La preponderanza dell’elemento psichico-intelligente su quello fisico-chimico nella salute e nella malattia secondo la terapeutica ermetica. II parte

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La preponderanza dell’elemento psichico-intelligente su quello fisico-chimico nella salute e nella malattia secondo la terapeutica ermetica. II parte

II parte

Oggi come ieri, sorge un antico aforisma ermetico che è stato tutto un rompicapo degli alchimisti del secolo XVII: la vita comanda alla vita, tutte le scuole di terapia sono buone o false, secondo che il medico che adopera un rimedio qualsiasi, dall’olio di oliva allo stramonio, dal sale di cucina alla stricnina, abbia o no il potere, la virtù, la forza di infondere al medicamento la vitalità che compensa le energie disperse nel corpo infermo; in altri termini il medico che compie il miracolo, dà parte del suo principio vitale all’infermo che ne manca.

Così il principio terapeutico ermetico è lo stesso principio vitale, la cui deficienza determina lo stato morboso… Se non che questo principio-vita tutti sanno che esiste o dovrebbe esistere, come sanno che esiste l’amore, il dolore, il piacere, ma nessuno l’ha potuto ridurre a cosa concreta…questo principio di vita, come in tutto ciò che ci circonda, come in tutta la materia che vive, l’uomo non ha bisogno di studiarlo fuor di sé, perché egli stesso è un principio di vita individuato. E’ l’enunciato alchemico che espongo sotto forma intelligibile al secolo nuovo… La leggenda che afferma l’esistenza di anime sacerdotali capaci di comandare al principio vitale, sfrondata dal misticismo delle figure religiose o magiche, potrebbe darci la via o il punto di arrivo di una unità pensante per produrre il miracolo vivente, il santo religioso o il mago antireligioso, che rappresentano l’identica formula con la doppia faccia di adattamento e di sviluppo. E’ il metodo di azione fantastico… Fantazo significa “faccio apparire” e, nella forma media, “io mi immagino” o “io proietto me, la mia forma”… Il fantasma ermetico è la vera esteriorizzazione fantomatica delle moderne scuole di fenomeni psichici. (SM,II 8-10 e nota 1) – (Il) mistero della vita è fuori la conoscenza scientifica attuale, e niente lascia supporre che si sia sulla via di raggiungerla…la medicina sperimentale di oggi, con tutte le sue branchie sussidiarie, differisce dalla medicina che si chiamò iniziatica, e di cui non si conosce la verità, come la notte dal giorno, non perché questa sperimentale di oggi sappia più di quella, ma per la natura misteriosa che toccava religiosamente l’essenza vitale come un mistero o un arcano che, se oggi non è raggiunto dalla conoscenza umana, non sappiamo se i pochi d’allora lo conoscessero nei suoi elementi…l’iniziato non era l’uomo a cui si svelava un secreto medico o naturale che alle plebi si doveva nascondere; ma un ermetista…cioè un uomo integrato al punto che aveva libertà di azione del suo Ermes o Corpo mercuriale o intelligenza effettiva. Quindi della medicina veramente iniziatica e sacerdotale nella sua purità non se ne può sapere niente, perché come sistema scientifico e dottrinario non esisteva che nelle condizioni specifiche in cui lo costituivano volta per volta gli iniziati. Il valore ermetico del Verbum Caro, cioè della realizzazione in carne della parola realizzatrice, esclude assolutamente che un sistema omogeneo fosse adottato anche nei contatti volgari, dagli iniziati di tutti i templi…La medicina iniziatica deve essere intesa nel senso ermetico della realizzazione di un potere…(SM,II,170-171 e nota 1) – Il medicamento che si somministra all’infermo è dato dal medico con l’intenzione di un contro veleno chimico all’azione dei fenomeni velenosi che il microscopio o la chimica iatrea scopre nell’organismo intero. Ma al di là di tutte le proprietà e virtù relative alle specie diverse dei corpi che la Natura ci appresta, v’è una parola che diventa sostanza, è la parola dello Spirito o Intelligenza umana libera, che muta tutte le virtù delle cose nel’unica virtù di produrre il fenomeno voluto – è la legge della parola del cristo che tutti i giorni il prete celebrante pronunzia ai fedeli: Verbum caro factum est, cioè la parola si è trasmutata in atto. Allora non esiste più la sola virtù chimica del medicamento nella cura dell’infermo, ma la Virtù trasmutatoria che lo spirito divino residente nell’uomo, nella sua perfezione, appiccica a tutte le cose…Questo dimostra perché un medico che ha fede nel suo farmaco, dà al farmaco delle proprietà guaritive che il farmaco non ha per sé…Prega perché l’Ermes divino arrivi, e dia virtù trasmutatoria alla tua parola; l’uomo perfetto dice: guarisci, e la carne guarisce. Egli ha parlato all’anima della carne inferma, e le ha dato la forza virtuosa di risanare. (SM,III,267) –  Tutti gli uomini ordinari e colti che hanno frequentato