Il primo evento del 2012

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Il primo evento del 2012

Col nuovo anno la S.P.H.C.I. riprende le sue attività aperte al pubblico e itineranti in varie località italiane.Organizzato dall’Accademia Vergiliana di Roma si terrà il 26 Febbraio p.v., presso la Residenza d’Epoca ex convento “Madonna di Costantinopoli” (www.madonnadicostantinopoli.it), Località S. Maria di Costantinopoli a Cerreto di Spoleto (PG),
il Convegno:

“La dieta hermetica nella prevenzione e nella cura delle patologie alimentari e metaboliche -
 Dai nutrienti autopoietici alle influenze lunari e siderali sugli alimenti in natura”.

Tutti i gli affezionati utenti del n/s blog, residenti nel Centro-Italia, sono invitati a parteciparvi e ad estendere l’invito ai loro amici e conoscenti interessati ai temi trattati e ad una conoscenza più diretta con la Schola ortodossa del Kremmerz e con i suoi appartenenti regolari e operanti.

Si avrà modo così di trascorrere una piacevole domenica, oltre che in un luogo accogliente e incantato come l’ex Convento e Residenza d’Epoca che ci ospiterà, anche in un ambito culturale che ben coniuga tradizione e innovazione, antiche saggezze e scienze all’avanguardia, arricchendo le proprie conoscenze per dirigerle, con maggior consapevolezza, alla rivalutazione di quei valori umani intramontabili di cui il benessere e la salute della Collettività e del Pianeta tutto, costituiscono l’ambito traguardo per ogni Essere in evoluzione.

A presto, dunque!

Programma del Convegno

Ore 10.30 – Inizio dei lavori e presentazione a cura del Presidente della S.P.H.C.I.

– “Nutrizione autopoietica e Tradizione Hermetica: etica e prassi dell’alimentazione, nella Schola di Giuliano Kremmerz”
Dr.ssa Anna Maria Piscitelli (Presidente S.P.H.C.I. – Giornalista e Formatrice)

– “La nutrizione infantile: basi formative e preventive per una sana prospettiva alimentare”
Dr.ssa Gianfranca Ferrari (Pediatra)

– “Alimentazione e Intuizione”
Dr. Piercarlo Nardi (Psicologo e Naturopata)

Ore 13.00 – Pausa e Brunch di ospitalità offerto dalla S.P.H.C.I.
Ore 15.00 – Ripresa dei lavori

– “L’alimentazione come coadiuvante nella cura e prevenzione dei disturbi visivi”
Dr. Mario Campanato (Chirurgo Oculista)

– “Le principali tappe evolutive e involutive della nutrizione umana fra sopravvivenza e consapevolezza”
Dr. Ernesto Aventaggiato (Medico di Base e Ginecologo)

Ore 16.30 – Pausa caffè
Ore 17.00 – Ripresa dei lavori

– “L’alimentazione nella prevenzione e cura delle malattie internistiche: dall’antica scienza degli elementi all’attuale ricerca medica”
Dr.ssa Caterina Origlia (Specialista in Medicina Interna)

Tavola rotonda interattiva col pubblico

Ore19.00 – Chiusura dei lavori

Ore 20.00 – Metti… la Salute… a cena! – Menu a tema, presentato e ragionato a cura della S.P.H.C.I.
in collaborazione con lo Chef dell’ex Convento “Madonna di Costantinopoli” – € 30,00 a persona
(per la prenotazione obbligatoria rivolgersi preventivamente al Ristorante, tel: 0743 500001-info@madonnadicostantinopoli.it)

Postato da sphci alle 11:10

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24 Comments

  1. admin 21 Dicembre 2012 al 15:13 - Rispondi

    Originariamente postato da catulla2008
    Il 25 Febbraio 2012 alle ore 15:34

    Ritorno nel dibattito che è nato anche per via di un mio ‘appassionato’ post. L’argomento è infatti molto importante e tocca corde profonde – in me come in altri – poiché attiene all’impulso più intimo dell’essere in merito alla propria origine e alla propria direzione.
    Materia, Energia, Vita…: è l’inscindibile connubio delle prime due a generare la Vita. In questo senso noi apparteniamo alla Vita in quanto ne siamo una delle tante forme. E il concetto di Amore, dopo quello di Bene, derivano dall’Intelligenza arcana che, unica, può portarci alla conoscenza del Vero…: così troviamo sancito nei riferimenti della nostra Schola. Nessun dualismo quindi e piena concordanza con Lucius (né potrebbe essere diversamente) quando assume che la Vita è mirionima.
    Certo vi è, come vi è sempre stata, una Scienza Sacra che, sottoposta alla Legge e in uno con le Virtù umane, perpetua la Sorgente della Vita stessa. E proprio perché in uno con l’Umana Virtù, la Scienza non può prescindere da essa per una trasmissione “Divina”, cioè attinente l’Idea originaria. Però, come ci viene ricordato dai Maestri della nostra tradizione, “la scienza Pura, Sovrana, Perfetta prescinde dalle sue applicazioni alla vita sociale e ripudia come temporanee e caduche TUTTE le formazioni filiali restando AL DI SOPRA di tutte le mutabilità della politica e delle religioni” (dall’intervento del Maestro Iah-hel nel libro “Giuliano Kremmerz l’eredità isiaca e osiridea dell’Egitto sacerdotale”, edito nel 2002 e tuttora disponibile mediante l’Editrice Laterza) .
    Ecco dunque la grandiosità di un metodo ermetico che annovera, fra le sue caratteristiche, anche l’elasticità affinché ciascuno possa trovare la propria strada. Nondimeno – e per fortuna degli ammalati che entrano in contatto con uno dei componenti della Fratellanza – la perfezione individuale non è condizione all’elargizione di aiuto terapeutico: anche perché è la Catena a elargire e non il singolo iscritto.
    Ciò è tanto più evidente quando si pensa che la Schola è aperta a tutti e che, appena iscritti (!), già si è tramiti… Di cosa? Di Vita, di Salute, di Forza N che DALLE SORGENTI DEL SIMBOLICO NILO si propagano verso la periferia e verso chi si predispone al sostegno del proprio principio vitale e del potenziamento alle cure mediche.
    Non si tratta perciò di domandarsi se si è pronti al sacrificio (?!) ma di attivarsi in modo assolutamente scientifico, scrupoloso e costante per essere canale verso chi chiede in modo che quella Forza N, proveniente dal Centro, nell’esplicazione dell’applicazione terapeutica (unica consentita!) passando da noi renda gradualmente anche noi omologhi alla Sorgente. E, dato che il procedimento è, appunto, scientifico, riesce infallantemente… in tempi proporzionali alla resistenza del mezzo o alla sua ‘ostruzione’ (per dirla con le parole di Ippogrifo)!
    In questo senso intendo la compartecipazione: come cammino di integrazione a quella Vita che sì, permea tutti, ma la cui coscienza dispositiva giunge dopo una pratica – tradizionale, ortodossa e scientifica – di durata X e quindi non a caso o per mistica imitazione del Cristo.
    Niente dono dunque se non quello che riceviamo mettendo mano agli strumenti che ci vengono forniti per l’aggancio ortodosso a una tradizione millenaria (e che agiscono costantemente nel momento in cui siamo agganciati e non solo per un pugno di minuti al giorno!).
    Niente trasmissione della nostra piccola vita (?!).
    Niente certificato di idoneità per diventare iscritti (non ci sarebbe nessuno!!!… o quasi).
    La Pragmatica Fondamentale su cui si basa la nostra Schola specifica infatti che “la propaganda è dei (soli) Maestri…”. E che significa propaganda? Non già quella elettorale, dove la base elegge il suo capo, ma quella etimologicamente intesa che dalla radice sanscrita di ‘legare’, fissare, consolidare, significa la moltiplicazione per via di riproduzione (dal Centro alla periferia).
    E si sa che, per riprodursi, bisogna avere raggiunto la maturità!

