12 settembre 2005
Il senso vero del suo pensiero, l’attualità delle sue opinion su tutti i problemi della
vita, il suo materialismo sacro…. stralci dalle sue opere a cura della S.P.H.C.I.
Dalla rivista Commentarium – 1910/1911
“Il nostro materialismo non è il concetto convenzionale di cui si fa progressiva
propaganda da tutti gli stigmatizzatori della materia;… Chi ci accusa di materialismo
volgare non ha mai capito che cosa sia, come corpo di filosofia, l’ermetismo antico e
tradizionale. L’universo è uno. Il mondo è uno. La vita è una. Tutto ciò che è, cioè
l’Essere, è uno. Se chi fa professione di pedagogia di perfettibilità non accetta questo
principio, caposaldo su cui si svolge tutta la dottrina filosofica della iniziazione
ermetica, insegnerà forse una cosa più grandiosa, più elevata, più sbalorditiva della
quintessenza, ma non ha niente a vedere con il fondamento unitario della nostra
filosofia ermetica. Ora, invece, accettato il principio, non si può pretendere nessuna
divisione sostanziale e profonda tra materia e spirito, classifica che sente di
partigianeria e di esaltazione, tanto nello scienziato volgare che concepisce un errore,
la materia obbediente a leggi non intelligenti, tanto nel mistico religioso – che si vuol
confondere con l’ermetista sapiente – che presume un’intelligenza esteriore e
separata dalla realizzazione dei mezzi e come sufficiente a se stessa.
Se la prima ipotesi del tutto materia fosse vera, i pretesi scienziati negherebbero la
propria intelligenza giudicante. Se la seconda ipotesi del tutto spirito fosse una verità,
il sensibile, cioè la percezione del reale transitoria, non procederebbe dal conflitto tra
l’immagine soggettiva del mondo e la manifestazione meccanica di esso.
La realtà ermetica è nell’equilibrio tra l’intelligenza libera e il fenomeno della
sensibilità organica. La volgarità è presa e soggiogata dal fenomeno. La aristocrazia
intelligente è fuori il dominio della imperfezione terrificante o seducente del
fenomeno esteriore. Però dentro e fuori la natura dell’Essere, la legge è unica perché
anche il fenomeno di ordine fisico e chimico presuppone l’intelligenza effettiva e
relativa se non assoluta delle cause.
L’iniziazione alla verità profonda e unica della Unità di ciò che esiste, deve intendersi
come partecipazione all’arte della creazione cosciente, quindi il soprannaturale nel
senso profano non esiste, se tutte le manifestazioni sono comprese nella Natura che è
l’Unità.
L’arte più squisitamente intellettuale, la musica per esempio, è spirito di armonia, ma
l’armonia presuppone il suono e quindi lo strumento o organo che lo emette: un
grande musicista spirituale interiormente, cioè soggettivamente, se si raccoglie sente
la melodia evocando il ricordo del suono che è un fenomeno fisico, e se ce la vuol far
sentire ha bisogno del violino o del pianoforte o dell’orchestra. Il pittore, lo scultore,
l’architetto anche nella concezione più sublime della forma spiritualmente intesa,
devono evocare la materia in cui la idea prende immagine interiormente, e se la
vogliono partecipare agli altri hanno bisogno dei mezzi fisici relativi, il colore, il
marmo o la creta, la pietra e il cemento… che sono materia in cui è rinchiuso lo
spirito dell’idea artistica concepita interiormente come atto creativo libero.
Nell’ermetismo, in cui consideriamo la materia come unica, sempre, perché è
cosmica, sia organica che inorganica, differente per tante varietà di aspetto, noi non
intuiamo le differenze che per variazione dispositiva di atomi: cosa che con certi veli
è stato detto da filosofi come Empedocle e Timeo di Locri”. (D’altra parte) si parla
nelle scuole di materia come di cosa che a priori se ne conosca la vita, esistenza,
miracoli, virtù e aspetti diversi e si limita, nell’intesa comune, a comprendere in
questo nome tutto ciò che ha volume e ponderabilità e basta, tutto il resto non è
materia. Il calore, per esempio, l’elettricità…se sono energie indipendenti o frutto di
stati di essere della materia non hanno influenza sulla materia? Il calore è tanto
materia per quanto trasforma i corpi che cadono sotto il suo dominio; l’elettricità è
tanto materia per quanto esistono i contatori dell’energia elettrica. E il pensiero?
Forse il pensiero è meno materia di un gas, di un etere, di un alcaloide di oppio? Il
pensiero se è materia vibrante N in Caio, è omogeneo allo stato armonico del
pensiero di Sempronio, forse identico più che omogeneo, perché la potenziale N è lo
stesso stato di attività corpuscolare, e quindi identica materia in tutte le creature che
pensano come Caio e Sempronio. L’intelligenza è il fenomeno più eccelso dello stato
vibratorio del meccanismo psichico e può differire in intensità ermetica, in
sottigliezza, ma il pensiero forza, psicodinamico, è identico nello stato di percezione
delle idee e nella iperchimica delle reazioni nei meccanismi organici.”
