Il sottoscritto, avendo potuto leggere e consultare i libri non ancora profanati di Izar, commentati dal suo discepolo B-ANUR di Tebe (che la custodia del G O E sottrae ai grammatici volgari e agli astronomi ignoranti di astronomantia) crede di compiere opera buona ricavandone pei volgari queste annotazioni, che contengono molte notizie inaudite da fare allibire gli uomini di scienza comune. I quali, non sapendo come ponderare gli astri e con quali pesi e di quale stadera, sogliono dire che la Luna e gli astri vari del Firmamento… non hanno possanza sulle cose del mondo umano e del terrestre in generale; giustificando la loro tesi che prove scientifiche non si sono trovate di questi pretesi influssi e che l’astrologia giudiziaria già ha fatto provare i suoi insuccessi dalla ragione critica dei più acuti. Ma codesti superuomini confondono le nozioni superstiziose della discreditata astrologia, manipolata dai volgari per boria di saccenteria, con la scienza arcana dei collegi pontificali delle epoche in cui lo spirito dell’Ermes scendeva nei sinedri nascosti dalle ombre delle sfingi a conversare coi mortali delle occulte relazioni di tutti gli atomi dell’Universo che formano l’armonia delle concordanze precluse ai non favoriti dal dio…Essi ignoreranno sempre che stelle, pianeti, comete, satelliti e soli con strumenti semplici e naturalmente perfezionati si veggono, in certe notti oscure ai più potenti cannocchiali astronomici, tal quale si legge sui quadranti dei nostri orologi, nei minimi particolari. Gli strumenti semplici dell’astronomantia ermetica noi che facciamo questi studi per avvicinarci all’Ermete, li teniamo gelosamente nascosti, perché sono talmente delicati che il più lieve contatto di profana mano li altera e non possiamo esporli alla ruvidezza critica dei professori esperimentali, che, per assicurarsi del fatto loro, non hanno gentilezza di tatto e spesso sentono di tabacco o di acido fenico più che di essenza di rosa o di violette mammole, cose tutte avverse alla natura particolare di questi gingilli che pochissimi conoscono perché da noi si tengono ben custoditi dall’aria sempre, e solo qualche volta, durante il solleone, si mettono liberi in riva al mare, perché l’aria è calda e le brezzoline del mare non possono far male coi loro sali evaporati tiepidi dalle acque. Con tali apparecchi, gli astri (che di loro natura sono oscuri, e mandano luce per impedire agli occhi volgari di veder dentro) si pesano, si valutano, si specchiano e si svelano dalle nebbie naturali, e in luoghi difesi da ogni volgare indiscrezione, (Ermetis sigillo) l’astronomantico riuscirebbe a parlare cogli uccelli che cinguettano in varie lingue nei giardini biondi come messi della Luna o nelle foreste anguicrinite e nere del pianeta di Marte. Con tale scienza Izar scrisse, B-Anur commentò, e io, postumo loro interprete, offro ai pochi amici di Ermete queste annotazioni pei volgari. In esse vi troveranno bene e grazia tutti coloro che vorranno provare le virtù delle cose annotate – e se qualcuno vi legge bene, vi troverà dentro molti topazi e diamanti, che i volgari lasceranno passare come pietre pomici. Queste annotazioni, che io scrivo per lunazioni, non si riproducono che per cicli lunari di 28, 17 e 11 anni, secondo i codici tebani… possono giovare a tutti, in tutti i casi, in tutti i bisogni della vita. Devono essere dati i consigli ivi contenuti per carità, senza farne mercato, perché Izar li ottenne da Ermete per fare il bene dei poveri. Gli avari che ne facciano commercio perderanno nei beni, nei possedimenti, nella pace cinque volte tanto quanto il prezzo del loro delitto. Non avranno effetti questi dettami astromantici sugli uomini che sono vili innanzi alla sofferenza e crudeli per la fama, il diritto e le necessità altrui. Aggraveranno i mali e i dolori di colui che ha voluto nuocere ai prediletti di