  2. admin 21 Dicembre 2012 al 15:13 - Rispondi

    Originariamente postato da diogenon-
    Il 24 Febbraio 2012 alle ore 15:49

    Veramente interessanti gli spunti offerti dagli ultimi post. Per essere testimone della mia piccola esperienza mi son sempre domandato cosa fosse lo stato d’amore e ho intravisto nella sperimentazione hermetica una probante possibilità per esserne in qualche misura toccato. Ora se gli strumenti rituali hanno intrinseca la dinamica per manifestarne la potestà sanatrice proveniente dal Centro erogatore Luce e Salute, di concerto il praticante si offre, come già ampiamente detto nei post precedenti, quale tramite più o meno cosciente. Per lo stato in cui provare a mettersi vorrei riprendere dalla “Parola al Taumaturgo”, alcune toccanti parole del Maestro alle quali cerco di far appello quando incontro una persona sofferente:

    “Sottilmente, benevolmente chi vuol provare deve sentire tutta l’ampiezza di uno stato di responsabilità, tenera responsabilità, come si sentirebbe spontaneamente per un fanciullino che senza parlare domanda aiuto nel muovere i primi passi; come l’ospite che apre la porta di sua casa ad una persona amica e la investe della sua padronanza; come si può percepire il sentimento di protezione per un debole che stia per annegare e al quale si stende la mano e lo si salva senza pensare né alla gratitudine di costui pel suo salvatore né alla costanza del suo amore per chi gli ridà la vita…Il malato, il dolorante è un’anima senza aiuto, che chiede e ricerca come un uccellino disperso dal gelo e battuto dalla bufera, un nido caldo e calmo. Si metta il protettore nella condizione di essere per l’ammalato nido, calore, affetto, madre, fratello, vita e sentirà in se riposare, come in un rifugio di salvezza, l’animo fatigato che chiede mercé e tutto vedrà compiuto.”

    E credetemi non è così facile e scontato … un abbraccio a tutti.

  3. admin 21 Dicembre 2012 al 15:12 - Rispondi

    Originariamente postato da ippogrifo11
    Il 23 Febbraio 2012 alle ore 20:18

    Entro nel dibattito che si sta sviluppando intorno alla questione sul modo di intendere l’approccio all’azione terapeutica e al rapporto con l’ammalato. La questione è invero di indubbio interesse e ancor più stimolante se si pensa che essa attiene alla pratica ortodossa indicata dalla Schola nell’esplicazione della sua unica finalità.
    Eviterò di affrontare la questione sotto la prospettiva teorica: inutile stare a filosofare su un argomento che, appartenendo alla pratica, è essenzialmente pratico. Dunque, porto sul piatto il risultato dell’esperienza condotta sul piano personale e maturata, almeno spero, attraverso l’esercizio pluriennale della pratica ortodossa.
    Comincio allora da quel poco che credo di aver capito praticando.
    L’ammalato che abbia richiesto l’aiuto terapeutico della Schola entra in contatto con la Catena di Miriam attraverso l’elemento-numero che fa da ponte tra lui e la catena stessa. L’azione terapeutica trae origine dalla virtù o dalle virtù condensate nel patrimonio tradizionale e ortodosso “vivificato” (e perciò reso attivo) dal Centro. L’azione, forza in atto, passa attraverso l’elemento-numero (organismo vivente e intelligente [con qualche riserva su quest’ultimo punto]) ed è da questi diretta verso l’obiettivo: l’ammalato. Da qui in poi, l’azione terapeutica svolge il proprio corso, interagendo in primis con la volontà occulta dell’ammalato stesso, volontà – inutile ricordarlo – sulla quale incide probabilmente poco la volontà consapevole dello stesso ammalato e ancor meno, anzi nulla, la volontà dell’elemento-numero.
    Allora, quale dev’essere la condizione che si richiede all’elemento numero nel corso dell’azione terapeutica?
    Nessun’altra al di fuori dell’unica cosa che è chiamato a fare: fare da “canale”.
    A questo punto, la questione si sposta sul “canale”, il quale può essere:
    ostruito (condizione limite, forse, ma non impossibile)
    parzialmente ostruito o, se si preferisce, in versione più ottimistica, parzialmente disostruito (condizione, ahimé, assai diffusa)
    disostruito (condizione ideale ma non verosimile in esseri in itinere).
    Dunque, come “canali” o “tramiti”, per usare la logologia della Schola, nella migliore delle ipotesi non opponiamo “resistenze” al fluire dell’azione terapeutica. Nell’ipotesi invece più verosimile opponiamo le resistenze dovute al fatto che la nostra ‘materia vivente’, che è materia materiale ma anche materia psichica, ha le sue dinamiche che non sempre sono allineate con l’azione in essere. La cosa è di per sé già complicata e perciò è inutile complicarla ancora di più inframmezzandovi, nel momento in cui facciamo da ponte, idee circa l’amore, la malattia, la compassione e simili.
    Dirigiamo semplicemente la volontà che sta a presidio della nostra azione verso l’obiettivo cui è destinata. L’azione va a compimento con la conclusione del rito e perciò non può avere code, nel senso di aspettative circa il risultato dell’azione stessa.
    E l’amore?
    L’amore è uno stato di essere dell’operatore, non legato all’ammalato e ancor meno legato alla malattia. E’ un vibrare di per sé, in uno col compimento del rito. Il problema sta nell’evocarlo, questo stato, e, quando vi si riesce, fissarlo.
    Ecco, questo è il poco che ho capito e di sicuro, per questo poco avrei potuto utilizzare meno parole.

