La duplice valenza dell’orgoglio e il senso vero dell’umiltà nella filosofia ermetica

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La duplice valenza dell’orgoglio e il senso vero dell’umiltà nella filosofia ermetica

17 dicembre 2012 –

Il senso di orgoglio che ci da il coraggio per la lotta e per la conquista aspirata, per integrarci cioè, non è che il punto di appoggio per far leva contro gli ostacoli. E’ biasimevole il sentimento di un orgoglio diverso che ci fa disprezzare o credere inferiore colui che fa la stessa via nostra. Nel primo significato, non opporre limiti, perché è orgoglio generoso. 

La conquista della “Sfinge” o la follia e la morte, è un programma temerario più che audace di parecchi, ed è una esagerazione perché la violenza è contro natura. Sentirsi e considerarsi forte per affrontare tale conquista vigilante, assidua, con fede in sé, è grande opera. (C,I,79 o SM,II,210) – Io, senza essere un S. Francesco d’Assisi, né un Tommaso da Kempis, raccomando ai principianti di essere umili anche innanzi a sé stessi; la vita universale è in tutti i membri dell’universo: ogni foglia, ogni seme, ogni creatura, ogni cellula è particella e riproduzione dell’Ente-Universo: lo spirito di amore ci fonda nello spirito universale che è lo spirito di Dio, e quindi per suonare amore deve suonar pace e umiltà. L’orgoglio umano è figlio dell’ignoranza, e l’orgoglioso parte da una premessa falsa che gli altri non siano come lui; ma l’origine di ogni caduta dell’orgoglioso è nel suo egoismo. Chi è fatto segno a manifestazioni intellettuali d’ordine superiore non insuperbisca, né si creda il prediletto dei prediletti; perché dove la virtù non rattenga i principi dell’invisibile, si finisce bestemmiando la menzogna coi palafrenieri dell’ignoto. Avviso agli intelligenti. (A,148 n.2) – E’ legittimo che ogni uomo pensi a sé, che rivolga il suo studio, il suo intelletto, le sue aspirazioni, a riconquistare ciò che il tipico Adamo dei cabalisti, prevaricando, perdette. Ma non bisogna dimenticare che l’umanità è una, e che la solidarietà umana è un dovere imprescindibile di ognuno che aspiri alla corona regale della verità… Operare umilmente e oscuramente il bene; pubblicamente e gloriosamente inculcare dovunque che la scienza umana darà a suo tempo il completo assetto alla nostra materia umana, farà la pace nei popoli e combatterà il dolore e la paura della morte…A tutti insegnerai che la perfezione ermetica è una Medicina mirabile…Se non sarai creduto, ritorna al tuo umile lavoro e fa il bene che è seme, il quale fruttifica anche tra le spine della vita che il cristianesimo ha poste, per ornamento di martirio, sul capo di chi predicò la pace. (SM, II, 165-166) – Essere umile innanzi all’immenso ideale di bene che deve abbracciare in un amplesso solo tutta la famiglia umana, e non insuperbirsi mai della propria perfezione e grazia. (SM,III,529) – Il male…è la seduzione, è l’orgoglio, lo spirito di divisione che separa i fratelli e, fisicamente, è lo squilibrio che regna fra i due principi formanti l’uomo (spirito e materia) e che genera la loro separazione prematura. (SM,III,536) – Ogni carattere di separatività è un male sociale, e ogni bene viene dalla solidarietà umana. Perciò i flagelli terribili, il colera, la peste, le carestie, la guerra, l’anarchia violenta, fanno cangiare la officiale filantropia nella carità o solidarietà umana. L’uomo per sua natura felina, appena si sente forte di qualche illusione (ricchezza, gradi sociali, ecc.) si crede un’eccezione all’umanità. Osservate i potenti e i ricchi che al grado sociale non accoppiano la mente illuminata. Solo la paura li riattacca alla vita umana e alla sociale solidarietà. (SM,III543) – Perché ti chiami libero? Sii umile. Umile non perché col sentimento religioso semitico non sei che un grano di arena innanzi alla magnipotenza di Dio, ma perché tu immagini di avere delle cose una coscienza che non possiedi neanche rudimentalmente. Tu sei superbo per artificio di logica comune, ma il sentimento della realtà è una logica che non possiedi, perchè gli attributi e le qualità delle sensazioni sono occultate dalla eredità