Le antiche tradizioni sapienziali e i Misteri egizi traghettati dal Kremmerz nella S.P.H.C.I. I parte

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Le antiche tradizioni sapienziali e i Misteri egizi traghettati dal Kremmerz nella S.P.H.C.I. I parte

Gli ordini di origine magica, occulti o palesi, in gran parte sono conosciuti nella loro influenza sulla umana società in politica o in religione; manca una Fratellanza Spiritualista magica, modesta per quanto utilmente pratica, che si occupi della sola esplicazione delle forze e dei segreti della magia in pro’ di tutti i sofferenti che ad essa ricorrono; così io restauro la Fratellanza terapeutica-magica di Miriam, ad esempio delle antichissime sacerdotali isiache egiziane, di cui più recente e nota imitazione è la Rosa+Croce (SM,II,33-34 n.1)

– Nelle società di Rito Egizio (un rito cui io appartengo) gli affiliati danno preghiere, caratteri e segni a tutte le persone di famiglia, ai conoscenti ed agli amici; e dispensano per mezzo di questo metodo il benessere attorno ad essi e fanno del grande bene a tante anime (A,550) – Il sacerdozio Assiro-babilonese e l’egizio non avevano il concetto del Dio che come una legge. Il segreto, il gran segreto dei sacerdoti era la conquista di leggi dell’animo umano, per le quali arrivavano a conquistare poteri meravigliosi che sembravano favole e non sono tali. (SM,I,4)- Nessuna teoria vitalista anteriore e posteriore a Claude Bernard si è mai approssimata alla concezione della vitalità sintetica di un uomo ad un centro, nodulo o cellula magnetica costituente l’essere, e in relazione di ripercussione e di rifornimento con un centro magnetico terrestre che a sua volta si rapporta al centro magnetico dei mondi planetari e stellari dell’universo intero. Questa teoria fa parte della dottrina illuminista delle Logge ora scomparse dell’Europa, ma da queste apprese dall’insegnamento delle scuole magiche osiridee, propriamente di origini italiche e passate insospettate fino alla seconda metà del XVIII, ritornate poi nell’ombra della storia, tanto che ora non si sa dove stiano e se ancora esistano. Una teosofia illuminista occidentale, con una teoria come questa che per la prima volta io sorvolo in una maniera più chiara, non farebbe desiderare le metafisiche dell’oriente, e porgerebbe alla concezione scientifica dell’universo il contributo di una intuizione o visione di un magnetismo universale in cui elettricità, calore, suono, correnti ed onde, movimenti molecolari e di masse atomiche, la vita nell’universo infinito, nell’uomo, nelle piante, negli animali, nei cristalli, nei minerali, nella formazione dei cangiamenti del sottosuolo, degli elementi costituenti le gemme rare, il radio, le condensazioni di luce, di energie trasformate in riserva di vitalità inesplorate dalla medicina umana, sarebbero concepite come modalità di una legge unica e immensa che la manifestazione del Zeus, la cui espressione è la folgore, luce, calore, suono, moto, distruzione e dissolvimento, sintetizza nelle greche mitologie. Unico centro di energia, unico magnetismo. Non unità delle forze, ma unica forza centrale di vita, di cui tutte le espressioni non sono che stati di essere. (SM,II,401-402) – “Platone ha diviso in tre tutto ciò che è nella natura e particolarmente gli esseri animati ed ha creduto – scrisse Lucio Apuleio filosofo platonico del secolo IV e mago – che vi siano degli dei superiori, degli inferi e di quelli che hanno il giusto mezzo tra gli uni e gli altri. Questi dei differiscono tra loro non solamente per la differenza dei luoghi che abitano ma anche per l’eccellenza della loro natura e ciò non si conosce per una o per due ragioni, ma per un numero grandissimo”. Apuleio non enumera queste ragioni e, come tutti i platonici, lascia all’esperienza la parte dell’addottrinamento pratico. Apri una enciclopedia moderna e troverai la storia del Dio e delle definizioni che le scuole teologiche e filosofiche gli appiccicarono. Sul tempio d’Iside in Egitto era inciso: Io sono ciò che