La differenza tra ascetismo, misticismo e preparazione ermetica – III parte

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La differenza tra ascetismo, misticismo e preparazione ermetica – III parte

La differenza tra ascetismo, misticismo e preparazione ermetica –   III parte

– L’uomo si può mettere in comunicazione con il mondo occulto in due maniere differenti: il mistico entra in relazione con la divinità mediante la concentrazione, la meditazione e l’estasi. Questo metodo non è il nostro. Il Mago comunica con l’al-di-là mediante le pratiche, cioè con i riti e le preghiere.

Con tale sistema egli trasvola il piano materiale e va a metter capo al piano od alla zona superiore, nella quale stanno esseri diversi da noi. Questo è il nostro metodo che richiede un allenamento più o meno lungo. (SM,III,231) – La religione è l’insieme di tutta una dottrina sacra, adatta alla concezione delle masse: se ha un’origine scientifica, vera, profonda, parla alle turbe sotto il velame di precetti e di ammonimenti divini. Personifica la divinità e le fa parlare una morale relativa al progresso delle masse. La Magia, sapienza e dottrina dell’esistente, sintesi delle leggi delle cose create, processo di creazione essa stessa nell’ordine della verità e della natura, è la chiave di tutte le religioni classiche. Il religioso e il discepolo in Magia cercano tutti e due la conoscenza del mondo divino, il primo passivamente, mettendo in pratica i precetti religiosi, il secondo attivamente tentando di forzare la natura umana ed entrare nel mondo invisibile per scoprire le leggi e servirsene come padrone per la conquista delle podestà divine. Il religioso può diventar santo. Il discepolo in magia deve diventar mago o sparire. La santità è una virtù dell’iniziato. Non è il fine. Il mago ha per fine la integrità divina e le sue virtù sovraumane. Il santo può ottenere la grazia; il mago deve compiere opera divina. Il primo non ha bisogno della scienza; il secondo non esiste senza la scienza. (SM,I, 106, n.2) – La magia è l’arte e la scienza per rendere l’uomo attivo (come) un dio e non fargli subire le peripezie della marea incostante della luna religiosa. (SM,I, 348) – Mi si è risposto tante volte che è la fede il grande patrimonio dello spirito religioso che tutto può. E’ un preconcetto. Il misticismo è una eredità viziosa. E’ di tante categorie e spunta ovunque come la mala erba. V’è un misticismo in tutte le esplicazioni della vita umana, perfino nelle famiglie, accanto al focolare su cui cuoce la minestra. L’uomo che possa dire di non essere intinto in questa pece, è un dio tra i supremi. La magia è divina in questo senso, perché mette fuori d’ogni misticismo l’adepto e lo rende centro di un magnetismo d’amore nel cui irraggiamento il male, il dolore, la pena scompaiono, si annullano, si affogano, si disperdono. (SM,I,12-13) – Bisogna conservarsi esclusivamente non mistici e capire ed essere convinti che noi siamo ciò che fummo e saremo ciò che vogliamo essere – ma sempre uomini per volontà, per ragione, per rettitudine, per amore integrati al potere e al principio perfettibili, non già che diventiamo dii mitici che non sono mai esistiti. (C,II,231) – L’integrazione umana è una verità in atto nella progressione dei tipi animali. Lo spiritualismo barocco, morboso, insensato del misticismo di origine orientale non è l’espressione dello spiritualismo iniziatico che intuisce la tipica formazione della farfalla che si evolve dal verme – spiritualismo e spiritualità che rappresentano la tappa integrativa dei poteri perfettibili dell’anima umana nella sua ascensione al tipo completo che per le plebi è divino… Il misticismo è la formula infantile della penetrazione ermetica che è scientifica e positiva. Lo spiritualismo mistico sta allo spiritualismo integrativo come l’atto di credulità tenera e sentimentale sta all’ipotesi della critica dei fenomeni…L’integrazione è iniziazione nel senso positivo e non mistico. Il misticismo cammina per fede e per idee seducenti nella visione della conquista fuori il creato.  (C,II,239-241) – Io sono contro, arcicontrario a tutto lo spiritualismo che è l’espressione della morbosità isterica di sogni vani e di vanissime peregrinazioni per mondi che non esistono, ma per compenso sono propugnatore dell’ideale spiritualista, nobile meta a cui l’umanità deve assurgere per trovare l’armonia delle anime vive in terra, contro l’ignoranza che genera dolore: tutto è acqua, vi è la potabile e la melmosa, io predico l’uso dell’acqua buona a bere e scarto ancora l’acqua profumata che intorbida il cervello che è un organo delicatissimo…La mia fede, sicura fede, è il risultato della conoscenza (della quale non mi credo in dovere di fornire le prove a chi non l’ha raggiunta) che lo spirito umano è immortale e divino, cioè eterno – ma essendo umano, cioè terrestre, non può vivere che sulla terra, con le leggi costanti di tutte le individualità vitali della terra. Questa è la ragione scientifica di uno spiritualismo scientifico: se siamo noi e sempre noi, migliorando ci prepariamo il bene del domani, come e secondo le necessità di vita, in lotta contro il dolore. (C,II,414) – La rassegnazione al dolore e il dolore come necessità sono concetti mistici, cioè dei misti, quasi profani di fronte agli iniziati che rappresentavano la scienza e la coscienza dell’uomo. La scienza non può accettare la premessa del dolore necessario, se no lo sprone dell’utopia ermetica dell’abolizione del dolore manca. (SM,II,8 n.1) – Tutte le religioni contengono il domma della reincarnazione e il cristianesimo cattolico ha una pratica quotidiana dei suoi sacerdoti che vuol ricordare e perpetuare il secreto… il quale, come altra volta ho accennato, è restato tanto secreto per quanto i preti celebranti non ne indovinino il senso…La chiave classica di ogni religione è nella conoscenza dell’Io angelico dell’individuo: gli orientali dicono: Budda è in te; gli occidentali cangiano nome alla cosa e dicono: Cristo è in noi…Ora coloro che vogliono studiare e praticare la magia non devono dimenticare…che la conoscenza dell’Io Interiore forma la prima parte della manifestazione intelligente e cosciente del discepolo – unità che sfugge all’uomo negli stadi ordinari della umanità volgare – dopo la quale conoscenza si entra in relazione con il mondo delle cause coscientemente e non per fede cieca.Trattandosi di un passo tanto importante, che il mio lettore non abbia fretta e che lasci, dopo aver desiderato, come dicono i seguaci di Confucio, che il tempo maturi l’atto desiderato (SM,I,379-383) – Il cristianesimo cattolico romano è il più completo conservatore di simboli e di pratiche magiche, che perpetuano il Grande Arcano dei magi e dei pontefici e questi simboli non si conservano nella teologia che uccise la scienza e la libertà del pensiero, non nelle pratiche religiose, ma nelle forme cultuali e nella liturgia. Ho ricordato tante volte la messa – il Sacrificio simbolico incruento; – se alla parola sacrificio date il significato di fatto o opera sacra, e se considerate tutto ciò che il sacerdote compie sull’altare, avrete una percezione non dell’Arcano, che non potete intendere, ma degli elementi che trasmutano il celebrante in consacratore e poi in Cristo risorto ai Cieli. E’ tutto un rituale dell’iniziazione latina che dette all’Occidente, come ricordo della sua potenza divina, il nome occulto della città sacra, non mistica, sacra nel senso profondo che aveva la conoscenza dell’Uomo, prima, assai prima che la peste di origine orientale spostasse la visione della Verità Eterna. (C,II,159) – I Teologi cristiani, cattolici, pieni di fede, pieni di zelo, e di sacro orrore contro tutto ciò che è azione, condannarono i Maghi e la Magia e bruciavano vivi e morti uomini sospettati di tali pratiche – se non che la vita e la storia della religione Cattolica, di quella stessa religione i cui teologi arrostirono in malo modo i maghi e gli stregoni non hanno saputo fare a meno della Magia nei riti sacri, dalla Messa al Te Deum e ai sacramenti, e per sola opera di magia la religione acquistò quella predominanza sulle coscienze e, per l’eccesso della violazione delle regole di magia, furono fatali alla sua vita gli scismi bagnati di tanto sangue per quanto ne versarono i primi neofiti nelle persecuzioni dei primi secoli. (SM,I,330) – Io posso essere un ateo, un cattolico, un protestante, un buddista, un islamita, oggi, ma non devo dimenticare che se sono da venti e più secoli nato e rinato in Occidente, io sono il frutto della così detta civiltà cristiana e a scotennarmi vivo, il fondo della cotenna è sempre pasta cristiana – e del cristianesimo chiesastico noi, tutti noi, abbiamo nella critica una speciale tendenza a dommatizzare sotto forma assiomatica perfino i pregiudizi che sono i meno resistenti ad un’analisi serena…Cito un esempio storico: la religione romana nella sua integrazione era parte delle funzioni statali, come un dovere pubblico – il simbolismo egizio e le altre religioni dei grandi imperi probabilmente non rivelano che l’identico fine – la filosofia greca stessa mirava a realizzare il supremo bene per la vita umana sulla terra. Un bel giorno dall’Oriente ellenizzato si avanza una epidemia filosofica, ieratica che