le scuole e le università, possono esercitare l’arte medica secondo le leggi dei paesi in cui vivono, ma per diventare medico ermetico bisogna essere coronati da una Università molto superiore a quelle ordinarie ed essere un ermetista, cioè un sapiente equilibrato, prima di accingersi a guarire un infermo. La differenza che esiste tra l’un medico e l’altro è differenza di sviluppo animico nell’uno e nell’altro…Il medico ideale o ermetico è colui che ha rapito agli dei il segreto della vita, che alla sorgente della vita universale attinge la sua forza di terapeuta, che alla sublime scienza dell’eternità domanda il bene assoluto di un essere a lui simile e non evoluto…Ciò che fa differire il medico ordinario dall’ermetista è… : il primo crede nella efficacia determinata del proprio rimedio come il generatore di una reazione chimica sullo stato morboso dell’infermo, e il secondo non crede che a una sola virtù equilibrante, generatrice di ogni bene e di ogni male: il Verbo…la terapeutica ermetica si riduce, quindi, a questa sovrana sapienza della volontà e della potenzialità umana: di creare nella matrice universale (il deus dei profani e delle plebi) il movimento capace di avere una reazione sul mondo materiale e visibile. Il mezzo per produrre tale grandioso e costante fenomeno è uno: perfezionarsi.  (SM,III,531-537) –  I medici sommi contemporanei, come i più famosi degli scorsi secoli, sono maestri incontestabili dell’esperienza medica, ma nei casi migliori in cui eccellono, sono degli artisti: sono cioè degli ermetisti che l’esame clinico e le prescrizioni curative indovinano, intuiscono, penetrano fuori dal razionalismo ordinario con un razionalismo più sottile, più inafferrabile, del ragionamento comune a tutti. E’ il sesto senso… Un primo senso ermetico, un albore di coscienza delle cose a cui il ragionamento degli uomini mediocri non arriverebbe…Si racconta di Domenico Cirillo che, sentito lo starnuto seguito da sbadiglio del carbonaio che scaricava la sua mercanzia, gridò: va a coricarti e cavati sangue, perché corri pericolo immediato di morte. L’altro rise e la sera morì…(SM,II,172 e nota 1) – Una medicina ermetica, nuova o rinnovata utopia, sarebbe una balordaggine se gli studi psichici, la crisi filosofica e religiosa del secolo ora defunto, e l’insuccesso continuo della ricerca positiva coi metodi chimici nella terapia, non concorressero a promuovere una ricerca in senso diverso per trovare un fattore finora ignoto nella realizzazione medica, fattore che fu il patrimonio della sola fede religiosa, quando la cultura del popolo era men che niente…noi vi portiamo un elemento ermetico che a voi manca, lo spirito della sanità, spirito iperchimico, di una materialità più sottile, di una sublimazione più elevata dei vostri prodotti di laboratorio, che – aggiunto a questi – vi dà la panacea degli antichi oscuri enunciati alchimisti. Il medico naturalista, materialista nel senso basso della parola, è un applicatore di teorie e un donatore di medicamenti chimici, scettico, crudo, freddo osservatore. Se la pratica insegna al tale settenario le indicazioni termometriche non declinano, il medico sentenzia la fine…Vedete vi manca un elemento di bene… vorremmo che ogni medicina prescritta in dosi regolamentari, vi portasse aggiunto un grammo di buona volontà per ogni milligrammo di mercanzia farmaceutica, o viceversa…La buona volontà non è un sentimento poetico dello spirito umano, è una materia vibrante vita e bene che i centri psichici o mentali di un uomo esercitato ed educato ad irradiarla, può dirigere ovunque vi è uno squilibrio organico e farlo ritorcere alla primitiva pace…La psiche per noi è la risultante dell’organismo fisico e morale dell’individuo, la vera sede isolabile dell’essere interiore che è in noi, libero da ogni vincolo o schiavo di ogni abitudine ed impressione esteriore, atto ad agire come il corpo esteriore, o indipendente da esso. (SM,II,13-15) – La  virtù di fare o pensare o concedere il bene, non è che spirito della mente o anima, attivo e gestante, e la sua radice è nel centro o nucleo mentale, o anima o spirito. Se la fonte in cui lo spirito prende radice vuol diventare virtù. Cioè vuol diventare agente o attiva e realizzante, deve permutarsi in buona, cioè – nell’intima sua costituzione – permanentemente concepente il bene….I nostri misti o novizi sono intenti e invitati a questa preparazione; affinché acquistino o realizzino la Virtù terapeutica e la trasmettano. (SM,II,77) – Noi dobbiamo dare agli infermi una forza interiore nostra che il medico profano non può dare; noi possiamo dare alla vita indebolita, sofferente di un uomo, un principio vitale che tutti quanti noi, come in genere tutti gli uomini, possediamo e che sotto determinate leggi possiamo trasmettere o aggiungere alla forza vitale dell’individuo che ne manca. Come una trasfusione