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  • tanaquilla9
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    Mandragola, prima dei riti da te indicati ci sono millenni di storia. E sicuramente lo ieros-gamos non è il matrimonio, così come lo conosciamo. Neanche il rito della confarreatio tra Flamen e Flaminica. E ammesso che il termine matrimonio “alluda” all’unica Matrice dalla quale proveniamo, cosa c’entra il matrimonio fra due persone?
    X, non vedo perché due esseri complementari, come scrivi tu, debbano unirsi in matrimonio. Non sarà quello che li renderà felici, ma semmai la libertà di voler condividere, il benessere reciproco determinato dalla complementarità dei loro fluidici.

    tanaquilla9
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    sembra strano al giorno d’oggi sentir parlare ancora dell’indissolubilità del matrimonio o del compito della donna, al suo interno, di generare figli. Ma, studiando la storia del genere umano dalle prime testimonianze che abbiamo, dove sta il matrimonio? a me sembra sia stato legiferato più per tutelare i patrimoni, per garantire la sicura discendenza e per scongiurare “lo spettro dell’anarchia” (è un bene rileggere dal M. Kremmerz Il Libro dei Tarocchi – Il pazzo preludia alla piromagia) … In Natura ci sono specie monogame e altre no. Specie fedeli al compagno/a per l’intero corso della vita e specie no. Dal punto di vista naturale il matrimonio secondo me non c’entra con l’amore o con i figli.

    tanaquilla9
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    Ieri mi è stata gentilmente inviata la versione italiana, cantata dalla De Sio, di Todo Cambia, di Mercedes Sosa. E’ un inno al cambiamento, il cambiamento è una legge costante, tutto cambia nella vita, tranne i valori più profondi, l’amore per la propria origine. La condivido nella versione della Sosa, per me migliore.

    tanaquilla9
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    Grazie caro guglielmo tell. Ho trovato bellissimo, commovente, il tuo racconto e più che il racconto, le aspirazioni che ci muovono nella vita, che ci spingono verso mete senza sapere con certezza cosa ci sarà. Anche se il cammino è puntellato di stelle, che ci confermano che non siamo in errore. La bellezza la riconosco nel non desiderare più nulla, se non l’accettazione convinta, perché sostenuta dall’Amore, di quella aspirazione, come il tuo pellegrino che ha uno zaino leggerissimo, e mangia solo pane ed acqua. Hai fatto bene a postare qui perché condividere gli slanci dell’animo verso l’infinito… ci fa sentire quanto sia un bene e gioioso essere fratelli.

    tanaquilla9
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    Bella anche la tua testimonianza, Garrulo. Ci fa riconoscere nelle personali esperienze che ogni cosa può fungere da veicolo alla giusta evoluzione e al giusto aggancio alla Tradizione, se nel nostro interiore c’è una vera tensione verso il Bene. Una delle caratteristiche del metodo ermetico – come ci è stato indicato sempre – è l’elasticità. Non esiste una modalità fissa e identica per tutti. Ma mille modi diversi per arrivare alle stesse verità e stati ermetici, che sono uguali per tutti. Ecco perché l’emulazione è una cosa sciocca in ermetismo.

    tanaquilla9
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    Le testimonianze di esperienze nella terra sarda che avete condiviso sono graditissime e interessanti. Ecco i veri viaggi quelli ove si entra in contatto con qualcosa, con il territorio e col suo “spirito originario” e si comprende anche qualcosa di più su se stessi. Ho provato qualcosa di molto simile a quanto descritto da g-b in Egitto: “un essere fuori dalla contemporaneità, in un tempo mitico”.
    Circa la mostra di cui si è parlato l’ho vista. Il suo scopo è testimoniare l’importanza, nell’età del bronzo, della civiltà nuragica. Non si deve saltare dall’Egitto a Roma per avere cultura e civiltà. Non hanno lasciato scrittura e molto c’è ancora da comprendere. Ad esempio anche il nuraghe non si sa per certo cosa fosse. Si pensa sempre di più ad un simbolo identitario di un popolo, oltre che a torri di avvistamento e luoghi di cerimonie sacre intorno cui si sviluppava il villaggio di capanne circolari.
    Troviamo il nuraghe a prua delle navicelle nuragiche, come una polena, appena dietro al cervo, animale totemico e sciamanico. Costruttori di torri è quanto si diceva nella trasmissione linkata da Catulla. Gli abitanti dell’isola di Atlante erano costruttori di torri. In Sardegna vi sono più di 7000 nuraghi edificati fra il 1800 e il 1000 a.c.

