La memoria e il campo astrale (o incosciente)

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La memoria e il campo astrale (o incosciente)

25 giugno 2009

L’immagine delle cose si conserva in noi in un campo inesplorato che appena oggi comincia ad attirare l’attenzione dei psichisti. Questo campo che è in noi e fuor di noi è la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici. E rappresenta la parte più misteriosa del nostro essere, la camera oscura, per così dire, della fotografia dei nostri prodotti di origine sensoria, tanto di questa vita quanto delle precedenti. Quelle che un gruppo di filosofi chiamò idee innate, che si manifestano spontaneamente nei fanciulli, che insorgono negli adulti nei momenti critici della vita, che in alcune nature prendono la forza dell’ossessione e in altre quelle della demenza, appartengono al tesoro di questa misteriosa macchina fotografica che edita, ad occasioni determinate, i ricordi. La memoria, dal punto di vista ermetico, non deve essere considerata che come il meccanismo evocatorio delle idee o immaginate o foniche o olfattive o tattili o saporifiche che giacciono inerti nel campo misterioso suddetto. L’esistenza dl quale campo in noi e intorno a noi è provata da noi in ogni istante della vita quando parliamo, evocando contemporaneamente parole e idee e suoni, quando provvediamo ai nostri bisogni più umili, quando ragionando associamo idee complesse… Come chiamarlo? – l’hanno i più moderni chiamato incosciente, ma nel linguaggio ermetico e  magico è  il  campo astrale o  campo oscuro, fonte e  riserva di  tutta  la  nostra coscienza ma della qual fonte o riserva non abbiamo certezza che solamente pei ricordi che vi attingiamo con le continue evocazioni, per mezzo del meccanismo della memoria…Il campo astrale, oscuro, misterioso che è in noi, cioè in ognuno degli esseri umani, è anche nella immensa sintesi dell’Universo. Nell’uomo è la riserva occulta della sua storia, nell’Universo è la matrice di tutte le vite vissute, di tutte le forme immaginate, di tutti i pensieri voluti. Il campo o zona o corrente astrale universale comprende in sé i campi parziali di tutti gli uomini. Quindi dalla zona o campo astrale proprio si può penetrare in quello universale, da questo discendere in ognuno dei particolari. In questa legge si trovano le spiegazioni di tutti i fenomeni mentali di lucidità o chiaroveggenza e di profezia, telepatia, lettura di pensiero, premonizioni…I caratteri di riserva atavica si manifestano nelle famiglie, si allargano nelle tribù e si generalizzano nelle razze. Ogni uomo porta impressi i caratteri particolari della sua storia individuale nel suo astrale misterioso il cui fondo riflette il colore spiccato della famiglia di un fondo o cielo più vasto che è quello della razza. Ogni uomo nasce con le sue memorie che ne determinano caratteri, evoluzione e vita – in armonia o disarmonia coi caratteri genetici dei genitori da cui procede. Ogni uomo può risvegliare la sua individualità storica, quando la contribuzione della astralità dei genitori, della sua carne o forma presente non costituisce tale un sostrato nuovo che inabissa l’antico. Ogni uomo che nasce subendo l’astralità dei genitori, nel periodo della sua educazione nuova, amalgama il fattore suo, principale o storico, ai fattori atavici e li cementa con una forma di adattabilità all’ambiente, direi con una vernice che è il frutto della sua esperienza pedagogica e acquista una fisionomia rinnovellata. Ogni crisi umana morale o mentale, di natura fisica o psichica, tende a mettere in evidenza l’elemento storico fremente di libertà e di riscossa, l’amore, l’odio, l’ira, il delirio, la disperazione, il dolore, la gioia. (Miriam) (C, I,177-180)- L’uomo, contrariamente a tutte le convenzionali