  4. admin 21 Dicembre 2012 al 15:11 - Rispondi

    Originariamente postato da lucius
    Il 23 Febbraio 2012 alle ore 14:34

    Ho letto con interesse i post più recenti tra i quali ho trovato particolarmente stimolanti quelli di wiwa 70 del 16 e 18 febbraio e di Catulla 2008 del 17 /2 sui temi squisitamente ‘esistenziali’ del ‘ Dolore’ , della ‘Carità’ e ,quindi, della terapeutica ermetica applicata, fino alla concezione ‘filogenetica’ della ‘ VITA ‘.
    Lungi da me presumere di aver correttamente compreso i significati veri e profondi delle categorie ‘spirituali’ evocate, non voglio però esimermi dall’analizzare alcuni aspetti ‘critici’ delle posizioni emerse dai post segnalati.
    Wiwa 70 richiama un virgolettato del Maestro Kremmerz ‘’ … se vuoi essere puro di mente e di desiderio, domanda a te stesso: se l’infermità di colui per il quale opererò … ecc.ecc. ‘’ chiedendosi se effettivamente la ‘carità’ consista nel richiamare su se stessi il male del sofferente che ci chiede l’aiuto terapeutico.
    L’argomento ( tipico) è stato posto innumerevoli volte, soprattutto dai novizi della Schola Kremmerziana.
    Le gerarchie non hanno mancato a più riprese di fugare dubbi e perplessità sull’argomento. Mi prendo l’ardire di riferirne , almeno secondo quanto da me recepito: La premessa è che una delle condizioni indispensabili perché il ‘ piccolo miracolo ‘ si realizzi è quella di porsi ( il più possibile) come ‘veicolo’ idoneo a richiamare le forze terapeutiche ( utilizzando anche gli strumenti rituali in dotazione) e ad indirizzarle teleurgicamente verso il malato (che ha rivolto una specifica e libera richiesta di aiuto) che trovasi in fiduciosa attesa. Uno dei parametri per misurare il livello di idoneità a tale veicolazione di energia sanatrice è, appunto, la ‘ purità di mente e di desiderio ‘, senza la quale poco o nulla si ottiene. D’altronde se non fosse necessaria tale condizione di purità non si comprenderebbe a cosa servono tutte le pratiche purificatorie che vengono prescritte. Pertanto, è solo per provare a se stessi ( una sorta di autotest) il grado di purità raggiunto che ci si può chiedere se si è veramente liberi da paure e/ o tentennamenti che, questi sì, sarebbero dei veri ostacoli alla realizzazione dell’atto di ‘amore’ e ‘carità’ verso l’umanità sofferente.
    Quindi,riassumendo: il processo graduale di purificazione ( rituale , ma anche di condotta di vita sana ed equilibrata) ci rende progressivamente sempre più idonei a veicolare le forze terapeutiche universali, al punto da superare qualsiasi paura e reticenza, compresa quella ( in realtà insussistente) di vedersi ‘contagiati’ dei mali del sofferente che ci chiede aiuto. Contagio non solo impossibile, ma soprattutto non richiesto né necessario. Per inciso, vorrei sottolineare che il tema della purità di mente e di desiderio è strettamente connesso con l’altro della ‘neutralità’ ermetica ( anch’esso da sempre dibattuto) che non significa ‘indifferenza’ ma, appunto, purità di mente e di desiderio, perché un più o meno marcato coinvolgimento emotivo/passionale inficia, appunto, quella purità sopradetta e quindi il risultato benefico atteso.
    Passando al post di Catulla 2008, è il concetto di ‘VITA’ , più volte richiamato, ad aver attirato la mia attenzione. Viene detto ‘’… ciò che cangia la terra in fiore, la crisalide in farfalla, ecc. …’’ è semplicemente la Vita. Ma, il dubbio mi sorge spontaneo, la Vita non è , a sua volta, il risultato di un processo complesso che ha come incipit lo Jod cabalistico, l’impulso principiale, la Volontà creatrice , cioè la VIRTU’ INFINITA (Sole dei Soli ) stigmatizzata dallo stesso Maestro Kremmerz? La Vita ne consegue e si manifesta in una miriade di forme !
    Così come, nel prosieguo del post si sostiene : ‘ … per donare qualcosa bisogna prima esserne possessori e, invece, non noi possediamo la Vita , ma è la Vita che possiede noi …’
    Posso sbagliare l’interpretazione, ma intravedo una sorta di improbabile dualismo tra NOI e la VITA.
    La Vita , secondo l’assunto , sarebbe possessore di noi e noi saremmo posseduti dalla Vita ?!
    A mio intendere, la Vita non possiede alcunché bensì semplicemente si manifesta in tutto il Creato ( e sorvolo sull’Increato, cioè sullo stato potenziale del non ancora manifesto) e quindi anche in noi umani.
    Possiamo dire, quindi, che noi siamo una delle tante manifestazioni della Vita e portatori , noi stessi, della Vita e trasmettitori di Vita, in comunicazione permanente con tutte le altre condizioni vitali, visibili o invisibili ai sensi umani. D’altronde il Maestro Kremmerz ha più volte sostenuto che la terapeutica ermetica si realizza come ‘trasfusione’ da vita a vita e, quindi, anche da uomo a uomo. Ciò in coerenza anche con il concetto : … quando tutto manca basta una parola buona, o anche solo un pensiero…
    Se noi non fossimo Vita non potremmo trasfondere Vita.
    Riassumendo, mi pare verosimile sostenere : Noi siamo manifestazione di Vita, quindi siamo Vita noi stessi, quindi possiamo trasmettere la Vita che è in noi e che è Noi.
    Spero di avere contribuito ad arricchire il dibattito . Sono peraltro convinto che ,al di là delle apparenti divergenze semantiche, le posizioni in campo sono sostanzialmente sovrapponibili e intercambiabili.