del sangue, la nostra è una trasfusione di fluido della vita animale e psichica. La nostra opera, per adoperare una parola comune, è spirituale. Ma di questa parola si è abusato….Noi dobbiamo intendere “spirituale” la forza del nostro essere interiore che non ha parola spicciola del vocabolario comune atta a definirla…spirituale per la sua materialità sottilissima e sublime che muta l’apparenza transitoria delle cose, donando la vita dove la vita manca. (SM,III,196) – Un clinico illustre al quale fu domandato se fosse possibile la medicina a distanza (teleurgia) rispose che in buona fede è un errore e che in mala fede è una ciarlataneria; e non poteva certo rispondere diversamente. Dato il preconcetto, base di ogni insegnamento di cattedra, che il vero scienziato deve ignorare nelle sue lezioni che l’uomo ha un’anima, cioè una personalità polarizzata nella parte più sottile della unità tipica normale…ogni professore che è coerente a sé stesso, deve rispondere così. Se no implicitamente dovrebbe accettare, oltre le leggi fisico-chimiche e le biologiche incerte e le psicologiche ufficialmente ammesse, nuovo intingolo alla salsa dottrinaria, la concezione dell’uomo-spirito, e ricominciare da capo a edificare un castello scientifico nuovo…(Nella teleurgia) se si rinviene uno stato “armonico” delle anime di due individui in cui l’ostacolo è distrutto dal sentimento di bene, ognuno dei due diventa, di fronte all’altro, attivo e passivo reciprocamente…la ricerca dello stato “armonico”…è garanzia di giustizia e bene. Questo stato di armonia è rappresentato nel limite più basso dalla simpatia fra i due soggetti, nel limite più alto dallo stato di amore. Se gli scienziati di cattedra non escludessero l’analisi dei sentimenti nei rapporti o nella corrispondenza fra due anime, potrebbero spiegarsi perfettamente la corrispondenza effettivamente controllabile fra due anime armoniche…La meccanica dei sentimenti e la effettiva positività degli stati sentimentali umani sono due cose che finora, pubblicamente e ufficialmente, l’umanità ignora. Il sentimento del bene e della solidarietà umana è stata finora, pei volghi, il patrimonio delle disquisizioni religiose. La positività dell’affetto è negabile a pieni voti in uno scrutinio analitico, nel quale i giudicanti limitano la possibilità del fenomeno senza una causa fisica, quasi che nell’orbita della fisica e della chimica più complessa non potesse essere compresa l’analisi del sentimento fuori e scevro dai limiti convenzionali dell’ambiente accademico…La loro analisi (dei sentimenti), la loro intima anatomia appartiene alla penetrazione del potere ermetico dell’uomo che saggia…Questa analisi ermetica è scienza divina, cioè sapienza di numi di cui i fondatori dei tempii e gl’iniziati possedevano le chiavi, cioè la penetrazione mercuriale…Le persone dotte delle dottrine insegnate nelle università europee stupiscono se qualcuno dice loro: io posso col mio pensiero giovare al vostro corpo malato. Perché stupiscono e, con una leggerezza indegna della loro gravità, diffamano un’idea che la gente meno dotta intuisce e sente come vera? Forse perché il pensiero è meno materia di un gas, di un etere, di un alcaloide di oppio? Ma nelle università, dove s’insegnano tante cose peregrine, come la stilistica e la teologia, non vi è una cattedra che insegni che cosa si debba intendere per materia, se le forze sono materia, se le energie sono separabili dalla materia…Il calore, per esempio, l’elettricità…se sono energie indipendenti o frutto di stati di essere della materia, non hanno influenza sulla materia? Il calore è tanto materia, per quanto trasforma i corpi che cadono sotto il suo dominio; l’elettricità è tanto materia per quanto esistono i contatori dell’energia elettrica. E il pensiero? ma energia fisica che stia alla pari col pensiero umano, non esiste. Se la materia più grave (le rocce granitiche) è resistente, il pensiero vi apre i trafori; se il mostro elettrico (parliamo in simboli) si educa perfino a illuminare fievolmente nelle alcove e splendente nei saloni, a trasmettere il nostro pensiero ai lontani, a diventar strumento di piacere o di morte, è il pensiero che lo ha soggiogato; se la legge della gravità è frustrata con la vittoria della navigazione aerea, è il pensiero che è trionfato. Lo scettico sogghigna… per sé stesso, senza nessuno dei mezzi realizzatori meccanici, il pensiero non avrebbe compiuto tali portenti! Chi lo nega? Ma nel dominio delle forze o delle resistenze più materiali, egli si è giovato dei coefficienti che gli hanno fatto conseguire la vittoria; dove non ha bisogno di alleati è nei rapporti o azioni con le forme materiali che a lui sono più omogenee. (SM,II,101-107) – Fino a quando non si troverà dai profani il legame che unisce lo spirito al corpo, il rimedio per far rifiorire la carne non si troverà (SM,III,553).

