2 dicembre 2010
La donna, che nell’umanità non è che la volpe della favola di Esopo, per ignorante che sia, per incolta che possa essere, intuisce che lasciando sperare e desiderare può portare Ercole armato di clava a fare il giro di una piazza vestito da pulcinella… Tesso l’elogio della sua astuzia, della sua finezza, della sua sensibilità. Sora femmina (stile francescano) è Sora Volpe, come tipo: non perché tutte le volpi siano astute e che tra le donne non vi siano delle bestie, ma l’intuito del maggior numero delle donne è un omaggio al loro Creatore e un atto ammirativo al serpente che sfidò il loro senso di penetrazione. Equiparare la donna all’uomo nella vita sociale, far credere che l’uno equivalga l’altra è una illusione di conquista per la donna. Tutto ciò che è gentile, buono, bello, pieno di grazie e che si completa nel vocabolo amore appartiene alla femmina che, sotto apparenza della schiava, ha in ogni epoca dominato il mondo…Quando saremo più progrediti e la società umana sarà liberata dai vincoli delle idee ereditate dalle ore selvagge, l’uomo e la donna non si calunnieranno più a vicenda, non si tormenteranno come nemici, non avveleneranno il loro cuore per il possesso e la gioia di vivere con la ignoranza dei valori liberi della loro coscienza. Maga per naturale sensibilità la donna è una contraddizione per sola discordanza coi precetti comuni della vita ordinaria. Circe guarda istintivamente le piccole miserie della realtà e non può reprimere gli scatti della sua sensibilità che sono nei limiti della natura universale, la quale è una realtà anche essa non convenzionale né legiferata per costituzione…La donna, se ne dite bene o male, se l’elogiate o la vilipendete, è sempre la dominatrice di tutti gli esseri creati, anche quando essi fingono di ribellarsi e minacciarla. (D,84)- Il simbolo della Matriarchia di Miriam valga ad essere interprete di un programma di Amore, in cui la formula matematica arida ed inesorabile della filosofia maschia si umanizza nella sensibile dell’ideale di affetto di madre, della bellezza nella forma e della delicatezza nell’essenza muliebre. (P+F+-art. 57) -La manifestazione della Mente e della Forza è nella produzione del fenomeno…Perciò bisogna chinarsi innanzi alla bellezza fisica della donna che è sempre testimonianza dell’armonia eterna della Natura (A,116) – Una donna che ha amato e ha dimenticato non può esistere, perché l’amore è veramente tale se è eterno. (SM,III,650) –Ciò che divinizza la femmina è la maternità: perciò la donna sterile presso gli antichi fu dispregevole, perciò l’iconografia cattolica dipinge la vergine divinizzata dalla presenza nelle sue braccia di un bambino e santifica le lagrime dell’Addolorata. Quando due creature si desiderano e il sindaco o il prete le unisce, il quadro è umano. Appena il vagito di una creatura suggella l’unione, la deificazione della donna comincia, il suo amore non può essere che divino e non può segnare la redenzione di qualunque amore impuro, di qualunque prostituzione anche benedetta dal prete e controllata nei registri dello stato civile. L’amore della madre non è un calcolo né un desiderio: è un continuo e interminabile sacrificio della mente e della volontà materna per la figliolanza. La sua preghiera è una evocazione di Anael, l’amore più grande che unisca Dio alle sue creature… L’amore materno nel periodo di allattamento e fino alla pubertà determina una continua trasfusione di vita, dalla madre al figlio, fino a far confondere le due esistenze in una completa dedizione dell’una all’altro. Quando il figliolo va sposo, la madre piange; una donna, qualunque donna, non può amare un uomo come lo ama sua madre; se così fosse, l’amore della donna per l’uomo amato sarebbe tanto angelico e sublime che ogni senso di carne inverecondo rappresenterebbe un’offesa alla purità, e la sposa o l’amante si confonderebbe con la madre, e le nozze nel più orrido incesto. (SM,II,276-277) – Tra tutti gli amori bugiardi il meno bugiardo è l’amore materno perché è il meno egoistico. Nonpertanto neanche l’amore materno è vero