  5. admin 21 Dicembre 2012 al 15:10 - Rispondi

    Originariamente postato da segezia810
    Il 19 Febbraio 2012 alle ore 12:01

    A proposito di semi ricordo un intervento molto bello fatto dal Maestro Jah-hel durante il convegno sull’alimentazione tenutosi a Torino e adesso programmato per il prossimo 26 febbraio.
    Viene da dire che la Natura è semplice e sintetica nella propria evidenza e che il seme è una realtà sulla quale chiunque può soffermarsi, meditare e riflettere. Vi sono però delle chiavi di lettura tanto più preziose in quanto fornite da una Schola che, quindi, non si limita a sciorinarle ma le inserisce nell’ambito di un metodo ermetico volto alla crescita in senso qualitativo.
    Credo pertanto che l’opera del Maestro Kremmerz (e di tutti i Maestri che continuano la tradizione magica “pro salute populi”) rappresenti la vera fortuna di qualsiasi ricercatore di buona volontà impegnato a dare alla propria vita un senso e a riconoscere al proprio cervello un ruolo: non disgiunto dal cuore ma neppure dal sale necessario a intendere e non fraintendere gli ideali legati alla ricerca di una dimensione divina.
    Nella pratica, vitale scientifica e quotidiana, di quanto si apprende in questa Schola Philosophica Hermetica Classica Italica (che non a caso difende il proprio “Nome” per il valore di cui è tramite) sta dunque la ricchezza più alta che si possa concepire in un essere umano: il cammino alla sua integrazione.
    E questa è la mia esperienza in itinere…

  6. admin 21 Dicembre 2012 al 15:10 - Rispondi

    Originariamente postato da filosobek88
    Il 18 Febbraio 2012 alle ore 17:48

    Il coriandolo è una spezia molto conosciuta già nell’antichità che ha la caratteristica di influenzare la crescita delle piante vicine: quelle che contrastano la fermentazione, come il finocchio, deperiscono; quelle che la favoriscono, come l’anice, ne traggono vigore.
    Per analogia la tradizione pagana considerava i semi del coriandolo un auspicio di fecondità e li lanciava, ricoperti di glassa, in differenti occasioni: agli sposi (da cui il nome italiano di “confetti” con cui i coriandoli sono conosciuti in tutta Europa) e durante il Carnevale.
    Il periodo tipico che precede la Quaresima, introdotta dal banchetto del martedì (detto grasso e punto di culmine delle feste dopo le quali vi è il “carnem levare” cioè l’astinenza dalla carne) riprende nell’epoca cristiana la festività pagana dei Saturnali romani e delle Feste Dionisiache greche, e più indietro ancora rimonta alla tradizione legata ai cicli stagionali e agricoli (il passaggio di Dioniso, raffigurato nel carro astrale, ancora oggi vive per i carri che sfilano riproponendo il passaggio astrale).
    Lo storico Mircea Eliade scrive che: “Ogni nuovo anno è una ripresa del tempo dal principio, cioè una ripetizione della cosmogonia, momento mitico del passaggio dal Caos al Cosmos. La confusione sociale, la licenza erotica, la morte del re Carnevale e dell’agnello o ariete sono altrettanti simboli di rigenerazione…”.
    Sotto questo profilo la morte – e dunque il dolore – sono visti perciò come passaggio necessario dovuto alla naturale fermentazione innescata dalla Luce.

  7. admin 21 Dicembre 2012 al 15:09 - Rispondi

    Originariamente postato da wiwa70
    Il 18 Febbraio 2012 alle ore 17:35

    Condivido quello che è stato detto nel post ma ciò che intendevo e che non sono riuscita a esprimere per niente bene (!!!), l’ho ritrovato nelle parole del Maestro Kremmerz, a proposito di altruismo e capacità di donarsi agli altri, con purità di pensiero e desiderio,quando dice:”Se vuoi essere puro di mente e di desiderio, domanda a te stesso:se l’infermità di colui pel quale opererò lascia il corpo di lui per prendere il mio, avrò la forza di soffrire invece di lui senza lamentarmi e senza pentirmene?”.
    Il tema della sofferenza,malattia e morte sono molto ampi e complessi a mio parere; essi non vanno certo magnificati ma neanche demonizzati ossia averne paura, infatti fanno parte della Vita e hanno un senso più profondo. A chi chiede di guarire, perchè ha già fatto un percorso e “compreso”il significato della sua malattia ad un livello occulto, si potrà operare senza dubbi e tentennamenti, facendosi strumento di Luce e Salute; ma chi non comprende e non chiede non credo che sia perchè non voglia guarire, in senso assoluto, ma solo che ha bisogno dei suoi tempi per farlo e va rispettato.
    Ho visto vari malati terminali, senza alcuna aspettativa di vita,di cui sono pieni i nostri ospedali, aver cambiato completamente il proprio modo di essere in seguito alla malattia e morire con serenità e d’altro canto altri che sono morti più “arrabbiati”di quando sono nati, perchè l’hanno vissuta come una “punizione”divina! E invece ritengo che”HOMO FABER FORTUNAE SUAE”. Per quanto riguarda,invece, la capacità di donarsi,con amore, sono madre anch’io, credo sia normale pensare di donare la propria vita per un figlio senza alcuna esitazione, sarebbe strano il contrario….la cosa forse più difficile, di cui mi sono interrogata, è stato se riuscirei a donarla ad un perfetto estraneo!In questo senso confido in una pratica spirituale seria che possa “ampliare”i miei orizzonti ancora così limitati.

