NUOVO – Occorre per sommi capi che io riferisca brevemente i tentativi fatti per la costituzione di un laboratorio ermetico sperimentale.  Cominciai ad occuparmene personalmente nel 1895, con mezzi assolutamente miei, fondandolo in una casa di campagna, a Lettere, presso Castellammare di Stabia, allorché io dimoravo nei dintorni di Sorrento…

Ora si accenna ad avere un primo prodotto integrale: il mercurio specifico. Devo far capire che cosa voglio indicare con questo nome, spiegare le idee generali delle applicazioni alchimico- ermetiche a questa ricostruzione farmaceutica con criteri non solo chimici, ma alchimici. L’Alchimia, negli studi moderni e rimodernati, viene considerata come un’iperchimica dal punto di vista delle conoscenze analitiche della scienza contemporanea, ma in sostanza – come è nella sua idea madre – importa la soluzione non di quattro problemi, come osserva il Piobb: la quadratura del circolo, il moto perpetuo, la panacea universale e la fabbricazione dell’oro, ma di un quinto e più complesso enigma: l’angelizzazione dell’uomo inferiore. Accingersi alla soluzione di uno solo dei cinque quesiti, è proporsi l’enigma alchimico. Lasciando da parte quattro di queste proposizioni e riferendoci solo al problema della panacea universale e dell’elixire di lunga vita, anche secondo gli studi odierni profani alla continuazione delle antiche e discreditate pratiche, questa idea sintetica di un medicamento tipico atto a distruggere il principio morboso nell’uomo, non è un sogno inverosimile né una follia che resterà eternamente senza risposta. Infatti anche dal punto di vista biologico, ammesso che ogni morbo è di origine microbica e parassitaria, il rinvenimento di un farmaco (veleno) che uccida tutti i microbi e parassiti nocivi, e di un alexifarmaco (medicamento) che riattivi tutti i fattori biologici positivi, non è un enunciato che ripugna la logica. Senonché la via per arrivarci è da studiare e saggiare. Mettiamo da parte le opinioni filosofiche; entriamo nella pratica, e ognuno coi suoi mezzi cerchi di raggiungere la soluzione dell’enimma. Non è un esempio il risultato ottenuto due anni fa dal biologo Délage che ha fatto schiudere delle uova di ricci di mare non anteriormente fecondati? Non è una vera creazione artificiale di esseri viventi? La via che seguiamo noi è scientifica, nel senso ordinario della parola. Lo vedremo dopo, in seguito alle esperienze e, nella lontana ipotesi che le esperienze possano raggiungere la perfezione, il metodo nostro (saremmo settari se non lo facessimo) lo metteremmo alla portata di tutti i laboratori profani pro salute populi. Parlare ora di questi metodi è non solo prematuro ma ridicolo, quando si vede che tra studiosi e studiosi dei simboli alchemici vi è grande disparità di interpretazione, sì che non è possibile intenderci; eppure l’alchimia di ieri sarà la scienza concreta e officiale del domani. Il nostro proposito non è quello di fare discussioni: come nella scuola, il metodo è positivo: provare, esperimentare, riuscire. Dopo verranno altri, se riusciremo a trovare le leggi e a presentarle con tutto il corteo scientifico per consolidarne i procedimenti. Questo che io accenno è argomento sul quale ritornerò, ma per dare un lontano esempio dei garbugli alchimici, voglio ricordare che questo mercurio, il quale almeno pare riuscito, è un nome che si presta a mille interpretazioni, e ognuno degli studiosi lo capisce in un modo o nell’altro, leggendo i trattatisti di ermetismo alchimico.  Affinché non si prenda abbaglio, io dico che il nostro mercurio è metallico, ottenuto col trattamento continuo del fuoco o fornello a dodici lampade, per triplice saturazione sofica, facendolo lambicare al bagnomaria…tutte bestemmie per altri, ma tutte verità per noi e parole chiare, perché in ogni molecola o milionesimo di molecola vi è messo dentro un po’ di quella materia cosmica o eterea che fa l’anima dell’uomo. Con questo si vuol dire che nel nostro mercurio vi è una parte importantissima dell’essenza vitale dei suoi preparatori. Questo primo prodotto, scarso come quantità (non ne abbiamo fatto che una trentina di grammi e il resto è andato perduto) lo abbiamo in gran parte distribuito in esperimento.  