affermazioni della filosofia comune, non ha integra la coscienza dei propri sentimenti e dei propri atti in tutte le ore della sua esistenza – qualcuno direbbe di più che l’uomo non ha mai la coscienza completa di se stesso. Il perché non è il luogo questo di discutere o affermare, ma le scienze occulte che fanno capo alla cabala confermano come una legge controllabile dell’esperienza psichica che il fatto della non coscienza completa negli uomini non è stato mai messo in dubbio da chi si è occupato di questi studi. Infatti quello che modernamente si chiama nell’uomo corpo astrale fu detto e indicato da simboli che si potrebbero tradurre uomo lunare o corpo lunare (lunare, come la forma mutevole della Luna, come ne è incerta la luce più o meno secondo le sue fasi), un essere o parte dell’essere umano che stabilisce il limite tra la coscienza presente e l’entità storica reincarnata; in questo limite l’uomo storico interiore manifesta la sua tendenza sotto la manifestazione istintiva e l’uomo moderno esteriore ripone le conquiste di conoscenza esperimentale nuova. Questa zona intermedia corrisponderebbe in molti punti ad un deposito della memoria più recente e ad un laboratorio sintetico per trasformare le sensazioni esteriori e i giudizi dell’uomo contemporaneo a materiali di erudizione che vanno ad assimilarsi alla entità storica occulta. (L’individuo o personalità occulta sarebbe laboratorio di riserva mentale, ove tutto il passato e le nuove cognizioni sono sinteticamente custodite). Ho adoperato la parola memoria non a caso. Lo stato di non coscienza è stato di oblio: il sonno nell’uomo ordinario è come l’anestesia delle sensazioni patologiche o semplicemente normali; i sogni, di cui già parecchi studiosi si occupano dal punto di vista della psicologia e della fisiologia, dovranno essere esaminati alla luce dell’influenza interiore della entità storica sull’elaborazione delle immagini reali più recentemente in possesso della nostra psiche. Quante parole curiose e strane per esprimere idee che non voglio nascondere ma rendere chiare! Psiche, memoria, coscienza, istinto, uomo lunare, sono tante cose diverse secondo la diversa cultura analitica dell’uomo che mi legge – eppure l’idea semplice di un microcosmo (piccolo mondo) umano dà il concetto esatto della realtà delle coscienze nell’Essere. Memoria in atto: uomo esteriore moderno. Memoria in collaborazione: limite della memoria cosciente. Memoria in riserva: uomo interiore antico e storico.   Rapporti analogici: Luce che investe un corpo o luce permanente; Limite o zona tra luce e ombra; Ombra insondabile che è principale fattore della visione nella luce illuminante. Idee semplici: La coscienza della sensazione e dell’atto della nostra volontà presente; Stato di coscienza latente a cui la nostra facoltà di risveglio può attingere le idee immesse; La coscienza inesplorabile che, pur conservandosi tale, dirige gl’istinti e le tendenze nella nostra vita moderna ed esplicativa.(C,II,144 -145) – L’abisso dell’uomo è il fondo astrale la cui etimologia è oscurità. Quindi l’abisso profondo ed oscuro. La zona astrale dell’universo è  egualmente zona  senza luce,  cioè  nera.  (SM,II,305 n.1)- L’incosciente, il subcosciente e il subliminare appartengono a quel campo astrale che è in noi (astrale= nero, senza luce) da cui stillano di tanto in tanto i disordini e tutte le meraviglie  più  inconcepibili,  la  favilla  del  genio  e  l’esagerazione  della  follia. Individuate come nucleo, come entità, come persona questo campo e vi vedrete un’unità storica dello spirito nostro attraverso tutte le esistenze trascorse. (SM,II,388) –  Bisogna persuadersi che  il  professore titolare  di  psichiatria alla  Università di Vienna (Freud) non ha fatto opera inutile e