sposta in un senso contrario tutti i valori della filosofia morale preesistente e il culto religioso da dovere civico diventa personale dovere, e il supremo bene non più è da raccogliersi in terra ma dopo la morte nei cieli ideali. L’invasione epidemica vince e noi siamo il frutto di questa invasione con tutto il resto elaborato dalla sottigliezza sofica dei teologi e delle chiese posteriori. Io non dico né bene né male della cosa in sé, perché mi riguarda solo sotto l’aspetto della scienza della vita, il cui valore etico ha assunto una impronta definita che permette a tutti i sistemi metafisici di farvi capo…Però con tutta la somma della eredità filosofica incisa nel midollo delle nostra ossa, come dev’essere allegro e facile insieme baloccarsi con le forme esoteriche di civiltà che non hanno niente di comune con la nostra e che noi in coscienza – se avessimo una coscienza storica pura – non possiamo dire che furono peggiori o migliori perché il giudizio preconcetto ce lo impedisce. Il mondo antico ebbe la preoccupazione della vita reale, l’epidemia cerebrale vi sostituì una preoccupazione nuova: la salute dell’anima – la salute dell’uomo cioè spogliato dal corpo – cioè un non senso mistico, un volgare psicastenismo che diventa l’ossessione di miliardi di uomini e arresta la scienza dell’uomo nel suo cammino e lotta ancora vitale contro la scienza sperimentale del secolo che nasce…il diluvio dell’Ignoranza ha sommerso quasi tutti i libri liturgici delle antichissime religioni e tutti del paganesimo romano…il solo Apuleio ci fa rivivere a sprazzi lo spettacolo di una iniziazione isiaca. (C,II,174-176) – Noi non rinunziamo a niente, le rinunzie sono mistiche. L’ermetismo magico fa tesoro di tutto, anche delle asinerie scientifiche…è la mistica pura che rinunzia al peccato dell’esplorazione fisica come contributo alla ricostituzione dell’uomo integrale…E tutte le rinunzie, anche alla presa in considerazione di idee vecchie o paradossali, sono evirazioni psichiche e scientifiche…Pensate che nel tempo tutto muta, tutto è mutabile. Rinnovamento per moto…Se così non fosse la vita del mondo fisico e del mentale umano s’incanterebbe nella stasi, si fermerebbe come il sole dell’infallibile Gedeone. La navigazione fantastica sul mare delle illusioni, verso la perfettibilità dell’umano genere come massa, sarebbe un’altra perdita delle volgarissime idee e luoghi comuni accettati e ripetuti come dommi e non discussi. Diventeremmo tutti santi in Paradiso, alla presenza del Padre Priore…questa è la stasi della vita eterna, in Oriente e in Occidente, la eternità mistica fuori il tempo, in una sempiterna immobilità ed immutabilità.  (D,207-209) – I mistici, quelli esclusivamente religiosi, non riguardano l’umana scienza che come una falsa proiezione della scienza divina, come lunare cioè, come illusoria di fronte alla realtà della sapienza eterna. (SM,I,340) – La filosofia ermetica non si illude sulla rugiadosa evoluzione e sul fine dell’umanità. Sono le religioni che aspirano a sogni di tal genere come realizzabili: la materia, atomi e molecole, non vive in pace con se stessa, perché la pace nella materia sarebbe la morte della natura, ed io già vi dissi che il dio Pane non è morto… (D,149) – Amare il prossimo è formula religiosa e morale; gli uomini di sentimenti religiosi praticano il concetto, non amando “ma tollerando la noia del prossimo, lasciando all’esteriore la impressione pia dell’uomo caritatevole che, senza scomodo della propria persona, può guardare un vicino di casa senza tirargli un calcio; ma amare il proprio simile magicamente, è penetrarlo e compatirlo”…Non dimenticate che magia è sapienza. Amare magicamente vuol dire sapientemente, perché si ama sapendone il perché. (SM,II, 382 e n.2) – L’Occultismo (non impone) riverenza per Brama o per Cristo, ma…l’occultismo s’inchina innanzi alle immagini e alle figure eterne di redenzione e di resurrezione  che includono tutto il processo di amore e di pace cui l’umanità in Dio deve aspirare…Da questo punto di vista l’occultismo non fa la critica storica delle religioni e delle chiese giudicando l’opera degli uomini, ma osserva il continuo svolgersi e crescere dell’idea divina che è centro e luce. (SM,III,573) – Spogliato dall’eredità israelita e buddista il vecchio mondo muta la fisionomia e la sostanza di ogni convenzionalismo e l’uomo, non per la via del materialismo scientifico, né per le religioni rinneganti ogni iniziativa, imparerà a concepire la divinità occulta dell’universo come una legge benigna di libertà in un equilibrio di giustizia che nessun codice umano potrà mai sanzionare. (SM,I,9).

