Le Lunazioni di Giuliano Kremmerz: l’astronomanzia e la medicina iniziatica di origine egizio-caldea – (terza parte)

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Le Lunazioni di Giuliano Kremmerz: l’astronomanzia e la medicina iniziatica di origine egizio-caldea – (terza parte)

(Proseguiamo con le segnalazioni di brani tratti dalle Lunazioni del Kremmerz. In questa terza parte sono evidenziati alcuni punti ove sono descritte le concezioni della magia caldeo-egizia, in rapporto all’astronomia, all’operatività, alla demonologia, alle tradizioni e al pensiero teologico. Consigliamo di prestare molta attenzione perché fra tante notizie il Kremmerz ha inserito non poche perle preziose).
Luna di Cafir: Nella magia babilonese e egiziana tutte le grandi operazioni erano assegnate alla luna di Cafir. Si può dire che non vi è luna per le operazioni sacerdotali o templari più importante di questa. Le divinazioni e le deificazioni di indole sociale venivano compiute solo in essa. Il primo giorno del novilunio era consacrato al Marzuk a Babilonia, a Osiride in Egitto ed a Osiride Amun o Ammonio a Tebe. Nell’Or. ? . Eg. ?  . questo giorno tradizionale è destinato alla consacrazione dei maestri sacerdoti Osiridei. Il secondo giorno del novilunio consacrava le sacerdotesse vergini, che facevano voto di castità per tutta la vita; e il terzo le agubiche che viceversa si davano ai riti osceni. (L,2) – Luna di Muskar: era dedicata alle deità femmine del mondo divino. La parola Muskar dovette indicare il senso polimorfo della Gran Dea che si muta e si nasconde sotto tante facce. Ma tra le forme religiose manifestative della Gran Dea o Grande Iside si accennava specialmente a quelle apportanti o auguranti il benessere materiale: ricchezza, soddisfazione dei bisogni, sanità, voluttà, piaceri, sollazzi. (L,4) – Luna di Pakkaton: Nell’astrologia magica v’erano tre aforismi: – In luna di Cancro non tentate gli spiriti di amore e non irritate gli spiriti di Marte; – Il Cancro chiude coi raggi di luna le ferite aperte con le furie di Saturno; – I malati che in Cancro, per tutta la luna, trovano sollievo orinando, morranno in Capricorno pel mal di reni…L’abate Tritemio, si vuole, che proibisse ai suoi discepoli di invocare i genii lunari quando la luna di Cancro è piccina e quando è vecchia (cioè nel novilunio e nell’ultimo quarto). (L,5) – Luna d Kalymmaton: rappresentava con un significato la bellezza dell’Iside vergine e con l’altro la mutabilità del mare. All’aprirsi del tempio il Kariovattas, che era il sacerdote più recentemente entrato nei misteri isiaci, annunziava ai maggiori che la beltà e la purità della Dea Grande era immutabile e che le acque del mare mutavano dodici volte in dodici ore. I navigatori, specialmente i Fenici, temevano assai questa luna pei pericoli della navigazione e perché il mare non li tradisse. Mettevano a prua della loro nave l’immagine della Dea Immutabile (che pei Fenici era l’Astarte) affinché il mare divenisse tale in questo periodo; e la statua o icone della dea si metteva al suo posto di prua con la faccia rivolta alla superficie delle acque, con certi rituali marinareschi nell’ora di calmaria, 12 ore innanzi che facesse il novilunio; e quanti uomini erano presenti, tanti dovevano colpire il mare con un tridente che, dopo la cerimonia, veniva portato in pegno di devozione alla porta del tempio astarteo. (L,6) – Luna di Sokar: Si racconta che Astarte aveva avuto della grande tenerezza per un vecchio pontefice di un tempio fenicio, e il tempio superò per ricchezza e prodigi tutti quelli dell’Africa. Il pontefice, uomo assai devoto e giusto, un giorno non volle contentare la Dea in un suo comando, ed ebbe pietà di alcuni che la Dea voleva che fossero castigati ed interdetti dalle sacre funzioni. La Dea, irata perché il suo protetto credé ingiusto un suo ordine, permise che la malvagità dei risparmiati prendesse il sopravvento sul suo protetto, e questi, calunniato e accusato, si ritirò in esilio, e non più (ella) gli apparve. Invano il povero sacerdote pregò notte e dì; Astarte non l’ascoltava. Allora decise di darsi la morte ed, entrato in un bosco, sul tronco di una palma scolpì l’immagine della Dea crudele ed accese un fuoco per uccidersi, in olocausto alla disubbidienza, tra le fiamme divoranti. Ma l’immagine scolpita il primo giorno di questa luna diventò Dea Vivente e Astarte gli parlò: In questa luna tutti i nemici tuoi saranno puniti delle più atroci torture e di morte crudele – i superstiti meno cattivi ti domanderanno perdono e verranno a prenderti in corteo per restituirti al tempio, da cui fosti scacciato. Così avvenne e, in ricordo di tale atto reintegrativo, gli adepti africani incidevano con un punteruolo di oro l’immagine dell’Astarte su una foglia di palma e in questa luna la inchiodavano sull’uscio di casa. (L,7) – Luna di