è che fu e che sarà e nessun mortale ha per anco squarciato il velo che mi copre. (A,15) –   Gli antichi conoscevano e praticavano due magie, la eonica e la trasmutatrice, la prima isiaca, cioè lunare, la seconda ammonia, cioè solare. Per avere un concetto esatto delle due magie, bisogna comprendere che cosa voleva indicare il sole e che cosa la luna, Amun Alzobar e Iside-Astarte (come dagli antichi rituali). Amun, dio solare, è dipinto così in uno scongiuro magico: Tu sei il bello e splendente imperatore della terra, hai le corna del maschio caprone che dà il latte alle pecore, sei la forza che cangi l’arena in oro, la pietra dura (silice) in gemma, e tutto trasmuti in ceneri uomini di oro e terra preziosa (sic); tu fai il fulmine e dissipi il fulmine, dai l’acqua ai fiumi e sangue alle vene; tu fai invincibile il leone, tu calmi le tempeste in mare, tu tocchi e generi, tu tocchi e rendi sterile; tu sei il fortissimo trasmutatore che tutte le dee amano e temono. Si comprende da questa traduzione approssimativa che la forza attiva della natura in tutte le sue trasmutazioni era Amun o Sole. Iside Astarte è dipinta così: Bella la più bella dea, utero di oro, che Amun ha baciato (impregnato), le tue poppe innumerevoli sprizzano latte, e ogni goccia del tuo latte è una mutazione di grazia; i tuoi occhi fontana di luce perché Amun il vittorioso vi ha raddolcito (temperato) il suo fuoco…Nella dea era l’azione della trasmutazione nel periodo gestatorio della sua manifestazione reale, di cui un utero Iside- Astarte o Luna s’incaricava. Quindi due magie che prendono nome dai due fattori della realizzazione: Ammonia la magia della forza capronica, capace di imporre la trasmutazione nel mago e fuori, Isiaca quella che utilizza le forze come le trova e per i fini a cui possono servire. Alla prima non è possibile pensare per ora, è la magia dei pochissimi che arrivano vivi ad essere dii o numi. E’ della seconda magia, magia bianca o lunare, argentea e quasi di forma religiosa, di cui noi ci occuperemo largamente e liberalmente: quelli che percorreranno trionfalmente tutta la magia eonica troveranno l’iniziatore ammonio che li aspetta. (SM,II,245-246) – Osiride e Iside nell’abbracciamento di amore. Il maschio e l’utero delle forme nella creazione … Chi sogna un attivo o un passivo senza il suo contrario è un matto che nega la prima legge dell’universo…Se così non fosse l’unità universale sarebbe sterile …Il numero due è la valorizzazione della virtù del I. E’ l’utero della realizzazione possibile, ed è, come utero, la necessità del passaggio dal pensiero alla forma creata. Infatti non è concepibile una unità attiva per sé. Per essere attivo è necessario un campo in cui la virtù dell’atto si esercita. Questo campo è una passività di fronte ad un attivo, di conseguenza è un utero, perché nella natura visibile come nell’invisibile, per omologia, ogni azione produce una reazione, ma questa reazione non è un passivo per sé, ma la conseguenza di un attivo su di un passivo… 3 – cioè il frutto dell’azione sull’elemento passivo, ed essendo 3 è 1 perché contiene i tre termini della prima trinità o prima sintesi trinitaria, l’attivo, l’utero e il risultato. Osiride agisce su Iside, nasce Horus…Se io dico che l’universo si divide in mente creativa attiva, Realtà sensibile e legge di continuo ricorso (per servirmi di una espressione del Vico) non avrò esposto nell’enunciato il concetto unitario della grande sintesi. Poiché nell’universo la prima (Mente) non si manifesta che per la seconda (Realtà) e per la terza (Legge). Quindi le tre parti componenti la sintesi Unità sono talmente l’una alle altre compenetrate che qualunque divisione fino alla monade contiene i tre fattori senza separarli mai (SM,II,238 a 241) – (L’utero della Natura), secondo due successive iniziazioni sacerdotali, si chiamò MHR (mar o myr) e poi OHR (Tar o Tyr) e da questi due nomi nella gnosi e nelle religioni posteriori si formarono diversi nomi che rappresentavano in origine la parola sacra dell’utero