Ermete. (L,1°) – (Dall’analogia tra micro e macrocosmo) nella tradizione egizia trassero origine l’astrologia e le influenze astrali nelle ipotesi del Tolöm, il collegio sacerdotale che osservava le influenze degli astri. (SM,II,304-305) – Avviene che molti lettori seguono indistintamente le pratiche dei tre cicli, e si trovano nella pratica in condizione per le cose consigliate in un ciclo e contrarie nell’altro. Occorre sapere che io cerco di dare al completo i tre cicli, ma quello da tenere in vera considerazione è il primo che è il classico antico delle Tavole di Tolöm. Il secondo è un raffazzonamento dell’astrologia medievale spesso inesatto perché non si occupa il più sovente che della divinazione e il terzo incompleto appartiene alla ricostituzione della astrologia magica degli arabi. E’ solo il primo ciclo che è completo grazie a una esatta decifrazione delle tavole di Tolöm che mi è capitata nelle mani e che l’Anonimo qui e là ha annotato. Dunque il II e il III ciclo si ritengono come fonti di erudizione più che praticamente cicli da seguirsi. In questo modo contraddizioni non si incontreranno. Mi si domanda una regola di controllo per scegliere i giorni fausti e i nefasti. Questo non è possibile perché della fissazione dei giorni fausti e nefasti non vi è regola: v’è la tradizione che è sperimentata e praticata. In origine certamente v’ha dovuto essere una maniera di determinazione che noi ignoriamo, tanto più che il portarsi alla mentalità egizia dei templi e del Tolöm è opera impossibile. L’anonimo che ha annotato le lune, o meglio, alcune lune, si potrebbe indicare come il primo saggio di modernizzamento della Astromantia o Astrologia magica degli Egizi.(L,73°) – I codici tebani non hanno niente a che vedere col II e col III ciclo. Il I ciclo è il più completo, è quello che dà il nome alle lune e stabilisce le caratteristiche influenze dei giorni, ed è composto di 28 anni lunari più 28 giorni; cioè 28 anni lunari, più un mese lunare. Questo ciclo è l’unico antico di origine egizia, o egizio-caldea. Mentre il II ciclo è la maniera di seguire le lunazioni come in Europa dagli astrologi e cabalisti dal secolo XI al XVII e non classico, perché nessuno degli scrittori di astrologia dell’epoca medioevale e del Rinascimento, compresi lo Scaligero, il Reuclino e i maggiori, ha portato accenno a questa maniera di classificazione delle Lune. L’Anonimo napoletano a cui queste note sono prese, ha dovuto raccogliere le notizie in manoscritti e documenti tradizionalmente in credito – e ha determinato il ciclo secondo 17 anni lunari meno un mese lunare, cioè 28 giorni, vale a dire 203 mesi lunari. Il III ciclo è degli Arabi; anteriore o contemporaneo alla loro dominazione nella Spagna, la loro era una astrologia molto differente da quella che gli astrologi ebreo-cristiani dell’Europa insegnavano. Lo stesso Anonimo non ha potuto che raccogliere per ogni luna che piccole operazioni di bassa magia, trovate qua e là in diversi autori. Il computo del ciclo arabo porta 11 anni solari, a differenza degli altri lunari dei 2 cicli di cui ho parlato più sopra. Altra cosa da avvisare: i 28 anni, 17 e 11 non devono essere presi come cicli astronomici perché con l’astronomia, scienza dei comuni osservatori astronomici, non hanno niente a vedere, né per la posizione della terra verso gli astri del firmamento, né per la riproduzione di fasi e ritorni corrispondenti ai gradi e alle costellazioni zodiacali. Questi periodi critici astrologici (e non astronomici) sono corrispondenti ad altre elittiche influenzali che i comuni telescopi non possono vedere e scoprire, perché essi non sono adatti a tali cose e dei nostri strumenti nella prima puntata descritti, strumenti di marca extraplanetaria, Sigillo Ermetis. (L,136°) – Nello scrivere queste Annotazioni sulle influenze lunari, per un pubblico molto limitato, io seguo questo Anonimo napoletano che