  8. admin 21 Dicembre 2012 al 15:08 - Rispondi

    Originariamente postato da catulla2008
    Il 17 Febbraio 2012 alle ore 15:55

    Debbo ammettere che questa idea così comune nella religione di ‘doversi addossare il male altrui’ per redirmerlo … (?!?) trasmutarlo…(?!) non ha mai riscosso le mie simpatie. Nel II volume della Scienza dei Magi (pag. 133) il Maestro Kremmerz dice: “Curare magicamente o taumaturgicamente … non significa che bisogna invocare che il male passi su di noi. È un errore il pensarlo e il volerlo… La preghiera (che è un condensatore di forza psichiche) se ben fatta, disperde il male e guarisce. Un terapeuta che ammala è un non senso…”.
    E in effetti, la magnificazione del dolore spesso – come è ovvio – produce altro dolore più che salute. Personalmente, non essendo nella condizione di comprendere né il tipo del Cristo né il tipo del Maestro di Ermetismo, preferisco pensare, con popolare buon senso di madre, che quando tuo figlio/a sta male tutto il tuo essere si appresta a combattere con lui/lei per sconfiggere quel dolore: che senti “come” tuo, ma non che vuoi DIVENTI tuo!
    Immagino quindi che, nella prospettiva di una umanità veramente integrata a sé stessa e al suo ruolo fra i viventi, sia un sentimento di compartecipazione attiva quello che dovrebbe estendersi a ogni essere umano e, più ancora, a ogni essere animato e oltre, fino a essere uno con la VITA: senza forma, lineamenti, limiti.
    Credo infatti, in sintesi, che ciò che cambia la terra in fiore e la crisalide in farfalla sia, semplicemente e appunto, la Vita: libera dall’aspetto formale, sebbene ad esso intimamente legata per Legge Universa… nella trasmutazione dalla materia in energia e viceversa.
    E di là dal ‘donarsi’.
    Perché per donare qualcosa bisogna prima esserne i possessori e, invece, non noi possediamo la Vita ma è la Vita che possiede noi (tanto che ci prende e ci lascia senza che noi ne sappiamo nulla né del prima né del dopo). Al più, in un lavoro da qui all’infinito, possiamo pensare di giungere a prenderne coscienza per averne assimilate le direttrici ad avervi adeguato tutte le nostre molecole…
    Insomma, se l’idea è di amare il prossimo mio come me stesso, penso toccherà imparare anzitutto ad amare noi stessi.

  9. admin 21 Dicembre 2012 al 15:07 - Rispondi

    Originariamente postato da wiwa70
    Il 16 Febbraio 2012 alle ore 19:01

    Le parole del Maestro Kremmerz mi colpiscono molto!
    In particolare la frase che dice:
    “L’uomo che dà al suo simile sofferente tutto il suo io, tutta la sua carità, si sacrifica a lui nelle opere e nella volontà.”
    Tante volte mi sono chiesta che cosa vuol dire davvero “dare carità” al di là di ogni sentimentalismo!
    Nei “Dialoghi sull’Ermetismo” il Maestro mi viene in soccorso in modo efficace e a dir poco, geniale!
    Infatti dice che la parola CARITA’ deriva da CARO e cioè CARNE: due parole, quindi,che nel mio immaginario, sembravano così distanti hanno in realtà la stessa matrice etimologica!E se la parola è la materializzazione di una Idea… il significato acquisisce allora un’accezione qualitativamente diversa: è donarsi fino nella carne, essendo disposti ad addossarsi il male altrui per alleviare la sofferenza del nostro simile e trasmutarla?
    E’ questa la Legge d’Amore che ha incarnato la figura del Cristo( parola greca che significa “unto”, pratica degli antichi atleti olimpici che si ungevano per assicurarsi la vittoria finale della gara), quando ha detto”Ama il prossimo tuo come te stesso?
    Un saluto a tutti

  10. admin 21 Dicembre 2012 al 15:06 - Rispondi

    Originariamente postato da sannitica2011
    Il 13 Febbraio 2012 alle ore 23:19

    Bello il tema sulla Natura affrontato nel blog. La Natura dalle infinite risorse, che andrebbe più amata e ringraziata, viene incontro all’umanità: mi ha molto colpita la notizia della scoperta di un fungo della foresta amazzonica capace di digerire e metabolizzare la plastica. Il Pestalotiopsis microspora è in grado di mangiare il poliuretano, difficile da smaltire e impossibile da riciclare. Un fungo dunque utile al biorisanamento in ambienti come le discariche, prive di ossigeno ma ricche di plastica. Interessante anche come è stata fatta la scoperta: alcuni studenti di Yale in un viaggio studio nella foresta pluviale Ecuadoregna hanno notato che un campione di microfunghi aveva in parte sciolto e deformato i contenitori di plastica dove erano riposti. Successivamente hanno isolato l’enzima utilizzato dal fungo per sciogliere la plastica e si è scoperto così che il fungo è in grado di nutrirsi unicamente di plastica e derivati, in ambiente anaerobico. Chissà che non possa aiutare anche ad eliminare l’ isola di plastica dell’Oceano Pacifico che pare abbia un diametro di circa 25oo km. ,formatasi sin dagli anni ’50, che per sparire (dopo aver causato molti danni all’ecosistema) ci potrebbe impiegare centinaia di anni.
    Scriveva Kremmerz che se appare che gli animali siano più sensibili alle forze della Natura è solo perché l’uomo è distratto dalla sua vita artificiale e la sua sensibilità si è affievolita. Ma, alle volte l’essere umano riesce a “sovrastrutturare” anche gli animali…