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4 Comments

  1. Buteo 18 Marzo 2014 al 23:44 - Rispondi

    In riferimento alla terapeutica ermetica, farei alcune considerazioni sulla terapeutica ‘ufficiale’ verso malattie per le quali si utilizzano oggi sostituti sintetici ormonali o enzimatici.
    Diabete mellito e ipotiroidismo, patologie frequenti nella popolazione, si curano con successo grazie alla somministrazione di ormoni di sintesi. Si tratta di strutture molecolari complesse, che, prodotte in laboratorio, ricalcano la struttura dell’ormone naturale e ne riproducono l’attività, sopperendo, nell’organismo affetto, alla carenza dell’ormone naturale.
    Esistono anche patologie rare e gravemente invalidanti, causate dalla carenza o assenza congenita di un enzima, verso alcune delle quali sono disponibili oggi enzimi di sintesi. Ad es., recentemente, grazie alla somministrazione precoce dell’enzima di sintesi in un bimbo affetto da Mucopolisaccaridosi I, si sta ottenendo assenza dei sintomi della malattia a 5 anni dalla nascita.
    Un enzima è una proteina, cioè una molecola complessa, la cui funzione è accelerare i processi biochimici ai quali è deputata: senza questa velocizzazione, l’attività di utilizzo del substrato rallenta a tal punto che il processo biochimico stesso diviene inefficiente, con blocco della funzione cui era predisposto, accumulo del substrato inutilizzato, danno cellulare e d’organo, quindi malattia.
    Ogni enzima naturale ha una propria attività intrinseca: l’enzima, a contatto coi substrati, coi quali è deputato a interagire, manifesta di per sé la propria attività = sa cosa deve fare. Possiamo dire sia dotato d’intelligenza. Intelligenza che è insita nella sua stessa struttura.
    Ove sia riprodotta in laboratorio una molecola con struttura analoga alla molecola enzimatica naturale, si osserva come anche l’enzima sintetizzato ‘artificialmente’ abbia in sé la stessa capacità di svolgere quella funzione. Il che significa che è proprio quella struttura ad avere in sé l’intelligenza che consente l’azione (idem per ormoni di sintesi).
    Quando la materia si dispone, quindi, secondo una determinata struttura, non può non esprimere l’attività mentale correlata, che appare insita nella struttura stessa. Ciò in linea a quanto conosciamo dalla medicina ermetica: unità inscindibile di materia e mente.
    L’altra considerazione che ne discende è che la struttura è in sé viva. Ed è viva sia quando espressa da un organismo vivente, sia quando prodotta in laboratorio, ancorché presentata in forma ‘inanimata’, solida (compresse) o liquida (fiale). A conferma del principio ermetico che riconosce la vita in ogni anche più piccola parte della materia. Materia che, anche quando considerata ‘artificiale’, è sempre inequivocabilmente Natura, in qualsiasi forma essa si dispieghi.