prima di me ha preparato ed annotato, servendosi di tutti i rimedi terapeutici di ogni specie di scuola più o meno moderna – però il numero limitato di persone che mi leggono è un pubblico intelligente che ha bisogno di commenti per mettere bene in pratica qualcuno dei suggerimenti che riproduco. In realtà un medico o persona colta che legge questi appunti vorrebbe avere una chiave del metodo lunare e anche un sistema per intendere la concezione filosofica che gli antichi iniziati si formavano della terapeutica e della divisione dei morbi. Nessuno può accontentare un lettore che desidera questo, per una ragione ovvia che è facile intendere. Le influenze lunari sul corpo umano e sui morbi fanno parte di una dottrina iniziatica che fu tenuta sempre segreta, e quando Paracelso al XVI secolo osava dire che la medicina guaritrice cominciava da lui che la predicava ex cattedra, e indicava le corrispondenze astrolomantiche per l’applicazione dei rimedi, benchè avesse lui stesso intuito il meccanismo funzionante degli influssi, di questo non ne presentò mai uno schema razionale perché non lo poteva…Dagli antichissimi se ne seppe meno, si conobbe solo la parte delle applicazioni esterne, unica cosa che entrava a contatto del volgo e anche questo a frammenti e a ruderi…L’Anonimo ritiene (come veramente è in Magia) che tutte le influenze planetarie e stellari sono coordinate al magnetismo terrestre del quale si conosce profanamente poco. Ora questo magnetismo terrestre che procede in coordinanza dalle influenze planetarie e stellari è omologo e coordinato al magnetismo umano. Di questo magnetismo umano si conosce assai poco dalla scienza officiale…l’aura che si sprigiona da un organismo umano è una esteriorizzazione informe delle forze occulte del nostro organismo, e propriamente del sangue convertito in forza nervea…tutti gli uomini, tutti gli animali, tutte le piante, tutti i minerali sono provvisti di aura magnetica. L’aura magnetica di uno stesso organismo non è sempre costante né per intensità né per forma; diventa corrente magnetica sotto l’influenza di una simpatia e absorzione magnetica sotto l’influenza di una antipatia. La corrente è una espansione e l’absorzione è un concentramento…Ora in tutte le infermità organiche il punto colpito è il centro magnetico del corpo organizzato, uomo, animale, piante, minerale…Se la malattia è un disordine magnetico, il medicamento deve essere un equilibrante per forza magnetica, e quando l’influenza astrale è simpatica al magnetismo di un determinato rimedio, il magnetismo aura del rimedio è convertito in corrente e sana. (L,84°)- Ordinariamente sulla medicina antichissima, occulta, sacerdotale e divina le idee sono imperfettissime perché questa che fu iniziatica, si confonde con la libera pratica della profana medicina che, dati i tempi e il loro stile, obbedendo a forme magiche, molte volte era schiettamente empirica. Le recenti scoperte negli scavi di Egitto e nelle terre appartenenti all’antica Caldea, ad ogni papiro o ciottolo inciso che porta una formula di medicina magica si attribuisce un gran valore storico e si dice che a Tebe o a Menfi o a Babilonia si curava così o così. Ma questo patrimonio nuovo della storia dell’antichissima medicina empirica e profana non deve confondersi con quella che chiamasi medicina sacerdotale e divina o iniziatica. L’iniziazione sacerdotale non era una università ermetica di studi e cognizioni letterarie filosofiche e naturali come si potrebbe intendere ora: l’iniziato non era l’uomo a cui si svelava un segreto medico o naturale che alle plebi si doveva nascondere, ma un ermetista nel senso che io ho dato sempre a questa parola, cioè un uomo integrato al punto che aveva libertà di azione del suo Ermes o corpo mercuriale o intelligenza effettiva. Quindi della medicina veramente iniziatica e sacerdotale, nella sua purità, non se ne può sapere