poco coraggiosa iniziando un procedimento analitico dei sogni come espressione dell’incosciente – astrale umano e riserva della memoria nascosta dalla personalità viva. La memoria, secondo i filosofi, pare che sia una proprietà dell’organismo vivente e ragionante. Se l’organismo morendo si disgrega, se ne va in elementi e ceneri, la memoria cessa con la vita organica. Questo, se fosse vero, dovrebbe far concepire l’essenza immortale dell’uomo (anima, spirito, iod) come sprovvista di ricordo di qualunque esistenza. Se ne dorrebbero soprattutto gli spiritisti, gli occultisti, i cristiani. Quando l’anima di un defunto si presenta al cospetto di S.Pietro, alle porte del paradiso, la sua personalità è diventata quella di un idiota; non ricorderebbe quindi neanche se ha rubato, assassinato o fatto opere buone; ed a meno che al defunto non siano restate appiccicate le colpe come tanti cerotti, non ne capirebbe gran che neanche il santo più virtuoso…Uomo di scienza ed osservatore, il Freud – tendente involontariamente a proclamare un’individualità occulta – non rimonta che allo stato fetale come origine prima delle sensazioni dell’essere. Non riconoscendo una personalità storica nell’organismo in fabbricazione nella matrice, non ammettendo nell’elaborazione di un corpo un nucleo centrale come embrione di uno spirito già vissuto, carico di ricordi, di esperienze buone o pessime, egli – nella posizione del dormire nel letto con le gambe e le ginocchia piegate, come se volesse toccare il mento – vede il ricordo cosciente di una volta e poi passato all’incosciente, la memoria di una posizione protettiva e magneticamente isolante, come se si volesse costituire un contatto di estremità per rigenerazione; poiché il mistero del sonno non è nello stato di essere addormentato, ma nella rinascita delle forze esaurite, quando ci si risveglia; enigma a cui nessuno ha risposto esattamente. Non riuscendo, dice l’autore, a determinare lo stato di riposo, il dormiente sogna, e questi sogni hanno o un senso troppo chiaro, o sono incoerenti o non ne hanno nessuno. Allora bisogna interrogare il sognatore e domandargli ciò che il sonno significhi…Io vi assicuro che è possibilissimo e anche verosimile che il sognatore sappia, malgrado tutto, ciò che il sogno vuol dire, ma non sapendo di sapere, crede di ignorarlo. Allora bisogna interrogare: l’interrogatorio investigativo, analitico, che rimonta alle origini delle idee immagazzinate, non confessabili, che l’uomo non arriva neanche a confessare a sé. Ma i sogni molte volte sono interrotti, presentano delle larghe interruzioni, lacune inesplicabili, e il Freud dice assolutamente: bisogna incriminare di queste interruzioni l’intervento della “censura” dei sogni. La censura è un elemento importante, perché esistente e reale. Freud non ne determina la psicologia, ma il solo valore psicologico attivo.   Della   censura,   voglio   dire,   il   Freud   non   ne   conosce   che   l’atto… Quest’ostacolo censorio preesistente o recente è un enorme ponte che divide l’uomo ordinario dai tentativi delle esperienze di magia, perché l’ostacolo non è solamente spirituale nel senso ordinario della parola, ma ha potestà su tutta la vita fisica e mentale, influenza la riuscita nella vita pratica come un potere inibitorio ragionante, altre volte istintivo, più sovente per sentimentalità, ha cento facce diverse, ed è di origine imitativa…Io non considero questa teoria del Freud che in rapporto alla psicologia degli studiosi di Magia e dei praticanti di ordini o fratellanze isiache e devo – pur convenendo che la psicanalisi invade il campo della nostra fratellanza e trasporta elementi di questa in quello scientifico – separare le concezioni del dottore viennese dalla maniera concreta, da altri elementi di