La Medicina teurgica nella S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam

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La Medicina teurgica nella S.P.H.C.I. Fr+ Tm+ di Miriam

Uno di voi mi chiede di spiegare che cosa sono gli Eoni, le Entità di cui nei Quaderni della Scuola si parla, e coi quali è detto che dobbiamo metterci in contatto.

Abbiamo detto che nella nostra Scuola possono entrare individui di tutte le religioni, perché la nostra non è una religione, ma una ricerca dal punto di vista umano, speculativo, filosofico, quando parliamo in astratto; esperimentale, quando cerchiamo di portare la filosofia nel campo pratico. Questa forza di cui noi ci occupiamo, gli antichi la esprimevano con vocabolo figurato e con caratteri fuori d’uso della calligrafia comune. Noi, non essendo dei mistici e lasciando libertà di pensiero a tutti nel trattare di Magia Naturale, parliamo di forze. Queste sono nell’uomo come vi ho spiegato, ma sono anche al di fuori dell’uomo, perché sono anche forze universali. Ugualmente l’intelligenza è nell’uomo e fuori dell’uomo. Le forze che sono nell’uomo sono individuali; quelle fuori dell’uomo sono universali…Fuori dell’uomo l’individuazione non è possibile, se non si suppongono – entriamo così nel campo delle ipotesi necessarie – dei centri determinati di virtù, di vita e di forza. Mi spiego: noi individualmente, come ho detto, racchiudiamo una massa di elementi eterogenei ma individualizzati, cioè che sono rappresentati nel loro piccolo insieme, nel loro piccolo mondo in un solo individuo. Immaginiamo che una delle nostre virtù sia l’orgoglio. La parola orgoglio rappresenta tutto un assieme di una elaborazione dell’uomo, la egoarchia. Io sono! Questo lo sente il figlio di fronte al padre, il marito di fronte alla moglie, l’uomo più orgoglioso di fronte alla società;…Questo che è in noi, poiché è una concreazione naturale di immagine, deve avere una sede, un nucleo centrale che è fuori di noi. Allora noi possiamo prospettare, immaginare con quel tale sistema che ho spiegato a proposito del calamaio (NdR:esperimento della formazione delle immagini), un centro vitale che rappresenti la persona orgoglio, persona – orgoglio – fuori di noi nella sua entità, ed a cui noi andiamo a ricorrere come a sorgente, se vogliamo attingerne una coppa od un tino. Questo che ho detto per l’orgoglio, pensatelo per ogni singola concreazione delle vostre virtù o dei vostri vizi o passioni individuali. Fuori di noi assistiamo per ipotesi necessaria alla valorizzazione della natura che è madre e che è il grande mondo, di cui noi siamo l’individuazione, lo specchio. Ci troviamo di fronte a tanti piccoli nuclei e a tante fonti che concretano nell’Assoluto la potenzialità del tanto che noi cerchiamo o che abbiamo sentito o che possiamo sentire. Il linguaggio figurato è venuto poi. Questo linguaggio figurato invece di chiamare nuclei, fonti, ipotesi quei centri potenziali, li ha chiamati entità. La passionalità umana, la paura, o l’amore, o la devozione hanno personificato quelle immagini o centri. Così il centro orgoglio è diventato X, e noi nella persona X abbiamo la rappresentazione dell’orgoglio. Quando ricorro ad X e dico: X vieni – X viene. In tal modo ho espresso terra terra, quello che è personificazione o immagine figurata delle idee assolute o forze che agitano gli uomini…Ora ciò che noi chiamiamo Geni, viene da generazione; ma generazione di chi? Generazione umana. La figurazione orientale poi li dipinge e li fa diventare persone elette che fanno questa o quella cosa; che compiono tale opera o rovinano la tale cosa. Se volete la chiave di questo, rivolgete i vostri pensieri alla mitologia greco-romana, e troverete né più né meno che la riproduzione esatta di quanto ho cercato di spiegarvi. Dunque i Geni sono creazioni figurative di centri di forze naturali che esistono nell’Universo. L’invocazione di questi centri personificati è una attrazione, è un desiderio di attrarre forze che da questi centri sgorgano e si riversano sull’umanità…E’ facile, dopo quello che ho detto, pensare alle concretizzazioni umane fatte da persone che facevano l’arte nostra molti secoli addietro. Queste persone han vitalizzato delle formule che spesso sono rappresentate non col disegno figurativo ma con dei caratteri e dei nomi. Per es: Raphael è un arcangelo alato. Ma Raphael significa “Medicina Dei”, cioè Medicina di Dio. Ammesso il centro creatore che è legge e che regola tutte le cose dell’universo, una potenzialità effettiva di bene guaritivo e di vita la chiameremo medicina di Dio, cioè Raphael. Che Raphael s’immagini con le ali o con la marsina, ciò dipende dalla pittura. Noi dobbiamo precisare che il nome rappresenta la virtù. Quindi l’invocazione del nome è l’invocazione della virtù del potere. Il carattere corrisponde al nome. Infatti per scrivere il nome Raphael, io traccio una linea orizzontale, poi una verticale, indi un piccolo triangolo sotto, una mezza luna sopra; così facendo ho una forma criptografica o ideografica, perché espressione per mezzo di caratteri dell’idea che vogliamo attirare. Parimenti troverete che nella pagella, ognuno di voi ha assegnato una sigla (un genio) che traccerà ogni mattina con le regole che saranno assegnate. Che cosa rappresenta questo segno? Ciò che voi dovete desiderare come complemento effettivo della vostra costituzione fisica o psichica, e quindi esso diventa la nostra chiave di completamento. Se vi si dà un salmo qualunque, una qualsiasi operazione da compiere, se vi si dice di porre la mano sullo stomaco di un ammalato e di invocare, poniamo Caspiel, significa che in questo vi è la virtù che possa darvi il potere di rendere complementari le forze che mancano all’organismo dell’ammalato. Ora bisognerebbe parlare di quello che esiste nell’Universo e che si chiamano Intelligenze, o Eoni, secondo la filosofia neo-platonica, filosofia italiana cui apparteneva anche Dante Alighieri…(SM,III, 210-213) – Gli Eoni invece sono esseri di ordine superiore e non di creazione umana. Sono spiegati variamente. Ne hanno parlato i teologi, i neoplatonici, Dante e molti altri. (SM,III,246) – Si parla dell’uomo, come re della creazione, vero dio plasmatore di ciò che è sotto il suo dominio materiale e mentale; infatti egli applicando in basso la sua intelligenza dispone delle vite inferiori, ma quando sale per rivolgersi in alto egli può osservare che la materia