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13 Comments

  1. sannitica2011 5 Settembre 2015 al 12:03 - Rispondi

    A distanza di un anno da un precedente mio post (3 luglio 2014) in questa aria pubblicato, ho avuto l’ennesima riprova che la pratica ermetica sia l’unica (rispetto per lo meno al noto) che conduca realmente fuori da ogni misticismo. Dopo circa 20 anni ho rivisto vecchie conoscenze che avevo lasciato immerse in pratiche di natura orientale, svolte però in terra italica. Non giudico assolutamente le persone, cui rimango legata da affetto e rispetto, ma valuto il metodo seguito. Ciò che a distanza di tanto tempo mi ha colpita è la stessa aria intrisa di misticismo e fatalismo che accompagna ogni osservazione, valutazione e analisi che ancor oggi formulano, come lo si faceva ieri, quando – giovanissimi – si cercava insieme una “strada” evolutiva. In sostanza – secondo me – una via orientale seguita in occidente (quando vi sia la buona fede dei dirigenti) non può essere che una nuova religione che magari piace di più perché più esotica e accomunante, ma niente più di questo.

  2. fler95 10 Giugno 2014 al 22:05 - Rispondi

    Nel leggere il libro “Zoario” dello scrittore Cattabiani trovo a pag. 142 la traduzione di un salmo davidico che recita più o meno così: “Ma io sono verme, non uomo ma infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono quelli che mi vedono…” e a pag. 143 il passo “il verme è il simbolo di transizione dalla terra alla luce, dalla morte alla vita, dallo stato larvale allo spirituale. Analogamente il bruco: racchiuso nel bozzolo, si trasforma a poco a poco in crisalide per poi uscirne come farfalla. L’allusione è così chiara al cammino dell’uomo verso l’invisibile…”.
    Neanche tempo di posare questo interessantissimo libro ed ecco gli scritti del Maestro Kremmerz, puntualmente restituiti qui dal bellissimo filo di Arianna che li ripropone e li intitola. Così leggo:’ “Lo spiritualismo barocco, morboso, insensato del misticismo di origine orientale non è l’espressione dello spiritualismo iniziatico che intuisce la tipica formazione della farfalla che si evolve dal verme” (la stessa sottintesa dal Credo come incipit al Sole dei soli?!).
    La differenza tra via iniziatica e via mistica è che alla prima servono l’oggettivazione, il riscontro, la controprova ad ogni passo, mentre nella seconda si è liberi di soggettivare la Divinità a immagine e somiglianza dei tempi, della società, della prospettiva umana…
    Così è facile che nella via mistica ci si trovi davanti a dei vermi che si proclamano farfalle perché sognano di volare, ma nella quotidianità di fatto strisciano nelle piccole miserie senza accennare a volersene staccare. Diversamente, nella via iniziatica Chi fa e opera continuamente, non svolazza ma invita a stare terra a terra, e tuttavia la Sua forza e la Sua virtù procurano in cuore un battito come di farfalla e i malati e i sofferenti che ricorrono alla Miriam vanno guarendo. Allora si è contenti pure di esser vermi, perché nel verme c’è la potenzialità per la metamorfosi. Considera ancora Cattabiani : “In una statuetta ellenistica del Louvre, Psiche è raffigurata con le ali. A lei allude Platone spiegando nel Fedro che le ali crescono all’anima di chi contempla Eros nel volto dell’amante. E rimirandolo – fa dire a Socrate – gli subentra un sudore e un’accensione insolita: perché a mano a mano che gli occhi assorbono l’effluvio di bellezza, egli s’accende e col calore nutre la natura dell’ala. Col calore poi si discioglie intorno alle gemme l’ispessimento che, incallito dl tempo, proibiva loro di germogliare. Affluendo il nutrimento, l’ala diviene turgida e il suo stelo riceve impulso a crescere dalla radice investendo l’intera sostanza dell’anima. Perché un tempo era tutta alata. Se tu entri nella basilica Pitagorica dalla porta Maggiore vedrai amorini che inseguono farfalle …”.
    E chiude con Dante in Purgatorio, dove al canto X si recita: “ non v’accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l’angelica farfalla?”.