se non nella incoscienza del perdono, e la madre che piange il dolore che rigenera il suo figliolo è egoista, come il più gran numero delle madri. (A,369) -L’essere umano da noi distinto con le particolarità del sesso può rispondere a 4 casi speciali: il fisico maschio- il fluidico maschio; il fisico maschio- il fluidico femmina; il fisico femmina- il fluidico femmina;il fisico femmina- il fluidico maschio. In altri termini un uomo può essere tale anche fluidicamente, cioè fluidicamente attivo o positivo; e può fisicamente essere maschio e fluidicamente essere passivo, cioè negativo. Lo stesso nella donna. (A, 67) – Il segreto per essere amato da una donna è questo: mostrarsi sempre e in qualunque modo un uomo. L’uomo che s’infemminisce non può essere amato che dai viraghi. (SM,III,651) – I positivisti, coloro che all’anima hanno negato ogni virtù di agire materialmente sugli organismi animali, pel solo fatto che non hanno potuto né saputo trovarne una ragione valevole, dicono che le donne sensibili sono matte e piene di apprensioni per sciocchezze, mentre gli effetti reali dell’avvenimento dovrebbero far confessare che la percettività delle donne accerta una cosa che è (A,59) – Il più sensibile (alle influenze delle forze cosmiche, magnetismo terrestre, ecc.), direi alle reazioni fisiche del mondo, è quell’animale grazioso e gentile che si chiama uomo, nei due sessi: la donna ancora di più, perché in disarmonia con l’astrale e vibrante di sensibilità amorosa di cui ha il più delicato serbatoio fino al tramonto della luna… (D,128)- Il Discepolo deve compiere verso la sua donna compagna, se non ha scelto a tempo la via del celibato, missione di padre prima che di sposo, e considerarla come simbolo della donna nella umanità universale, fonte di tutto ciò che è nobile e bello, se in lei, matrice della società maschia, egli semina nobiltà e bellezza; guidarla, amarla, perdonarle generosamente ogni errore dovuto alla sensibilità del suo organismo, perché Ermete predilige il profumo delle anime sensitive; sostenerla nelle sue debolezze, perché di lui più debole e soggetta al governo della Luna; non offenderla, non disprezzarla, non imprimere sul suo animo le stimmate dello spavento; e pensare che quello che egli fa sulla donna si riproduce nelle generazioni nelle quali egli deve vivere fino alla fine dei secoli: (P+F+- art. 32) – Eà contemplò al creare del mondo due cose (dice Iriz.ben-Assir), il bianco e il nero, il caldo e il freddo e il soffio suo divenne freddo e caldo e dette il soffio caldo all’uomo e il freddo alla donna, ecc…Bne Agar…dice: “Conosci tu il giorno se non sai la notte? Sai tu il bene se non saggi il male? Eà perciò creò il bianco per conoscere il nero e il nero per il bianco. La donna non è forse il nero dell’uomo o non turba essa l’ordine del bene e del male?”. Più modernamente si direbbe: la natura delle cose si conosce pel suo contrario. La reazione non è che la presa di possesso e di conoscenza del principio agente. Questa è la base della teoria da cui tutta la pratica di chimica analitica moderna sgorga in infinite applicazioni industriali. Ma dove la pera spappa ed il commento ha bisogno di esser largo è in questa duplice domanda che leggendo il secondo aforisma il lettore può fare a se stesso: 1° – Vi è differenza essenziale tra vita attiva (maschio) e vita passiva (femmina)? 2° – Posto e ben considerato che le due vite siano differenti può la donna diventar maga? Rispondo brevemente, ma questo che io dico non tutti possono intendere nel suo significato vero, e nella sua applicazione alla pratica e mi riferisco a quanto ho detto nella prima parte. La differenza esiste. Una è la vita: ma se uno è il serpente, la lingua si biforca nella proiezione dell’incanto. Nella vita coniugale chi conosce questa legge occulta può procreare a suo beneplacito un figlio o una figlia, un maschio o una femmina. Però pure essendo unica la sorgente delle vibrazioni, dopo l’atto creativo è fatale la persistenza. La magia, stato attivo di conquista della volontà, è di assoluta pertinenza del maschio, ma il