La Teleurgia o terapeutica a distanza della S.P.H.C.I. di Giuliano Kremmerz – Parte II

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La Teleurgia o terapeutica a distanza della S.P.H.C.I. di Giuliano Kremmerz – Parte II

Nel gran numero dei casi in cui l’azione terapeutica della nostra Associazione Sperimentale (Fratellanza e Scuola) dà risultati meravigliosi, è nelle cure a distanza, senza medicamenti dati da noi, solo che l’infermo chieda e stia in contatto con uno dei nostri, oppure che esegua una pratica semplicissima che gli si dà, pratica di forma quasi religiosa, per dirigere su di lui la corrente della batteria di pile umane … Questo sistema nostro lo chiamiamo teleurgia, e le cure le chiamiamo teleurgiche. All’ammalato che chiede aiuto domandiamo: Hai il tuo medico? Generalmente si risponde – l’umanità è ancora superstiziosa – che nel proprio medico o nei medici ordinari non si ha fiducia. E noi spieghiamo: il tuo è un errore. Il medico che tu chiami, viene riconosciuto dalla società dotato di quella scienza e di quella pratica che manca agli altri per riconoscere i mali che colpiscono l’uomo, o seguirne il corso e modificarlo in bene, con aiuto di quei medicamenti che l’esperienza ha dimostrato migliori. Quindi saresti uno sciocco a non chiamare un medico e a non seguire il consiglio. Mentre egli ti cura, mentre tu prendi le sue medicine se te ne ordina, interviene a te – per nostro mezzo – una cosa che tu sentirai, che aumenterà di mille il valore dei medicamenti che prendi…solo che tu pensi all’amico cui hai rivolto la tua domanda di aiuto. E succede proprio così, se l’ammalato obbedisce alle brevi pratiche consigliate: che la cosa nostra si manifesta in lui, interviene in modo determinato e appariscente, fino a meravigliare il medico, il quale quasi sempre ignora l’esistenza in Italia di gente che si occupa del rimunerativo mestiere di spendere tempo e denaro per far bene agli altri senza chiedere niente: professione così inverosimile che un giorno o l’altro ci sentiremo dire che o si  è pazzi, o gatta ci cova. (SM,II,97-98) – La teleurgia è la sola via terapica della scuola e fratellanza nostra. Lasciate ai dottori degnamente laureati, dopo aver sudato sette camicie sui libri e negli ospedali, il diagnosticare un morbo e combatterlo col formulario officiale o con le ricette magistrali. Questo non è pertinenza vostra, né l’arte vostra deve essere questa: non esorbitate né dalle vostre facoltà, né dalla vostra cultura; diversamente fareste i medici senza esser tali, e non pratichereste la terapia psichica o magica o ermetica o teleurgica, non solo, ma potreste far sospettare che la nostra fosse un’associazione di medici empirici che fanno la concorrenza vietata e condannevole ai medici laureati. Ora questo è proprio il contrario di quanto noi vogliamo fare, provare e ottenere. Il far ricette o consigliare medicamenti è cosa che tutti si credono in grado di fare, anche quando un medico esperimentato ci deve pensare dieci volte, che uno dei nostri venga scambiato con uno di questi tutti, è ridicolo. La nostra scuola deve formare il terapeuta in base ad un’anatomia diversa da quella che studiano degnamente i medici e contribuire alla guarigione delle infermità di chi ricorre a lui con un solo solissimo alexifarmaco, elaborato nel laboratorio mentale e occulto, che ha preso tanti nomi fantastici da che mondo è mondo, che tutti sentono dire e nessuno conosce: il telesma, l’azoth, la quintessenza, la polvere di proiezione, il mercurio dei filosofi, la rugiada cattolica (rosada), la panacea, insomma con un medicamento che si aggiunge a milionesimi di grammi ai prodotti farmaceutici prescritti dai medici, o per telegrafo senza fili che, quando l’ammalato è in contatto con uno dei nostri, funziona benissimo. La nostra Scuola, nella pratica, è un tentativo di prova: quando con lo andar del tempo avremo dimostrato e provato (se non facciamo fiasco) crederanno le università e crederanno tutti i medici. Per ora i medici devono far da spettatori, e da critici dopo, e poi saranno convertiti dai fatti compiuti. Vero è che tra i nostri fratelli e condiscepoli noi abbiamo parecchi medici, ma costoro sono studiosi per eccezione di cose e pratiche adiuvanti la scienza ufficialmente professata e restano attaccati a noi, lentamente convincendosi che l’esperienza nostra risponde alle premesse; però tutti gli altri medici, la grande maggioranza, o non hanno il tempo di mettersi al corrente di questi studi o, se parlate loro di qualche cosa, soggiungono immediatamente: abbiamo capito si tratta di suggestione… Ora conchiudo: il terapeuta si serva di quello che sa e può: della sua psichica teleurgica nessuno può avere niente a ridire; il medico faccia la sua professione secondo la sua coscienza; quando i fatti lo convertiranno, sarà venuto a noi in base a prove e non a discussioni sentimentali. Insisto sull’idea capitale della medicina ermetica di non discutere la possibilità di guarigione di un infermo in cura, neanche sotto l’impressione di una morte imminente. Bisogna che gli anziani facciano bene