  11. admin 21 Dicembre 2012 al 15:06 - Rispondi

    Originariamente postato da wiwa70
    Il 13 Febbraio 2012 alle ore 13:33

    A proposito del nascosto mondo minerale, di cui parlava Garrulo, e dell’elemento Acqua salutare e portatore di Vita,che interagisce col mondo vegetale, in modo creativo e “intelligente”, ho letto per caso che nel Parco Regionale di MonteVecchia e nella Valle del Curone(Lecco-Brianza)esiste una realtà detta delle “sorgenti petrificanti”, rappresentata da ruscelli, con presenza costante di acqua corrente, in cui avvengono fenomeni di travertinizzazione, cioè di formazione di travertini. I travertini sono una roccia porosa, formata dalla precipitazione del carbonato di calcio (calcare) di cui sono ricche le acque sorgive, che lo acquisiscono durante la permanenza nel sottosuolo.
    Una volta venute a giorno, le acque tendono a depositare parte del calcare su tutte le strutture con cui vengono a contatto, rivestendo così con patine via via più spesse le rocce, i sassolini, le foglie, i pezzi di legno, i muschi.
    Questo fenomeno viene facilitato dalla presenza di cascatelle e di muschi, che con meccanismi fisici e biologici, “accelerano”(facendo quindi da catalizzatori naturali!) la perdita di anidride carbonica da parte delle acque, e quindi la precipitazione del calcare.
    Il fenomeno avviene quindi con modalità molto differenti rispetto a quanto si può osservare in molte stazioni del centro e sud Italia, ove è legato al termalismo.
    All’habitat è stato dato il nome di una comunità di Muschi (Cratoneurion) particolarmente importante per il fenomeno di travertinizzazione.
    Il fenomeno di travertinizzazione diminuisce progressivamente allontanandosi dalla sorgente, conseguentemente alla precipitazione del calcare, fino a scomparire del tutto dopo alcune centinaia di metri.

  12. admin 21 Dicembre 2012 al 15:05 - Rispondi

    Originariamente Postato da garrulo1
    Il 11 Febbraio 2012 alle ore 19:57

    Ho letto con interesse il postato di wiwa70 sull’alimentazione intuitiva, argomento tra l’altro trattato approfonditamente dal dott. Nardi nel Convegno di Torino. E’ un dato di fatto consolidato, che moltissime donne in stato interessante, consapevoli o meno della nuova “dolce” condizione, appetiscano cibi ricchi di acido folico. Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come fondamentale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. In sostanza l’acido folico (folato) è vitamina B9. Mi pare che non venga autoprodotto dall’organismo, ma debba essere assunto attraverso i cibi. Si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde, le arance e probabilmente altri agrumi, i legumi, i cereali ed altri ancora. L’alimentazione intuitiva non è però una prerogativa della sola specie umana, visto che si sa che gli animali in presenza di determinati disturbi o vere e proprie patologie, modificano i loro comportamenti alimentari “ad arte”, integrandoli a volte con componenti che non rientrano nei bisogni biologici ordinari di una determinata specie. Tipico esempio che si vede abbastanza regolarmente anche nei documentari, è quello di canidi e felini ordinariamente carnivori più o meno specializzati, che si “orientano” verso integratori vegetali, o fortemente alcalini, oppure più semplicemente acquosi, viste le proprietà antinfiammatorie che l’acqua naturalmente ha. Spingendosi oltre, va esteso questo principio autoguaritivo ed intuitivo anche al regno vegetale, aprendo un varco all’intelligenza alimentare delle radici delle piante, e credo che in presenza di determinate patologie vegetali, il “motore di ricerca” spinga la pianta nel suo insieme, ad aumentare determinati assorbimenti di componenti minerali a discapito di altri, a regolare diversamente gli ingressi di acqua attraverso i canali ordinari e via di questo passo. Intuitivamente, mi viene da andare oltre, cioè nel regno minerale, visto che una visione olistica del mondo non accentra ma non esclude nulla dal focus di attenzione, ma del mondo minerale non ho una conoscenza tale da poter affrontare delle affermazioni, anche se il parametro dell’analogia deve sempre accompagnare ogni riflessione intellettiva.
    Un saluto a tutti.

  13. admin 21 Dicembre 2012 al 15:03 - Rispondi

    Originariamente postato da GELSOMINO3
    Il 10 Febbraio 2012 alle ore 14:22

    Un bravo a chi è riuscito a farlo nonostante il freddo, nonostante l’ora, nonostante ogni difficoltà !
    Bell’esempio di determinazione dote importante per ogni realizzazione !

  14. admin 21 Dicembre 2012 al 15:03 - Rispondi

    Originariamente postato da mercurius3
    Il 10 Febbraio 2012 alle ore 00:43

    7febbraio, ore 23.05 sono su uno scoglio bagnato; bagnato lo scoglio, ma inzuppata io da maxi-ondata improvvisa. Vento a volontà,pioggia torrenziale, luce zero. Provvidenziale la torcia del mio compagno. Concentrazione al massimo (anche per stare in equilibrio)…ma, all’improvviso, tutto l’ambiente mi è sembrato non avere intemperia, solo ciò che si doveva si realizzava con determinazione ed acqua amica che musicava la sua allegra presenza. L’occhio si è abituato al buio e troppo presto è finito quel magico momento. Tornati in macchina nel più piacevole silenzio, è sembrato un ritorno antico di sacra congiunzione. Non una sola richiesta di bonificazione da insetti, ma anche una consapevolezza di realizzazione personale profonda.
    un saluto caro a tutti con la speranza di vederci presto in Cerreto per un’esperienza di conoscenza ed arricchimento

  15. admin 21 Dicembre 2012 al 15:00 - Rispondi

    Originariamente postato da wiwa70
    Il 09 Febbraio 2012 alle ore 12:24

    Interessante ciò che diceva filosobeck sulla alimentazione e salute degli insetti, mi ha ricordato una riflessione che ho maturato dopo il Convegno di Torino del 19\11\11 a proposito del tema “Alimentazione e intuizione” del Dott. Nardi e cioè che la Natura è intelligente quanto la Mater-ia che la compone e questo è vero anche per quanto riguarda il momento della gravidanza della donna.
    Infatti sono venuta a conoscenza da varie esperienze di donne che non sapevano ancora di essere incinta,ma che nella primissima fase, si sono andate a cercare cibi, che guarda caso, avevano moltissimo acido folico che dicono essere importante per lo sviluppo dell’embrione entro le prime settimane dal concepimento!Che tipo di Intuito le ha guidate? Inoltre il commento della Dott.ssa Piscitelli al Convegno di Torino sull’importanza di “direzionare”l’intuito è stato illuminante e mi è sembrato più che mai calzante con questo esempio:infatti quale modo migliore di finalizzare in modo “creativo” che il corpo di una madre che agisce ad “arte”per far convogliare tutto ciò che serve alla formazione di una nuova Vita?