maschio non sarebbe tale se la femmina non si prestasse all’impulso della volontà come recipiendaria. Dunque l’errore fondamentale che tutti possono fare i maghi servendosi della donna come ricettatore del fluido potenziale non è che una superficiale confusione della legge del binario, del bianco e del nero, del bene e del male. La magia deve nell’uomo sviluppare la sua natura riposta e portarlo a quell’ermafroditismo ideale di cui gli antichi regalarono tutte le divinità maggiori del pantheon egizio e babilonese…Non vi è dio che nella sua unità non riunisca i due sessi. Diversamente la facoltà creatrice non esisterebbe e, potenzialmente, non potrebbe esistere. Adamo era così… Eccomi quindi a dire: la corrente una vitale si divide e realizza divisa; il maschio e la femmina diventano ugualmente maghi e potenti se il primo ridesta in sé le sue facoltà muliebri e la seconda le sue qualità maschie.(A,343 -344-345) – Tu, o donna, puoi diventare una dea e tu, uomo, un dio. Fata e Mago, tutti e due, che nell’ordine delle forze siete gli estremi positivo e negativo dell’umanità. (A,504-505)- Chi sogna un attivo o un passivo senza il suo contrario è un matto che nega la prima legge dell’universo…Se così non fosse l’unità universale sarebbe sterile… Infatti non è concepibile una unità attiva per sé. Per essere attivo è necessario un campo in cui la virtù dell’atto si esercita. Questo campo è una passività di fronte ad un attivo, di conseguenza è un utero, perché nella natura visibile come nell’invisibile, per omologia, ogni azione produce una reazione, ma questa reazione non è un passivo per sé, ma la conseguenza di un attivo su di un passivo… Se io dico che l’universo si divide in mente creativa, realtà e legge di continuo ricorso (per servirmi di una espressione del Vico) non avrò esposto nell’enunciato il concetto unitario della grande sintesi. Poiché nell’Universo la prima (Mente) non si manifesta che per la seconda (realtà) e per la terza (Legge). Quindi le tre parti componenti la sintesi Unità sono talmente l’una alle altre compenetrate che qualunque divisione fino alla monade contiene i tre fattori senza separarli mai…Enunciare che una vergine ha concepito senza il concorso di uomo è inintelligibile per un moderno che non si riferisca all’assoluto nella esplicazione della legge (SM,II, 238- 241)- Anna, la donna che non ha il mestruo da cui S.Anna che senza mestruo partorì la Vergine Maria madre a sua volta senza il concorso del maschio. Se non si capisce bene tutto ciò, si ha ragione di dire che sono balle! (A,342 n.)- Virgo è tradotto vergine e se io dico che la parola latina sacerdotale virgo valeva vir-agens, i maestri di scuola mi salteranno addosso. Vir-agens, l’uomo agitantesi o l’uomo operante, non può avere alcun significato soddisfacente nuovo che apra la mente ai grammatici, ma io che lo so, come voi saprete domani che l’uomo operante o agente è la forma o il simbolo della magia isiaca, non potrò ribellarmi alle canzonature pedagogiche. Maria è una Vergine: Virgo potens – come Iside – cioè il tipo dell’uomo che agisce con potenza; la femmina, l’immagine muliebre dolcissima e radiante è virgo in quanto che determina la potenzialità dell’agente. Il fuoco sacro era mantenuto acceso dalle Vestali vergini e dovevano conservarsi tali se no il fuoco si spegneva. Rea la madre comune degli dei e degli uomini era una Vergine, Cibele frigia, piena di mammelle come l’Astarte, nel Lazio, dà il nome alla mistica Vestale vergine che partorisce i gemelli Romolo e Remo, il binario, ed è sepolta viva perché doveva sparire nella terra vegetante dell’Urbe. (SM,II,261) –- L’atto di fecondazione della vita è simbolizzato nel fuoco magico, fuoco vergine delle vergini sacerdotesse di Vesta. (A,365)- Vergine o Virgo, nell’occulto linguaggio della iniziatura sacerdotale era Vir-Agens o Vir-ago, cioè agente sull’uomo nei poteri occulti (Corpus). – Il numero 2 è la valorizzazione della virtù dell’1. E’ l’utero della realizzazione possibile, ed è, come utero, la necessità di passaggio dal pensiero alla forma creata. (SM,II,239).