    tanaquilla9
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    Grazie mercuriale per la notizia. Penso di andare anch’io a visitare la mostra “Sardegna isola megalitica: dai menhir ai nuraghi”. Ho letto che alla Sardegna è riconosciuto ormai dagli studiosi internazionali un ruolo di primo piano in età preistorica e protostorica: centro nevralgico che, dai contatti stabiliti sulle rotte del Mare Nostrum, si protendeva verso l’Europa continentale e verso i mercati orientali. La mostra parte dal periodo finale del Neolitico e per l’Età del Rame, approfondisce il santuario di Monte d’Accoddi, altare monumentale unico nel panorama del Mediterraneo che presenta analogie con le ziqqurath del Vicino Oriente; poi attraverso l’età del ferro arriva all’epoca della conquista romana fino al medioevo.In accordo con quanto stavamo dicendo la mostra fa intuire come “Nessuna regione d’Italia ha forse mantenuto un legame storico e paesaggistico così forte con il passato come la Sardegna che custodisce i segreti di una storia antichissima”.

    tanaquilla9
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    L’articolo linkato da Mandragola, oltre che suggestivo, mi ha fatto venire in mente delle domande. Perché alcune terre come la Sardegna sono ancora così pregne dei loro originari culti e, anche ai più sordi, fanno avvertire l’eco di un mondo arcaico legato ai misteri di un Femminile cosmico ben accolto nel mediterraneo?
    Eppure la Sardegna è stata una terra ambita e contesa da varie popolazioni che l’hanno dominata, e tuttavia ha conservato alcuni input originari.
    Dell’articolo mi ha colpito questa breve frase: donne capaci di … “isolarsi dalla società ignorandone i suoi dettami”, perché mi ha ricordato in qualche modo cosa dice il M. Kremmerz della donna: “…Maga per naturale sensibilità la donna è una contraddizione per sola discordanza coi precetti comuni della vita ordinaria. Circe guarda istintivamente le piccole miserie della realtà e non può reprimere gli scatti della sua sensibilità che sono nei limiti della natura universale, la quale è una realtà anche essa non convenzionale né legiferata per costituzione…” (Dialoghi,84).

    tanaquilla9
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    Deve essere stato suggestivo il cammino per arrivare alla fonte e poi trovarsi di fronte ad essa. Non so in Sardegna, ma in tutta l’Italia antica le acque sorgive erano sacre alle ninfe che in origine erano deità della Natura da sempre esistite e locali. Ogni fonte aveva la sua Ninfa. Lo sai m-rosa se questo luogo che hai visitato si suppone fosse dedicato a qualche deità? e se quell’acqua fosse anche terapeutica? dati gli ex-voto.

    tanaquilla9
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    e… cara Mercurius, nei castagneti secolari sibillini di Montemonaco crescono i migliori funghi porcini. Così buoni raramente li ho mangiati.
    Sai io ho avuto sul terrazzo le farfalline azzurre del Ninfeo che scegliamo di accudire nel territorio sibillino, perché presi un po’ di menta e la trapiantai da me. Le ho avute per anni.Poi sono scomparse.E in effetti, come scrive Dafne, ogni cosa alla sua terra.
    Comunque auguri per il tuo castagno, anche se vedo difficile un albero sul balcone (LOL)

    tanaquilla9
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    in risposta a: Libere testimonianze #33423