Ra-Muni: si invocavano i sette genii o potestà astartei (Coronazi, Camaz, Asufeliniar, Rà, Moni, Gefelicus, Azir) e si facevano i riti alla Venere nera, Calim, che presiedeva alle reincarnazioni degli adepti di alto grado: il nome dell’Astarte in questo simbolismo semplicemente di Calim o di Astarte, la bella. (L,13) – Luna di Ross: i Caldei prima degli Egizi vi davano grande importanza, perché credevano che la parola si manifestasse spontanea nei soggetti insospettati, tanto che i sacerdoti, ove vedevano che il dio loquente si manifestava, in una persona del volgo, lo investivano subito di un grado sacerdotale. Le cognizioni profane non possono far capire a chi non ha fatto studi speciali che cosa sia la parola, o come dicevano i Caldei la Achasciah, perché non è un fenomeno comune, anzi è rarissimo. Si tratta dal punto di vista delle conoscenze sacerdotali, della manifestazione di una intelligenza divina, di un dio o di un demone, che prende possesso del corpo di un individuo qualsiasi e per mezzo di lui si mette a profetare, a vaticinare, a dire cose straordinarie agli uomini. Qualche cosa come l’ossessione e come la medianità improvvisa, spontanea e a sbalzi – mentre quando si impossessava questo dio o demone in continuità dell’uomo, come suo recipiente, si aveva il caso della follia sacra…che non è dei nostri manicomi moderni…questo fenomeno appare nelle grandi convulsioni sociali e nei momenti dei grandi spasimi dei popoli. (L,15)  – Luna di Segmat: o luna dello spirito femminile o passivo della Natura. L’importanza di questa luna è in tutto ciò che si riferisce alla magia operante per mezzo della Natura passiva, il cui utero, secondo due successive iniziazioni sacerdotali, si chiamò MHR (mar o myr) e poi OHR (Tar o Tyr) e da questi due nomi nella gnosi e nelle religioni posteriori si formarono diversi nomi che rappresentavano in origine la parola sacra dell’utero della Natura: Maria (sine labe concepta), Mara (il demone della terra), Myriam (la Maria astartica egizio caldea (As-tar-te; Is-tar-te) e Tyriel, lo spirito santo alla rovescia dei tempii occulti di Babilonia. E’ inutile aggiungere altro per coloro che non si occupano di magia come era intesa dagli antichi e nella sua forma creativa. (L,16) – Luna di Choros: in memoria della grande sacerdotessa tebana di questo nome. Choros fu la santa delle sante, una specie di Iside vivente che, dopo morta, apparve al tempio e profetò la distruzione dell’Egitto e il ritorno della sua grandezza dopo 3600 lune, che Osiride scendeva in terra e faceva parlare gli animali e le belve divenivano domestiche. Il carattere di questa luna è la trasformazione…si rileva che in questa luna la trasformazione delle vite umane si avverasse completa e cominciasse in ciascuna vita un ciclo nuovo. La legge si applicava persino agli spiriti dei morti – che trovavano facilità di tornare corretti alla vita. Choros promise che in questa luna sarebbe apparsa o avrebbe parlato a tutte le anime giuste, viventi sulla terra. (L,25) – Luna di Thumis:  luna di Osiride nero. Dicevasi fuori il tempio che Osiride in questa luna, per troppo sfolgorio d’amore, era diventato oscuro, ma tingeva del suo colore tutti gli uomini e faceva diventare amorose tutte le donne. Nel tempio correva questa voce: Osiride in Thumis, Iside diventa rovente, e liquefa per amore tutte le cose pensate. Era considerata come la luna magica per i maschi, augurante né bene né male, ma il potere di tutto trasformare e realizzare…Il giorno del plenilunio si chiamava giorno di Thum, ed era l’arcimagico per eccellenza. Quello del novilunio era il giorno di Us o giorno degli arcani, quello in cui gli dii svelavano ai fedeli i secreti della sapienza. (L,31) – Luna di Aürt: cominciava l’influenza del Genio Ramanor, che in assiro si chiamava Aürt. Ramanor, il più benefico e buono dei genii lunari, isiaco, mutabile ma sempre in bene, prendeva il suo dominio dal 7° giorno di questa luna e continuava aumentando i suoi poteri per 5 lune e decrescendo per altre tre. Volete conoscerlo? Genio di amore calmo e benefico come di mamma, di amore dolce e poetico come di amante che adora senza desiderio di possesso, di amore proteggente tutte le creature semplici e le anime ingenue, è un piccolo poema di sentimenti dolci. Nelle lune in cui Ramanor domina, non mangiavano gli uomini buoni carne di animali sacrificati agli umani appetiti. Questo genio androgino, con prevalenza muliebre, aborriva il sangue ed ogni crudeltà. Bastava che in una casa si fosse sparso il sangue di un animale, o cotta al fuoco vivo la carne sanguinante, perché il Genio si allontanasse per mai più ritornarvi. Ramanor era la vita in orrore della morte, l’amore beato in orrore dell’odio e del massacro…Fu il genio familiare e dominate delle grandi sacerdotesse di Menfi, a cui i Faraoni non ricorrevano mai invano, quando invocavano