  16. admin 21 Dicembre 2012 al 14:59 - Rispondi

    Originariamente postato da mara329
    Il 06 Febbraio 2012 alle ore 15:38

    Interessante il III ciclo della luna di Gennaio/Febbraio 2012, soprattutto se – come pare – includa anche le zanzare fra gli insetti immondi le cui punture si possono scongiurare seguendo l’iter consigliato appunto nella puntata ex 135. Ma non so se il tempaccio che sta imperversando permetterà di farlo.
    Un caro saluto a tutti

  17. admin 21 Dicembre 2012 al 14:59 - Rispondi

    Originariamente postato da filosobek88
    Il 05 Febbraio 2012 alle ore 18:59

    A proposito di parassiti… Michael Huffman, insegnante del Primate Research Institute dell’Università di Kyoto, una decina di anni fa, in occasione della sua trasferta italiana, spiegò in un’intervista come gli animali trovino nell’alimentazione il rimedio naturale per i loro problemi di salute e affermò: “Addirittura, alcune larve d’insetto, quando sono infestate da parassiti, modificano i loro gusti e mangiano una pianta velenosa, che è un anche un antiparassitario”. Per questo considero particolarmente intrigante il titolo del convegno indetto dalla SPHCI per il 26 febbraio prossimo a proposito di nutrienti autopoietici in relazione alle influenze lunari e siderali sugli alimenti.
    Come da previsioni meteo, sciolta la neve che in questi giorni attanaglia Spoleto come una morsa, finalmente i fortunati visitatori potranno gustarsi i consigli per la salute e anche i tartufi presenti nelle sagre della zona…!!!

  18. admin 21 Dicembre 2012 al 14:58 - Rispondi

    Originariamente postato da segezia810
    Il 05 Febbraio 2012 alle ore 18:34

    Leggevo le indicazioni delle Lunazioni in corso e, scorrendo con attenzione le miriadi di possibilità terapeutiche indicate, ho trovato quella del Terzo Ciclo (Vedi nelle Lunazioni di Gennaio/Febbraio – Puntata ex 135) che fornisce il mezzo per impedire che in tutta la vita insetti di qualunque specie possano annidarsi sulle parti pelose del corpo.
    Dato che si riferisce alla Luna Piena prevista per il prossimo martedì 7 febbraio, intorno alle undici meno cinque DI SERA, già pensavo di sperimentare questo rimedio quando l’occhio mi è caduto per caso sulla pubblicità di una ditta di pavimentazioni dove si recitava “Tutte le pietre assorbono acqua”…
    Così, riflettendo su questo semplice dato, ho constatato una volta di più che la tradizione della nostra Schola davvero ha tutto quanto modernamente si va cercando per curarsi. (Infatti, come non mettere in relazione i semplici suggerimenti che ci vengono dall’Anonimo con quanto si va oggi affermando come tendenza sotto l’appellativo di STONE THERAPY?)
    In più, collocata entro un contesto ciclico e naturale per il ritmo
    (le lunazioni ritornano, per il terzo ciclo, ogni 11 anni solari e 22 giorni – vedi qui https://www.kremmerz.it/terapeutica_4.html)
    e entro un contesto spaziale per il numero
    (tre, il numero dei ciottoli, è la quantità minima di riferimenti per delimitare uno spazio)
    la tradizione della S.P.H.C.I. riporta la pietra e il suo utilizzatore alla realtà di un contesto unico entro cui agisce e reagisce tutto ciò che in natura vive: infatti, non si può non notare il ruolo di mediatore dell’acqua fra la luce lunare e i ciottoli.
    D’altra parte, in varie culture del passato troviamo che le pietre vengono messe in relazione con forze naturali chiamate ‘dei’ che conferiscono loro determinate caratteristiche e… perfino la santa cattolica Ildegarda di Bingen nella sua opera“Physica”evidenzia il potere curativo dei ‘sassi’!
    Oggi, la teoria biofotonica asserisce che le nostre cellule sono fra loro in contatto mediante segnali di luce (11 ° Conferenza Internazionale “Biological Defense Cancer” in Heidelberg, Germania, 3-5 maggio, 2002, Prof. F.A Popp) e piano piano il progresso scientifico dà ragione di quanto ciascuno può sperimentare semplicemente, nella tradizione filosofica ermetica classica della nostra Schola.
    Dunque – sperando che non nevichi troppo! – appuntamento a martedì, con la Luna Piena.

  19. admin 21 Dicembre 2012 al 14:57 - Rispondi

    Originariamente postato da m_rosa59
    Il 01 Febbraio 2012 alle ore 22:50

    Leggevo, proprio ora, la recensione di un libro che racchiude testi di Porfirio,in uscita per Bompiani questa settimana e intitolato “Filosofia rivelata dagli oracoli. Con tutti i frammenti di magia, stregoneria, teosofia e teurgia”. Sembra che la tesi che si vuole dimostrare sia come Porfirio ammettesse l’idea che esiste una verità rivelata che nei secoli è stata trasmessa ad alcuni prescelti , senza distinzione di razza, sesso, nazionalità o religione. Come venire a contatto con tale verità? Secondo l’autore con l’iniziazione teurgica accompagnata ad una purificazione personale. Questo articolo mi ha fatto pensare all’imperatore Giuliano che pure è stato uomo che ha sempre perseguito la ricerca della Verità e lo stesso si può dire di Pitagora e Virgilio, e lo stesso si può dire dell’idea insita nel nome della Sebezia, un fiume sotterraneo che si dipana, un filone tradizionale portatore di conoscenza. Mi sembra sia questo il denominatore comune delle nostre Accademie: rimandano tutte, tramite i loro nomi, ad una medesima idea, quella di un percorso, di una via, che conduca i propri iscritti a una conoscenza che travalica i limiti di una comune finitezza per -come direbbe Porfirio- “entrare in contatto con i demoni buoni dell’Anima del Mondo”

  20. admin 21 Dicembre 2012 al 14:56 - Rispondi

    Originariamente postato da m_rosa59
    Il 01 Febbraio 2012 alle ore 20:45

    …per non parlare del nostro pasto rituale, l’Agape di Solleone!