pensante del suo io o individuo è della stessa specie di un elemento intelligente universale, la cui individualità è determinata dalle individualità delle singole tendenze che svolgono funzioni precise: ogni individualità minore di questa entità massima si riduce alle sue potestà agenti nell’etere che è l’ambiente o il contenente in cui questo elemento vibra, e che si chiamano Spiriti eterei o elementari….Vengono questi spiriti elementari o eterei in contatto dell’uomo? Si, perché la mente umana è attiva nell’etere universale, perché ermeticamente è un meccanismo etereo alimentato da una sorgente terrestre…L’attività mentale ermetica dell’uomo diventata attivissima ha poteri dominanti sugli spiriti elementari fino a dissolverli o fino a renderli immortali…La magia negli ultimi gradi dà il potere di compiere la trasmutazione di uno spirito elementare in Genio; ma nei primi gradi dà i mezzi per venire in contatto dei già esistenti, vecchi o recenti. (Fasc. B, art. 8) – Il Genio o Eone è l’unica forma concreta della eternità individua nell’Etere Universale, è l’unica creazione che, mista di umanità e vita eterea, viene in contatto dell’uomo. (Fasc. B, art.9) – Immortalizzate, diventano Genii o Eoni e acquistano coll’immortalità il giudizio e l’intelligenza conquide le proprietà ermetiche della mente umana, la libertà volitiva e negativa, più precise e libere che nella incarnazione. Questi Geni o Eoni però conservano la inesorabilità del carattere individuale di prima creazione, quando sono attratti nell’orbita dei fini simpatizzanti, vale a dire quando per simpatia sono richiamati intorno ad una realizzazione che corrisponde alla indole loro. Tu devi considerare questa nostra scuola e famiglia non come appare dalla sua storia recente, cioè un tentativo di organizzazione magica in pieno secolo di rinnovamento, ma come una ricostruzione intorno a cui ritornano fatalmente tutti i componenti storici cioè antichi e antichissimi; tanto umani che eterei, cioè tanto uomini che eoni e geni antichi, e intelligenze di maestri che non possono tornare ora alla umanità, cioè alla reincarnazione terrestre. I geni jeratici e magici richiamati qui dalla realizzazione rinnovata non riconoscono che le leggi statutarie della iniziazione isiaca che, chiamiamola col nome che vuoi, ha presieduto a tutte le officine arcane che hanno poi degenerato nella ignoranza sacerdotale…Se tu avessi il dono di vedere (seconda vista) potresti provare a chiuderti in una stanza e fare il tuo rito quotidiano ad occhi chiusi, poi aprire gli occhi e vedresti intorno a te, richiamati dalla semplice tua invocazione, un piccolo popolo di eoni che ti ascolta, ti approva o ti disapprova, apprende e obbedisce. (Fasc. D, art. 4) – Intorno alla catena si richiamano i gruppi e le falangi delle antichissime scuole iniziatiche isiache, i Genii della medicina, della vita e della salute umana – gli Eoni più terribili della giustizia sacerdotale dei tempii. (Fasc. B, art.13) – Questi esseri non sono spiriti dei morti che per noi non esistono, sono spiriti vivi che la nostra volontà di amore ci richiama. Sono maschi, sono femmine, sono più o meno evoluti o evolutissimi, sono capaci di evolvere fino alla perfezione…gli eoni non sono ipotesi, ma realtà e bene o male l’Ermete vostro ve li farà intuire e sentire, forse ne conoscerete qualcuno personalmente in visione tangibile e quasi umana. Se noi cinque ci riuniamo e colleghiamo in catena, formando una costellazione di luce, intorno a noi, piano prima, rapidamente poi, si avvicineranno gruppi di eoni che, attirati dalla umanità dell’opera nostra, non domandano di meglio che di essere comandati e compensati. La nostra opera isiaca se ne avvantaggerà e se ne servirà nei molteplici casi in cui il loro intervento è utile. La scuola fa la sua pratica collettiva. Essi sono forze e sono intelligenti. Per amore servono. Per odio intralciano ogni cammino e sono nemici implacabili di coloro che rompono e violano i patti. Imperfetti di fronte all’uomo integrato nei suoi poteri, sono obbedienti all’imperio magnetico dell’uomo. Non sono angeli perché gli angeli nella forma con la quale ce li presenta la religione, non esistono. Non sono diavoli come ce li dipingono i mistici. Sono degli esseri che analogicamente all’uomo vivono in un ambiente che solo Ermete può lasciare penetrare a coloro che gli saranno fedeli. E sono le uniche entità compagne dell’uomo che stanno sulla terra che è il nostro grande teatro. Più in su non vi sono che le intelligenze ammonie che percepiscono la sintesi del mondo e figuratamente si dice che vedono Dio. (SM,II,246-247) – Quando l’immagine del malato è chiara nella vostra mente, potete psichicamente agire anche per istrada, come se agiste su lui con un medicamento ideale. Questa è la forma di cura magica. A questo voi dovete arrivare. Il malato è quindi in atto di ricevere il frutto della nostra preghiera, è atto a ricevere la nostra corrente di amore. Come si esplica la corrente a beneficio dei malati? Essa o agisce magneticamente, o sveglia qualche cosa attorno al malato, di modo che chi lo attornia gli giovi. “Noi gli manderemo una corrente che prenda voi, il medico e il farmacista”, si potrebbe dire al malato, ma non gli si deve dire. I mezzi curativi sono i geni e gli eoni. Eoni, potenze, intelligenze di catena, arrivano a chi ne chiede l’aiuto. Così il medico curante è preso da una idea di cura; per es. gli viene l’idea di dare al malato un decotto di prezzemolo; glielo dà e il malato guarisce…Ma resta fermo che senza l’immaginativa, la evocazione dei geni è poco utile. (SM,III,252-253) – I geni si attirano, in magia, per mezzo di caratteri e in altri modi….Quando la catena è completa e non di pochi elementi, è una forza in azione. Allora evocate il genio terapeutico più prossimo e quello si manifesterà. Si può avere di esso il nome, il numero, la qualità… Io ho un malato di carbonchio. Dico al malato di invocare il genio Irctos; egli lo invoca poi va a dormire. La mattina appresso si accorge, destandosi, che il carbonchio è maturato: è Irctos che ha fatto il miracolo, perché chi lo ha invocato era in condizione di sentirlo. I Geni sono passivi alla nostra volontà. Si immedesimano nella persona e danno a questo la potestà di guarire. Quello che annuncio è materialmente possibile…La esteriorizzazione dei geni è disarmonica, senza estetica, perché essi sono forze, non forme. (SM,III, 248-250).