intendere: 1) – Che le cure ermetiche sono fondate sulla dinamica della volontà; 2) – che la volontà agisce sul paziente per amore, e non per imposizione; 3) – che gli effetti sono proporzionali alla forza della volontà individuale o collettiva, in contrasto con la resistenza del male, e soprattutto con la volontà occulta dell’infermo; 4) – che a chi può prevedere più o meno con precisione la possibilità di una guarigione o no, bisogna chiedere un responso prima che la cura s’inizi ma, cominciata la cura, bisogna assolutamente non pensare che l’ammalato peggiori o muoia, anche dinanzi alle prove più evidenti di catastrofe, perché – stabilito il principio di lotta contro il male – non bisogna recedere, né turbarsi; 5) – che il carattere o germe psichico del male si conserva da morti in virtù, cioè in essenza, e quindi la ragionevolezza della psicurgia che lava i morti dai residui del male; 6) – che è essenziale non dare responsi durante una cura incominciata, e non considerare morto l’ammalato che ancora chiede per bocca altrui: in questo è il segreto della psicurgia; 7) – che gl’insuccessi parziali o totali diminuiscono aumentando il numero dei costituenti la catena; 8) – che bisogna conservarsi esclusivamente non mistici e capire ed essere convinti che noi siamo ciò che fummo e saremo ciò che vogliamo essere, ma sempre uomini per volontà, per ragione, per rettitudine, per amore integrati al potere e al principio perfettibili, non già che diventiamo dii mitici che non sono mai esistiti; 9) – che bisogna tutto attribuire, successi e insuccessi, alla nostra forza e alla nostra virtù che sono il risultato della sapienza dell’uomo, cioè la scienza dell’essere. Insisto e raccomando: tutti gli anziani di questa nostra Schola persuadano i novizi che oltre non andiamo, che non possiamo permetterci illusioni, né illudere gli altri; e che non si può iniziare il proprio miglioramento che ragionando con semplicità e operando bene, con amore verso il nostro simile, il quale è nostra carne e parte di noi stessi. (SM,II,134-137)- L’insegnamento occulto è una pratica di vitalità ed è uno studio di tutte le leggi delle forme. Nel concetto delle forme è la base di tutto il processo magico-magnetico per la cura degli infermi a distanza e senza medicamento, quando già le forme preesistenti non sono in dissoluzione. (SM,III,525) – Non so come le odierne scoperte herziane… non abbiano negli studiosi delle leggi di emissione del pensiero risvegliato il sospetto che, analogicamente, l’uomo, organismo accumulatore-magneto-elettrico, possa in condizioni nervose inavvertite, emettere e pronunziare una parola generatrice di onde di una potenza non misurata…La medicina ermetica… fa largo consumo della comunicazione in lontananza di idee, di forza e di materia su chi si dirige alla catena delle buone volontà guaritive… Vi ho portato l’esempio della pila in omologia al valore dell’organismo umano, e di una serie di pile come catena di uomini che un ideale di bene e di buona volontà può far agire sul dolore di un sofferente e sulla evoluzione di un morbo o di un contagio…Le chiese cattoliche (contenendo il cristianesimo rituale di Roma, in gran misura, elementi magici, ereditati dai meandri dell’Urbe antica e da radunate gnostiche) organizzano catene di anime nella preghiera delle masse, specialmente sotto l’impulso agitatore della paura o dell’interesse più o meno personale e comune dei fattori che costituiscono le coorti. Ricordate le chiese affollate durante le grandi epidemie di colera del 1884 a Napoli, e le autorità che discretamente consigliavano a non frequentare chiese e teatri. Ricordate le processioni dei santi più miracolosi per arrestare i torrenti di fuoco del Vesuvio nel 1631, quando il vulcano, distruggendo campagne ricche e paesi, s’avanzava minaccioso alle porte di Napoli. (D,146-147).

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Un commento

  1. laura 1 Dicembre 2014 al 22:49 - Rispondi

    “Noi siamo ciò che fummo e saremo ciò che vogliamo essere”. Questa frase del Maestro Kremmerz mi tornava in mente pensando alla proteina che Steve Finkbeiner e la sua équipe avevano scoperto un paio di anni fa nell’Università della California. Infatti, i ricordi vengono memorizzati e passano dal breve termine al lungo termine grazie a una proteina ARC (activity-regulated cytoskeleton-associated = attività regolata in associazione al citoscheletro): questa proteina consolida la memoria e la sua attivazione è massicciamente indotta dall’esercizio così che ARC presiede le sinapsi in formazione oltre a gestire quelle già attive.
    In pratica, più si richiama alla mente qualcosa, praticandolo, più questo qualcosa cresce in maniera esponenziale.
    In pratica, veramente, siamo ciò che fummo e saremo ciò che pratichiamo.
    Come sempre, la filosofia ermetica è eminentemente concreta e applicativa, lasciando all’essere – ad ogni essere – la scelta di determinarsi e la possibilità di farlo in seno a un’Idea di Bene se questa stessa Idea risuona nell’individuo.

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