Un caro saluto a tutti. Ieri a teatro ho ascoltato una Ballata sulla donna di E. Sanguineti. La riporto perché l’ho trovata bella :
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Ti ringrazio per averla postata. È molto bella. Eticamente bella.
“La donna, se ne dite bene o male, se l’elogiate o la vilipendete, è sempre la dominatrice di tutti gli esseri creati, anche quando essi fingono di ribellarsi e minacciarla” – questo diceva Kremmerz.
Forse, però, il femminile dovrebbe essere riscoperto sia dalle donne che dagli uomini perché solo così tutta – ma proprio TUTTA – l’umanità tornerebbe alla propria sorgente primordiale: che dire infatti di quel DNA mitocondriale ereditato per sola linea materna e capace di fornire l’ambiente al patrimonio genetico del nucleo? Di “estrarre” – per così dire – le virtù ereditarie?
E’ la parte femminile che trae il bene e il male di ciascuno di noi, la vera eva che la scienza sta scoprendo.
La parte maschile di ciascuno di noi – che forzatamente esiste, tant’è che siamo individui – continuamente forma e forgia modellando la Dea senza volto e senza nome in I-Dea finita. Tuttavia, l’esserci rivolti per millenni a questa nostra componente ci ha annebbiato l’intelletto costringendolo entro continui parametri e paradigmi destinati a morire così come erano nati: polvere che ritorna polvere.
Credo invece che rivolgerci alla nostra componente universa, infinita, incommensurabile, sia la virata capace di mutare le sorti dell’umanità e di restituirci al Vero di un cosmo più grande di quanto il nostro miope sguardo ci fa percepire adesso.
Si, ha ragione Mara: la Donna (immagine del Femminino eterno) è all’origine di ogni maschera o ruolo.
Corriere della Sera, 30 luglio 1992. In uno studio del professor Peter Goodfellow dell’ Imperial Cancer Reaserch Fund britannico dimostrò che al momento del concepimento un gene, ribattezzato Sry, frammento del DNA del cromosoma “y”, alla settima settimana di vita del feto reprime lo sviluppo dei caratteri femminili generando un essere umano di sesso maschile: ma la femminilità – disse il professore – è il modo naturale di essere di ogni individuo.
Oggi, per l’ennesima volta sentendo parlare di femminicidio, uno dei commentatori ha richiamato un famoso versetto di Dante “tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta” dicendo che è passato il tempo in cui la donna era vista con riguardo.
A parte che il versetto andrebbe inteso secondo il linguaggio del tempo “” = “nobile e dignitosa è la beatrice che mi è Domina-Signora quando Ella concede la salute-salvezza”, pure il Maestro Kremmerz ebbe a dire che Beatrice è Luce, lavacro, beatitudine; è l’Amore dove nessuna ombra è possibile”. Dunque NON una donna ma l’eterno femminino che ci incanta e ci richiama all’Intelligenza della nostra condizione.
Comunque, ciò premesso, uccidere la matrice della società umana è come prendersela con lo specchio se l’immagine non è quella che vorremmo… E le parole di Kremmerz sulla donna andrebbero meditate a lungo.