    L’amore la la guida della Delegazione, e sentirci uniti nel percorso, sapendo che affrontiamo le stesse difficoltà con sempre maggiori tentativi di coerenza e di volontà è un sostegno ineguagliabile, caro Angelo. Si, anch’io penso, come m-rosa, che rivedere le proprie esperienze alla luce di una coscienza diversa acquisita grazie alla Schola, come ha fatto Tulipano, sia chiarificante del proprio percorso che ha portato alla scelta ermetica. Perché la coscienza di sé e di quanto si fa è importante e la Schola ne permette sempre più l’approfondimento.

    tanaquilla9
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    in risposta a: Libere testimonianze #33408

    Questo tipo di semi, a mio parere, danno sempre frutti. A volte presto a volte più tardi. Pensiamo a noi che abbiamo avuto la fortuna di fare questo tipo di esperienze col Maestro sui Monti Sibillini, nella Natura e con la Natura, e pur facendole con rispetto, convinzione e anche gioia, non subito abbiamo capito… non subito ne abbiamo afferrato la portata ermetica e neanche il riscontro nelle nostre personali esperienze di vita miriamica… e credo molto altro ci sarà ancora da scoprire.

    tanaquilla9
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    in risposta a: Libere testimonianze #33404

    Per chi non c’era chiarisco che nelle fresche gole dell’Infernaccio, scavate dal fiume Tenna, tra il Monte Sibilla e il Monte Priora, il Maestro ci fece fare questo tipo di esperienza. Camminavamo in salita lungo il corso del torrente, inizialmente all’inverso del suo corso, cioè contro corrente. La salita era dura, faticosa e davvero sembrava che lo fosse ancor di più perché le acque del torrente scorrevano verso valle. Bisognava ricorrere alle proprie forze, alla motivazione dell’escursione, al sostegno del Maestro e all’unità del gruppo, per non fermarsi e buttare la spugna. Ricordo tuttavia che il luogo era allietato da nuvole di farfalline azzurre. Al ritorno, chi c’era lo ricorderà, ci sembrava di volare scendendo lungo il corso del fiume, tanto era agevole la discesa, e grande il sollievo di avercela fatta. Il Maestro ci aveva fatto vivere una metafora esperenziale del cammino iniziatico, a livello naturalistico.

    tanaquilla9
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    in risposta a: Libere testimonianze #33399

    La lotta di cui parli Angelo l riconosco in quella tensione che ci spinge continuamente verso il superamento dei nostri limiti perché – e anche in questo siamo fratelli – sappiamo che quell’individuale limite o fattore patologico del nostro comportamento ci ostruisce la strada, impedendoci di proseguire oltre. Non si tratta di fattori tanto diversi da uno all’altro, perché l’essere umano quello è. Ma sono conditi dalla storia e dalle vicende personali.
    In questa naturale e giusta tensione verso il Meglio ed il Bene ci riconosciamo.
    La figurazione della strada in salita è appropriata. Ma ricordo l’esperienza fatta tempo fa all’Infernaccio di Montemonaco ove il Maestro ci fece vedere concretamente la differenza che passa tra il camminare contro corrente e il camminare nel verso della corrente. Controcorrente è faticoso, molto faticoso. Ma una volta imparato il passo, obbedienti alla guida del Maestro e vicini l’uno all’altro, si riesce e solo allora si impara a dominare la corrente.
    Un fraterno saluto

    tanaquilla9
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    Si maria-rosa anche per me è stata una rilettura utile. In realtà una madre (e in generale un essere umano) dovrebbe amare più il BENE e la GIUSTIZIA di qualunque altra cosa. Ecco perché se un figlio attraversa una crisi lei capisce che è per il suo bene e non si strazia di vederlo dolorante o non cerca di parargli i colpi.Oppure se un figlio rischia di perdersi non lo giustifica, né lo compatisce ma è determinata a fare il suo Bene. Io questo l’ho visto fare ad una sola Donna fin’ora.
    Cara Orengo silvana noi Siamo una unità, siamo corpo e anima, siamo energia e materia. Siamo una materia più o meno purificata. Quel passo del M. Kremmerz enuncia tutte le possibilità che con il maturare all’interno della Schola, e col nasce te ipsum, si può iniziare a comprendere non in astratto, non teoricamente ma in sé stessi.

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