    • filosobek 13 Giugno 2014 al 21:32 - Rispondi

      “Tutte i recenti ritrovamenti cinesi, risalenti all’inizio del periodo Cretaceo (circa 150 milioni d’anni fa), ed in special modoSinosauropteryx, sembrano provare inconfutabilmente che piume e penne (o, come minimo, le strutture dalle quali esse derivano) apparvero ben prima degli Uccelli. Molto probabilmente lo strato di proto-piume che ricopriva interamente il corpo di questi antichi teropodi serviva ad aumentare l’isolamento termico e a garantire una temperatura corporea costantemente elevata, assai importante in animali molto attivi e di piccole dimensioni (oggigiorno, parallelamente, i mammiferi più piccoli hanno il pelame più fitto mentre quelli di maggiori dimensioni, come gli Elefanti, i Bovidi o i Cetacei, possono esserne addirittura sprovvisti). Sicuramente, anche le penne hanno cominciato ad evolversi (probabilmente come strutture di comunicazione visiva, utilizzate nei rapporti interspecifici e durante le parate nuziali) ben prima che gli Uccelli veri e propri le utilizzassero per spiccare il volo”.
      Lo sostiene Igor Festari, dottore in scienze naturali, e fra i principali esperti tra i birders italiani.
      Jeremy M.V. Rayner dell’Università di Bristol dimostrò, alla fine degli anni ’70, come il battito d’ala di Uccelli e pipistrelli produca una serie di vortici a ciambella, i quali spingono l’animale in avanti durante il volo battuto. Successivamente, i paleo-ornitologi Pandian e Gauthier dimostrarono che, negli Uccelli, il movimento in grado di generare tali vortici si basa fondamentalmente sulla stessa flessione laterale della mano utilizzata anticamente dai teropodi maniraptor per catturare e bloccare la preda. L’alterazione della struttura ossea della spalla (che aveva modificato l’angolo di articolazione dell’omero in modo che quest’ultimo puntasse decisamente più di lato che non verso il basso o all’indietro) e la mutazione di forma del carpo (che divenne simile ad una sottile mezzaluna) trasformarono il movimento dell’arto superiore e lo resero idoneo al battito d’ala.
      Tutto ciò, considerando che da millenni l’uomo prende aquile e colombe, farfalle e colibrì a simbolo dell’ascenso spirituale, fa pensare che pure l’essere umano possa giungere a trasformare la propria struttura fino a ‘mettere le ali’ solo se spinto da una vera quanto profonda esigenza, tale da indurre il cambiamento e da portarlo a fissarsi nel proprio DNA e in quello della sua specie.
      Per questo non si sarà mai abbastanza ri-conoscenti a Chi, col proprio esempio costante, ‘educa’ e sospinge a sviluppare la giusta spinta capace, sul lungo periodo, di generare il volo.

      • sannitica2011 3 Luglio 2014 al 08:54 - Rispondi

        E’ bene ogni tanto fare il punto della situazione, per quanto è possibile alla nostra parziale comprensione. Ma ciò che mi pare evidente è che, attraverso l’esempio dei Maestri di Miriam, la pratica, la preparazione ermetica, e tutti gli sforzi necessari, uno dei primi risultati è proprio l’affievolirsi dell’accento mistico che ci è stato inoculato dalla società, per renderci il più possibile passivi. Un maggiore realismo che, se fa abbandonare illusorie fantasticherie, assegna il giusto posto ad ogni cosa rendendo possibile il progetto ermetico del nosce te ipsum. Sono d’accordo con filosofek che la riconoscenza e l’amore verso CHI ha operato e opera per renderci liberi, pur essendo immensa, non sarà mai sufficiente. La Fratellanza di Miriam mi sembra davvero l’unico contenitore, per lo meno che io conosca, in cui ciò può avvenire; l’unico in cui si è avviati alla libertà nella giustizia.