    • m_rosa 20 Marzo 2014 al 15:24 - Rispondi

      A proposito di quanto dice Buteo, proprio oggi ho sentito l’ultima parte dell’intervista ad uno dei ricercatori che stanno studiando la riproduzione in 3D di organi da impiantare (di cui già su questo blog si era data notizia) il Professore diceva che con questo sistema le riproduzioni sono assolutamente conformi all’originale e che tanto più l’organo artificiale assomiglia anche visivamente a quello naturale, tanto maggiore è la possibilità che funzioni. Ma non ho capito quale sia la spiegazione che la scienza dà a questo fenomeno. Qualcuno ha sentito qualcosa?

  2. A.Detommaso 3 Marzo 2014 al 19:11 - Rispondi

    “Verbum caro factum est, cioè la parola si è trasmutata in atto.”
    Leggendo questa frase, riappare alla mente il ricordo di alcune feste cerimoniali vissute nella Schola, in cui il/i preposto/i pronunciano determinate parole di Bene, veicolate magari da un Brindisi augurale, trasmette un dono agli ascoltatori più pronti a riceverlo. In apparenza un comune momento conviviale, di fatto fuori l’ordinario. Tenuto conto che gli atti condotti nella Scuola, corrispondono verosimilmente ad un preciso metodo, ovvero “Ermetico” osservo, per quanto mi riguarda che è bene raccogliere con tutto me stesso le preziose parole formulate dall’oratore affinché ne possa beneficiare il più possibile, per ciò che più necessito nell’ambito di “Luce e Salute”.
    Questi, sono a mio avviso momenti solenni da non sottovalutare o confondere con un comune banchetto tra amici, è invece propio il caso di pensare – carpe diem…

  3. segezia 28 Febbraio 2014 al 00:49 - Rispondi

    Secondo Platone l’idea era causa della forma e fondamento della conoscenza. In tale prospettiva il fatto che il nostro corpo abbia preso la forma che ha non può giustificarsi solo in quanto determinato dai geni, poiché ci si potrebbe domandare “e perché proprio quelli e non altri?” (dato che il processo di riproduzione ne scarta la metà, la domanda è pertinente). Così si torna all’Idea che pre-esiste alle forme e costituisce il presupposto di ogni conoscenza.
    L’idea è la forma che assume il pensiero il quale, troppo spesso, non è che materia guizzante nei meandri delle nostre connessioni cerebrali, scatto fulmineo di correlazioni, immagine sporadica, pro-posito troppo inconsapevole. Non è facile nemmeno trattenere i pensieri ché già martella in un angolo di noi il quesito “se solo si potesse fermare la mente su una cosa, imprigionarla in una forma, quante e quali cose potrebbe fare?”. È l’abbici dell’apprendimento, lo stare attenti raccomandato dalle insegnanti, il conservarsi vigili auspicato dagli intelligenti che danno preponderanza all’elemento psichico.
    E perché, in tal caso, non potrebbe questa stessa ‘idea’ essere CAUSA della nostra forma fino nelle più minute sue molecole? E cagione di malattia o messaggera di salute? Perché deridere chi pensa che l’idea e non altro disponga i nostri atomi recando equilibrio o squilibrio?
    Giuliano Kremmerz era avanti in questa ipotesi… O forse era indietro quanto Platone e più ancora.
    Ma non servono grandi scienziati per capire che chi è in pace con sé stesso vive meglio e, forse, fa anche vivere meglio. Né serve una logica universitaria per capire che, qualora si trovasse il modo di definire il pensiero guizzante entro una forma fissa, si potrebbe trapiantare la salute come oggi si trapianta il midollo.
    Perfino gli scritti possono, a distanza di un secolo, trasportare le idee: la vita comanda alla vita e c’è una tradizione che può educare a farlo.

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