pratica nostra. (SM,II,396-399) I pensieri, idee, azioni, fatti, impressioni, sensazioni che altre volte sono stati nostri, sparendo dalla memoria non sono distrutti, non sono veramente spariti, si sono semplicemente immersi in un baratro ignoto che, pieno delle acque del fiume dell’oblio, li accoglie nel suo fondo, li riserva e li conserva. Di tanto in tanto quando una occasione si dà, non sappiamo per quale meccanismo, attiriamo una delle cose sommerse (pensiero, idea, sensazione, atto) che da questo fondo ignoto ritorna a galla e, senza fare ancora parte della nostra coscienza e della nostra responsabilità, come idea viva agisce, come azione, si compie. La riserva di queste idee sparite, di queste azioni obliate, è una seconda coscienza nostra, coscienza ignorata, che costituisce l’incoscienza o l’incosciente umano. L’antica Magia lo indicava col nome di astrale umano, la zona senza luce, non illuminata, da cui lampeggia l’inaspettato della nostra storia interiore e spesso la parola del Genio…Dunque esistono degli atti che il corpo fisico compie senza il controllo della nostra intelligenza sveglia. Questi atti non sono automatici né facilmente definibili perché noi non sappiamo a qual meccanismo evocatorio obbedisca l’incoscienza. Freud, il fondatore della psicanalisi, attribuisce alle idee immagazzinate nell’incosciente durante la vita uterina dell’uomo e alle sensazioni della uscita dal corpo materno e ricacciate nell’incosciente, la causa prima di molti disordini nervosi e malattie della psiche, dalla semplice impressionabilità sensista o immaginativa, alla nevrosi, alla paranoia e alla follia. …Evocazioni di idee seppellite  nell’incosciente e  interpretazioni dei  sogni  come  manifestazione dello stesso incosciente… La Scuola Ermetica Italica, ispirandosi a una sorgente più antica del periodo in cui la Magna Grecia e le terre meridionali erano laboratori di una filosofia che non si scriveva o formulava in dommi pomposi, ricerca nell’astrale umano o incosciente, idee, impressioni, ricordi di una vita preconcezionale e non prenatale o vita uterina come fanno il Freud e i suoi discepoli. (D,71-72)-   Dice Mamo Rosar Amru, maestro di Izar caldeo: “Il punto nero, insondabile, che riunisce l’essere umano alla coscienza o anima del mondo, tu non lo troverai mai perché è un dedalo misterioso, senza luce, in cui per ogni voluta più nera, si aggroviglia un serpe che ha mille teste e cento occhi per ogni testa, ma ogni occhio è nero e non sfavilla, perché la luce non sia fatta”. E Izar domanda: “Chi volle così?”. E Mamo: “ Nargal (la legge unica) poiché tu sappia che quando in quell’abisso tu potessi guardare, tutto conosceresti, ciò che fosti e fu, ciò che sei ed è, ciò che sarai e sarà, e distruggeresti la tua individualità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e di ignoranza, cioè di non sapere. Il dio che vuole saggiare le gioie della vita deve essere plasmato uomo nell’utero d’una femmina dove per la oscurità completa perde la conoscenza di ciò che fu e nasce alla vita con un raro senso indefinito di ciò che conobbe e si trastulla a farne la conquista…Poiché tu sappia che il sapere porta con sé il dispregio dell’essere e lo mummifica perché vede il passato come l’avvenire nella stessa faccia e le piccole vicende del giorno d’Astarte pari alle grandi di una notte di Beel – e se vuol vivere, deve non sapere la vita che è il fuoco da cui è nato”. E Izar: “Onde è precluso al sacerdote di visitare il laberinto e toccarne il serpente?”. E Mamo: “No, perché da Nebo (Ermete) può ottenere il secreto di rendere luminoso un occhio per volta dell’oscuro rettile e vedere in un lampo fugace quella parte di verità che non satolla la sua fame e che la rende più avida di conoscenza”. (Miriam) (C,I,178-179)