della Natura: Maria (sine labe concepta), Mara (il demone della terra), Myriam (la Maria astartica egizia caldea) (As-tar-te, Is-tar-te) e Tyriel lo spirito santo alla rovescia dei tempii occulti di Babilonia. (L,16°) – Il mito di Orfeo, che si volse a guardare la sposa pur sapendo che l’aveva perduta, grecizza l’enigma osirideo egiziano… Osiride e Orfeo, iniziatori della civiltà. Cicli sacri personificati…Osiride vinto da Set è assassinato, ha il corpo fatto in 14 parti disseminate senza pietà sulla terra di Egitto. Iside le ricerca con amore ed in ogni sito, ove una parte dispersa è ritrovata, un tempio Osirideo è costruito. Osiride rinasce nella vita vegetante e animale, e Iside nel dolore della pia ricerca, dona agli uomini i riti della immortalità. Dà agli uomini il secreto per diventare immortali? … Delle 14 parti Iside non ne trovò che 13. La quattordicesima, il fallo, era stata mangiata da un pesce. (SM,II,342-343 e n.1) – Il neofito non è un mago che ai piedi dell’Iside, quando ha mangiato le rose di cui orna il vecchio Apuleio il suo asino riumanizzato (A,343) – Le antiche iniziazioni sacerdotali, dalle caldaiche alle egizie e da queste ai templari e ai massoni, non accettavano un discepolo senza provarne il coraggio e la fede… Ma vi è un mostro che tu devi debellare prima di picchiare alla porta dell’occulto… la pubblica opinione.(A,8) – La chiave che Iside egizia porta nella mano è un tau cruciale, simbolo non della chiave del Nilo (fiume) come volgarmente spiegano i profani, ma chiave della crescenza della vita e dei segreti del sacerdozio. (SM,II,196) – Il S. Pietro della Cristianità e Iside della mitologia egizia sono dipinti il primo con le chiavi del Paradiso e la seconda con la chiave del Nilo o fiume sacro: se non tenete conto del sesso dei due custodi delle misteriose regioni, le chiavi rappresentano il secreto di virtù, dopo le prove, da carpire per far parte dei misteri. Nella moderna dottrinella cristiana si legge che i fedele deve compiere vita virtuosa per entrare in paradiso, se no S. Pietro non apre le porte: questa è una corruzione dell’antico rituale che prescriveva la virtù di aspirare al sacerdozio o magistero sacro. Il neofito che resiste a tutte le prove del diavolo travagliante la massa umana, o gregge, indovina dove sta Pietro che, dato uno sguardo da conoscitore a chi picchia, apre la porta e lo introduce. I Misteri isiaci erano identici. Il sacerdozio egiziano, come il caldaico, prese l’analogia dei tre mondi (il visibile, l’astrale e il divino) e lo riprodusse nell’esoterismo del suo tempio pigliando a prestito dall’astronomia, dalla geografia e dalla storia naturale tutto l’artificio della sua simbologia o tecnica religiosa. La terra (geografia) simboleggiò la realtà prodotta – gli animali la zona astrale (l’ibis) – gli astri con le configurazioni stellari il mondo divino (planisferio). Nelle città di origine greca i riti egiziani si trovano ripetuti e a Napoli vi è tutto un antico quartiere che ricorda non il Nilo fiume come vogliono gli archeologi volgari, ma il Nilo Sacro della verità e dei misteri sacerdotali di cui nessuno dei profani può discorrere, se prima non si inizia nelle verità della magia che è la chiave filosofica di tutte le religioni – in fatto da altre fonti si rileva che dove il culto egiziano si affermava con un nome o un monumento, là si insegnava la scienza secreta degli egizii e Napoli ebbe perpetuato per un lungo periodo la tradizione della scienza occulta col rito secreto egiziano, a cui certamente fu ascritto Giovanni Battista della Porta che primo scrisse della camera oscura – e donde il gesuita Kircherio succhiò il latte del suo Oedipus aegyptiacus. Nel Museo di Napoli vidi una statua d’Iside che ha in mano la chiave della corrente del Nilo e chi mi può capire capirà come da questa forma di chiave attraversata da un battente sia venuto il segno del pianeta Venere in Astronomia, che è un simbolo arcano dell’occulto e per molti chiave inafferrabile della realizzazione in magia. (A,207-210)