  3. filosobek 24 Maggio 2014 al 13:05 - Rispondi

    “Il misticismo è una eredità viziosa. E’ di tante categorie e spunta ovunque come la mala erba. V’è un misticismo in tutte le esplicazioni della vita umana…” .
    Ho il convincimento che questa asserzione di Kremmerz sia più che mai comprovata e comprovabile. L’unione con l’assoluto, auspicata a prezzo dell’annullamento della personalità individuale, è un assurdo contro natura e quindi non può che scatenare la ribellione, fino alla violenza, di tutta l’esperienza umana che potrebbe invece essere intelligentemente condotta al suo sbocco naturale e all’integrazione del proprio senso di esistenza.
    La rigidità stupida – nel senso letterale di torpore/insensibilità dell’intelletto – è diretta conseguenza dell’incapacità a comprendere regole scientifiche e la loro applicazione: così, nella tracotanza di impossessarsene comunque, anche senza averne inteso la causa effettiva, nascono i dogmi. E i dogmi, a causa della loro innata insipienza, portano alla rabbia oppure all’insipienza. Perché se ci costruiamo regole e divinità antropomorfe le investiamo di tutta la precarietà e la fragilità degli umori umani.
    Invece, di là dal bene e del male, e di là da ogni religione, c’è la Scienza che la Magia studia e applica a partire dall’essere umano stesso. Perciò le tante IMITAZIONI della Schola – fondata sì da Kremmerz ma ESPRESSIONE DI VERITA’ TRADIZIONALE E SCIENTIFICA SENZA TEMPO – finiscono nella solita pece quando pastrocchiano le Leggi della Natura con le correnti del sentire umano. Non si può fare una religione con la scienza, perché non v’è compromesso possibile. (Non posso firmare un contratto meteo perché ci sia sole quando mia sorella si sposa. Né anticipare o posticipare una luna piena perché cada la notte di Natale quando mi occorre per la recita).
    Gli adattamenti del metodo ermetico non sono adattamenti della Natura all’uomo ma della società umana alle Leggi immutabili della Natura: per meglio intenderLe, assimilarle e, dopo lungo lavorìo, se degni, rendersene omologhi.
    Ecco perché non vi è imitazione possibile, ecco perché si parla di ortodossia senza compromessi.
    La Schola non è com’è perché ‘se la tira’ o fa la spocchiosa.
    La Schola è semplicemente INTELLIGENTE.
    Tutto qui.

  4. A.Detommaso 23 Maggio 2014 al 01:34 - Rispondi

    In seguito alla lettura di cui sopra, sento il dovere di ringraziare grandemente il M.K. x aver fatto la cosa migliore che un Padre, un Fratello Maggiore, un Maestro può, nei confronti di un suo allievo,- “insegnargli a camminare con le proprie gambe”. E come se ogni volta che leggo le sue parole, gli sentissi impartire questo paterno ordine, manifestare questa Volontà.
    Aggiungo, – non la fede cieca in un’icona religiosa, nella figura di un particolare maestro o filosofia ma la continua spinta propulsiva a fare da soli, praticare – sperimentare – provare x conseguire il risultato voluto, conoscerne le Leggi – responsabili della produzione di un determinato fenomeno e servirsene in ordine ai dettami della Pragmatica Fondamentale.
    Sebbene in prima istanza il fratello Minore, il figlio o l’aspirate discepolo non si da/nno conto di questo grande Amore che il Maestro nutre per lui, a tempo debito, in conseguenza di una serena analisi non potrà che convenire con l’evidenza dei fatti e se onesto esserne riconoscente in eterno.
    Esternata questa premessa e prendendo spunto da questo periodo:
    “e del cristianesimo chiesastico noi, tutti noi, abbiamo nella critica una speciale tendenza a dommatizzare sotto forma assiomatica perfino i pregiudizi che sono i meno resistenti ad un’analisi serena…”,
    desideravo elencare alcune perplessità, in ragione di una lettura ultimata in queste ore;
    senza entrare nel merito specifico, poiché Altri, assai meglio di me sapranno fare, mi chiedevo x es. se è giusto che uno “scrittore, ricercatore,studioso”,- senza trasparenza, possa citare interi concetti espressi da un Maestro, magari del passato, inserendoci parole non appartenenti all’autore, quindi compromettendone la genuinità!?! Perfino ingenerando negli ignari lettori la convinzione che lui medesimo le ha fatturate e confezionate.
    E ancora, in una percepibile se non palpabile condizione rancorosa, cimentarsi in una ricostruzione storico/documentale, omettendo spesso e volentieri le coordinate bibliografiche di riferimento x evidenziarne l’attendibilità – oppure ‘lisciare’ subdolamente l’intelligenza di un Grande Ermetista, e subito dopo, giusto qualche rigo più avanti violarne la privatezza! O riempirsi reiteratamente la bocca e la carta in cui scrive di grandi parole, di sacra origine, che ineluttabilmente rimbalzano contro l’imprudente, enumerando interminabili autogol.
    È pur vero, come la storia ci insegna, che le violazioni le contraffazioni gli inganni, avviliscono non solo chi ne viene in contatto,- se non li respinge al mittente disapprovandoli, ma lo stesso responsabile, che a tempo debito, messo difronte a se stesso dalla realtà dei Fatti, diventa diretto testimone della inesorabile disfatta delle sue creazioni/violazioni. E se per un momento, perspicace, accorgersi di essere divenuto a sua insaputa, servo di un disegno più grande, che non poteva intendere, vedere individuarne il ‘dettaglio’, xchè accecato dall’assenza di serenità/neutralità. Divenuto strumento di chi lo aveva usato e risultando ormai pressoché inservibile viene inevitabilmente isolato.
    Un vecchio detto recita:
    “i traditori non li vuole neanche il diavolo”!!!