la pace e l’abbondanza pel vastissimo Egitto. La bellissima Chna-Chnat regina ne ebbe la protezione e in tutta la sua discendenza Ramanor restò il genio delle femmine reali. L’anonimo annota: non siate sciocche, o belle donne, di lasciar passare i tempi propizi e non legare un patto con questo supremo angelo di Amore dolce e non violento, fecondo di bene, di carità, di misericordia, che gli antichi geroglifici dipingevano come nel centro di una rosa pallida, col gambo senza spine; e, strano nelle antiche teogonie, è un Genio grande che non ama la vendetta, che allontanato si allontana, e questo basta a generare una pena. Ma, una volta spezzato il filo che lo lega a voi, Ramanor, dice la tradizione, non torna più… Ramanor o Aürt, ore crepuscolari del mattino e della sera, in piena aria, campagna, bosco, giardino, sulla superficie delle acque quiete dei laghi, dei fiumi, delle coste del mare; o nelle ore di sole alto e di luce, nelle grotte, nei boschetti, nelle ombre dei recessi; o nelle ore di notte sulle finestre, sui tetti dove dormono e amano gli uomini, in cerca del bianco isiaco raggio di luna. Appare come un uccello a colori teneri, come una fiammella dal leggero profumo di sandalo. E’ attirato dalle anime buone e semplici, dalle volontà senza malizie, dall’amore senza egoismo. I discepoli di Menfi lo invocavano e lo cercavano così, egli appariva così, raramente prendeva la forma di uomo perché irradiava troppo amore e troppo l’oblio della terra. Lo invocavano dopo sette giorni di nutrizione prettamente vegetale, al crepuscolo del mattino, o gli domandavano una grazia o gli facevano un voto, che insomma era un patto magico. Quasi sempre la grazia che gli domandavano era unica, la conversione del proprio corpo in Hepta: l’epta era il nome iniziatico del vaso dei profumi, o vulva dei fiori: la grazia di trasmutare se stessi in emanazione profumata di amore per guarire i mali umani dello spirito e del corpo. Era il tipo umano che più si avvicinava al Kons-sin-dar, il trasmutatore dei mali. La magia è una cosa difficilissima oggi, perché è la concezione più elementarmente semplice della natura e delle sue forze divinizzanti. Ramanor, la bontà più semplice e benefica della natura divina, era attratto con la semplicità del voto e produceva la calma di tutti i disordini del corpo e dello spirito dell’uomo. Sette giorni di preparazione, sette di preghiere mattutine, ed al settimo o all’ottavo se il votante sognava il fiore, Ramanor interveniva – in tutto, in perpetuità – fin a quando durava la buona condotta del beneficato. (L,38) – Luna di Maka: in queste 21 lune del periodo isiaco, i genii hanno tutti figura femminea, buoni o cattivi…i genii lunari e muliebri non hanno determinativo carattere medicale. Le tre lune di Maka, Gamma e Genepsìsi sono nominate da questi tre geni che la demonologia caldea considerava partoriti da una leonessa alata Kumma ad un’ora stessa: Makka con testa di capra, Gamma con faccia di leone e Genepsìsi con il viso metà umano e metà leonino. Se si domandava quale era la loro potenza, i sacerdoti rispondevano: fanno bene tutto ciò che è male, raddrizzano tutto ciò che è storto, fanno mutare le cattive passioni in buoni sentimenti. Dunque il carattere dei tre geni è benefico e non malvagio. Ma siccome si trovano sotto la preponderanza del genio Makaliobenatraba il modo di azione è sempre di una rapidità e violenza grandi. (L,46) – Luna di Isidìsi : Isidìsi fu sacerdotessa di Menfi e anche Asatrava in caldeo; è la luna dell’amore…platonico. “Uomini della terra” diceva Mamo Rosar Amrou, “non amate che l’anima della vostra donna in questa luna di purità e purificate la vostra casa col fuoco di fornaci profumate, perché Asatrava è la più casta delle agubiche assunta a serva di Iside, e sarà terribile se voi toccate donna vostra o schiava. E’ la purità che impera e domina le virtù della grande magia isiaca, e ha il potere di guarire i mali dello spirito mentale (il ka) e dello spirito della carne che cresce. Uomini della terra una luna è pura ed è questa che ricorre, e i vostri bagni (abluzioni) e i vostri profumi (incensi) siano ripetuti in tutte le albe e in tutti i tramonti: e la donna di bianco vestita, se non è impura, è assunta alle grazie di Iside, e l’uomo casto compie il cammino della sua confermazione”. (L,49) – Luna di Chnumena: è uno dei decani maggiori ricordati nel libro 8° di Origene. Predominio delle influenze basse e turbinose in magia – elementi ribelli o rinnovatori, senza riposo – uno spirito distruttore e fecondo come di rigenerazione e di annullamento. Questa influenza di Chnenumen dura a lungo per quasi 25 lune che sono magicamente parlando turbinanti; hanno però il lato buono di far completa purgazione del passato e delle concretazioni astrali ammucchiate in tre volte quattro anni; cioè quasi 144 lunazioni. (L, 73) –