(continua)

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5 Comments

  1. Cecio 17 Maggio 2015 al 12:08 - Rispondi

    Scrrive Kremmerz: ” Una teosofia illuminista occidentale, con una teoria come questa che per la prima volta io sorvolo in una maniera più chiara, non farebbe desiderare le metafisiche dell’oriente, e porgerebbe alla concezione scientifica dell’universo il contributo di una intuizione o visione di un magnetismo universale in cui elettricità, calore, suono, correnti ed onde, movimenti molecolari e di masse atomiche, la vita nell’universo infinito, nell’uomo, nelle piante, negli animali, nei cristalli, nei minerali, nella formazione dei cangiamenti del sottosuolo, degli elementi costituenti le gemme rare, il radio, le condensazioni di luce, di energie trasformate in riserva di vitalità inesplorate dalla medicina umana, sarebbero concepite come modalità di una legge unica e immensa che la manifestazione del Zeus, la cui espressione è la folgore, luce, calore, suono, moto, distruzione e dissolvimento, sintetizza nelle greche mitologie. Unico centro di energia, unico magnetismo. Non unità delle forze, ma unica forza centrale di vita, di cui tutte le espressioni non sono che stati di essere”. Scriveva Tesla, inventore della corrente elettrica alternata e massimo studioso dell’elettromagnetismo (l’unità di misura del campo magnetico prende il suo nome) e dell’elettricità in tutte le sue manifestazioni, che elettromagnetismo, luce, calore non erano altro che la perturbazione di un unico medium universale: l’etere. Non solo. Anche la massa sarebbe risultata essere il prodotto di questo moto di “energia potenziale universale” invisibile, che diventa creatrice palese quando si trasforma in cinetica, secondo onde non trasversali – come le luminose o le elettriche – ma longitudinali, come le onde sonore. In conclusione, chiosava poi, avremmo una fonte inesauribile di energia dalla quale attingere eternamente, secondo leggi ben specifiche. Recenti esperimenti di David Bohm e suoi seguaci fanno ipotizzare addirittura che la sola coscienza dell’operatore, essendo essa stessa una perturbazione dell’etere, potrebbe produrre a sua volta dei fenomeni nel medium: la coscienza sarebbe una specie di mediatore che, tramite il DNA, sarebbe in grado di ricollegarci alla matrice universa. La visione di Tesla era incredibilmente legata alla Natura: solo prendendola a guida l’Uomo avrebbe potuto progredire nel verso giusto: per questo l’energia universale di Tesla sarebbe stata pulita e mai danneggiante la Terra. Già all’epoca di Kremmerz, c’erano menti che fungevano da trasduttori dal linguaggio delle antiche sapienze alla moderna scienza, e da mente illuminata, riuscendo a far cantare due voci apparentemente inconciliabili in un unico armonico coro.

    • sannitica2011 17 Maggio 2015 al 13:33 - Rispondi

      Non ci siamo ancora, ma si spera che l’umanità potrà un giorno beneficiare “delle energie terrestri e cosmiche” senza nulla danneggiare, né se stesso né ciò che lo circonda. Ieri sera mi ha stupita che in una trasmissione televisiva di divulgazione scientifica si siano paragonati analogicamente i polmoni dell’essere umano deputati alla respirazione, al respiro della Terra attraverso gli alberi. Ma non solo; è stata valida anche la chiosa finale della trasmissione in cui si chiariva che la Natura si rinnoverà sempre, e che sopravviveranno quegli organismi che si sapranno adattare alle nuove condizioni. Chi è in pericolo, invece, è l’essere umano se continua ad ignorare chi sia e quanto ogni sua cellula sia collegata al mondo universo.