    • fulva 23 Maggio 2014 al 11:43 - Rispondi

      Per A.detommaso: la tua analisi critica mi trova d’accordo.
      Uno dice di essere il discepolo di un tale maestro, senza che il Maestro in questione confermi questa convinzione. Se ciò non fosse triste e penoso verrebbe da ridere!
      Non c’è etica, non c’è senso dell’onore, non c’è rigore professionale e rispetto delle fonti documentali.
      Mi spiace dirlo, niente di nuovo di cui doversi meravigliare: questi sono mitomani ovvero strumenti di qualcuno che li usa nel vano intento di distruggere tutto.
      Auto ritenersi discepoli di Kremmerz è assurdo, senza aver seguito la prassi ortodossa di iscrizione alla Sua Schola, la sperimentazione diretta della Terapeutica Ermetica e dei processi iniziatici interni.

    • GELSOMINO 23 Maggio 2014 al 12:20 - Rispondi

      Di sicuro non è giusto e non è corretto un tale comportamento, non solo nei confronti dell’autore originario ,ma sopratutto nei confronti di chi legge questi rimaneggiamenti , perchè corre il serio rischio di confondersi e di perdersi , in quanto non tutti hanno la perseveranza di andare a consultare la fonte originaria.
      Si potrebbe pensare che chi agisce in tal guisa si carichi di gravi responsabilità nei confronti degli altri a cui propina le sue falsità, ma sembrerebbe che in questi casi ,di responsabilità non si può parlare, perchè solo chi ha scienza e conoscenza del suo operato ha una vera responsabilità delle sue azioni.
      E non è certo questo il caso.

  5. sannitica2011 21 Maggio 2014 al 14:11 - Rispondi

    “se avessimo una coscienza storica pura…”, scrive il Maestro Kremmerz. Ho sentito pochi giorni fa un bravo archeologo lamentarsi di quanto le menzogne inventate di sana pianta circa avvenimenti passati siano dure a morire, anche di fronte alle prove contrarie. Anzi, alla lunga gli uomini si convincono della loro verità e la menzogna diventa l’unico metro per valutare! Lui si riferiva alla esagerata importanza che si è voluto dare ai Greci nella colonizzazione di siti italiani. Ma anche la presunta invasione degli indoeuropei è tutta ancora da dimostrare eppure è ormai un dogma. Ho letto testi di antropologi degli inizi ‘900 che già la trovavano una invenzione dei filologi escogitata a tavolino. Uno dei motivi che induce la menzogna storica è attribuirsi natali ed origini degne e superiori. Come chi acquista al mercato nero un titolo nobiliare e di generazione in generazione si crede poi che sia autentico. Elemento che non è affatto cambiato ai giorni nostri. Se poi alle menzogne si aggiunge la sovrastruttura religiosa, sentimentale e mistica davvero il passato diventa un ginepraio. E, infatti, nonostante le numerose scoperte archeologiche della maggior parte degli elementi si ignora la funzione e il significato.
    “…realizzare il supremo bene per la vita umana sulla terra…” questa è sicuramente una chiave importante.

    • GELSOMINO 22 Maggio 2014 al 08:06 - Rispondi

      Condivido le osservazioni di Sannitica per averle riscontrate anch’io , ma la risposta che non riesco a darmi è come avere certezza che le conclusioni a cui si arriva siano giuste.Nello studio delle civiltà del passato sono veramente pochi gli elementi certi ed allora , a rigor scientifico, si deve restare sempre nel campo delle ipotesi o esiste la possibilità di avere una conferma oggettiva delle proprie conclusioni ?

      • sannitica2011 22 Maggio 2014 al 12:48 - Rispondi

        Bella domanda davvero, gelsomino. Secondo me un indizio per tentare di meglio comprendere il passato – come sempre – ce lo dà il Maestro Kremmerz: “Il mondo antico ebbe la preoccupazione della vita reale…”. Una cosa, poi, che alquanto mi irrita è la convinzione di molti studiosi che “gli antichi” fossero dei sempliciotti, pronti a credere alla “befana che vola”. La loro inclinazione al rispetto per le forze della Natura, a ingraziarsele, ecc. ad esempio, per me, dimostra al contrario quanto noi siamo intrisi di personalismo, meccanicismo e misticismo. Una affermazione del Maestro Kremmerz mi ha sempre colpita: “Parrebbe che in qualità e in quantità gli uomini, in equilibrio delle loro forze e funzioni, avessero il diritto, in tempi normali, di disporre delle forze cosmiche nella proporzione che loro occorrono” (VI Dialogo, p.136). Secondo me aver creato figure come la Sirena, la Medusa o altre non è fantasia da ragazzini terrorizzati, ma la conoscenza di meccanismi naturali e cosmici, visualizzati in una iconografia analogica. Se così non fosse queste figure non avrebbero resistito ai tempi che ne hanno tentato le interpretazioni ognuno secondo la propria ottica, più o meno distorta.