convenzionale. Il diritto alla libertà di esame che ogni bestia crede di possedere, è fuori la visione effettiva del tuo artificio logico, e la verbosità – se ne discorri – mette in conflitto parole e argomenti falsi che solo il silenzio arriva a dissipare. La libertà è conquistata dalla negazione, come le dimostrazioni dell’assurdo. (SM,II, 154) – L’uomo, nel suo fondo, ha una sorgente di orgoglio inesauribile. Provocando l’intervento nelle sue cose di una entità protettrice o simpatica a lui, non si rivolge mai ai santi minori, ma ha confidenza che gli arcangeli, se non semplicemente il Padre Eterno, se egli ha bisogno di un colpo di mano, si interessino a lui. Così quando in difficile o miserevole situazione l’uomo sente il miracolo di un intervento estraneo, di un aiuto che non sa di chi, il suo primo e più fondato pensiero è che il soccorso provenga da un grande capoccia dell’invisibile, mentre invece può essere un elemento vivo, un eone, un qualunque essere del mondo che si incrocia col nostro in cui viviamo e di cui non percepiamo il contatto, che è intervenuto per simpatia o per amore, e ci ha difesi o aiutati o favoriti in un modo qualunque…l’orgoglio umano, anche quando abbia da fare con disincarnati, non sa mai sospettare che l’interlocutore possa essere il lavapiatti di monsignore… L’orgoglio, da quando il mondo è mondo, è stato il più bel dono che Domeniddio ha fatto a noi miseri mortali che non abbiamo mai trovato pace: uomini e donne rappresentano il conflitto tremendo tra l’onestà dell’intesa e della rassegnazione, e la sete rabbiosa di voler prevalere sui nostri simili. La guerra è nel sangue umano: abolire la guerra significa che l’uomo non vuol prepotere contro coloro che lo circondano. La guerra ha una ragione di essere inesorabile, e non è morta, non è abolita, e tanto meno è scomparsa dalla superficie terrestre. Bisogna mutare il carattere umano… L’orgoglio dell’uomo partorisce la boria delle nazioni che il Vico comprese così bene. Lotta tra uomini, lotta tra nazioni, lotta tra razze. (D,42-43) – …Nelle società umane esiste sempre una legge costante per cui l’educazione morale o scientifica è in contraddizione con la pratica di essa, in modo che il bambino e il giovinetto, neofiti alla vita del mondo, mentre succhiano dal latte materno che bisogna amare il prossimo, che bisogna rispettare la sua donna, la sua proprietà e il suo lavoro, apprendono dall’esempio delle società anche più civili che il prossimo più prossimo è l’egoismo, che l’accipere è il verbo delle fiere umane in preda all’egoistica voluttà del dominio, che le proprietà altrui, che la donna altrui e il lavoro del vicino non sono che gioconde appendici del più scaltro…quest’infante rientrando nella vita umana si insudicia novellamente di tutte le lordure della corrente bassa della vita sociale…l’uomo più si separa dalla corrente delle idee umane dell’ambiente e più si avvicina al suo creatore, cioè al suo spirito puro. Purificarsi vuol dire spogliarsi di tutto ciò che non è secondo la purità dello spirito primitivo umano, emanante dalla Prima Virtù…un uomo, il quale corre dietro all’analisi delle cose per impressioni sensiste graduali, perde la percezione del semplice, la cui scienza è propria alle nature più semplici, cioè meno colpite dalla intossicazione degli spiriti della terra. Perciò la spontanea manifestazione in coloro che si conservano fanciulli,  i beati pueri del Vangelo, senza la malizia che è la ragione orgogliosa umana che pretende, con la impressione del fango,  modellare la sublimità della verità pura. (Corpus) – La boria umana, l’orgoglio nostro sostenuto da una filosofia della libertà autarchica dell’essere che ragiona, non può consentire all’accettazione di una legge limitante ogni attività e proteggente tutti i volitivi che si servono delle correnti astrali per orientarsi, come i navigatori che fanno tesoro dei venti e delle correnti marine per attraversare gli oceani. (D,206) – L’ambizione che in basso dà la lotta spietata a mano armata, in un campo più alto dà le vittime e i sacrifici umani delle grandi conquiste scientifiche… Lucifero apportatore di Luce allo spirito, piccolo sole che infiamma, illumina, riscalda, desta l’entusiasmo per la conquista di nuove idee?