Lo si adopera a dosi non superiori al centigramma e a non più di una volta al giorno, in tutte le infermità che portano alterazioni chimiche del sangue e nei tessuti. La nostra, come ben si sa dall’organizzazione della Scuola, cui nessuno è obbligato a contribuire, è opera perfettamente gratuita. Appena ci sarà possibile creare, con fondo speciale, una sezione di omiopatia, di elettromiopatia e di medicina vegetale come s’intende profanamente, il nostro Laboratorio, su richiesta, concederà sempre gratuitamente. (SM,II,192-194) – L’Elixire di lunga vita ha questo fondamento ideale, rinnovazione costante della materia nel corpo umano per impedire la stasi e lo sfacelo di essa. (A,91n.) – Il segreto della Sfinge umana e della divinità incarnata dovrebbe rinvenirsi sulla terra (pietra) per portare le facoltà intellettuali dell’uomo a tale potere energetico da guarire tutti i malati dell’universo, secondo l’espressione di Ireneo, con la volontà di una sola persona, diventata elixire o farmaco universale, secondo l’autore della Chymica Vannus, che lo forma dal mestruo universale di tutti i metalli e minerali. Un grano di questa polvere mirabile, dice l’alchimista, impercettibile pulviscolo, gettato sul piombo in fusione lo converte in un blocco di oro. Quantità della polvere: un granello. Quantità di tempo: un attimo. E sull’uomo? Come una dose di morfina addormenta, un millesimo di grammo della pietra sana da qualunque morbo. (SM,II,186) – Gli alchimisti (i filosofi non i ciarlatani) penetrano prima la composizione dei generatori e poi dei fenomeni generati: di qui la formazione degli elixiri e delle trasformazioni metalliche nelle coagulazioni auree… (A,242)- La nostra  scuola deve formare il terapeuta in base ad un’anatomia diversa di quella che studiano degnamente i medici e contribuire alla guarigione delle infermità di chi ricorre a lui con un solo solissimo alexifarmaco elaborato nel laboratorio mentale e occulto che ha preso tanti nomi fantastici da che il mondo è mondo; che tutti sentono dire e nessuno conosce: il telesma, l’azoth, la quintessenza, la polvere di proiezione, il mercurio dei filosofi, la rugiada cattolica (rosada) la panacea, insomma con un medicamento che si aggiunge a milionesimi di grammi ai prodotti farmaceutici prescritti dai medici, o per telegrafo senza fili che, quando l’ammalato è in contatto con uno dei nostri, funziona benissimo. (C,I,56) – La fede in noi stessi è quella stessa fede mistica che accompagna qualunque opera grande fatta per sé e per gli altri, poiché, ricordatelo, noi lavoriamo per noi stessi e per gli altri; il farmaco cattolico o universale è per tutti gli uomini che soffrono e noi, personalmente, vorremmo produrre su vasta scala e donarne alle anime in pena e ai corpi vulnerati. Nessuna opera grande può essere proseguita senza l’ideale e la fede in esso, se lo scopo che l’uomo si propone è luminoso e nobile…Questa è la Maria ideale,  la Myriam scritta all’ebraica e cabalisticamente, che è la maternità di una tanta enorme accolta di fratelli che hanno succhiato lo stesso latte e son dispersi nell’universo alla continua ricerca del grande Arcano della Natura. (D,64-65)- L’aura emanata dallo stato di fede… è molto somigliante al farmaco cattolico o universale degli alchimisti che arrivano allo stesso risultato di traspirazione magnetica per altra via che è magica. (SM,II,373) – Posso dirvi che sono riuscito ad avvicinarmi a qualche risultato meraviglioso. Mancano gli elementi che formano le leggi scientifiche propriamente dette, per farne un resoconto o un esposto a qualche grande accademia di scienziati…Vi dirò come io creda di essermi avvicinato alla formazione di quel farmaco cattolico o universale che potrebbe far mutare l’orientamento della medicina moderna, per mezzo della quale elementare conoscenza ho pensato di rendere probante un esperimento di scuola e di medicina ermetica. (D,179-180) – Io rido se la gente inetta, scettica per inerzia a pensare, dirà che siamo dei perditempo. Non perderemo neanche un minuto, cammineremo, provando, saggiando, correggendoci, indagando, ricercando per servirci di una virtù divina che pari il mondo non conosce, nedum exacte sibi similem. Di essa si servirono Lullo, Avicenna, Paracelso, G.B. Van Helmont, Pico della Mirandola, Borri, Cagliostro. Avremo stavolta maggiore fortuna? Di successo in successo arriveremo a Roma per curare le piaghe dei pellegrini apostolici – e chi sa? gli occhi a Galileo e le scottature a Giordano Bruno. (SM,II,269).

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