        • sol78 23 Maggio 2014 al 11:53 - Rispondi

          Il concetto di Kremmerz “noi siamo ciò che fummo e saremo ciò che vogliamo essere” apre come si dice nei post precedenti una serie di pratici e reali interrogativi di coscienza e conoscenza. Non è facile sapere cosa si vuole essere, cosa è giusto e bene per noi voler essere. La mia personale esperienza ha trovato nel metodo della Schola e nelle indicazioni ricevute una chiave di lettura molto reale e concreta sul perché di tante cose, che nel tempo hanno trovato riscontro. E mi sono reso conto che più che l’analisi del passato, è importante la sintesi, cioè la messa in evidenza di quel succo o nucleo costante che resta inalterato indipendentemente dal tempo e dallo spazio e che evidenzia i vizi (deformazioni e sovrastrutture) e le virtù (punti di forza) da purificare (evolvere al bene) nel percorso iniziatico. Condivido l’argomentazione metodologica di sannitica2011 per cui certi simboli hanno validità proprio nel fatto che, personalismi fuori, restano funzionalmente inalterati nel tempo.
          Quanto è difficile per noi raccontare obiettivamente, con “neutralità” la propria piccola storia? Quante scuse? Quanto nascondersi dietro un dito? Quante arrampicate sugli specchi? Perché allora dovrebbe essere più semplice e chiara la visione della storia globale? Oggi tutti sanno che persino le fonti documentali scientificamente ritenute originali hanno una loro falsità determinata dalle contingenze ambientali e fisiologiche che per esempio possono aver indotto uno scriba o un metallurgo a modificare il senso di un geroglifico o di un florilegio. Vedi questioni linguistiche citate da sannitica. Forse fra una decina di anni, ad essere ottimisti, nel dipartimento di genetica si guarderà con interesse e ammirazione alle tecniche utilizzate dai primi genetisti del paleolitico per modificare il dna di semi e rivoluzionare i millenni successivi dell’umanità!

  6. segezia 20 Maggio 2014 al 21:32 - Rispondi

    “…la fede il grande patrimonio dello spirito religioso che tutto può”.
    Devo ammettere che quando avevo letto questa frase e la conseguente opinione del Kremmerz (E’ un preconcetto. Il misticismo è una eredità viziosa…) ero rimasta un po’ male e mi ero chiesta: “Perché…. non è vero?!?
    Così ci ho riflettuto parecchio e sono giunta alle seguenti considerazioni:
    – Quando vuoi qualcosa e “fai di tutto”, se poi la cosa arriva, sei sempre punto e a capo perché non sai cosa di quel “tutto” ha funzionato per realizzare la tua aspirazione; se la cosa non arriva, non sai più che fare perché ti sembra di avere già dato fondo ad ogni possibilità e ti senti svuotata con l’immediata reazione dell’urlo verso l’ “ingiustizia”. In entrambi i modi non sapresti ricostruire il percorso fatto e quindi sei destinata a rifarlo ogni volta daccapo, in caso di successo come di insuccesso: insomma, sei “nelle mani del cielo”. Quindi non conta ‘fare di tutto’ ma ‘fare la cosa giusta’.
    – La volontà, quand’anche fosse senza desiderio come suggeriva Kremmerz, quindi, non basta. Occorre – sempre rifacendosi a Kremmerz – la TECNICA per non sbagliare
    – Quando il religioso adotta delle ‘tecniche’ si dice che è superstizioso (sempre quel tale gesto, quella tale inflessione, e via dicendo). Ne consegue che il religioso, per funzionare nelle richieste, deve abdicare al ragionamento. Ma senza il pensiero l’uomo che cos’è?
    – L’unica fede consentita dal ragionamento è quella nella certezza che tutto possa trovare comprensione, se non spiegazione.
    “La mia fede, sicura fede, è il risultato della conoscenza (della quale non mi credo in dovere di fornire le prove a chi non l’ha raggiunta) che lo spirito umano è immortale e divino, cioè eterno – ma essendo umano, cioè terrestre, non può vivere che sulla terra, con le leggi costanti di tutte le individualità vitali della terra”.
    Non è lo spirito religioso che può tutto, ma la fede nella certezza che tutto ha il suo perché: e che è questa ricerca inestinguibile a dar senso alla vita umana.

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