(continua)

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Un commento

  1. segezia 25 Aprile 2013 al 19:57 - Rispondi

    La lettura di queste Lunazioni, così commentate e interpretate, propone immutato l’incanto multiforme delle possibilità della materia, sia cosmica che umana. E tuttavia, la grande poesia della Natura, visibile e invisibile, continua a rimanere intellegibile, di là dal luogo e dal momento storico, solo da Chi è nelle condizioni adatte. Davvero non riesco a comprendere quindi come certuni, nella moderna società, possano pensare di relazionarsi con le forze e, ancor più, le Intelligenze della Vita senza un’opera di purificazione quale è concepita dalla Schola e quale lo fu dalle tradizioni iniziatiche di ogni tempo. Pare si dica: a che servono Dio e dei se non riescono a soddisfare le esigenze dei consumatori? Ma quando la salute sfugge l’essere umano ritrova il valore senza prezzo dello stare bene e cerca la Legge che lo regola, la Ragione della propria esistenza, la Scienza della salute e l’Arte della Medicina: in sintesi cerca l’Amore, quello Stesso che dovette spingere Kremmerz a statuire la Fratellanza di Miriam e a offrire una possibilità a tutti di ritrovare la salute e, magari, la luce.
    Quindi è forse vero che non tutti i mali vengono per nuocere…

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