  21. admin 21 Dicembre 2012 al 14:55 - Rispondi

    Originariamente postato da filosobek88
    Il 31 Gennaio 2012 alle ore 23:30

    L’alimentazione, come ogni pratica vitale, non presenta solo adattamenti attraverso lo spazio ma anche attraverso il tempo. Da un interessante studio ad opera di Carole Lambert, Università di Montréal, apprendo che nel Medio Evo l’alimentazione romana basata sulla trilogia pane-vino-olio cede il passo al sistema barbaro più incentrato sulla carne: molto diffusa e poco costosa. (Ci vuole più di un maialino da latte per fare il prezzo di una libbra di cannella, mentre non bastano dodici porcellini per avere una libbra di zafferano!) In compenso viene sconsigliato l’abbondare di sale e c’è l’abitudine di lavarsi le mani prima di andare a tavola.
    Nel Medio Evo i nobili mangiano due volte al giorno: la prima fra le dieci e le undici del mattino e la seconda poco prima del tramonto; si lavano le mani prima di desinare e portano il cibo alla bocca con sole tre dita della mano destra: pollice, indice e medio.
    Il vino rosso è diffuso fra le classi meno abbienti mentre quello bianco abbonda alla mensa dei nobili. (La parola “banchetto”si deve ai banchi che in Italia venivano disposti intorno ai tavoli in occasione delle feste).
    I sapori conosciuti sono nove e non quattro: dolce, grasso, amaro, salato, piccante, acre, struggente, astringente e sciocco.
    Verso il XVI – XVII secolo si inneggia al ritorno alla semplicità (un anticipo della nouvelle cuisine) mentre nelle grandi città – non essendo diffusa l’attrezzatura per cucinare in ogni abitazione – è d’uso comprare … cibi pronti in rosticceria o pasticceria (stile fast food)!!!.
    Le parole com-pagno e com-pagnia hanno la loro radice nel ‘pane’ che accomuna coloro che si riuniscono per mangiare; e in merito al cibo, il primo pranzo degli sposi ha forte valore rituale e simbolico ancora valido ai giorni nostri…
    Così, trastullandoci con un po’ di storia… in pillole, aspettiamo il 26 e l’importante convegno della S.P.H.C.I. sull’alimentazione naturale e terapeutica. E a questo proposito… chissà se riusciremo, con l’aiuto della tradizione ermetica, a darci conto dei volti e risvolti della nostra storia (nutrizionale, collettiva e personale)?
    A presto!!!

  22. admin 21 Dicembre 2012 al 14:51 - Rispondi

    Originariamente postato da mandragola11
    Il 31 Gennaio 2012 alle ore 21:46

    Buonasera a tutto il blog.
    Sono lieta che a breve ci sia il Convegno sull’alimentazione. Questa volta parteciperò anch’io e non vedo l’ora!

  23. admin 21 Dicembre 2012 al 14:50 - Rispondi

    Originariamente postato da segezia810
    Il 29 Gennaio 2012 alle ore 17:04

    Ricordo uno studio di un paio di anni fa da parte dell’Università del Maryland a Baltimora in cui si era constatato che la risata funziona un po’ come una ‘riprogrammazione’ del corpo in cui si arrestano gli ormoni dello stress (adrenalina e cortisolo) e si rilasciano invece dopamina e endorfine. La risata ha effetti sul sistema immunitario e mediante il rilascio di serotonina svolge importanti funzioni in diversi circuiti relativi alle emozioni, alla memoria, alla fame e alla sessualità. Ridere potenzia i linfociti T, stimola l’ossigenazione del sangue…
    Insomma, non a tutti è dato conoscere la risata della Dea ma oggi si sa che il riallineamento a quelle contrazioni ritmiche e involontarie prodotte dalla risata è un riallineamento simile all’atto dell’Amore e, quindi, assolutamente rigeneratore.
    A questo proposito andrebbe studiato quanto scrive il Maestro Kremmerz a proposito dell’ambiente in cui si vive e, soprattutto, andrebbe ascoltato con la massima attenzione questo Convegno prezioso – cui io ho assistito a Torino – che diffonde in modo assolutamente gratuito e generoso un sapere antico su come provvedere alla propria salute, guarda caso allineata a ritmi e tempi assolutamente naturali…
    Proprio come una risata.

  24. admin 21 Dicembre 2012 al 14:49 - Rispondi

    Originariamente postato da catulla2008
    Il 29 Gennaio 2012 alle ore 16:44

    Nella mitologia nordica vi è una dea che somiglia alla mediterranea Cerere. Skadhi infatti è anch’essa una dea coinvolta nel rapimento di un’altra che, nella fattispecie, è una fanciulla nota non come Kore ma come Idhunn. Pure lei, per far tacere la propria vendetta, aveva come condizione quella che la si facesse ridere.
    Il riso – catartico – della Dea, richiama in queste bianche giornate la leggenda della fondazione della S.P.H.C.I. quando (come ci fu ricordato a Vico Equense) il sacerdote Mamo conobbe la sua vendetta…
    No. Anzi. Conobbe il suo Amore…
    Oggi, imparando a essere madri di noi stessi, impariamo a nutrirci di quanto ci fa “Bene” così che la risata della Dea diventi carne nel nostro corpo, nuovo e ultimo campo da coltivare, come insegna la tradizione, in nome di un millenario materialismo sacro…

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