  2. segezia 13 Maggio 2015 al 22:17 - Rispondi

    Leggo: “Nelle società di Rito Egizio (un rito cui io appartengo) gli affiliati danno preghiere, caratteri e segni a tutte le persone di famiglia, ai conoscenti ed agli amici; e dispensano per mezzo di questo metodo il benessere attorno ad essi e fanno del grande bene a tante anime”
    …e trovo illuminante questo inserto sulle antiche tradizioni sapienziali perché la Parola del Maestro si apre con tutta la forza dell’Amore che accompagnò la missione di J.M. Kremm-erz e che invece viene sottovalutata da molti disquisitori e articolisti tutt’ora attivi nei mezzi telematici e cartacei.
    Infatti, constato che spesso la via ‘magica’, che affascina per il suo mistero e per la Luce che promette, viene dipinta sull’epilogo, là quando arriva ‘l’iniziatore ammonio’. E quindi gran commercio di libri segreti e trafugati, roboante ricerca della squadra che vince (letteralmente!!!), e avanti con ricette più o meno precise da trasmettere a sottoposti e preposti…
    E si dimentica il cuore.
    Perché chi troverà l’iniziatore ammonio (quello che ‘impone’ la trasmutazione, no?) è chi “ ha percorso trionfalmente tutta la magia eonica”…
    Da cui – si deduce – che l’iniziatore ammonio e finale lo trova solo chi CONOSCE le forze della Natura (evidentemente in sé e fuori) e le UTILIZZA, e le utilizza TUTTE – per riprendere la Parola del Maestro – per DISPENSARE PER MEZZO DI QUESTO METODO IL BENESSERE ATTORNO..
    Dopotutto, quando si immagina un Mago o una Fata si immagina Qualcuno che spande AMORE!
    “Non è mago colui che non crea, non benefica, non guarisce, non prende, non dona, non consola, non prevede, non provvede, non ama, non benedice, non solleva, non difende…”
    Così parlava il Maestro descrivendo l’atteggiamento e l’attività del Mago e/o – si suppone – di una Fata. E altrove sottolineava che “il mago CONTIENE il santo ed è degno di quella grande astrazione del bene che è Dio”
    Ma anche l’idea di santo risente del consumismo moderno che ne sforna alla bisogna per contentare il popolino, e la tanta letteratura esoterica fa eco concentrandosi tutta sull’auspicato iniziatore ammonio che sancirebbe la pompa del maestro-per-eredità. Così, mentre le religioni pensano a incassare una quota della Tassa sui redditi, restano solo gli innamorati ad aspirare il profumo dei fiori, lasciarsi baciare dalla luce primaverile, cantare la gioia di vivere.
    E magari nutrirsi del riflesso del benessere che la Tradizione (quella vera!!!) consente di dispensare a sé e agli altri.
    L’Intelligenza del cervello non può prescindere dall’Intelligenza del cuore.

    • sannitica2011 14 Maggio 2015 al 08:13 - Rispondi

      Concordo pienamente. Ma mentre capisco subito cosa sia il raziocinio, freddo e calcolatore, che osserva e giudica, l’intelligenza del cuore è una definizione che bisogna capire bene. Dovrebbe essere – se non erro – una forma di penetrazione dell’altro o della cosa per amore, per via diretta, che prescinde dai percorsi della ragione. Una immedesimazione che dà con certezza la visione del vero perché la fa vivere. Forse visione è il termine più giusto perché il “vedere” dovrebbe corrispondere al “sapere”. E ne da la certezza assoluta, senza travaglio d’investigazione, con tutte le proprie cellule, all’unisono. Non so se si nasce con questa intelligenza o se la si conquista, spogliandosi dell’asfittico superfluo e dell’ingombro posticcio. Sicuramente però non conosce i tormenti del dubbio e dell’incertezza, i morsi del rimorso né la follia della confusione.

      • segezia 14 Maggio 2015 al 23:11 - Rispondi

        Bella questa evocazione. L’Amore vi appare, in effetti, per quello che è: una condizione privilegiata. Tutti l’hanno conosciuta, ma la difficoltà sta “… nel far durare in­tensamente e indefinitamente tale
        stato”.

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