niente, perché come sistema scientifico e dottrinario non esisteva che nelle condizioni specifiche in cui lo costituivano volta per volta gli iniziati. Il valore ermetico del Verbum Caro, cioè della realizzazione in carne della parola realizzatrice, esclude assolutamente che un sistema omogeneo fosse adottato anche nei contatti volgari dagli iniziati di tutti i templi. Esculapio nei diversi templi di Cos, Sicione, Epidauro, Neupacto si manifestava volta per volta con forme ed esteriorità diverse. I templi corrispondevano allora alle moderne cliniche dove i malati erano ricevuti per cura sotto la protezione del dio medicatore, con la differenza che le cliniche attuali a NewYork, a Parigi, a Londra, a Berlino, a Roma sono più o meno identiche per metodi, mentre allora ogni tempio aveva il suo. Le infermità degli occhi ad Epidauro si curavano coi serpenti che leccavano la cornea degli infermi, a Neupacto col sangue del gallo bianco e a Sicione con le lacrime di pino. Alcuni eruditi volgari pretendono che i templi possedessero un formulario sperimentale completo raccolto attraverso le lunghe epoche di pratiche: ciò potrebbe essere vero nei templi di non iniziati, ma di aspiranti riuniti in conventi quasi profani, ma già allora si trattava di medicina empirica volgare che preparò le ricerche di 40 secoli posteriori nelle università europee. La medicina iniziatica deve essere intesa nel senso ermetico della realizzazione di un potere e questo non cade nel dominio dello storico comune che non può discorrere ragionevolmente che della sola medicina jatrea (la bottega del medico) che è volgare e industriosa e commerciabile. (C,II, 257, n.3) – Piante e medicamenti lunari non esistono nel senso che hai potuto leggere negli autori contemporanei che ricostruiscono a modo loro tutto un sistema astrologico che, con la parvenza di essere antico, è parto sofico e romantico moderno. Invece in base ai dati precisi dell’astrologia classica esistono corrispondenze complesse tra certe posizioni dei cieli visibili e alcune sostanze o commestibili o droghe semplici adoperate nella medicina comune. Ciò vuol dire che non sono influenzate queste sostanze solamente dall’aspetto esteriore della luna, ma corrispondono o per costruzione di forma (signatura rerum) o per virtù adattabile o per composizione, analogicamente al periodo lunare. Questo esclude quindi la formazione di una tavola, come hanno fatto alcuni trattatisti sopraccennati, in cui si classifica per esempio che nella lunazione di Ariete vale beneficamente la tale pianta e nella lunazione di Cancro la tale altra; non è possibile – perché con le regole astrologiche di Mamo-Rosar-Amru, di cui dispongono quelli che si occupano di tali materie, l’aspetto celeste varia a periodi progressi di ricorrenza da 12,24,36,72,144 anni e non con i computi astronomici e matematici ordinari.(C,I,25) – Per ben comprendere questo sistema bisogna ricordarsi che la religione caldea era a fondamento magico ed operatorio, quindi le ore della preghiera e degli scongiuri variavano secondo la positività delle influenze astrali: si pregavano gli Dei altissimi e si scongiuravano i Demoni bassi, cioè le grandi e piccole divinità infernali. Un rimedio, per un ammalato ottimo in ora positiva diventava contrario o indifferente in ora negativa. Occorre quindi tener presente che anche quando la luna fosse negativa, al suo passaggio sul meridiano del luogo 120 minuti sono sempre favorevoli e la luna si cambia in positiva. Per quelli dei lettori che fossero più pratici nei movimenti astronomici degli altri pianeti è bene far sapere che quando i pianeti di Marte, Mercurio, Venere, Giove, Saturno passano sul meridiano del luogo hanno influenza positiva molto potente quando coincidono col passaggio della luna, o col sorgere della luna o col tramonto di essa; allora i Caldei dicevano che queste erano ore preziose perché