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3 Comments

  1. wiwa70 11 Aprile 2015 al 09:59 - Rispondi

    E’ sorprendente la Natura e in particolare la Natura umana! A proposito di specchi, esiste nel nostro cervello la capacità di immedesimarsi a tal punto nell’altro che se osservi qualcuno avere freddo dopo un po’ ti si abbassa la temperatura corporea anche a te! Questo corrisponde ad una funzione celebrale ben precisa dell’area di Brocà (lo studioso francese che l’ha scoperta) che avviene grazie alla presenza di neuroni a specchio, già noti alla scienza da tempo, che nelle scimmie e primati consente l’imitazione dei gesti e dell’area motoria(come imparano i bambini nel primo settennio) e nell’ Uomo consentono l’articolazione del linguaggio e l’empatia immaginativa e intuitiva alla base di ogni relazione d’aiuto e processo terapeutico, in cui senti la sofferenza ma la impari a gestire senza caderci dentro e superandola e trasformandola riesci a crescere interiormente acquisendo una maggiore consapevolezza e quindi, in un certo senso, ad elevarti da uno stato di necessità pressocchè continuo! Chissà quanto altro ancora scopriremo quando solo saremo pronti a gestire le nostre stesse scoperte scientifiche e ad utilizzarle per il Bene dell’Umanità Tutta!
    Un caro saluto