…Dice il mistico:…Lucifero va di qui e di là suggerendo agli ambiziosi idee di ribellione ai poteri divini. E’ lui che coltiva il loro orgoglio… E’ l’orgoglio umano il più potente nemico dell’uomo…Ma l’uomo che si avvia alla conquista di tutte le possibili sue facoltà non pensa così, non parla così. Egli dice che l’uomo può assumere la faccia della giustizia  e i poteri attribuiti ad una divinità; che può scoprire ogni più nascosto secreto della natura, inventare, creare cose nuove servendosi degli elementi inerti che la natura ha messo a sua disposizione…L’orgoglio umano, o San Francesco,  è lo sprone che avvia l’uomo alla conquista. E’ vero che se fossimo tutti come te non avremmo bisogno di cannoni, di spade, di gas asfissianti, che la guerra non sarebbe più possibile, che tutti morremmo nel nostro letto, che nessuno di noi penserebbe a sopprimere il suo simile dopo bevuto due fiaschi di vino…L’umanità sul vasto giardino del mondo si trastullerebbe con gli animali selvaggi e li guiderebbe con amore a opere savie. Spettacolo meraviglioso, ma molto bestiale. Lucifero è in noi l’angelo portatore di Luce. La sua fiaccola non si spegne, essa rischiara la via, il grande cammino che porta in alto. Ribelle a Dio? Ma le conquiste umane, innanzi al concetto immenso di un’anima e di un intelletto del mondo, sono cose che rendono immensa l’immagine grandiosa di un Dio. Certo, tra le divinità di una tribù selvaggia e il Geova degli Ebrei vi è tanto cammino quanto tra il piccolo globo della terra e il lontanissimo Saturno; così tra il Geova e un Dio concepito con l’immensa libertà di una mente illuminata vi è tale un abisso  che nessuno può colmare. (D,48 – 52)- Ogni essere della specie umana ha in sé connaturato l’egoismo di prevalere e l’orgoglio del possesso. Le nature perfette ed umili che amano lo studio e la ricerca per il benessere sociale sono Eroi (da Eros dio dell’amore) che gli antichi padri nostri facevano salire ai cieli dando loro una stella, un pianeta, una nebulosa come regno ed imperio eterno. (D,190-191) – Di Lucifero che se ne è scritto! Fu l’angelo più bello e il primo da Dio creato – il principe degli angeli. La concezione di quest’angelo perfettissimo che si ribella per superbia e che Esaia fa parlare di ambire alla sede del suo creatore non è forse allusiva alla conquista dell’uomo al regno dei Cieli e ai poteri divini? E’ la battaglia che si impegna nel cielo per precipitare Lucifero sulla terra e che assume la forma del serpente tentatore? Quomodo coecidisti de coelo Lucifer? Come perdesti tu la battaglia o bellissimo tra gli angeli? Ora il concetto della redenzione è un corollario logico di tutta la dottrina della caduta. Cadde l’uomo e cadde un angelo che è il primo dei creati. L’aspirazione è in alto. I decaduti vogliono la riconquista. E’ una questione sociale delle anime che assurgono e aspirano ai cieli e a Dio. (SM,II,248) – Lucifero, ironico come le eterne stelle del firmamento, traccia nella notte crepuscolare il segno della mano: ricerca, o mortale; il ponte copre il Lete; sorpassalo, non ti immergere nell’oblio…il lontano domani è dei volghi, delle masse, delle ambizioni; le plebi saranno rinnovate, e nuove plebi monteranno; la terra vomita i suoi semi, li fa germogliare in piante rugose e nane, in arbusti fiorenti, in alberi pomposi di foglie e di frutta. Apri la mano nel buio della notte, cerca e stringi la mano dell’iniziatore! Diventa Re. L’integrazione dei tuoi poteri sarà eterna: non piegherà innanzi al destino degli uomini e delle plebi intellettuali.  Nell’oscurità densa non diventar pazzo d’orgoglio e mistico – dici e non disdire – la parola magica, il verbum, è realtà, creazione. (SM,II,354) La filosofia magica concepisce l’uomo integrato, cioè il mago, come il possessore dei poteri umani sviluppati al punto di prevalere sul suo simile con la bontà infinita di un campione mondiale di lotta greco romana per un giovane scheletrico che lo sfida con arroganza a misurarsi con lui e gli tira uno scappellotto o un calcio per provocarlo…(D49)