le influenze di questi pianeti erano tutte creative. Si aggiunga ancora che l’uso dei quadrati planetari sono di origine caldea e nella loro pratica antica, l’Anonimo napoletano dice che nessuno dei moderni l’ha bene interpretato. Gli astrologi della Caldea chiamavano quadrati quando tre pianeti e la luna si trovavano rispettivamente due sul meridiano del luogo e due coincidenti (sempre a differenza di 120 minuti) al sorgere e al tramonto della luna. Questi quadrati erano giudicati come del più fausto potere creativo ed avevano persino influenza sulle eclissi dell’anno lunare. Poiché le eclissi erano in quella religione astronomica-magica tenute in grande considerazione, perché la luna perdeva molta della sua forza o ne acquistava maggiore secondo le ore e la posizione del sole. (L,212°) – Gli antichi non avevano delle infermità del nostro corpo le idee che oggi le scienze positive e di osservazione hanno fatto avere a tutti, anche ai meno colti, delle funzioni e delle irregolarità e del contagio o delle invasioni di elementi tossici in noi, come generatori delle nostre infermità. L’antico medico aveva una concezione o sacerdotale o sacra della sua arte, e quindi non si arrestava alla sola esperienza e né aveva a sua disposizione scienze coadiuvanti di analisi come la chimica, la microscopia, la radiografia ecc. (almeno così si dice; che poi in tempi antichissimi i sacerdoti medici avessero altri o equivalenti mezzi, il colto pubblico contemporaneo non lo sa) e la maniera antica le infermità le concepiva in un modo che non coincide colla contemporanea, e allora il lettore capirà che escreati, umori, liquidi, materie di rifiuto, secrezioni glandolari, facevano un solo insieme con gli organi o le parti che essi percorrevano: per esempio l’orina, la vescica, la prostata, gli ureteri formavano uno cosa sola – il sangue, le vene, le arterie, il cuore, il fegato, la bile determinavano un altro complesso e così via. All’epoca caldea e ai primi tempi della medicina greca delle due sedi di Cos e di Cnido già la differenza era profonda, le scuole greche allontanandosi dalla concezione sacra facevano i primi tentativi di propaganda per il metodo di osservazione diretta e continua…L’Anonimo napoletano quindi non è che in certe indicazioni si allontana per principio dalle conoscenze moderne, ma si attiene completamente alle idee antiche, del come concepivano allora i nostri proavi i medicamenti, le infermità, e le divisioni di queste.(L,139°).
(continua)
Rileggevo oggi questo passo del Kremmerz: “Esculapio nei diversi templi di Cos, Sicione, Epidauro, Neupacto si manifestava volta per volta con forme ed esteriorità diverse. I templi corrispondevano allora alle moderne cliniche dove i malati erano ricevuti per cura sotto la protezione del dio medicatore, con la differenza che le cliniche attuali a NewYork, a Parigi, a Londra, a Berlino, a Roma sono più o meno identiche per metodi, mentre allora ogni tempio aveva il suo. Le infermità degli occhi ad Epidauro si curavano coi serpenti che leccavano la cornea degli infermi, a Neupacto col sangue del gallo bianco e a Sicione con le lacrime di pino.”
Ecco che, sulla base di quanto esposto, ho riflettuto che a quell’epoca l’accento era posto non sul rimedio ma sulla ‘medicina’ a tutto tondo intesa. Si curava, cioè, l’essere nella sua globalità, per cui poco importava che fosse pino o veleno a curare la malattia degli occhi, ma che a quell’essere convenisse l’uno o l’altro.
Recentemente, durante una visita medica, con ampio sorriso la dottoressa mi ha detto che la patologia che mi affliggeva anni fa si è inspiegabilmente fermata…
Inspiegabile per la scienza, forse, ma non per me che ho avuto dalla Schola l’aiuto terapeutico che un tempo si trovava nei templi. E che, a quanto pare, comanda al principio vitale ora come allora e con la stessa mano aperta.
Munifica.
Non palese.
Gratuita.