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4 Comments

  1. guglielmo tell 1 Agosto 2014 al 18:02 - Rispondi

    la verità, se non erro era in greco “aletheia”, cioé negazione (alfa primativo) del Lete, il fiume in cui immergendosi si dimenticava..quindi la verità corrisponde alla memoria…. molto suggestiva l’immagine del serpente con mille teste pieni di occhi senza luce, nascosto nel labirinto, di cui hermes da la chiave di illuminare un’occhio alla volta, il cui lampo rendi avidi di ulteriore comoscenza..

  2. A.Detommaso 31 Luglio 2014 al 11:39 - Rispondi

    Rileggendo la composizione intitolata. ‘ La memoria e il campo astrale (o incosciente), edita il 25 giugno 2009 su questo nobile sito, e prendendo spunto da questo passo che mi sono permesso di estrapolare e che appresso riporto:
    “Ogni crisi umana morale o mentale, di natura fisica o psichica, tende a mettere in evidenza l’elemento storico fremente di libertà e di riscossa, l’amore, l’odio, l’ira, il delirio, la disperazione, il dolore, la gioia.”
    ……. Sono seguiti alcuni ragionamenti che mi hanno portato a descrivere i comportamenti di un ipotetico individuo, mentre vive uno stato di coscienza alterato. Mutamento psicofisico, causato magari dall’uso o abuso di sostanze alcoliche e che può manifestare una condotta imprevista, suscitando stupore nei confronti di chi abitualmente affianca il soggetto, che registra quanto di cui è testimone.
    Condotta che per es. può presentare caratteri di eccessiva violenza, allegrezza o genio a seconda delle singole fattispecie oggetto dell’osservazione. Giacché in generale sappiamo, che non solo l’alcol produce alterazioni più o meno rilevanti, potremmo menzionare tra le molte altre circostanze possibili, l’eccitamento durante l’atto ‘amoroso’; l’avido, trovatosi obbligato x situazioni contingenti ad onorare il pagamento di una prestazione dalla quale si sarebbe volentieri sottratto; mentre si dorme, o cmq + indeterminatamente quando l’attore vive uno stato di grande successo o di estrema difficoltà questo – potrebbe far emergere la sua vera personalità, quella più nascosta, la parte dell’uomo che il M. G.Kremmerz chiama ” l’uomo storico” o meglio; si profila una particolare connotazione tra le innumerevoli, che mostrandosi in quel momento libera dal comando del controllo razionale esercitato dal soggetto, nel corso della quotidiana vita ordinaria, in cui la maschera della nuova educazione famigliare e/o sociale ne ostacola l’uscita!
    Naturalmente, in seguito allo studio della Filosofia del Gran Maestro, mi accingo a teorizzare possibili accadimenti, sebbene quanto in parola, penso possa essere normalmente riscontrato da tutti, osservando il comportamento di chi conosciamo, e nei momenti di maggiore nitidezza, auto esaminarci! Da qui formulare in/fondatamente le conclusioni del caso.
    E dire che alcune fattispecie di diritto penale, durante l’azione sanzionatoria, prendano in esame la possibilità x l’imputato, di beneficiare di attenuanti, nel caso lo stato alterato di coscienza abbia qualificato quello che il codice penale contempli con la locuzione “non in grado di intendere e volere”; non essendo però, un Professore di diritto penale, non entro nel dettaglio delle particolari sfumature che possano determinare dette applicazioni. Indugiando sul terreno della psicologia, mi limito ad osservare che, quanto sopra, denota o denoterebbe la possibilità invece, di conoscere nelle manifestazioni anzidette, caratteri + verosimilmente veri di un soggetto coinvolto – piuttosto quando vien fuori il suo istinto, diciamo più squisitamente primitivo, che lo stesso espone, ovverosia – non riesce ad omettere di mostrare la faccia sincera, – spiacevole o bella che sia;
    inversamente desterebbe sospetto chi, a causa di fattori ambientali, mascherato da un apparente buona educazione, vuole, calcolatamente esibirsi x ciò che non è, interpretando penosi “cortometraggi” che talvolta sarebbe meglio non trovarsi ad assistere!
    Or dunque – ….. se lo riteniamo giusto e necessario, mettiamoci al lavoro acutizzando la capacità d’osservazione, tendendo così una trappola alla faccia menzognera che in noi è fuor di noi potrebbe dissimularsi, con l’augurio presto o tardi di risvegliare progressivamente, accenni della ‘zona occulta’ che in noi soggiorna, promuovendone l’esplicazione attraverso gli strumenti che la Schola Ermetica mette a disposizione.
    Per quanto sopra narrato, desidero parteciparvi di un breve racconto che molto tempo or sono, sintonizzato su una frequenza radio, ascoltai; tuttavia ritengo che nella sua sinteticità, possa dire molto. –
    La mamma di un discepolo di Socrate, rivolgendosi al figlio gli dice: Oggi mi sembri triste, e lui risponde con tono determinato, Mamma, io non sembro triste, io SONO triste!