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4 Comments

  1. Eris 15 Marzo 2013 al 10:23 - Rispondi

    si alchemilla68 mi aggancio a te nel dire molto bello , sicuramente utile ogni volta che leggo la parola del maestro resto come allibito osservando ciò che scrive sembra sempre che lo scriva rivolgendosi a te (IO) in prima persona riesce a cogliere l’essenza umana facendo si di mostrare al tuo IO le proprie bassezze si molto bello

  2. Segezia 11 Gennaio 2013 al 17:30 - Rispondi

    Orfeo pare abbia radice in un termine greco che significa ‘rapire’ e/ anche ‘tenebre’. Sulla scia di quanto scritto da m_rosa ricordo un passo del Commentarium in cui nel 1910 il Maestro Kremmerz scriveva: “Nargal (la legge unica) … quando in quell’abisso tu potessi guardare … distruggeresti la tua individualità umana che è un fuoco che si alimenta di oscurità e di ignoranza… Il dio che vuol saggiare le gioie della vita deve essere plasmato uomo nell’utero d’una femmina dove per la oscurità completa perde la conoscenza di ciò che fu e nasce alla vita…”.
    Noi, rapiti dalla tenebra della materia umana di cui siamo fatti, come Orfeo non possiamo dimenticare la scintilla divina che ci spinge e sprona a ricongiungerci alla Sposa-Matrice. E qualora, innamorati della nostra origine perduta, riuscissimo col nostro anelito a incontrare la Divinità sepolta nella Terra e ad avere da Questa il permesso di portare alla Luce quanto ci è dato trarne per Giustizia (nota: Euridice significa ‘dispensatrice per giustizia’) dovremmo tuttavia confrontarci con “l’effluvio della materia”, secondo la definizione di Kremmerz, quell’effluvio che spinse l’eroe a voltarsi indietro per essere sicuro che la Divinità non avesse mentito…!!!
    “Fintantoché si vive la vita comune, il Serpente vi protegge e dorme: ma appena voi tentate di violarne i limiti egli si sveglia e sibila forte, e vi stringe e vi opprime. Gli uomini di costanza e le donne di fede lo vincono; i pazzi che lo tentano senza forza e senza volontà finiscono coll’esserne divorati, perché in magia ogni operazione interrotta nel suo compimento porta la sua reazione terribile con un effetto perfettamente opposto a quello che l’operante si prefigge”.
    Così ammoniva il Maestro. E Giuliano Kremmerz venne demandato a fondare la Schola come palestra, in cui ci si allena all’amore disinteressato per il prossimo ma, anche e soprattutto, per sé stessi: da cui l’orgoglio generoso…
    Orfeo non aveva che la propria lira, come tutti gli Iniziati dei tempi che furono fino a quando, per Solare Missione, venne istituita la S.P.H.C.I.: e finalmente, dal mito dell’eroe, ci si spostò all’Idea di umanità, al concetto di Bene comune, alla meravigliosa vibrazione che affratella e unisce per risanare la specie TUTTA e reintegrarla alla Natura per magnetismo d’AMORE.
    Tale cambiamento epocale, e la grandezza di questa svolta, spesso sfuggono all’attenzione.

  3. m_rosa 7 Gennaio 2013 al 19:35 - Rispondi

    ORFEO
    Avendo in mente l’ultimo post del “pensiero del Maestro”, mi sono imbattuta in una recensione di un libro di Ann Wroe dal titolo “Opheus: the Song of Life”, che riporta una piccola introduzione dell’autrice alla sua opera e che di seguito vi trascrivo “Orfeo non ha mai lasciato la coscienza degli uomini. Di lui non ci sono che frammenti: una frase qui, una menzione là…Eppure Orfeo spazia per la civiltà occidentale…Non ha radici sicure ma continua a ritornare, come se avesse qualcosa di urgente da dirci”
    Siccome tempo addietro, mi sono interessata un po’ all’Orfismo, ma più come ricerca storica di origini, datazione, luoghi e con qualche parallelismo con la religiosità e filosofia greca oltre che pitagorica, le parole della Wroe hanno attratto la mia attenzione. Cosa ha da dirci Orfeo? Forse la tenacia di chi sa con sicurezza che un anelito divino è nascosto in ognuno di noi, oppure il coraggio di accettare il caos, esplorarlo, e al suono della lira-amore, placarlo, ordinarlo, e trovarvi il proprio posto. E’ il simbolo del coraggio che ci vuole per affrontare l’esplorazione dei limiti umani, è colui che incarna quell’orgoglio generoso di cui parla il Maestro quando dice “il senso di orgoglio che ci da il coraggio per la lotta e per la conquista aspirata, per integrarci, che non è che il punto di appoggio per far leva contro gli ostacoli”

  4. alchemilla68 5 Gennaio 2013 al 00:12 - Rispondi

    molto bella e interessante questa lettura; per ciò che mi riguarda, utile perchè riconosco nelle Parole lette quell’orgoglio che fa leva nel sentirci uniti nell’Ideale di Bene e che grazie ai Maestri succedutesi e al nostro Maestro attuale ci è possibile esserne tramiti

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