chi vuole entrare nel campo operativo.
Perchè chi vuole veramente fare qualcosa di concreto ed efficace per lavorare su se stesso al fine di accellerare un processo evolutivo, deve avere l’umiltà di riconoscere che non puo farlo da ricercatore isolato , ma ha bisogno di agganciarsi ad una vera Tradizione Iniziatica . Pertanto tutto il suo sforzo iniziale deve tendere a mantenersi il più possibile lucido per valutare con criteri obiettivi quanto ascolta e quanto legge ,così da riuscire a comprendere dove puo realmente trovare chi possa affidargli gli strumenti per iniziare il percorso.
E’ facile capire che se ci si lega al carro sbagliato, nella migliore delle ipotesi , si perde solo tempo.