  3. sannitica2011 6 Maggio 2014 al 09:27 - Rispondi

    Mi stupisce sempre non poco l’importanza data oggi alla ricerca spaziale, considerate le infinite cose della vita che non conosciamo o che interpretiamo male. Tutto ciò, poi, in contemporanea ad un degrado crescente dell’esistenza, dei valori e della qualità. Sotto i nostri piedi le risposte ai misteri dei popoli antichi da cui proveniamo, sopra la testa le origini ignote. L’ignoranza accoppiata a tanta presunzione sembra una prerogativa della nostra specie. Speriamo che fra le tante scoperte qualcuna porti l’umanità ad una coscienza più profonda. Anche su questa ultima il mondo scientifico è diviso in due: c’è chi pensa sia una qualità intrinseca dell’universo e chi sia solo un prodotto dell’evoluzione. A questo proposito oggi Penrose rilancia una ipotesi che soddisfa entrambe le concezioni: la coscienza sarebbe basata su vibrazioni quantistiche nei microtubuli all’interno dei neuroni cerebrali.

  4. fler95 19 Luglio 2013 al 19:09 - Rispondi

    Il triangolo del fuoco – cui allude il post di filosobek – si fonda sull’idea che questo abbia bisogno sempre di tre elementi per prodursi: un innesco, un combustibile e un comburente. Normalmente, il combustibile è la materia che prende fuoco e il comburente è quello che lo alimenta e/o lo fa durare.
    Dando per assunto che il nostro corpo è in grado di ‘ardere’, ‘avvampare’, ‘accalorarsi’, ‘infiammarsi’ eccetera, il pensiero è sicuramente l’innesco (da cui l’importanza della PAROLA che lo suscita), ma il comburente… è proprio la memoria. Francesca, nell’Inferno dantesco, usa la memoria per rinnovare il proprio tormento, Pia dei Tolomei in Purgatorio vuole essere ricordata da chi è al mondo, il riso della beatrice paradisiaca non si riesce invece a rimembrare… Ricordare alimenta o spegne dentro di noi i desideri, rammentare rinfocola o distrugge le passioni, rimembrare (per quanto verbo ormai poco usato) appartiene alla lingua italiana che distingueva la memoria del cuore, della mente e del corpo.
    Distinzioni a parte, Kremmerz indica nell’astrale “la riserva da cui la nostra coscienza umana attinge la memoria di tutte le cose viste e conosciute con uno dei sensi fisici”. (E questo mi ha fatto pensare che la tecnologia attuale, che sembra così moderna, ancora una volta ripropone quanto già fa la Natura. Il CLOUD – dall’inglese ‘nuvola’- consente di attingere non solo alla ‘memoria’ della rete, ma anche a un modo di elaborarla).
    La scienza, mi pare, continua a muoversi in orizzontale senza mai penetrare – come invece fa la tradizione ermetica – le ragioni delle cose né sperimentarle su di sé. Se solo penso a tutto quanto sono stata educata a fare in questi anni di appartenenza alla Schola…! Devo ammettere che mi si è dischiuso un universo.
    Ed ecco che questa memoria mi riscalda l’anima mentre la predispone all’Agape. Ma già so che quel luminoso (e numinoso) giorno …passerà: come sempre, nel lampo di un istante.
    E per conservarlo un anno intero non resterà, di nuovo, che la memoria: della mente. Del corpo. Del cuore.

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