Da I Dialoghi sull’ermetismo – 1929:
“La nostra scuola, dal punto di vista sperimentale, è prettamente materialista, perché
l’essere umano, mente e corpo, non è che materia organizzata o in organizzazione; i
fenomeni non normali che noi studiamo in lui sono produzioni del suo organismo,
quindi della materia che lo costituisce. Il pensiero, in tutte le forme diverse che esso
assume in noi, è possibile in quanto l’organismo (materia) è sano. L’idea dell’uomo è
una concezione complessa, sintetica e, preso come tipo, astratta. Idea complessa
perché dalla periferia visibile del corpo umano bisogna scendere alla disamina di
tutto l’insieme di fattori che costituiscono il glorioso animale pensante.”
“L’Ermetismo, eminentemente materialista, non concepisce lo spirito che come il
principale fattore di un corpo vivente, non solo ma vivente sulla terra. L’Ermetismo
non sa che cosa farne dell’anima o vento spirato dal morto, a meno che, come ai
tempi delle Mille e una notte, un qualunque re Salomone non si prendesse il fastidio
di raccogliere l’anima spirata in una marmitta e chiudervela con tanto di sigillo.
(Infatti) la logica pedestre direbbe che se l’aria che il moribondo spirando manda
fuori non è che aria, essa va a confondersi con tutto il resto dell’atmosfera che ci
circonda, e che se invece è diversa per i fattori differenti che la compongono, non
potrebbe ricominciare le sue funzioni che quando un nuovo recipiente arrivasse per
intrattenerla. Diremmo cioè quando è passata in un nuovo corpo umano. L’idea di
uno spirito umano senza corpo è una fantasia molto seducente per tutti quelli che
hanno paura grandissima di morire. (Perciò) la filosofia ermetica vorrebbe risolvere il
problema dell’anima umana in corpo vivo. L’Ermetismo, secondo il mio modo di
vedere non deve sostenersi su di un piedistallo di fede e di ascetismo. La nostra
filosofia dei valori della mente umana, se è scienza sperimentale, non può invadere il
campo mistico della fede e se, per mancanza di vocaboli adatti, spesso qualche parola
di pertinenza religiosa è adoperata in senso non chiesastico, la nostra non è una
invasione nel campo dei credenti. Ecco perché, gloriandomi di poter dire la mia idea
nella sua semplicità di concezione, vedo con gioia, sentendoci la schiena meno
pieghevole alle panzane pseudo filosofiche importate in Italia, di potere in tempo
pregare gli altri che parlano e scrivono la nostra lingua a mantenersi bene ritti nella
posizione verticale e presentare lo studio di questi tanto difficili problemi dello spirito
dell’uomo vivente con carattere nazionale, cioè omogeneo alla nostra mentalità
italica”.
Due giorni fa, dal Wisconsin, USA, giunge la notizia di una scoperta sensazionale avvenuta in Antartide: particelle provenienti da un’esplosione un miliardo di volte più grande di quella nucleare sono state ‘catturate’ da IceCube, telescopio costruito con un chilometro cubo di ghiaccio e da tre anni funzionante al Polo Sud.
La loro energia, almeno 1000 volte superiore a quella che il grande acceleratore di Ginevra potrà mai raggiungere, indicherebbe la provenienza da un universo lontanissimo, addirittura fuori dalla nostra Galassia, e gli astrofisici non riescono al momento a ipotizzare cosa abbia potuto produrli.
Leggere queste notizie non può non farmi pensare a quel passo in cui Kremmerz, nel Quarto dei Dialoghi, così si esprime sul passato dell’Umanità: “Scomparvero popoli e civiltà di cui la storia non ci ha trasmesso memoria, e l’uomo moderno di tanto in tanto ne scopre le vestigia. Ci dicono di cataclismi immani, effetti sospettati di maggiori misfatti: continenti, popoli, razze, sommersi e spariti. Chi non oserebbe supporre che quegli uomini che si sono dileguati senza lasciare traccia della loro sapienza, non abbiano posseduto le chiavi di arcani a noi non soltanto ignoti, ma neanche da noi pensati come fantastici paradossi enunciati per scherzo? Chi vi dice che il culmine della progressione umana non sia stato raggiunto in epoche lontanissime? E che la tradizione religiosa di un peccato di origine o di una prevaricazione, non sia la tipica accusa a questi lontanissimi progenitori che inabissarono il loro mondo, ignorando la distruttibilità della loro onnipotenza per la incoscienza del loro orgoglio? Le acque dell’oceano che si chiusero sulle terre della Atlantide sparita, dovrebbero saperne qualche cosa e dircela. Gli Egizi e i popoli del Messico e della Columbia, profughi di quel continente scomparso, portavano con loro parte o tutto il corredo scientifico di quella civiltà che noi supponiamo culminante? O furono caste inferiori, meno dotte, che si dispersero per salvazione, senza possedere completo il patrimonio della dottrina che fece, per abuso, precipitare negli abissi tutto ciò che di mala opera avrebbero potuto lasciarci in eredità?”.
Ai neutrini – forse – l’ardua sentenza.