  2. wiwa70 25 Marzo 2015 al 15:39 - Rispondi

    Davvero trasparenti i concetti espressi dal Maestro nella loro semplicità, ma non certo facili, almeno per me, e mi hanno fatto sorgere molte domande e riflessioni !
    “Ognuno di voi ha assegnato una sigla (un genio) che traccerà ogni mattina con le regole che saranno assegnate. Che cosa rappresenta questo segno? Ciò che voi dovete desiderare come complemento effettivo della vostra costituzione fisica o psichica, e quindi esso diventa la nostra chiave di completamento. Se vi si dà un salmo qualunque, una qualsiasi operazione da compiere, se vi si dice di porre la mano sullo stomaco di un ammalato e di invocare, poniamo Caspiel, significa che in questo vi è la virtù che possa darvi il potere di rendere complementari le forze che mancano all’organismo dell’ammalato.”
    Cerco allora il significato di complementare: “Che fa da completamento, che integra”, che mi ha ricordato il linguaggio dei colori: il complementare del rosso è il verde e viceversa in cui uno contiene l’altro ma solo uno dei due è manifesto, l’altro è occulto! Infatti se si fa il piccolo esperimento di fissare intensamente il rosso, dopo un po’ se distogli lo sguardo su una parete bianca, si vedrà nettamente il verde!
    Significa quindi che il meccanismo dell’integrazione è compenetrare l’altra parte di noi e quindi è quello dello specchio, in cui abbiamo di fronte, specularmente, la parte di noi più “evoluta” che la cifra rappresenta? Questa compenetrazione, laddove specchiandoci possiamo imparare guardando, si può chiamare anche emulazione, come imparano i bambini nei primi anni di vita? E quando il Maestro dice che i “Geni sono passivi alla volontà umana, s’immedesimano nella persona e danno ad essi la capacità di guarire”, vuol dire che fare terapeutica corrisponde a questo meccanismo speculare di compenetrazione\integrazione\emulazione al divino ?Quindi “rendere complementari le forze che mancano all’organismo malato” significa che il salmo che possiede la “virtù” farà da specchio, attraverso la Parola, alle forze dell’organismo malato, attivandole, amplificandole e rigenerandole? La prova di questa specularità nel nostro rito, che non rappresenta solo cielo\terra ma anche forse il manifesto e l’occulto, può essere il pentacolo formato da una punta in alto e una in basso? Se questa fosse una chiave di lettura valida, allora si potrebbe applicare, quasi in modo meccanico, alla comprensione di ogni aspetto della realtà, e in quella sfera sublime più sottile, trarre forza e ispirazione, per attrazione fatale, per comprendere meglio le leggi della materia, a partire dal funzionamento della nostra fisiologia umana!

  3. laura 28 Gennaio 2015 al 23:35 - Rispondi

    “…le uniche entità compagne dell’uomo che stanno sulla terra che è il nostro grande teatro”. Joseph Ledoux, studioso di neurobiologia, docente presso il Centro per le Neuroscienze presso la New York University. scopre i meccanismi biologici alla base delle emozioni. Anche se si tratta di meccanismi neurali, ciò che li scatena può mutare attraverso l’esperienza. Proprio questa – dice LeDoux – è la chiave per capire e forse per cambiare, la nostra costituzione emotiva. Ebbene il discorso che fece J.M.Kremmerz cent’anni fa inquadra lo stesso processo da un’ottica ancora superiore in quanto le conferisce significato e direzione: emozioni come forze, come disposizione di atomi, come forme fissate della materia in vibrazione che possono far scaturire in noi la medesima struttura (e viceversa) e attivare le funzioni che sono loro peculiari e/o le sostanze che in natura rispondono a una o più delle loro applicazioni.
    C’è un Amore che permea l’universo del quale siamo parte senza volerlo riconoscere, ma fino a quando non ne saremo consapevoli davvero sarà difficile viverne e farne vivere chi ne difetta.
    Un’ultima osservazione: l’immaginazione è essa stessa parola della mente, linguaggio in atto del quale non siamo coscienti quando nel quotidiano altaleniamo fra le varie correnti emo-motive (che muovono il sangue…) come pezzi di legno nel mare. In fondo non siamo diversi dai pappagalli che formulano suoni in maniera perfetta ripetendo in modo stupefacente concetti che sono tali solo per l’intelligenza.
    Perciò, chiediamo la Luce…

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